Ri- buongiorno

Buongiorno Dottore, della serie “ a volte ritornano” rieccomi… sono Viola (post:”Stanca”)

Chi ascoltare? Ragione o “cuore”? a chi dare credito?
Non penso di essere un’autolesionista ma evidentemente ci dev’essere qualche ragione che mi porta a perseverare con la stessa persona ormai da lungo tempo.
E’ possibile che la ragione mi dica lucidamente che è una storia sbilanciata e che è una persona che per molti aspetti non mi piace e non fa per me e il cuore o chi per lui metta poi a tacere tutto e mi porti a continuare a sperare che le cose cambino e che finalmente si riesca a costruire qualcosa con l’unica persona tra le cui braccia sento di essere felice come con nessuno lo sono?E’ possibile non stimare molti suoi lati, riconoscere di essere incompatibili caratterialmente, protestare, arrabbiarsi e poi dimenticare tutto, riprovarci ..infinite volte ..e poi finire per sentirmi nuovamente una Stupida?
In realtà queste non sono domande, la risposta la so: “sì è possibile”ma mi chiedo perché accade?
Scrivendo quest’ultima frase mi è venuto in mente Catullo con “Odi et Amo” ma poiché io non ho l’ambizione di scrivere sonetti, non mi rassegno e vorrei capirne le ragioni. Percepisco una forte ambivalenza in me..un’amica mi dice che non potrebbe essere altrimenti perché il primo ad essere ambivalente è lui ma questo non mi rincuora.
Il Lui della situazione è sempre Lui.. quello che mi ha portato a scrivere il primo post, quello che mi porta all’esaurimento nervoso.
Non si tratta solo di attrazione e di chimica (anche se riconosco che abbia una forte influenza), parlo dei momenti passati insieme dove le parole scorrono a fiumi, dove il desiderio di condivisione è totale (da parte mia) e il sogno di una famiglia e di figli è unico (sento il desiderio di avere un figlio ma non è un desiderio indiscriminato.. è solo con lui che sogno di averne).
Sempre momenti però..per il resto un disastro..
Come possono questi due lati di me essere così in netto conflitto e continuare ad influenzarsi l’un l’atro alternativamente condizionandomi nell’agire e nel sentire? Come metterli d’accordo?
Forse al cuore non si comanda ma è poi la ragione a cui si deve dare credito?
Quanto all’istinto mi dice spesso di non fidarmi di lui. Poi un'altra parte mi dice di farmi furba che il tempo passa e questo non si muove.
Non è un persona che parla molto..e forse questo lascia che io mi faccia i miei voli pindarici per poi riatterrare sempre allo stesso punto.
Sembra, e così vuole dare ad intendere lui, ( e se sevo essere sincera lo vedo da come mi guarda quando mi guarda) che un sentimento forte ci sia anche da parte sua ma che ci sia sempre qualcosa di impedimento.
Questa notte ho dormito praticamente nulla e in quel poco che ho dormito ho fatto un incubo.. più o meno sempre lo stesso:
questa volta ero con mio nonno e altre persone di cui dovevo prendermi cura, ma eravamo minacciati da un qualcosa o un qualcuno che stava arrivando per ucciderci tutti.
Io mi sentivo responsabile nel difendere gli altri, ma non sapevo come fare, correvamo, facevo mettere tutti in una casa, sprangavo le porte e le finestre ma sapevo non sarebbe servito a nulla.. stavano arrivando e non sarebbe servito neanche sacrificare me stessa, eravamo cmq tutti spacciati.
Mi sono svegliata quando stavano buttando giù le assi che avevo messo alle finestre.

Sono sempre in conflitto tra parti di me anche nei sogni.

Si può aggiungere poco a

Si può aggiungere poco a quello che a detto così bene Catullo, 2000 anni non sono poi molti per l'evoluzione dell'umanità e siamo impigliati sempre nelle stesse diatribe.
Particolare come il nome di penna beneaugurante che ha scelto stavolta contrasta, come nota lei, con la sensazione del sogno, di essere tutti spacciati.
Il conflitto in fondo è espressione di vita.
Bentornata!

