parere per disturbo autistico

Egr. Dott. Gianmaria Benedetti,
leggo già da tempo i suoi consulti on line ed ho deciso finalmente di sottoporle il caso di mio figlio certo che le sue risposte saranno più libere e meno istituzionalizzate di quelle sino ad ora ricevute.
Mio figlio A. (gravidanza fivet/tracciato non soddisfacente poco prima della nascita (sembra per sonno fetale) ma indice di Apgar 9/10 e regolare decorso clinico)attualmente ha 4 anni e mezzo ed all'età di 3 anni (li ha compiuti durante il ricovero) ha ricevuto la diagnosi di "disturbo autistico" da un centro specializzato del sud Italia. Preciso che la valutazione ci è stata richiesta dalla nuova scuola perché all'atto dell'iscrizione io e mia moglie avevamo detto che un neurologo nel corso di una visita aveva riscontrato la presenza di tratti autistici. A. sin da quando era piccolo ha sempre dormito bene (salvo i primi mesi di vita quando ogni due ore di notte e di giorno voleva bere il latte), mangiato adeguatamente (svezzamento ai 5-6 mesi con liofilizzati, vasetti di frutta, crema di riso ecc, cui è seguito il passaggio ai cibi normali senza alcun trauma: latte con biscotti, frutta frullata con biscotti, pastina condita in tutti i modi con sugo, uovo, brodo, piselli, fagioli, ceci, cavoli (tutti condimenti passati), filetto di carne intero e pesce a tranci (merluzzo, sogliola, salmone, orata, pesce spada), prosciutto cotto, pane (panini e pane grosso casereccio). Le uniche cose che non mangiava erano quelle che non gli davamo per scrupolo (es. cioccolata, coca cola, dolci ecc.). Inoltre mio figlio ha sempre giocato con diversi giocattolini in modo funzionale (non aveva sviluppato però un gioco simbolico e complesso), ha sempre avuto oggetti transizionali (peluche, ciuccio, cavallino di gomma, elefantino di peluche e di plastica, il cuscino della madre che usa tutt'ora), ha sempre visto con passione ed attenzione i cartoni animati disney (dall'inizio alla fine, parliamo di oltre 1 ora di visione) ed è sempre stato un gran coccolone alla ricerca di contatto fisico, baci e carezze. Inoltre, ci rasserenava molto il fatto che si è sempre adeguato a luoghi nuovi, alle novità in genere (tra cui cambiamenti di arredamento in casa nostra e di mia suocera che è la sua seconda casa), alla confusione di luoghi affollati, al traffico e non ha mai manifestato nessuna routine. In più a 18 mesi siamo andati in vacanza al mare in un luogo sconosciuto per 2 settimane vivendo l'esperienza in modo tranquillo ed all'età di 2 anni e mezzo ha preso l'aereo per passare le vacanze pasquali da mia cognata, sua figlia ed il marito persone a lui praticamente sconosciute come del resto la casa in cui abitano, adattandosi e dormendo perfettamente sin dal primo giorno.
Inoltre a 2 anni e 9 mesi nel giro di un mese gli abbiamo tolto il pannolino di giorno e di notte con qualche ovvio incidente ma all'inizio della scuola era praticamente pronto.
Sostanzialmente i motivi per cui eravamo giunti alla decisione di farlo visitare erano perché intorno ai 18 – 20 mesi aveva perso il contatto oculare, non aveva sviluppato il linguaggio, non giocava con i compagni del primo asilo che ha frequentato per 2 ore al giorno dai 23 mesi sino ai 30 mesi (con parecchie assenze legate a febbre e otiti) e mancava una condivisione nell'attenzione congiunta e nei giochi di ruolo ma per il resto è sempre stato tranquillo e gestibilissimo. In particolare per quanto riguarda il linguaggio, la lallazione è avvenuta intorno ai 3 mesi "specializzandosi" poi nell'imitazione dei suoni (macchina da caffè, il galoppo del cavallo, il vento ecc.) mentre la produzione di parole era scarsa ma sopratutto non le conservava nel tempo. Inoltre se gli si chiedeva "dove è A.?" lui col ditino si indicava sul pancino oppure se gli si chiedeva "quanti anni hai?" alzava timidamente l'indice (1) ma solo per una volta a giorno perché se si provava a chiederglielo per più volte non lo faceva più.
Pertanto sul versante del linguaggio più che un regresso vero e proprio abbiamo assistito ad una mancata "esplosione" dello stesso ma non eravamo particolarmente preoccupati perché io sono stato un parlatore tardivo (3 anni e mezzo), introverso e poco comunicativo (sopratutto all'asilo dove ricordo che non socializzavo con nessuno o quasi) così come i miei 2 nipoti maschi (figli di mio fratello) di cui quello maggiore dopo un anno di logopedia dai 3 anni e mezzo ai 4 anni e mezzo ha iniziato a parlare (male) per poi recuperare pienamente col tempo anche sul ramo della socializzazione mentre l'altro nipote di 4 anni parla poco e male (non si capisce granché) ed anche lui non presenta all'asilo particolari doti di socializzatore. Inoltre lo stesso cuginetto grande nella primissima infanzia ha presentato problemi simili a mio figlio se non addiruittura più preoccupanti (es: non guardava negli occhi, non parlava, metteva i giocattoli in fila, era selettivo col cibo, aveva pochi interessi e non socializzava all'asilo).
