Valutazioni negative

Gentile Dott. Benedetti,
sono la mamma dell'intervento "Non accetta regole". Le riscrivo per riferirle riguardo all'ultimo colloquio aveuto con le maestre di mio figlio Ludovico. In questo periodo è alquanto agitato e loro hanno le solite difficoltà a contenerlo; inoltre, dicono, la sua riluttanza a portare a termine i compiti genera valutazioni di scarso rendimento, pertanto, come sempre, chiedono l'insegnante di sostegno che però arriverà solo l'anno prossimo (per questioni burocratiche). Ciò che mi preoccupa, però, è l'immagine che emrege di mio figlio dalle loro dichiarazioni; in pratica lo considerano ormai un soggetto portatore di handicap. Una maestra, ad esempio, mi ha chiesto se l'ho mai sottoposto ad accertamenti fisioanatomici poiché potrebbe avere "qualcosa che non va al cervello". La maestra di religione dice che una certificazione consentirebbe loro di valutare il bambino diversamente "Se ad un bambino chiediamo di leggere tre pagine a lui potremmo chiedere di leggerne una sola e valutarlo in base a questo". La supervisora della psicoterapeuta, che lo conosce da anni, assicura che a livello cognitivo non c'è nulla che non vada, anzi: Ludovico sembra avere un'intelligenza brillante anche più di altri coetanei. Tuttavia il modo in cui viene valutato mi spaventa molto e mi spaventa anche il fatto che dopo anni di valutazione psicologica e mesi di psicoterapia 2 vole a settimana non sia cambiato quasi nulla. Riguardo a quest'ultimo aspetto, inoltre, mi preoccupa che la terapista consenta al bambino di fare ginnastica durante la seduta (la sua attuale "fissazione"). So che la terapia con i bambini è diversa da quella degli adulti e che sono consentiti molti più agiti, ma quando Ludovico trova anche un solo ambito in cui gli sia permesso di fare ciò che vuole lui poi si prende questa libertà ovunque, infatti alle maestre che hanno provato a fermarlo, ha già detto: "Perché non posso fare ginnastica? Lo faccio anche in terapia!". La supervisora mi ha detto che ne aprlerà alla terapista poiché anche lei non è d'accordo sul consetire tutto (o quasi) a Ludovico. Oltretutto come può imparare ad interiorizzare, elaborare contenuti ed esprimerli se "sfoga" fisicamente ogni tensione in seduta? Confido in una sua opinione dottore, sono molto preoccupata. Grazie!

"quando trova anche un solo

"quando trova anche un solo ambito in cui gli sia permesso di fare ciò che vuole lui poi si prende questa libertà ovunque, infatti alle maestre "...
Hmm, non ne sono molto convinto: ho visto ragazzini che con insegnanti diversi avevano comportamenti molto diversi. Con uno sono incontenibili, con l'altra non fiatano. Stessa cosa anche fra un genitore e l'altro, a volte.
Quanto alle valutazioni (mediche) degli insegnanti, è bene che ognuno faccia il suo mestiere e spesso gli insegnanti invadono quello di medici e psicologi. Comunque in genere i bambini iperattivi oppositivi con comportamento incontenibile non hanno problemi cerebrali, ma educativi. Non hanno imparato a controllarsi e trattenere gli impulsi e sopportare la noia, ecc.
Certo uno psichiatra DSM potrebbe trovare varie diagnosi, ma tutte senza dimostrato corrispettivo anatomico-strumentale.

Comunque a parte possibili differenze individuali le regole sono stabilite dall'ambiente. Se uno viola il codice stradale scattano di solito le multe, ma avrà visto anche Lei che da qualche parte tutti i ragazzi portano il casco, da altre parti nessuno lo porta. Quindi l'ambiente è importante per il rispetto delle regole.

Sull'insegnante di sostegno: a volte è il male minore, almeno la scuola smette di fare pressione, ma ovviamente ci vuole la visita della commissione che valuti se ci sono le condizioni per 'certificarlo'. Ma non cambia molto, di solito.