Il fatto è che nelle stesse

Il fatto è che nelle stesse diatribe e con la stessa persona ci sono impigliata ormai da tempo e il tutto, a tratti, mi preoccupa. Una volta sono riuscita forse a “distrarmi” e mi è sembrato di esserne uscita ma poi ci sono ricaduta. Non ho ben capito quante volte io debba battere la testa e mi preoccupa la mia resistenza.
Il conflitto è espressione di vita…interessante questa sua affermazione…allora io sono sicuramente viva! Forse è anche la noia che mi si prospetta senza di lui che mi fa rimanere in questo gioco?
Un po’mi ci sento.. affamata di vita.. e in mancanza d’altro forse faccio di un pezzo di pane ( senza offesa per lui.. ma non da molto..) una bella bruschetta con pomodorini e basilico profumato.. e io adoro le bruschette!
La scelta del nome di penna forse riprende il mio lato romantico di chi nonostante tutto continua a sperare e sognare e forse anche un po’ il pensiero che qualsiasi cosa io faccia o non faccia le cose andranno semplicemente come devono andare (pensiero che ho e che entra in conflitto con il mio lato pragmatico, interventista e ansiosetto)

Grazie sempre.

I proverbi sono ingannevoli e

I proverbi sono ingannevoli e come si sa si smentiscono a vicenda, spesso. Al 'buon tempo si spera' che completa il proverbio che comincia con suo nickname, in Toscana ribattono che "chi visse sperando..." con quel che segue ( i Toscani sono un po' sboccati).
Siamo sempre lì, fra ragionamento e intuito e forse sempre più penso che il motto giusto si "io speriamo che me la cavo" (nonostante i toscani).
Cordialmente
drGBenedetti

Salve

Buonasera dottore.
Ogni 6 mesi circa le faccio visita. Sono sempre alle prese con i miei soliti problemi di relazione con la stessa persona ormai da lungo tempo e non ne vengo a capo. Lui ha sempre i suoi problemi di "blocchi" e visioni del presente e del futuro (quando riesce a vederlo)negative. Del tutto inaspettatamente dopo anni e anni che gli chiedevo di farlo, ha deciso di andare a parlare con un dottore. Non è andato per me (questo me l'ha chiarito) ma per se stesso ma io sono comunque molto contenta perché ha finalmente deciso affrontare il problema (i suoi, non i nostri).
Io a tratti penso che mi voglia bene ma che non mi ami e che questo percorso lo renderà consapevole del fatto che ha solo paura di non riuscire ad affrontare un altro fallimento.
Ma scrivo per me non per lui. Nel tempo sono penso riuscita a non farmi coinvolgere troppo dalla sua visione pessimistica delle cose ma è estremamente faticoso "tapparsi le orecchie" o non lasciarsi schiacciare quando si parla di noi e non sempre ci riesco.
Il fatto é che da un bel po' ho a tratti forti dubbi anche io ma non riesco a staccarmi. Ho paura. So di che cosa. Non so cosa voglio e non ci capisco più nulla. Non so cosa sia meglio fare per il mio futuro.
Litighiamo spesso, io sono testarda lui lo è più di me e neanche morto mi da delle rassicurazioni facendomi andare fuori di testa. Ma che fatica e che due palle!! (Mi perdoni il linguaggio). Mi esaspera. Io continuo a lavorare, conservo sempre un forte desiderio di viaggiare, a volte passo notte insonni (come quella passata), sono sempre pigra verso l'attività fisica e evito i locali la sera ( mi annoiano) quindi non esco molto. Fumo troppo, non ho desiderio di farmi del male ma sogno di prendere a calci lui. Non so se potrebbe aiutarmi andare a parlare con qualcuno, non penso di avere problemi "psichiatrici", lei pensa che forse uno psicologo potrebbe aiutarmi?
Dico uno psicologo perché sono ignorante in materia di dottori della "mente" e non me ne vogliano gli psicologi ma forse dagli psichiatri va chi ha problemi più seri dei miei.
Pensa che potrebbe essermi utile? Che sia il caso?
Se lei ravvisa qualche cosa che non va in me me lo può dire? Non capisco se mi devo preoccupare sul serio per me stessa e andare a farmi "curare" o se lasciare che anche questa passi.
Se posso vorrei poterle scrivere ancora qualche volta.
Grazie