Ritornando a mio figlio, il predetto ricovero di 15 giorni (ottobre 2011) è stato devastante per tutti noi. Al termine quando ci hanno dato la diagnosi la neuropsichiatra ha affermato che l'equipe (a mio avviso un pò giovane) era giunta alla conclusione che A. fosse autistico non solo perché non aveva superato i famigerati test ma anche perché non si era adattato alla novità del ricovero: difatti l'osservazione teneva conto anche della vita in reparto durante la quale A. effettivamente "socializzava" solo col compagno di stanza e voleva stare sul letto in compagnia della madre (anche se a sua discolpa è guisto riconoscergli la scusante che era stato scaraventato a terra per 2 volte da un bambino violento con successivo ricorso alle cure mediche e comunque quando c'ero io il bambino girava per l'ospedale tranquillamente entrando nelle altre stanze e correndo per i corridoi). Alle affermazioni della neuropsichiatra ho risposto che mi sembrava strano addebitare ad A. lo scarso ambientamento perché una delle caratteritriche principali di mio figlio era sempre stata la facile adattabilità e così la neuropsichiatra ha "corretto il tiro" dicendo che per "novità" lei intendeva (più o meno fu la risposta fornitaci) il fatto che mio figlio non si fosse affidato alle cure del personale e non avesse mostrato quella disponibilità nella valutazione che gli operatori si aspettano (?!!).
Dopo il ricovero A. ha pianto per una settimana per crisi di abbandono ed ha smesso di mangiare con tanta varietà (tra l'altro il cibo proposto in ospedale era disgustoso). Abbiamo passato l'anno (novembre 2011 – settembre 2012) con una nutrizione a base di hamburger e polpette di carne, e sformati (tipo hamburgher) preparati pazientemente da mia suocera composti con pasta, riso, pesce, verdure, carne ecc., oltre ai vasetti di frutta, yogurt, merende e pane.
Dall'inizio di quest'anno scolastico (settembre 2012) abbiamo reiserito la pastina condita in vario modo e tutti gli altri alimenti che aveva perso con qualche ulteriore novità positiva come la pasta di formato grosso, i cannelloni alla carne o alla ricotta, le merendine, i dolci ecc. Questo risultato è arrivato in modo spontaneo per una nuova disponibilità di A. senza, dunque tecniche o strategie particolari proposte da personale specializzato. Negli ultimi due mesi (forse per stanchezza, caldo, per l'introduzione della terapia pomeridiana che non ha preso proprio di buon grado o chissà cos'altro) sta rifiutando nuovamente il cibo ed è particolarmente reattivo nella protesta pertanto siamo costretti ad insistere molto per farlo mangiare ma con scarsi risultati.
Da gennaio 2012 è in cura presso l'ASL con 3 ore a settimana di attività cognitivo-comportamentale (scese a due da 2 mesi per mancanza di fondi) e da tre mesi abbiamo aggiunto a pagamento altre due ore pomeridiane a settimana con una psicologa clinica per il potenziamento del linguaggio. A settembre 2012 è stato valutato da un altro centro che in 2 sedute di mezz'ora ciascuna e dopo aver consultato la cartella clinica del precedente ricovero che ingenuamente gli ho fornito ha confermato la diagnosi.
La produzione del linguaggio è giunta a circa 30 parole/consonanti che hanno un significato preciso e sicuro anche se non le emette sempre. A scuola è seguito dall'insegnante di sostegno (ne ha cambiate 5 in due anni senza traumi, alla faccia della poca disponibilità verso le figure estranee) e da gennaio 2013 da un'educatrice che svolge con lui 3 ore/settimana di attività. Non riesce a stare seduto per molto tempo (anche se in terapia riesce a rimanere seduto per 1 ora protestando di tanto in tanto), è sempre in movimento, ama correre (è velocissimo e perfettamente coordinato)e saltare sul lettone, ha una concentrazione labile, odia colorare (quando andava al vecchio asilo disegnava scarabocchi poi di colpo non ne ha più voluto sapere) e non sopporta le imposizioni (deve fare ciò che dice lui). È stato tenuto in una campana di vetro e straviziato sin da quando era in fasce, non doveva nemmeno sforzarsi che veniva subito capito ed accontentato come qualsiasi figlio unico desiderato ed arrivato dopo tanto tempo. Le stereotipie che presenta sono un movimento della mano destra vicino al volto tipo flapping (spesso associato a corsa afinalistica) che però non lo coinvolge in modo ossessivo tanto che se gli diciamo di smettere ci ascolta ed ubbidisce e la raccolta di rametti o fili lunghi che usa come antistress (li tierne in mano, li piega o li sminuzza o li agita vicino al volto per brevi istanti) anche se pure in questo caso se gli diciamo di darceli ce li porge (a volte anche spontaneamente come se volesse regalarceli o coinvolgerci nel gioco).
Sul piano sociale non gioca con i compagni che sembrano essegli indifferenti (anche se con 2 compagne sembra che si stia "aprendo") ma non ha mai rifiutato la presenza, il contatto fisico o il gioco parallelo, non ci sono mai stati episodi di violenza nei confronti dei coetanei o di adulti (tranne qualche rarissimo e piccolo morso innocente donato all'adulto sempre perché non compreso o esaudito); in particolare, quando riceve un rifiuto o un "no" categorico si schiaffeggia sulla bocca ma smette subito. È facilmente consolabile anche quando piange per capricci (smette nell'arco di pochi minuti), molto tenero e mai violento. Negli ultimi 2/3 mesi ha sviluppato un comportamento oppositivo per il cibo ed ultimamente per le uscite (piange anche quando lo portiamo in posti che lui ha sempre amato, tuttavia dopo qualche minuto smette, si rasserena ed accetta la situazione). Questi comportamenti sono molto più evidenti però quando è in compagnia della madre (su questo punto poi si dovrebbe aprire un capitolo a parte perché mia moglie non riesce a farsi rispettare e lui ne approfitta). Tenuto conto dei deficit presenti in mio figlio e delle similitudini evolutive riscontrate in ambito familiare, le chiedo: considerato che A.