Su quello che succede in psicoterapia è difficile dire dall'esterno. Visto che c'è un supervisore questo dovrebbe avere più elementi di valutazione. Ma sono molto sorpreso che il supervisore intervenga anche all'esterno, parli con Lei, ecc. Di solito resta dietro le quinte e non compare, e neanche si dovrebbe sapere che c'è, a mio avviso. E' una cosa privata fra terapeuta e supervisore e la responsabilità resta del terapeuta.
Nella mia esperienza in casi simili tutto si gioca sulla resistenza dell'ambiente e sulla collaborazione fra scuola e famiglia, ognuno facendo il suo lavoro senza intrusioni reciproche. Spesso la consulenza di un esperto è essenziale per aiutare l'ambiente a resistere e a mettere regole salde fino a che la maturazione del ragazzo si spera faccia superare il problema.

Specialisti a Roma?

“Hmm, non ne sono molto convinto: ho visto ragazzini che con insegnanti diversi avevano comportamenti molto diversi. Con uno sono incontenibili, con l'altra non fiatano. Stessa cosa anche fra un genitore e l'altro, a volte.”
Cosa vuol dire con questo? Ludovico non è come questi ragazzini che lei ha visto, è come le ho descritto: fa SEMPRE quello che vuole, poi alcuni personaggi (tipo me ed il padre) lo limitano con maggior successo, altri meno, ma la sua tendenza è quella sempre e comunque! In più, come le dicevo, se trova anche una sola persona che dice: “Qui questo lo puoi fare” poi lui estende a tutti gli ambiti questo permesso e diventa per tutti ancora più difficile contenerlo. E’ per questo che è così importante che nessuno gli permetta mai di fare una cosa vietata in altri posti.
L'insegnante di sostegno come le dicevo arriverà l’anno prossimo; sono sicura che non servirà a nulla e, come si evince da quanto detto dalla maestra di religione, verrà per questo trattato come un handicappato anche a livello cognitivo, comunque almeno non verrò trattata sempre come il genitore che rema contro le maestre.
Anche io ho molte perplessità circa il metodo terapeutico del materno infantile dove Ludovico è seguito da anni; lei conosce a Roma qualche specialista privato in gamba?

Sarà così, ma se permette

Sarà così, ma se permette mantengo i miei dubbi: inoltre sarà difficile se non impossibile ottenere una omogeneità di regole in tutti. E a mio avviso controproducente e negativo. Ognuno è diverso ed ha soglie di tolleranza diverse, ed è bene imparare a stare 'in chiesa coi santi e in taverna con i ghiottoni'. I bambini imparano a differenziare i vari ambienti e le diverse persone e a comportarsi di conseguenza.
Ovviamente capita a volte che cambiando scuola la situazione migliora, ma non è detto...

Vi consiglierei di pensare che forse un 'punto di vista' diverso potrebbe essere utile.
Quando mi vengono chiesti nominativi per bambini e famiglie, in genere indico specialisti e terapeuti di formazione 'Tavistock model', che in Italia è curata da varie associazioni, come AIPPI, AMHPPIA e altre, presenti anche a Roma e che si possono trovare su internet. (Scrivetemi privatamente se volete dei nominativi.)
In casi simili ( per lo meno a quanto mi sembra a distanza) penso però che non basti il lavoro individuale sul bambino, e che vadano supportati gli adulti, genitori e insegnanti, per evitare trappole tipiche di queste situazioni, come indico in alcuni articoli su questo sito a proposito di bambini cosidetti oppositivi e provocatori e che io chiamo 'devastatori delle scuole'...

Articoli

Ho letto tutti i suoi articoli in merito ed hanno rappresentato per me una vera e propria guida in questa situazione. Infatti è così che ci stiamo muovendo: il materno infantile è in contatto con la scuola e noi partecipiamo ad incontri con le maestre, con le terapiste e con entrambi i gruppi insieme per fare spesso il punto della situazione. Inoltre la terapista che attualmente segue Ludovico è proprio dell'AIPPI. Inutile dire che anch'io mi faccio seguire da un mio personale terapeuta che è completamente al di fuori di questi ambiti. La situazione, però non cambia; ci sono periodi, come ormai anche lei sa, in cui la situazione migliora, ma poi inaspettatamente peggiora all'improvviso. In questo periodo, poi, addirittura è peggiorato drasticamente il rendimento scolastico che prima non era poi così deficitario; anzi: avendo Ludovico abilità particolari (soprattutto con la matematica e la tecnologia) c'erano anche momenti decisamente buoni.
Di fronte a questo quadro può dirmi se secondo lei c'è qualcosa che ancora non ho fatto?
Cosa intende per punto di vista esterno, un altro terapeuta? Non c'è il rischio di mettere troppi galli a cantare, visto che ne ho già consultati diversi?
Cosa intende per contattarla privatamente? Telefonarle? Scriverle una mail?
Grazie, comunque, del suo interessamento!

