Genitori in difficoltà: il figlio va all'asilo nido

Una mamma scrive : "...ho un problema con mio figlio di dicietto mesi , da Settembre ha cominciato il nido, con un buon inserimento , si è integrato bene e dopo 15 gg ca non piangeva più ed era sereno sia a scuola che a casa .Per problemi di salute circa un mese fa il bambino è stato a casa per circa 20gg. Quando è tornato al nido ha ricominciato a piangere quando lo lasciavo, però il problema sta nel suo comportamento a casa , quando è con me il bambino piange e grida continuamente anche per piccole cose. Batte i piedi, si rotola per terra , piccole cose tipo mi chiede l'acqua invece per sbaglio gli do' prima il ciuccio , voglio cambiarlo e magari lui non vuole, in quel momento è una continua ribellione che arriva ai suoi massimi livelli la sera quando lo metto a dormire. Allora per minime sciocchezze comincia a gridare con un finto pianto , mi alza le braccia come per venire in braccio ma come mi avvicino mi rifiuta ed lancia calci e non si lascia prendere. Cerco di ignorare il suo pianto ma lui chiama mamma mamma girandomi con la manina il volto come se volesse che io lo veda piangere.... Solo dopo molti minuti, a volte anche 30/40min si calma, mi si accocola in braccio e si addormenta .
Tutto questo ormai va avanti da diversi giorni non so' come comportarmi ,Non so se devo coccolarlo, o sgridarlo, o ignorarlo.. Mon capisco perchè fa così e come posso fare per farlo uscire da questo stato di ansia

Commento:
Il comportamento del bambino sembra in relazione con l'andata all'asilo nido: una 'reazione ritardata' del tipo descritto è abbastanza tipica e frequente . Spesso succede così anche alla scuola materna. Dopo un inizio senza troppi problemi, basta una interruzione banale perché alla ripresa i problemi si presentino in massa, sia con opposizione e resistenza ad essere lasciato al nido, sia con comportamenti disturbati a casa, del tipo descritto dalla signora.
Il quesito posto da questa mamma piuttosto disperata è quindi abbastanza comune, e permette di estendere il discorso. Cosa succede a un bambino di quest'età quando viene messo al nido? Di solito non ci si pensa: il nido viene considerato un diritto acquisito, democratico, (il movimento progressista ha sempre avuto nella richiesta di più asili nido un elemento essenziale del suo programma...) qualcosa di utile al bambino per “socializzare”, e non solo ai genitori per ovvi motivi di lavoro. Invece così non è, almeno a parere del sottoscritto e di molti. Il bimbo fino a due anni almeno non è di solito ancora pronto a separarsi dal suo ambiente conosciuto e ad essere lasciato con estranei in un ambiente estraneo. Il bambino non ha il senso del tempo né la possibilità di comprendere cosa sta succedendo, semplicemente è di fronte a una doppia separazione senza aver ancora le basi sicure per affrontarla bene. Paradossalmente il bambino più piccolo, nel primo anno di vita, si accorge meno della separazione e spesso reagisce meno drammaticamente, mentre il bambino nel secondo anno di vita ha imparato a distinguere bene fra i familiari e gli estranei ma non ha ancora acquisito una sufficiente sicurezza della propria “base sicura” per potersi avventurare senza traumi all'esterno, come un astronauta che lascia la base spaziale ma deve essere ben sicuro del ritorno, per avventurarsi nel vuoto.
Quindi 'è utile dire ai genitori che i bambini, almeno fino al terzo anno di vita non hanno 'bisogno' di andare al nido, ma di sentirsi ben sicuri nel proprio ambiente familiare in modo da consolidarlo e giungere a sentirlo come la propria base sicura, al momento in cui cominceranno gradualmente a lasciarla per poi tornarci. Quando proprio non si può fare a meno per motivi di lavoro o altro, è bene che i genitori sappiano che il bambino è esposto a una situazione difficile per lui, al limite delle sue forze, e dovrà essere aiutato molto per sopportarla e superarla. Reazioni di malessere anche acuto, spesso a distanza come in questo caso, sono segnali di questo forte malessere e di questa forte difficoltà. I genitori dovranno stare a lungo col bambino, sopportando con pazienza le sue manifestazioni, rassicurandolo e consolandolo e dimostrandogli che la mamma e la casa sono le solite (non a parole, ma con i fatti e la pazienza) magari se possibile tenendolo a casa qualche giorno per rassicurarlo e poi riprovando, sapendo bene però che sarà una fase lunga e faticosa.

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