non ha routine (anzi se lo porti negli stessi posti o gli proponi gli stessi giochi si annoia).
non teme i cambiamenti,
quando va in posti nuovi deve esplorarli,
ha conquistato e mantenuto il controllo sfinterico a 2 anni e 9 mesi (riesce a controllare anche le scariche di diarrea),
dorme durante la notte (con noi nel lettone) e si concede anche la pennichella pomeridiana,
non ha paura del rumore del traffico (viviamo al pian terreno di uno stabile ubicato in una strada ad alto scorrimento di giorno e di notte) o di rumori improvvisi (a volte gioca con l'aspirapolvere, gli piace provare l'effetto aspirante sulla mano e sul corpo) e non teme il phon o il mixer,
sin da piccolo ha utilizzato l'aerosol con la mascherina (è particolarmente rumoroso e vibra),
non ha problemi di equilibrio e di riflessi(a detta di tutti ha un equilibrio straordinario e si arrampica dappertutto);
non presenta problemi di ipo o ipersensibilità tattile e/o verso tessuti,
non ha avversione verso giochi o situazioni che possano sporcarlo come la terra, la sabbia, i colori a dita anzi nello sporcarsi si diverte molto.
indossa occhiali da sole, cappelli, sciarpe ecc. senza problemi,
piange se si fa male dice "bua" o "haia" e a volte ripete l'evento,
non ha manie o ossessioni (ad eccezione dei rametti),
non mette gli oggetti in fila,
non cammina sulle punte,
non si dondola,
è indifferente se gli oggetti quotidiani o il mobilio si trovano fuori posto,
non va in tilt se i suoi oggetti o cibi preferiti vengono posti in altri cassetti o stanze;
non è affascinato da luci od oggetti che ruotano,
non ha paure come il buio, ecc.
non ha problemi di masticazione e deglutizione (anche se negli ultimi 2/3 mesi abbiamo problemi col cibo).
E' estremamente affettuoso (ti cerca e se stiamo seduti vicino ti fa il piedino o si mette rannicchiato sotto il braccio o ti abbraccia da dietro) ed ha iniziato a dare bacetti,
quando passeggiamo tutti insieme per strada e lui è nel passeggino pretende da mamma o papà la mano,
si addormenta dappertutto (in auto, per strada, al ristorante, nei centri commerciali e in luoghi nuovi),
è facilmente consolabile (i pianti/capricci durano da 1 a 30 minuti massimo e in casi rari),
va in bagno anche in posti nuovi,
non ha paura della confusione o della musica ad alto volume (feste, ecc.),
se chiamato si gira e ti guarda negli occhi (sopratutto in casa e in luoghi non dispersivi),
si gira se sente i passi di qualcuno che sta per entrare in stanza,
ha aumentato il mantenimento dello sguardo,
se lo inviti a venire in braccio (sia con le parole che solamente col gesto), apre le braccia per farsi prendere,
se lo afferri da dietro o lo lanci in aria si diverte,
è attento al mondo circostante (è sempre stato un grande osservatore),
ha un buon senso del pericolo (non corre mai per strada e sale spontaneamente sul marciapiede come se sapesse che i pedoni devono camminare lì, ha il senso delle altezze, non tocca stufe o fornelli accesi perché sa che si può far male),
ha interessi (non tantissimi ma nemmeno pochi anche se spesso deve essere spronato o sollecitato nel farli: giochi corporei, libri illustrati, libri sonori, giochi eletteronici che emettono suoni/canzoncine, puzzle, cavallo a dondolo, giostrine, gommapark, nuoto in piscina, cartoni animati, documentari, musica),
adora il gioco fisico (è lui stesso che ci viene a prendere con i cuscini sotto le braccia per giocare sul lettone) ed il solletico.
È abbastanza autonomo, beve e mangia da solo, apre le porte, le fineste, il miscelatore del rubinetto, si lava le mani, accenna a lavarsi i denti con lo spazzolino, spinge lo scarico del water, accende funzionalmente le luci (sia quelle con l'interruttore a muro sia il pulsante a terra della piantana) si spoglia da solo (anche se pur essendo in grado cerca sempre in ogni situazione la collaborazione dell'adulto), mentre nella vestizione non è autonomo ma collabora attivamente.
Esegue semplici consegne/comandi (dammi/prendi/andiamo/via/scendi/sali/vieni qui/basta).
Ascolta il rimprovero o quantomeno comprende che gli si sta contestando un comportamento sbagliato (nel senso che smette di fare ciò che non deve fare). Non presenta problemi di prensione manuale (è in grado di raccogliere una minuscola briciola di pane o un capello) mentre se non vuole collaborare si fa cadere dalle mani gli oggetti proposti.
Gradisce le passeggiate in auto e tollera bene i viaggi (sino a 2 ore e mezza).
È da considerarsi autistico? Oppure è possibile formulare un'altra ipotesi diagnostica sempre rientrante nel calderone dei disturbi dello sviluppo ma con una prognosi più favorevole?
La ringrazio anticipatamente per la risposta che riterrà di volermi dare e per la pazienza che ha avuto nel leggere tutto il testo ma per me è davvero difficile in poche righe sintetizzare un intenso vissuto di 2 anni.

