allergia alle emozioni positive?

Gentile Dott. Benedetti,
sono di nuovo la mamma di "Non accetta regole".
Riflettendo ed osservando ancora mio figlio mi sono resa conto che probabilmente non tollera i sentimenti “teneri”. Forse è per questo che non accetta complimenti: reagisce male non tanto alle attenzioni affettuose degli altri, quanto a ciò che prova di conseguenza. Quindi non sopporta di cantare o di sentire cantare (cosa che adorava quando era molto piccolo), non vuole carezze, né osservazioni positive. Avevo già notato questa sua ipersensibilità e da un lato, come sempre, mi chiedo come posso aiutarlo ad apprezzare i sentimenti buoni, dall’altro penso che forse i suoi “sintomi” siano un modo per attirare l’attenzione, ma avendo solo rimproveri, così non deve provare quel senso di gioia che lo mette a disagio. Inoltre potrebbero essere (soprattutto le fissazioni) una sorta di schermo, un modo per proteggersi da ciò che gli passa dentro. Secondo lei dovrei condividere queste mie impressioni con la terapeuta?
Per il resto a casa ed in altri ambienti che non siano la scuola in questo momento le cose vanno bene. A scuola, purtroppo, a seguito dell’intervento di quella maestra che con un libro di psicologia alla mano ha “sparato” una diagnosi spiegandogli che si comporta così perché ha qualcosa che non va nel lobo occipitale, Ludovico si è convinto di non essere intelligente ed è molto difficile, per noi, convincerlo del contrario; dice “L’ha detto la maestra, c’è scritto su un libro!” (ubi maior, minor cessat!!).
Per ora non mi sono rivolta agli specialisti da Lei indicati, vorrei aspettare ancora un po’ perché, come le dicevo, non vorrei mettere troppi galli a cantare; inoltre Ludovico sta affrontando la terapia con maggiore serenità, dice la psicologa; forse si sarà stufato di sfidarla e lei avrà resistito bene, non saprei, “finché la barca va…”

Osservare i propri figli è

Osservare i propri figli è molto interessante per cercare di conoscerli, diverso è se uno li osserva con scopo 'clinico'... In questo caso, a mio avviso, il genitore osservatore può avere un'immagine solo parziale e probabilmente alterata, perchè non può vedere tutta la situazione, che lo comprende, e spesso non può vedere gli aspetti più importanti. Le osservazioni e le riflessioni possono essere giuste o sbagliate, non lo so: la questione è se comportano delle modificazioni positive nelle interazioni o no. Ma anche il termine 'positivo' non è sufficiente... quello che è positivo per qualcuno può essere negativo per l'altro.
Quanto alla terapia, visto che è individuale, rivolta al solo bambino, credo che la cosa migliore sia lasciarla libera il più possibile da qualsiasi interferenza esterna. Riguarda solo terapeuta e bambino. I genitori possono solo permetterla o farla cessare. Non è loro possibile, umanamente, nessun'altra cosa, possono solo disturbarla. Almeno a mio avviso.
Altra cosa è se l'intervento è familiare, rivolto al funzionamento familiare, anche se di famiglia separata. In questo caso tutti i familiari sono oggetto e protagonisti dell'intervento e qualsiasi osservazione riflessione ecc portata in seduta può essere un elemento importante, ma può prendere un aspetto imprevedibile per il singolo.
drGBenedetti