Prego. Fa parte di questa mia

Prego. Fa parte di questa mia attività.
Intendevo una email, non mi sembra opportuno fare nomi in pubblico.
Le consiglio di discutere i suoi dubbi con la terapeuta, in modo da chiarire le cose. Si può anche pensare di chiedere una consulenza a qualcuno più esperto, in accordo.
Punto di vista esterno era perchè mi sembrava che fosse un po' Lei a interpretare e gestire la situazione. Che dall'interno è ovviamente più difficile.
Alti e bassi sono normali, ma un 'basso' eccessivo può anche indicare un punto critico o non messo abbastanza a fuoco.
Sono d'accordo sui 'troppi galli', o troppi cuochi che finisce che disturbano la cucina. Si tratta di sceglierne uno e poi seguirlo.
Non saprei se c'è qualcos'altro da fare.
In generale io penso che l'essenziale sia 'resistere', non cedere, non buttare la spugna, organizzarsi sapendo che c'è da 'attraversare il deserto', e bisogna arrivare dall'altra parte.

Il deserto

Se sapessi con certezza che si attraversa il deserto e poi si arriva dall'altra parte mi metterei l'anima in pace ed aspetterei parando i colpi qua e là. La mia preoccupazione, invece, è che tutti mi dicono che "poi arriva l'adolescenza e le cose peggiorano: Ludovico potrebbe diventare un bullo, un tossicomane, un antisociale o un delinquente". Inoltre dopo tanti anni di attesa di un cambiamento che non si verifica, consultando specialisti, professionisti, servizi, ecc., mi sono scoraggiata e comincio a pensare che si potrebbe anche non arrivare da nessuna parte.
I pochi miglioramenti effettuati da Ludovico riguardano, credo, la normale maturazione di un bambino non afflitto da patologie particolari (autismo, ritardo psicomotorio, schizofrenia, ecc): non bisogna più tenerlo d'occhio continuamente, come da quando è nato a pochi anni fa, e quando non sta a scuola quasi non si direbbe che ha questo problema comportamentale. A nuoto, per esempio, è bravo ed ubbidiente, a casa ogni tanto rompe, ma esistono anche momenti in cui è piacevole; inoltre da circa un anno e mezzo ha cominciato a giocare con il fratello e ci sono pomeriggi in cui non vola una mosca in casa. I problemi più rilevanti sono a scuola, dove si annoia terribilmente e tende sempre a fare quello che vuole. Posso nutrire la speranza che l'intelligenza e la maturazione lo aiutino a comprendere che il non rispettare regole è nefasto soprattutto per lui? Dopodomani io e il padre abbiamo un incontro con terapeuta e supervisora (sempre allegate; strano, ma vero), cercherò di essere più sincera possibile su quello che penso. Se non le dispiace le farò sapere com'è andata.
Grazie ancora per il suo prezioso punto di vista.