Oggi per 'autismo' forse non

Oggi per 'autismo' forse non si intende più tutti la stessa cosa. In effetti c'è sempre stata un po' di confusione sul termine, nato male, per trasposizione di un sintomo degli adulti schizofrenici osservati in manicomio
A mio avviso la questione è se il bimbo è bloccato, non prosegue lo sviluppo o addirittura perde capacità acquisite e finisce così per ritirarsi in un mondo, o meglio un non-mondo privo di interessi curiosità relazioni comunicazioni e finisce poi per diventare un grave handicappato, ew questi casi sono quelli preoccupanti e tragici. Oppure se il bambino prosegue lo sviluppo con delle particolarità che però non impediscono l'evoluzione la socializzazione, ecc.
La cosa importante è quindi l'evoluzione, lo sviluppo della personalità. Se a distanza di mesi o diciamo un anno, in ambiente normale ( in istituto molti bambini diventano 'autistici' ma tolti per tempo si sviluppano poi normalmente), non c'è evoluzione, allora la cosa appare preoccupante, qualcosa impedisce lo sviluppo e la nascita della mente. Se invece ci sono cambiamenti e le cose vanno avanti direi che siamo in un altro ambito.
Misurando le cose in base a sintomi e punteggi, come nei test, non si coglie l'evoluzione, a meno di non farli più volte, a distanza, e porre l'ipotesi diagnostica solo dopo un certo periodo. Ma così non viene fatto, si limitano a fotografare la situazione e fatre diagnosi sulla fotografia.
Come stabilire che uno ha una paralisi perchè in quel momento non cammina....

Ciò detto, la descrizione del suo bambino non mi fa minimamente pensare all'autismo, come lo intendo io, e il problema sembra solo quello di un ritardo del linguaggio abbastanza marcato. La reazione in ospedale mi sembra essere stata assolutamente 'normale', ma ovviamente è sempre sulla sua descrizione, che può essere 'di parte'.