In una relazione di coppia

In una relazione di coppia possono avere problemi meritevoli di intervento psicologico (che può essere fatto sia da uno psicologo che da uno psichiatra) o psicofarmacologico (che può essere fatto solo dallo psichiatra o comunque da un medico) ciascuno dei membri della coppia, ognuno per conto suo, o la coppia stessa, cioè l'uso che i due fanno della loro relazione (in questo caso non servono i farmaci, normalmente). Una coppia può resistere anche se uno dei membri è malato, sia fisicamente che psichicamente, a volte però le difficoltà e i cambiamenti portano alla rottura della coppia.
All'interno di una relazione di coppia quello che conta è la volontà dei membri - almeno se non si violano norme di legge. Una situazione che dall'esterno può essere vista come assurda e 'patologica', all'interno della coppia può costituire un equilibrio accettato e cercato da entrambi i membri. Si dice infatti 'fra moglie e marito non mettere il dito'. Uno dei due però può a un certo punto domandarsi perchè accetta certe cose, specie se queste portano a gravi sofferenze e rinunce e limitazioni della propria libertà o altro e a volte può 'aprire gli occhi' su aspetti del legame di coppia che forse soffocano la sua personalità bloccandone lo sviluppo.
Gli interventi psicologici sulla coppia (come d'altronde anche quelli sulle singole persone) sono spesso molto delicati e rischiosi e talvolta si possono , come nell'apprendista stregone, evocare forze che poi non si riesce a controllare. Ce ne sono esempi anche in queste pagine.
Difficile quindi dire dall'esterno quello che è normale o no: per così dire un pilastro può apparire tutto storto e fatto male, ma se viene tolto la costruzione soprastante può crollare, se non si prendono le opportune cautele.
Saluti
drGBenedetti

È una relazione instabile

È una relazione instabile spesso complicata, dove non si riesce ad avere una progettualità anche per le cose più banali (ad esempio una vacanza o un fine settimana fuori porta). Ci si vuole bene é c'è sicuramente un forte legame, entrambi sappiamo cosa desideriamo per il futuro: il costruire una famiglia, ma a dispetto di quello che afferma di desiderare le sue azioni vanno spesso in un'altra direzione ovvero quella di rifiutare l'"impegno" e il voler costruire una relazione seria (per i figli anche se entrambi li desideriamo molto abbiamo ritenuto che ci fossero tante questioni da risolvere prima). Non c'è da parte di entrambi la volontà di frequentare altre persone ma ogni discussione, portata dall'instabilità della relazione, lo porta a mettere in discussione la relazione stessa rendendo il tutto più instabile e precario. Siamo in una specie di circolo vizioso che non si risolve mai. Lui dice che non "riesce", tutto gli risulta estremamente difficile ed è sempre negativo senza però mai prendere una decisione o fare una scelta "definitiva" (in una direzione o nell'altra). Negli anni, portata all'esasperazione ho messo fine alla relazione, è stata sempre una scelta presa con la testa e non con il cuore. Di certo non é il tipo di relazione che voglio per il mio futuro e le discussioni sono perlopiù portare dalla mia insoddisfazione. I dubbi li ho anch'io, questa sua difficoltà ad affrontare i problemi, ad anticiparli, a procrastinare ogni decisione, il suo perdersi in mille dubbi e indecisioni e il suo pessimismo mi fanno paura. Siamo stati sempre vicini nei problemi seri che le nostre reciproche vite hanno avuto (in realtà lui ha sempre tentato/voluto escludermi e solo a distanza di anni ha voluto ringraziarmi dell'essergli stata vicina) ma per assurdo non c'è stato modo di condividere molte piccole grandi cose belle che condividono tutte le coppie (condivisione spensierata di cene con i reciproci amici, festività, vacanze etc..)
Ora che ha iniziato questo suo percorso terapeutico (quando ero più ottimista di adesso), ho pensato che potesse risolvere qualche suo problema e che di riflesso ne avrebbe beneficiato anche la nostra relazione.
Ora che c'è stata un'occasione per festeggiarmi e che per una serie di discussioni mi sono ritrovata a essere senza di lui (per scelta sua) mi sento solo immensamente triste e sola.
Ora che ha iniziato questo suo percorso penso che se lo aiuterà a trovare gli strumenti per affrontare meglio le sue difficoltà (che in assoluto, a prescindere da tutto, è quello che gli auguro) non sarò io a "beneficiarne" e che tutti questi anni piuttosto faticosi non saranno ripagati in alcun modo. Mi vergogno per questo mio pensiero, tutto quello che ho fatto è stato assolutamente una mia scelta e poi non ho fatto infondo un granché; ma sarà che nella mia vita gli "sforzi" fatti e la "fatica" mi hanno sempre poi restituito qualcosa, il pensiero della di rimanere a mani vuote mi fa paura.
D'altro canto penso anche che se ho fatto tutto quello che era possibile fare e che mi sentivo di fare e nonostante questo le cose non vanno come avrei voluto forse é giusto, meglio per me così. È il limbo che non sopporto.
Poi mi chiedo: "ho fatto tutto il possibile?" O "Ma dove vuole portarmi il mio destino??" Cerco di "attrezzarmi"verso qualsiasi cosa voglia ma vorrei tanto capirci qualcosa del senso di questa vita, non tutto, solo qualcosa.
Ora non ci sentiamo, mi manca.