Terapia

Gentile Dott. Benedetti,
mi aggancio al mio ultimo intervento perché lei non aveva dato risposta. Volevo farle sapere com’è andato l’incontro di stamattina tra noi genitori , la terapeuta e la supervisora di Ludovico. Emerge che Ludovico, in questo periodo, ha un comportamento completamente diverso a seconda degli ambiti in cui si muove. A terapia fa ginnastica, dice parolacce, se incontra un altro bambino lo aggredisce, parla poco e non gioca. In pratica usa questo spazio come “tazza del cesso” in cui sfogare tutto ciò che gli passa dentro, ma senza elaborazione, riflessione o accesso al simbolo. A scuola già lo sa, a casa invece, sia con me che con il padre, è tranquillo, svolge le attività che preferisce e gioca con il fratello. Anche a nuoto è diligente ed educato. Il filo conduttore del comportamento di Ludovico sembra essere la totale assenza di empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro, per cui per lui non è un problema dare fastidio o fare male. Ora le chiedo: perché un bambino amato, mai maltrattato, con genitori attenti e dotato di un ragguardevole livello di intelligenza non è capace di empatia e non ha i filtri morali congrui con la sua età? La prego non mi riparli della separazione che di fatto non ha cambiato nulla nel comportamento di Ludovico. Le ripeto che Ludovico è così dalla nascita e i suoi miglioramenti sono ascrivibili solo ad una normale maturazione evolutiva. Per cui ora, a quasi 10 anni, è solo la versione evoluta del neonato con gli occhi spalancati che piangeva se non lo si teneva in braccio camminando per tutto il giorno. Neanche le terapiste sanno rispondere a questa domanda e ora vogliono incrementare la terapia passando a 3 sedute settimanali. Inoltre ci consigliano cose che noi già facciamo da anni senza alcun risultato. Che ne pensa?
Grazie per l’attenzione

"perché un bambino amato, mai

"perché un bambino amato, mai maltrattato, con genitori attenti e dotato di un ragguardevole livello di intelligenza non è capace di empatia e non ha i filtri morali congrui con la sua età? La prego non mi riparli della separazione che di fatto non ha cambiato nulla nel comportamento di Ludovico"
Questa , o simile è la domanda che pongono molti genitori.
Di solito, lavorando in 'setting' familiare, un po' alla volta si mettono a fuoco aspetti che
prima non erano visualizzati. Ognuno ha i suoi punti ciechi. La frase "la prego di non..." è abbastanza classica per attirare l'attenzione proprio su quello che si vuole negare... E facile coglierla negli altri, più difficile in se stessi...

"è così dalla nascita e i suoi miglioramenti sono ascrivibili solo ad una normale maturazione evolutiva."
Nella mia ottica tutti gli interventi psicologici servono a ridurre gli ostacoli e gli impedimenti (esterni e interni) alla normale maturazione evolutiva, che è la spinta che può far superare le difficoltà, o trovare comunque un compenso adattivo.

" Neanche le terapiste sanno rispondere a questa domanda e ora vogliono incrementare la terapia passando a 3 sedute settimanali"

Non si tratta di rispondere a domande, a mio avviso, ma di trovare la strada e il modo di andare avanti.

Il fatto che in alcuni ambiti il ragazzino sappia comportarsi adeguatamente è un aspetto positivo (meglio che se fosse incontenibile dappertutto), e ovviamente avvalora l'ipotesi di un fattore ambientale, quasi una 'allergia' a determinati 'composti' psicorelazionali, si potrebbe dire. Potrebbe essere utile transitoriamente trovare ambienti privi delle 'sostanze' cui è allergico, però probabilmente è bene anche provare a 'desensibilizzarsi', perchè nel mondo tali 'sostanze' sono probabilmente impossibili da eliminare, o lo costringerebbero a vivere come sotto una campana di vetro.
Nella mia esperienza spesso quando si passa alle medie questi ragazzi vanno meglio, forse l'organizzazione delle scuole medie, il maggior numero di insegnanti, una minor 'vicinanza' e modi meno infantilizzanti, oltre alla loro maturazione stessa, aiutano a trovare un migliore modus vivendi.
Per cui la cosa più importante è comunque 'resistere' ed evitare guai peggiori, aspettando che le cose migliorino

allergie

Trovo geniale questa metafora sulle allergie!!! Non ci avevo mai pensato! Alla luce di questo cercherò di agire di conseguenza.
Riguardo alla negatio numquam petita dottore, ricordi che sono un'addetta ai lavori; certo si tratta di mio figlio, per cui non ho la lucidità che avrei con un paziente, ma siccome mi ha ripetuto più volte che forse nella vita di Ludovico la separazione ha rappresentato un piccolo naufragio, volevo solo sottolineare che i guai inerenti il suo comportamento sono iniziati ben prima di questo evento, di cui comunque non intendo negare l'importanza.
La ricerca di una risposta al domandone, poi, è prettamente mirata a cercare una soluzione, ma la sua risposta sulle allergie mi ha anche dato l'idea di una certa "ipersensibilità" che non avevo mai ipotizzato.
Grazie di tutto! Spero di non scocciarla per un po'!

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