Per 'vedere' il bambino, se crede può mandarmi dei filmati seguendo le istruzioni in questa pagina. Inoltre, anche se la sua descrizione è molto ampia, potrebbe essere utile che mi deste altre informazioni secondo questo schema allargando l'osservazione anche all'ambiente familiare, modalità educative, abitudini, ecc

Cordialmente
drGBenedetti

grazie per la risposta

Egr. Dott. Benedetti,
la ringrazio per la celerità e la serenità di giudizio con cui ha risposto. Per quanto riguarda l'evoluzione posso certamente dire che mio figlio in questo anno e mezzo è migliorato molto sul piano del comportamento, della comprensione del linguaggio e nelle abilità/autonomie anche se, lo zoccolo duro è ed è sempre stato quello del linguaggio e della socializzazione che credo si influenzino vicendevolmente. La sua risposta mi rincuora e mi dà speranza di poter uscire un giorno da questo tunnel. Sono convinto che il linguaggio è la chiave di tutto; purtroppo abbiamo chiesto all'ASL di poter effettuare delle sedute di logopedia ma a loro avviso per gli autistici la logopedia classica non serve granché ed è preferibile utilizzare un "metodo globale" di tipo cognitivo-comportamentale. La cosa è sconcertante perché sappiamo bene che in altre parti d'Italia (compresa la nostra stessa Regione), le ASL forniscono sia il sevizio di psicomotricità che quello di logopedia per i soggetti affetti da disturbi pervasivi. Difatti, come già ho scritto nel precedente messaggio, siamo stati costretti ad inserire lezioni private pomeridiane. Forse alla base c'è il solito problema economico di questa Italia in cui i fondi per aiutare le persone non ci sono mai.
Per quanto riguarda il materiale video cercherò di prepararlo al fine di fornirgli un quadro più completo, nel frattempo le invio lo schema che mi ha richiesto.
La ringrazio per la sua disponibilità e a presto.

problemi in gravidanza (ricovero al primo mese e al terzo mese per minacce d'aborto, segue gestazione tranquilla ad eccezione degli ultimi 2/3 mesi per qualche lieve contrazione ma senza ricoveri).
Nascita 39a settimana.
Parto (cesareo senza difficoltà)
alla nascita : peso 2,77, altezza 49 cm, circonferenza cranica 34,8
(eventuali curve di accrescimento epoche successive) Per peso ed altezza sempre al di sopra della norma.
indice di Apgar 8/10 a 1' e 9/10 dopo 5'. Durata del ricovero in ospedale 3 gg.
Primi mesi
allattamento: materno/artificiale per 2 settimane e poi artificiale
svezzamento a che età 4/5mesi: facilissimo
ritmo sonno veglia, orari (i primi mesi ogni 2/3 ore si svegliava per il latte)
eventuali difficoltà: nessuna
persone che lo accudivano (nonni materni, zia, papà e mamma)
epoca successiva
alimentazione regolare, sonno regolare, orari e modalità (dove dorme: il pomeriggio dai nonni materni e la sera a casa, come si addormenta: generalmente con i cartoni e alle volte senza)
abitudini : ciuccio, biberon, orsacchiotto, copertina, cuscino della mamma.
sviluppo psico-motorio:
seduto da solo a che età 5 mesi
primi passi da solo 12-13.
capacità motorie attuali (corre, si arrampica dappertutto, sale e scende le scale da solo senza appoggiarsi al corrimano)
controllo sfinterico (pipì e popò) a che età 2 anni e 9 mesi.
interesse e curiosità verso le persone (poco interesse e comunque per le persone adulte)
reazione di fronte a persone e ambienti nuovi: (Non ha paura delle persone nuove può anche sedersi vicino toccarle ma solo se simpatiche ma non si crea uno scambio, un gioco o un'interazione particolare; gli ambienti nuovi deve esplorarli).
figure principali cui è attaccato mamma, papà, nonni materni, zia.
reazioni alla separazione dai genitori (non ha particolari reazioni anche se ultimamente si sta attaccando di più a mamma e papà).
rapporto con le persone, adulti (con gli adulti è tranquillo) bambini (gli sono quasi indifferenti).
comprensione delle cose e delle richieste (sembra migliorare sempre più anche se in modo sensibile).
comunicazione dei suoi bisogni e desideri (ti porta con la mano dove vuole e si fa capire)
sviluppo simbolico
linguaggio: Scarso, quasi assente
prime parole: pochissime verso i 12 mesi (consonanti con significato comunicativo qualche mese prima).
due parole insieme: No
uso del no e del sì : solo il no
frase minima (verbo e sostantivo ): nessuna
interesse e curiosità per gli oggetti: sì.
uso dei giochi ( gioco funzionale: si, imitativo: scarso, rappresentativo: direi assente )
disegno spontaneo:scarabocchio , linee, punteggiatura.
attenzione nelle varie attività e interessi: breve e lunga (dipende: cartoni animati, giochi corporei, gommapark anche oltre l'ora, mentre per gli altri (letture, giochi elettronici 5 – 10 minuti).
comportamento
(iperattivo, capriccioso, tranquillo: dipende dai momenti, dalle situazioni e dalle giornate, è generalmente tranquillo e sereno),
adesione a regole, orari, limiti: si adegua abbastanza bene,
obbedienza agli adulti (è abbastanza obbediente ma a volte tende a imporre le sue decisioni).
reazione a divieti (si schiaffeggia sulla bocca e ultimamente sostituisce questa pratica con qualche piccola sceneggiata con pianto finto e testa indietro oppure dicendo " E dai!".
capricci, bizze :sì ma contenute nella manifestazione fisica e nel tempo
paure, fissazioni: nessuna ad eccezione della raccolta di rametti ma tollerabile.
scolarizzazione
asilo nido: sì. A che età: 23 mesi. Reazioni eventuali nessuna.
Scuola materna 33 mesi. Eventuali difficoltà di inserimento (correva per il corridoio e voleva andare in palestra dove ci sono i giochi), ambientamento: nessuna difficoltà è sempre andato volentieri.