Dottore, cosa intende con

Dottore, cosa intende con "aspetti del legame di coppia che forse soffocano la sua personalità bloccandone lo sviluppo"?
Grazie

La mia frase virgolettata mi

La mia frase virgolettata mi sembra che sintetizza cose che anche lei accenna nella sua replica. Per così dire è come se uno fosse in viaggio con un compagno e si fermasse per le esigenze di lui. Se la fermata dura a lungo il viaggio potrebbe venirne compromesso e magari, come teme , mi sembra , lui magari lo potrebbe riprenderlo da solo e Lei trovarsi ad aver rinunciato al suo viaggio. Ma il viaggio potrebbe anche riprendere in due, o venire interrotto di comune accordo per stabilirsi lì, ecc. Non è quindi prevedibile il futuro, però una sosta troppo lunga indubbiamente pone dei dubbi. Ma nessuno può stabilire dall'esterno cosa è meglio fare per i membri della coppia, devono essere loro a deciderlo, insieme o separatamente.
Saluti
drGBenedetti

Fine della storia e anche

Fine della storia e anche questa fine è stata una tortura inutilmente prolungata. Ora mi sento esausta, mi continua a girare la testa e provo solo tanta rabbia. Mi sono un po sfogata con lui ma è stato inutile e controproducente perché poi come sempre mi sono sentita anche in colpa. Lui dice che è devastato dalla cosa e sarò cattiva ma una parte di me non ci crede proprio, poi ci crede totalmente e mi tormento al pensiero e poi di nuovo penso a tutte le cose che fa per sé e che non ha fatto per noi e per me.
So che è meglio così, che il mio era un amore ostinato che non si voleva arrendere all'evidenza e allora perché tutta questa rabbia? Non mi piace la rabbia, si mescola al dolore, non mi fa dormire e mi prosciuga tutte le energie. Mi sento una stupida e non riesco a non sentirmici. Troppe volte poi si è volatilizzata di colpo a un suo cenno o a un semplice mio sfogo. Di non vederlo più purtroppo non mi é possibile. Vorrei tanto che questo dolore e questa rabbia si trasformassero in una serena rassegnazione salda e resistente. Ci dev'essere qualche meccanismo del mio cervello che si inceppa e che non mi fa rielaborare la cosa come dovrei (mi riferisco al passato e non vorrei che si ripetesse la solita storia). Lei può aiutarmi?
Vorrei sentirmi libera e poi con il tempi tornare a sorridere.
Grazie

Sembra in effetti un circolo

Sembra in effetti un circolo vizioso che non riesce a risolvere.
Mi chiede se posso aiutarla. Le mie possibilità a distanza sono solo quelle di questo forum o se crede, in forma più riservata, con l' 'e-therapy', di cui può leggere nel link della colonna qui a destra.
Mi faccia sapere,
cordialmente

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