AEC

La terapia di L. è individuale, ma noi genitori dobbiamo recarci da terapista e supervisora una volta al mese per fare il punto della situazione e, in quell'occasione, sono proprio loro a chiederci come va, cosa abbiamo osservato, se ci sono cambiamenti, ecc. Le chiedevo un consiglio sull'osservazione riguardo ai sentimenti "teneri" perché ho molte insicurezze riguardo all'atteggiamento che dovrei avere nei confronti di L., della scuola e delle terapiste. Ultimamente, poi, mi pare che anche lei mi stia criticando, ma sinceramente, da mamma (non certo da psicologa) non so proprio come mi dovrei comportare e, soprattutto, non so come tenere a freno le mie preoccupazioni. Forse dovrei smettere di scriverle, ma lei mi sembra di gran lunga il professionista più competente con cui abbia avuto a che fare da quando L. aveva 3 anni...
Comunque ora che noi genitori e la terapeuta abbiamo concordato con la scuola l'introduzione del sostegno la direttrice ha suggerito di chiedere anche l'AEC. Riguardo a questa figura io so che è molto utile nei casi di mancata autonomia fisica; per un bambino come L. a cosa potrebbe servire?
Grazie ancora per l'attenzione

Nei casi di 'bambini che

Nei casi di 'bambini che demoliscono le scuole', come mi sembra il suo, se non sbaglio, mia esperienza è che è l'ambiente che deve organizzarsi per resistere e contenere il bambino senza espellerlo nè schiacciarlo. La psicoterapia individuale può servire, ma è la consulenza agli adulti, sia genitori che insegnanti, che serve spesso a aiutarli a resistere e a 'passare 'a nuttata', che spesso è lunga. Non si può rendere le cose perfette, nè le persone, ma 'basta che funzionino', come dice Woody Allen, per permettere di andare avanti e salvare il salvabile, o, all'inglese, do the best of a bad situation.
Più che criticarla, a me resta di fondo l'idea che ci sia qualcosa da approfondire e da sistemare un po' nell'assetto familiare, ma lei sostiene che è il migliore possibile. Può darsi, però darci un occhio a volte permette di scorgere un granellino che inceppa gli ingranaggi e magari toglierlo.
Cos'è l'AEC? Ogni repubblichetta sanitaria ha le sue sigle...
Cordialmente

assistente aducativo culturale

Ho l'impressione che se mettiamo un altro occhio a guardare l'assetto familiare diventiamo tutti strabici!!! Scusi la spiritosaggine! Comunque qui a Roma l'assistente educativo culturale è quella persona che aiuta i bambini con disabilità fisiche (mancate autonomie) o cognitive molto serie (ritardo mentale di grado medio o alto, sindrome di down, ecc.), ma credo che la scuola intenda avere, semplicemente, una persona in più, considerando anche che sono in programma nuovi tagli nell'organico e che la classe di L. è in generale composta da bambini definiti "agitati".
Grazie delle sue sempre gradevoli risposte (quel riferimento a Eduardo è fichissimo!)

Qui si chiamano ufficialmente

Qui si chiamano ufficialmente assistenti scolastici (l'aggettivo 'culturale' mi sembra una chicca...), vulgo educatori, e sono spesso una risorsa utile, ma sempre meno disponibile per le restrizioni economiche, per scuole ormai in grave crisi.
C'è da dire "io speriamo che me la cavo", come quel bellissimo film con Paolo Villaggio, dal libro omonimo. Con la progressiva ossessivazione delle discipline psicologiche e loro adepti, sempre più mi trovo a fare riferimento al 'buon senso' della cultura generale, specie quella d'antan non ancora 'scientificizzata', per dirla con Crozza.
Cordialmente
drGBenedetti

videat psichiatrico

Gentile Dott. Benedetti,
si è deciso sì al sostegno e no all'AEC. Le terapiste, con cui abbiamo avuto qualche giorno fa l'ultimo incontro prima dell'estate, hanno consigliato di effettuare un videat psichiatrico. Lo faremo durante l'estate al Bambin Gesù. So che è una sorta di check up psichiatrico, ma può spiegarmi meglio in cosa consiste? A quali esami viene sottoposto il bambino? A quali test? Lei che spiegazione darebbe a L.? E' molto intelligente, capirà al volo che non stiamo misurando la lunghezza dei capelli.
Grazie ancora