Rapporti sociali, amicizie, attività extrascolastiche: rapporti sociali e amicizie quasi assenti, attività extrascolastiche passeggiate al parco, giostre, gommapark, ludoteche, piscina (l'estate scorsa e questa ha svolto lezioni individuali di nuoto in due strutture diverse e con due insegnanti diversi affidandosi tranquillamente a loro sin dalla prima lezione anche se non esegue quasi mai quello che gli si richiede di fare anzi quest'anno dopo qualche lezione consistente nel solito andirivieni nella vasca ha deciso di portarsi a spasso l'insegnante nelle altre vasche e giocare col getto d'acqua presente in una delle vasche ispezionate).
Composizione familiare : unicogenito.
altri conviventi (no).
Organizzazione familiare per l'accudimento (orari dei genitori: al mattino preparato dal papà e portato all'asilo e in terapia, all'uscita viene prelevato dai nonni che lo accudiscono sino alle 15.00 orario in cui rientra la mamma dal lavoro e poi passa il pomeriggio con i genitori.
modalità educative (generalmente permissive, anche se il rimprovero lo avverte) orari di sonno (il pomeriggio 14,00 – 15,00 circa e la sera 21,30 – 6,30 circa con qualche raro risveglio notturno quasi sempre associato a problemi di salute, dorme il pomeriggio da solo sul divano e la sera nel lettone con i genitori, chi 'comanda': tende a comandare lui,
Eventi particolari, cambiamenti, lutti, difficoltà, malattie di familiari, nessuna (non ha mostrato nessun problema nelle modifiche al mobilio di casa nostra e dei nonni ed ai lavori edili effettuati in casa dei nonni. Inoltre i primi 2 compleanni gli abbiamo festeggiati in casa con modifica alla posizione del mobilio ed allestimento dei festoni senza alcuna manifestazione di disagio da parte del bambino).
Visite mediche, ospedale, altro: visite mediche poco collaborativo.

Eventuali esami fatti e referti (Udito Ok, vista Ok, eeg Ok, rmn non effettuato)

Altre osservazioni: pur essendo autonomo tende sempre a chiedere la collaborazione o la presenza dell'adulto. È un decisionista. Se si trova in difficoltà o deve risolvere qualche piccolo ed imprevisto problema pratico è in grado di improvvisare e risolverlo da solo. Se disperato emette più facilmente qualche parolina.

Le descrizioni date non sono

Le descrizioni date non sono sufficienti per dire di più. Mi sembra inoltre che rappresentino il punto di vista 'paterno', sarebbe utile anche quello 'materno', che si vede poco, sia per la situazione attuale che per il passato. Attendo i filmati.

