FOBIA SCOLARE

Gentile dottore,
le scrivo in qualità di zia preoccupata per un nipote di 8 anni e mezzo che frequenta, o, meglio, frequentava, la terza elementare con elevato rendimento.
Figlio di mia sorella, ha assistito negli anni a frequenti e, spesso, violente crisi di coppia dei suoi genitori, che, però, continuano a vivere sotto lostesso tetto. Lui e suo fratello adolescente, ragazzi meravigliosi, passano, per via del lavoro dei genitori, la maggior parte della giornata con la nonna, mia madre, lucida ed intelligente, ma ottantenne, e lo zio scapolo, che li adora ed è, di fatto, la figura maschile di riferimento di entrambi data l'assenza e l'ignavia del padre. In questo quadro di alterne vicende familiari il piccolo, fin dalla scuola materna, ha manifestato segnali di disagio rifiutandosi, benchè sporadicamente, di andare a scuola; ha rifiutato poi la piscina, il basket, nel quale eccelleva, il catechismo.Nell'anno in corso il rifiuto della scuola diventa più frequente; oggi, è la quinta settimana che il bimbo si rifiuta. Ogni mattina ognuno di noi tenta di accompagnarcelo con diverse modalità; non serve nè i buoni modi nè la violenza. C'è da dire che, quando si riesce a farlo andare, o, meglio, si riusciva, torna contentissimo e con ottimi voti ed elogi; socialmente è un bimbo molto amato con un amico del cuore in particolare; ha però, altre forme, che , amio avviso, attestano un disagio: un rapporto col cibo che spesso diventa compulsivo, è, infatti, in sovrappeso, un rifiuto delle "scarpe", sì, non gli si riesce a comprare scarpe nuove perchè sostiene che tutte gli diano " fastidio", magari ancor prima di provarle( l'espediente consiste nel comprargli sempre le stesse scarpe identiche che sono le uniche che indossa). La sede per illustrare dettagliatamente tutto non è adeguata; mia sorella sta frequentando uno psicologo ma, comunque, nessuno ha incontrato il bimbo. La asl ed i npi hanno tempi lunghissimi in relazione al problema, e non riusciamo a capire nel privato come operare sul bimbo. Come avrà compreso noi, zii e nonna, siamo consapevoli del fatto che il bambino paga il prezzo di una famiglia problematica e, fondamentalmente infelice; vorremmo capire se, visto che il piccolo viene lasciato a noi quasi tutti i giorni per l'accompagnamento a scuola, ci sono espedienti a breve termine per aiutarlo, oltre a terapie specifiche dalle quali, come è ovvio, siamo esclusi perchè appannaggio dei genitori ( lui parla di "paura "della scuola, a me sembra che soffra di veri e propri attacchi di panico); mi sono inventata "la pillola", un edulcorante innocuo che speravo avesse effetto placebo, per la paura, ma lui sostiene che "non faccia effetto"- "non riesco", dice. Ci aiuti a non sbagliare. La ringrazio in anticipo per qualunque consiglio ci possa dare. Saluti

Nei casi che ho seguito,

Nei casi che ho seguito, spesso il bambino accettava di stare a scuola se rimaneva anche un familiare, magari alla porta della classe o sul corridoio. Con la collaborazione delle insegnanti era possibile continuare in questo modo la frequenza. Contemporaneamente è necessario un approfondimento con i familiari in modo da mettere a fuoco eventuali ostacoli e problemi affrontabili. Sia familiari che insegnanti hanno bisogno della consulenza di un esperto, perchè altrimenti sono in genere disarmati di fronte alle manifestazioni d'angoscia del bambino. Che - come appunto gli attacchi di panico - sono più fumo che arrosto, e di solito sono gestibili abbastanza bene se chi è presente non perde la bussola ed è preparato o aiutato a non perderla.

A quanto scrive il bambino, come succede in questi casi, ha imparato a 'manipolare' l'ambiente ed, avendo 'vinto' molte battaglie (ma sono vittorie di Pirro, purtroppo) ci vorrà parecchia fatica per farlo rientrare nei ranghi. La trappola in cui i più cascano è di considerarlo un 'povero bambino' vittima delle circostanze: vero, sicuramente, ma imparare a fare il 'mendicante' non gli serve ad andare avanti, se non come mendicante.
Approfitta della confusione fra gli adulti, che ha annacquato e disperso sembra le funzioni e le responsabilità genitoriali.
E' bene stabilire quali sono gli adulti responsabili in modo che qualcuno si assuma la responsabilità di "guidare la barca", perchè un bambino non può mettersi ai comandi, ed ha bisogno invece di sapere chi guida.
Cordialmente
drGBenedetti

FOBIA SCOLARE

Gentile dottore, la ringrazio molto della sua risposta acuta e circostanziata, e, credo, lei abbia assolutamente ragione: però grande è la nostra sofferenza di fronte all'impotenza totale di fare entrare questo bimbo a scuola, che, arrivato in prossimità, sostiene di avere paura e non c'è verso, anche con la presenza dell'insegnante,di farlo entrare. E' assolutamente vero che la nostra molteplicità lo deresponsabilizza, risultando, alla fine, assente una vera autorità. Come agire su di lui prima che sia tardi? Mia sorella ha iniziato un percorso di aiuto, in un secondo momento con lui, ma io temo che non sortisca effetti. La ringrazio per ogni contributo possa dare, tenga conto del fatto che nessuno di noi può, come è giusto, sostituirsi alla mamma, ma, di fatto, il grande stress della mattina(è andato- non è andato) è a noi riservato.
Cordiali saluti

Dicevo che se vi accordate

Dicevo che se vi accordate con la scuola perchè un familiare accompagni il bambino fin dentro la classe e poi rimanga in classe il primo giorno, sulla porta il secondo, sul corridoio i successivi, probabilmente il bambino accetterà, pur con qualche difficoltà, di entrare a scuola. Ci vuole ovviamente convinzione, pazienza e resistenza, le cose possono durare a lungo, non c'è una bacchetta magica.
Bisognerebbe che uno psicologo o un neuropsichiatra infantile esperto di casi simili aiutasse voi e la scuola ad affrontare le difficoltà e resistere.
Quella del bambino è solo paura e le sue manifestazioni sono solo di paura: la 'terapia' migliore è un adulto che non si spaventi e abbia sufficiente polso e convinzione e tranquillità per convincere e guidare bambino, parenti e insegnanti.
Con la famiglia, poi bisognerà esplorare cos'è che non funziona abbastanza bene, per cercare di porvi rimedio e di superare questa fase.
Cordialmente
drGBenedetti

FOBIA SCOLARE

La ringrazio per i consigli, ho seguito la linea dura (costringendo fisicamente il bimbo ad entrare in classe,successivamente l'ho accompagnato nella stessa classe rimanendovi); spero che domani vada da solo. Il contributo degli insegnanti e del personale scolastico è stato fondamentale. Spero che la terapia psicologica che affronterà con la mamma possa aiutarlo a non ricascarci, perchè è stata veramente dura assistere alla sua sofferenza e sapere di dovere insistere per il suo bene.
La saluto e la ringrazio

Più che sperare che domani

Più che sperare che domani faccia da solo, c'è da sperare che gli adulti abbiano la forza di resistere, perchè certo non si può chiedere che quella forza ce l'abbia il bambino.
Direi che la linea è 'dura' per gli adulti, che spesso sono al limite della loro resistenza nell'assumersi il compito.
Mi sembra importante anche chiarire chi ha la responsabilità del bambino, e aiutarlo ad assumersene la responsabilità.

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