Non so se è segno della

Non so se è segno della Neolingua che avanza ( o della vecchia abitudine di cambiare le parole senza che però cambi la sostanza delle cose) il fatto che di nuovo sono ignaro dei termini che mi rimanda. Non avevo mai sentito l'espressione "videat psichiatrico": al massimo conoscevo l'"audit" delle nuove ASL...
Comunque recuperando il vecchio latinorum ( e d'accordo con Renzo che pensava che fosse solo un modo dei potenti per metterlo in tasca ai poveretti...) capirei che è un rimettersi all'"occhio psichiatrico", e allora apriti cielo!: quello che vedono gli psichiatri (anche npi) di oggi mi sembra che stia sempre di più nella loro testa e meno che mai in quella dei pazienti...
Per cui non conoscendo in che mani va, non ho la minima idea di cosa potrà succedere...

Ma quale sarebbe il motivo per il consiglio che ha avuto?

Non so

Non so, lo chiederò esplicitamente. Si sono rese conto che la terapia non sta avendo alcun risultato ed ho avuto l'impressione che volessero "misurare" più accuratamente la "patologia" di L. tramite test ed esami che loro in ambulatorio non possono fare. Hanno detto che quasi sicuramente anche il videat avrà come esito solo il suggerimento di una psicoterapia (che già sta facendo). Noi genitori siamo un po' scoraggiati e molto stanchi: ci siamo stufati di correre ad accompagnare L. a terapia la mattina presto, poi portarlo a scuola, poi andare a parlare con le insegnanti ricevendo altre diagnosi improvvisate. Senza parlare di quanto siano sgradevoli tutti quegli sguardi di malcelato biasimo da parte di altri genitori che sicuramente pensano che sia tutta colpa nostra, se L. è così. Ho anche proposto l'opportunità di cambiare classe al bambino, ma la dott.ssa dice che non le sembra il caso. Effettivamente sarebbe un po' una svalorizzazione delle uniche cose positive che L. sia riuscito a costruire in questi anni, cioè quei pochi rapporti positivi con alcuni compagni.
La visita psichiatrica avverrà a luglio; conosco un po' gli psichiatri e non apprezzo il loro approccio medicalistico, quindi prenderò qualsiasi diagnosi con beneficio d'inventario. Comunque ormai "obbedisco" a tutti: insegnanti, terapeuti, ecc. poiché mi sono accorta che il tentare di contraddire qualcuno genera una ritorsione sul bambino ed è l'ultima cosa che vogliamo, quindi faremo questa visita e speriamo non sia troppo nociva. Le farò sapere l'esito.
Grazie per l'attenzione!

farmaci

Gentile Dott. Benedetti,
ho avuto modo di riparlare con la terapeuta; mi ha detto che l'intervento dello psichiatra è richiesto poiché la terapia psicodinamica finora non ha avuto alcun effetto, quindi vorrebbero una valutazione più precisa con qualche indicazione. Magari, dice, ci orienteranno verso un altro tipo di terapia (per es. cognitivo-comportamentale) o la somministrazione di farmaci.
Sul cambio di terapia non ho nulla da dire, ma le confesso che la prospettiva dei farmaci mi preoccupa molto e non sono affatto sicura che vada bene per un bambino di 10 anni che non abbia patologie organiche particolari (tipo epilessia).
Lei che ne pensa?
Grazie

Può anticiparlo da quello che

Può anticiparlo da quello che ho già scritto altre volte. Ho dei dubbi che la TCC o i farmaci abbiano un buon effetto, anzi. Vi consiglierei un approccio familiare, rivolto a tutta la situazione, avendo come obiettivo di una prima fase (lunga) quello di resistere e andare avanti evitando il peggio. Sono gli adulti che devono imparare a 'domare' le fiere, non viceversa. E cercate comunque di resistere voi genitori: insegnanti terapisti e medici passano, i genitori restano... e spesso i ragazzi poi trovano la loro strada.
drGBenedetti

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