aggiornamento dopo più di un anno

Gent.mo Dott. Benedetti,
mi trovo a scriverle a distanza di più di un anno in merito alla situazione di mio figlio. E' premessa doverosa dirle che non ho voluto inviarle filmati semplicemente perché non sono riuscito a trovarne uno che mettesse in risalto le caratteristiche più negative né ho avuto il cuore di farli con tale intenzione.
Inoltre io e mia moglie desideriamo organizzare una visita presso il suo studio piuttosto che inviarle filmati che potrebbero essere lo specchio parziale di una situazione ben più complessa.
Detto ciò purtroppo novità sostanziali non ce ne sono.
Il linguaggio è rimasto quasi assente con qualche accenno sporadico e piuttosto dilatato nel tempo di mono-bisillabi ma con sicuro intento comunicativo (pa (papà, pappa) mamma, cas' (casa), nonno/a (nonni), a – acqua (acqua), co (coca cola), togl' (togli), no! E dai! camb' (cambia!) ecc). Per quanto concerne invece la comprensione direi che c'è qualche sensibile miglioramento ma nulla di particolarmente significativo. Sta di fatto che ad esempio posso chiederli di andare a scuola o mettersi le scarpe oppure dirgli semplicemente "andiamo" indicando col dito la porta d'ingresso al mattino per avere comunque lo stesso risultato di vederlo andare all'ingresso di casa per togliersi le calze antiscivolo ed indossare col mio aiuto le scarpe. Stesso discorso per l'esecuzione di ordini ("raccogli da terra!", "prendi", "vai", "dammi", "basta, smettila, e allora?" ecc.). Sembra che in diverse situazioni l'attivazione del bambino ad eseguire un determinato compito non sia necessariamente legata all'uso di un'unica determinata e prestabilita frase o parola.
Lo abbiamo iscritto alla 1a elementare con insegnante di sostegno e da 7 mesi abbiamo sostituito la terapia mattutina dell'ASL con quella di un centro specializzato in varie problematiche tra cui l'autismo. La diagnosi di disturbo autistico è stata confermata anche dal nuovo centro ed ormai con l'avanzare dell'età (sta per compiere sei anni) ed il divario linguistico/comportamentale/sociale evidente con i coetanei non abbiamo più speranze di vedere la situazione mutare in senso positivo.
Tuttavia rimane quella sua innata capacità di mostrare e chiedere affetto con gesti, sguardi (contatto visivo sempre più sostenuto), baci ed abbracci spontanei e quella sua duttilità ai cambiamenti di ambienti, l'assenza di routine e la disponibilità di essere accudito anche da persone nuove.
Permangono le stereotipie motorie come il correre avanti e dietro con in mano i giochi agitandoli.
Il cambio di scuola, così come l'ingresso nella sua vita delle insegnanti di ruolo e dell' insegnante di sostegno non ha sortito traumi particolari tranne il giorno che la madre lo ha portato a scuola (ha pianto molto, ma poi si è calmato. Riteniamo che abbia vissuto l'esperienza dell'accompagnamento da parte della buona e amorevole madre come un "tradimento" essendo sempre io il cattivo deputato a portarlo a scuola). Per ambientarlo alla nuova scuola ci è stato concesso durante l'estate di poterlo portare per farli eseguire in una stanza a lui dedicata ed in palestra qualche attività didattica con l'educatrice e la psicologa che lo seguono privatamente il pomeriggio e come mi aspettavo che facesse, sin dal primo giorno è stato felice e contento di andare lì senza nessun trauma, rifiuto o piagnistei.
In classe riesce a stare seduto molto di più rispetto al passato anche se non segue ciò che fanno gli altri, non c'è attenzione, né condivisione ed ascolto di ciò che dice l'insegnante di ruolo ma si limita ad eseguire i lavori proposti dall'insegnante di sostegno al banco con rapporto uno a uno).
In terapia ed a scuola hanno inserito con buoni risultati l'uso delle immagini per strutturare l'attività quotidiana e per consentirgli di esprimere le sue richieste.
Il gioco è rimasto scarno e poco strutturato (ama i libri illustrati e sonori, i giochi corporei, la palla) e con i coetanei non esiste alcun rapporto ma non ha mai avuto comportamenti violenti con nessuno.
Al di là delle problematiche autistiche, c'è di fondo in mio figlio un carattere piuttosto forte e cocciuto associato ad una pigrizia ed una tendenza ad appoggiarsi all'adulto per l'esecuzione di cose che lui è perfettamente in grado di fare (le faccio un esempio: utilizza il mio telefono per vedere immagini di animali, le foto ed filmati che lo ritraggono perché ama rivedersi in azione; è perfettamente in grado di ingrandire l'immagine con doppio tocco del dito sullo schermo o spingere il play per far partire i video ma richiede sempre che sia io a farlo).
Alla luce di quanto appena scritto volevo chiederle se sia giusto l'uso delle immagini per comunicare e strutturare le giornate quando forse per la sua pigrizia ciò potrebbe addirittura essere controproducente.
Inoltre se mio figlio non presenta routine (non si arrabbia se un giorno invece di andare in un luogo andiamo in un altro, o se cambiamo strada o se cambia qualsiasi oggetto/colore/attività ecc. ccc. nell'arco della giornata) perché dovremmo con l'uso delle immagini innescare paradossalmente la routine?
A tal proposito le chiedo se la routine negli autistici è qualcosa di innato in loro o è il frutto del lavoro svolto dagli operatori per evitare che si perdano in stereotipie o atteggiamenti privi di finalità.
Almeno nel nostro caso non sarebbe più giusto incoraggiare il linguaggio senza l'uso delle immagini o quanto meno non utilizzarle per scandire la giornata con le attività che si dovranno fare?
Alle volte credo che data come premessa una diagnosi di autismo tutto ciò che ne deriva sia un corollario che assolutamente deve esistere nell'individuo etichettato come autistico anche contro l'evidenza; pertanto deve necessariamente rispettare tutti i canoni di comportamento che un autistico deve avere. È una sorta di sindromizzazione dell'individuo per cui qualsiasi gesto compiuto non è mai "normale" ma deve esser letto in virtù della diagnosi (premessa) come in una sorta di diabolico sillogismo (ad esempio: mio figlio si è seduto alla sedia non perché stanco (come io avevo detto che fosse all'arrivo in terapia) ma perché è una sua routine il sedersi nella sala d'aspetto prima di andare in stanza !!!?? quando in realtà non si siede mai spontaneamente perché vuole entrare subito in terapia per "levarsi il dente" oppure corre in palestra a giocare a palla per evitare il lavoro che lo aspetta in stanza). Di questi esempi di "interpretazione comportamentale" ne potrei scrivere a decine.
Spero di ricevere una sua risposta e nel frattempo la ringrazio ancora per la sua pazienza e l'aiuto che offre alle nostre famiglie.

