adhd a 23 anni

Buongiorno dottore,
Le scrivo perchè ho letto alcune sue risposte su medicitalia a riguardo di un bambino affetto da adhd.
Sono un ragazzo di 23 anni, da tutta la vita soffro di disturbi di attenzione e di iperattività, tuttavia non sono mai stato trattato da bambino perchè i miei genitori hanno sempre ignorato il problema. Nell'ultimo anno, avendo cominciato l'università, e trovando gravi difficoltà in molti ambiti della vita, ma dovendo anche sopportare un carico maggiore di cose che necessitano di attenzione, ho cominciato a cercare una risposta a questi miei disturbi che si manifestano in tutti gli aspetti della vita quotidiana che mi hanno da sempre penalizzato. Dopo diverso tempo sotto le cure (inefficaci) del mio medico di base, ho cominciato, sotto sua indicazione a rivolgermi a psicologi o psichiatri. La psicologa mi disse che per il mio disturbo era necessario rivolgersi ad uno psichiatra in quanto sospettava che fosse una sindrome che necessitasse di cure farmacologiche. Fino ad ora ho avuto modo di fare 3 visite psicologiche (sempre dalla stessa psicologa) e 3 visite psichiatriche (una a ..., una a ..., e infine una a ...al centro salute mentale). Ho parlato ad oggi con 5 psichiatri (uno è un mio amico di milano e ci ho parlato in modo informale) gli altri mi hanno parlato durante regolari visite psichiatriche. Di questi 4 con cui ho fatto regolari visite mediche tramite il SSN, 3 hanno diagnosticato ADHD, sindrome da deficit di attenzione e iperattività (inoltre, per dirla tutta, anche il mio amico sospettava che fosse quello, ma ovviamente non lo cito perchè non è stata una vera e propria visita medica). Purtroppo, il mio amico ben poco può fare da milano, mentre per quanto riguarda gli altri, ho avuto una brutta esperienza a ..., dove il medico, pur diagnosticandomi questa sindrome ha detto che non poteva aiutarmi perché sono residente in un altra provincia (strano perchè a ... non mi hanno detto nulla...). A ... ho parlato con due psichiatri, il primo, un laureando mi ha ascoltato per un ora e mezzo e ha diagnosticato l'adhd senza dubbi, ma quando è arrivato il collega psichiatra, in solo 2 minuti (cioè 120 secondi esatti) ascoltando un brevissimo riassunto, ha scartato l'ipotesi del collega aprioristicamente, e ha ipotizzato un disturbo dell'umore (?) prescrivendomi un farmaco che lo regolasse (TEGRETOL). Mi è stato sconsigliato da tutti di prenderlo, in quanto, una diagnosi fatta in due minuti, sembra poco seria a priori. Cosi, sono andato a fare un altra visita, stavolta a ... (provincia di ...), La psichiatra, ha a sua volta, diagnosticato l'adhd, tuttavia, ad oggi, non mi ha ancora dato nessuna risposta certa su cosa fare, in quanto sembra temporeggiare e procrastinare, facendomi fare test di intelligenza (wais) e invitandomi a rivolgermi a neuropsichiatri infantili del ... che hanno già trattato tali casi (nei bambini ovviamente). Inutile sottolineare che in questo, a distanza di oltre un anno e mezzo, e a fronte di spese enormi che ho dovuto sostenere, non sono ancora riuscito a trovare qualcuno che mi possa aiutare veramente, o che mi abbia prescritto una terapia da seguire. Al momento, sono molto abbattuto da questa situazione, per cui mi rivolgo a lei, per avere qualche informazione e nel caso per prendere una visita tramite la mutua o anche privata se necessario. Lei cosa ne pensa? Ha già trattato casi simili? Pensa sia il caso di vedersi? Alternativamente saprebbe indicarmi qualcuno che possa aiutarmi? La ringrazio della cortese attenzione.

gentile ragazzo(se posso

gentile ragazzo
(se posso chiamarla così)
il suo è un buon esempio di Odissea nella psichiatria (e psicologia) contemporanea.
Purtroppo oggi è invalso l'uso, scimmiottato dalla medicina, di voler fare anche in psichiatria e psicologica come se ci fossero precise 'malattie' da diagnosticare accuratamente per poi scegliere le medicine adatte a queste.
Io credo sulla base della mia esperienza che questa sia una bufala e che le cose siano in realtà molto diverse. Penso che sia come mettere il carro davanti ai buoi. Credo che sia invece meglio rimettere le cose a posto, occupandosi innanzitutto di conoscere il 'paziente' e le sue difficoltà nella sua vita nel suo ambiente e cercare di capire i possibili fattori in gioco che mantengono le difficoltà. Probabilmente sono molti, non tutti facilmente conoscibili ma cominciare a considerarne qualcuno, e magari vedere l'ipotesi di qualche piccolo cambiamento, a volte aiuta fin da subito, come quando su una bilancia si spostano i pesi da una parte all'altra: in certi momenti basta spostare un piccolo peso che la bilancia cambia equilibrio.
Credo che sia così anche nella vita nella nostra evoluzione noi passiamo spesso da un equilibrio all'altro, a seconda dell'età e delle situazioni, e a volte certi equilibri e certe situazioni sono inutilmente faticose e svantaggiose, ma non ce ne accorgiamo. Cioè ci accorgiamo della fatica e delle difficoltà, ma non degi aspetti che le mantengono e che a volte si potrebbero modificare.
Per fare questo, con questa impostazione che va sotto il nome di 'psichiatria o psicologia bio-psico-sociale' occorre conoscere insieme la situazione in cui si trova il paziente, persponale, familiare, ambientale, ecc, per trovare poi dove uno è bloccato e come fare a uscirne. Tutto sommato la 'diagnosi' che interessa così tanto quell'altra psichiatria conta qui relativamente meno. Conta molto di più la persona e la situazione in cui si trova.
Non saprei a chi indirizzarla, dove lei abita, ma può provare a descrivere qui la sua situazione e le sue difficoltà e forse ne potrebbero venire utili indicazioni.
Cordialmente

drGBenedetti

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