Dalla descrizione continuo a

Dalla descrizione continuo a non vedere bene una diagnosi di autismo. Il problema di linguaggio persiste e non si può parlare più soltanto di ritardo. Ci sono bambini che non imparano a parlare, o comunque molto poco, senza essere per questo autistici nè ritardati mentali. Si parla di afasia o disfasia evolutiva (Disturbo specifico del linguaggio) e dovrebbe essere presa in considerazione come diagnosi differenziale rispetto all'autismo, ecc. Ci possono essere ovviamente problemi relazionali e comportamentali, per le difficoltà di comunicazione e di integrazione sociale e anche l'apprendimento scolastico può presentare dei problemi. Sicuramente è utile un'insegnante di sostegno.
A volte agli esami medici si riscontrano anomalie cromosomiche o talvolta metaboliche. Se non li ha fatti può essere utile controllare.
Può essere utile usare le immagini per comunicare, a volte anche il linguaggio gestuale, senza rinunciare alla comunicazione verbale. E' utile anche che il bambino stia in gruppi con coetanei con la guida di adulti, in modo da imparare a vivere in gruppo e le regole e modalità della convivenza sociale, così può avere un'evoluzione abbastanza buona e integrarsi discretamente. Anche il computer potrebbe aiutarlo nella comunicazione, con un opportuno insegnamento, privilegiando l'uso di simboli e immagini, rispetto all'alfabeto. Dovrebbe essere la logopedista insieme all'insegnante di sostegno a esplorare tali possibilità.
Cordialmente
drGBenedetti

Disturbo specifico del linguaggio cosa fare allora?

La ringrazio di cuore per avermi risposto. In merito alla sua ipotesi devo ammettere che con estrema modestia avevo pensato in passato a tale diagnosi per due motivi: il primo è che come in un puzzle credo che in mio figlio manchino dei pezzi importanti per completare il quadro di autismo, almeno nell'accezione classica della patologia (è affettuoso, privo di routine, aperto agli estranei e alle novità, privo di ipo-ipersensibilità a luci suoni odori tessuti ecc., capacità di improvvisazione nella risoluzione di piccoli imprevisti e/o situazioni nuove); in secondo luogo il DSL potrebbe essere di origine genetica essendo stato io un parlatore tardivo come i miei due nipoti diretti di cui l'ultimo di 5 anni che ancora si esprime male anche se per il resto, salvo una tendenza a giocare da solo, non presenta nessun allarme.
Le chiedo però dottore quali esami nello specifico dovrebbe effettuare mio figlio per confermare il DSL, se esistono cure e se dal punto di vista terapeutico ci sono differenti impostazioni o strategie rispetto all'autismo (ad es. concentrarsi maggiormente sul linguaggio con l'inserimento della logopedia vera e propria e/o affidarsi ad un foniatra o a un neuropsicomotricista).
La ringrazio ancora per la sua disponibilità.

A parte eventuali esami

A parte eventuali esami medici, già indicati (esami genetici, metabolici, RMN encefalo, EEG anche nel sonno), per valutare la presenza di eventuali anomalie organiche, i disturbi del linguaggio non sono malattie nel senso medico del termine, e non ci sono esami specifici per diagnosticarle. Si definiscono 'specifici' solo per la presenza di una difficoltà di linguaggio non spiegabile da insufficienza mentale, altra patologia psichica o situazioni ambientali estreme. Si possono 'misurare' le capacità acquisite, per l'intelligenza e il possesso di lessico ecc, ma queste misure non danno una diagnosi reale, in realtà.
Le cause sono sconosciute e i rimedi non sono specifici, ma quelli basati eventualmente su facilitazioni e strategie educative utili, con l'uso delle immagini ( c.d.'comunicazione aumentativa alternativa') e di tutto quanto possa facilitare l'apprendimento non soltanto scolastico ma per l'adattamento al mondo. E' ovviamente consigliabile avere degi specialisti 'esperti' di riferimento, per affrontare le varie difficoltà che si possono presentare nel tempo e complicare la strada.
Cordialmente
drGBenedetti

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