Iperattività: e gli altri?

Un genitore mi scrive:

"Mi scusi dott. Benedetti,
sono rimasto favorevolmente colpito dalla lettura di
un Suo articolo circa l'iperattività, dove Lei, a quanto ho capito, ha chiamato
le cose con il loro nome.

In compenso esiste un'organizzazione, con tanto di
marchio registrato come la Coca-Cola, Giù le mani dai bambini, che illustra un
mondo in cui bisogna avere quelle 6-700 guance da porgere e dove, chiaramente,
il genitore di un bambino non iperattivo si debba unicamente preoccupare che il
proprio figlio si comporti bene con chi ha leggeri problemi, di cui nessuno, in
sostanza, si occupa!

Mi permetto riportarLe il testo, lo sfogo, di quanto
scritto probabilmente anche a Suoi colleghi della summenzionata associazione:

"Preg.mi Signori,
a fronte di tanta sensibilità, Vi occupate anche degli altri
bambini, quelli che:
- non vorrebbero essere aggrediti;
- vorrebbero seguire le
lezioni;
- vorrebbero anche loro essere ascoltati;
- vorrebbero non doversi
adattare alla necessità di volersi tutti bene quando non vi sono i presupposti;

- rimanere tranquilli e crescere e studiare in un ambiente che non sia un
manicomio;
- progredire come tutti gli altri;
- AVERE LE STESSE POSSIBLITA' DI
SVILUPPO CHE SI CERCA DI DARE A QUALCUN ALTRO ED A LORO SONO NEGATE ALLA
RADICE;

ripeto, di tutti questi Vi occupate?

So già che nessuno mi
risponderà, ma se un giorno qualcuno cercherà la mia solidarietà non pretendete
che sia poi così generoso!

Distinti saluti."

Confido in una Sua gradita
risposta, nei limiti che il tempo Le concede.

Cordiali saluti."

Mi sembra assolutamente necessario rispondere ai rilievi posti da questo genitore, cosa che mi riprometto di fare quanto prima

Gentile signore, la ringrazio

Gentile signore, la ringrazio per l'apprezzamento. Il problema che solleva è molto importante. I bambini iperattivi, specialmente se sono anche oppositivi e provocatori e hanno disturbi del comportamento sono un problema anche per i compagni e le insegnanti hanno il loro daffare per salvare capra e cavoli, cioè occuparsi sia del bambino problematico che degli altri bambini che hanno diritto ovviamente alla loro incolumità e a un ambiente scolastico adeguato.
Il problema è che in questo momento tutto il sistema scolastico è in crisi e gli insegnanti spesso non sanno come fare e vanno, come si dice, nel pallone. Sarebbe bene, in questi casi, che le scuole avessero un supporto specialistico per essere aiutate ad affrontare le situazioni che a volte non sono preparate a gestire. Questo non tanto con insegnanti di sostegno - come spesso avviene impropriamente, perchè non si tratta per lo più di ragazzi con handicap - ma con supporto a loro stessi per trovare le modalità migliori di gestire i problemi senza scapito per nessuno. Gli specialisti delle Asl o delle Università spesso forniscono la loro consulenza, ma non sempre le scuole l'accettano: spesso vorrebbero una pillola magica che risolvesse tutti i problemi senza fatica. Ma questo non fa parte della realtà.
A volte comunque si riesce a fare un discreto lavoro e le situazioni sono contenute abbastanza bene senza grave discapito per nessuno. Altre volte si assiste a scontri fra famiglie e famiglie scuole e genitori, bambini espulsi da scuola, ecc, situazioni in cui tutti ci rimettono.
Cordiali saluti
Dr GBenedetti

Ricevo da Luca Poma e

Ricevo da Luca Poma e volentieri pubblico:

Salve dott. Benedetti, ho inviato una richiesta di iscrizione al Suo forum on-line, come giornalista, che spero possa essere accettata. Sarebbe mia intenzione postare una civile replica al genitore che è intervenuto citandoci ...
Contrariamente a quanto affermato dal signore in questione, abbiamo risposto, ed anche in tempi ragionevoli, le riporto al fondo di questa email la risposta inviata a questa persona. (....) per postare la mia risposta, così da garantire un informazione imparziale ed equilibrata su questo delicato argomento, rappresentativa di tutti i punti di vista.
Un cordiale saluto e grazie per l'attenzione,

Luca Poma - Giornalista

Portavoce Nazionale Campagna "GiuleManidaiBambini"
Segretario Generale Federazione Volontari Ospedalieri

c/o Ospedale San Giovanni Battista - Molinette

C. so Bramante, 88 - Torino

fax 011/19701577 cell 337/415305

www.giulemanidaibambini.org

Inizio messaggio inoltrato:

> Da: Luca Poma
> Data: 01 dicembre 2009 21:34:09 GMT+01:00
> A: [email protected]
> Cc: [email protected]
> Oggetto: Re: E GLI ALTRI?
>
> Egregio (XY), mi hanno girato la Sua gentile e-mail, La ringrazio comunque dell'attenzione che ha deciso di rivolgere a "Giù le Mani dai Bambini" scrivendoci. Il nostro Comitato si occupa di farmacovigilanza pediatrica, la "missione" è molto chiara, altro per statuto non potrebbe fare. Come la maggior parte delle Onlus al mondo, abbiamo identificato un obiettivo e lo stiamo perseguendo, inseriti nel più ampio mosaico internazionale della solidarietà e dell'assistenza ai più deboli. Ad ogni organizzazione sociale - ma proprio a tutte, nel mondo - si potrebbe recriminare un'attenzione "settoriale" e parziale: questo è certamente vero, quanto è vero che non ci si può occupare di tutto, a rischio di perdere in efficacia. Crediamo in un approccio "diverso" ai problemi di comportamento dell'infanzia, che pure esistono, e ci battiamo contro la disinvolta medicalizzazione del disagio, che sottende un approccio culturale a nostro avviso semplicista, scientificamente discutibile e non orientato al benessere a lungo termine dei bambini.
> Con i miei più distinti saluti a nome di tutti i volontari coinvolti in "Giù le Mani dai Bambini",
>
> Luca Poma - Giornalista
> Portavoce Nazionale Campagna "GiuleManidaiBambini"
> Segretario Generale Federazione Volontari Ospedalieri
> c/o Ospedale San Giovanni Battista - Molinette
> C. so Bramante, 88 - Torino
> fax 011/19701577 cell 337/415305
> www.giulemanidaibambini.org

>> Il giorno 02/dic/09, alle ore 09:16, [email protected] ha scritto:
>>
>>> Egregio Poma,
>>> anzitutto La ringrazio per la risposta, comunque le Sue parole
>>> amabilmente sfuggono alla domanda di fondo: è o non è vero che per risolvere i
>>> problemi di alcuni si perdono di vista gli altri? Il disagio non può essere
>>> solo oggetto di medicalizzazione, ma nemmeno di sottovalutazione da parte di
>>> quelle strutture e referenti che dovrebbero occuparsene: la famiglia dove il
>>> disagio si origina, le strutture sanitarie in senso lato che dovrebbero fornire
>>> un approccio serio e completo ai problemi, la scuola che non può far finta di
>>> nulla, intanto i problemi torneranno a casa con gli altri figli!
>>> Come vede il mio non è è un approccio semplicista, ma molto realista.
>>> Colgo l'occasione per porgerLe i miei più distinti saluti anche a nome di quei genitori
>>> che devono subire impotenti situazioni insostenibili.
>>> XY - Libero
>>> Professionista

>
>> Da: Luca Poma
>> Data: 02 dicembre 2009 20:00:51 GMT+01:00
>> A: "[email protected]"
>> Cc: [email protected]
>> Oggetto: Re: R: Re: E GLI ALTRI?
>>
>> Caro XY, la risposta può solo essere SI, inevitabilmente per risolvere i problemi di alcuni si perdono di vista altri. Solo nostro Signore o qualche Santo (per chi crede) o qualche grande uomo di quelli che compaiono una volta per secolo può ambire a fare diversamente. Io non appartengo ne alla prima, ne alla seconda, ne alla terza di queste categorie... (idem per i miei collaboratori). Circa le ASL, le carenze sono note, ci confrontiamo con esse tutti i giorni. Mi son sentito dire che "le equipe multidisciplinari costano", come se l'assistenza sanitaria fosse un optional e non un diritto costituzionalmente garantito...
>> Un cordiale saluto,
>> Luca Poma
>>

Vorrei aggiungere un altro

Vorrei aggiungere un altro commento, in particolare alle parole "è o non è vero che per risolvere i problemi di alcuni si perdono di vista gli altri?"

A mio parere, non è questione di occuparsi degli uni o degli altri, ma di dare alla scuola nuovi strumenti per occuparsi adeguatamente degli uni E degli altri.

La questione riguarda mi sembra la convivenza di soggetti 'normali' con altri portatori di handicap o di comportamenti differenti da quelli normalmente accettati. L'integrazione dei soggetti handicappati nelle scuole pubbliche in Italia dura ormai da un trentennio, da prima che la Legge 104 del 1992 stabilisse le norme e le procedure per legge per tutto lo stato. Le parole del signor XY rappresentano i timori che molti hanno avuto all'inizio e poi in gran parte sono passati. L'integrazione degli handicappati nelle scuole normali - prima andavano in scuole o classi differenziali - credo che sia considerato da tutti quelli che lavorano nel campo un grande successo, anche se ovviamente non mancano i problemi. Non credo che esistano ripensamenti a questo proposito, e non sono al corrente di iniziative o richieste di introdurre nuovamente scuole differenziali.
I bambini iperattivi e altri che hanno difficoltà di apprendimento (dislessia, ecc)- senza avere lesioni cerebrali o disturbi pervasivi che giustifichino la certificazione di handicap - rappresentano una questione che negli ultimi anni sta diventando esplosiva, o quasi. Essi non rientrano di norma fra i soggetti riconosciuti dalla legge suddetta, perchè sono dotati solitamente di normale livello intellettivo e di normali capacità fisiche e psicologiche. Però il loro comportamento difficile da contenere in classe, in un caso, o le loro difficoltà di apprendimento che non possono essere risolte nel gruppo classe, comportano problemi crescenti alle scuole, che non sono dotate di altro personale di sostegno se non quello previsto dalla Legge 104 per l'handicap.
Il rischio è quindi che si crei un dialogo fra sordi: le scuole chiedono personale di sostegno per un lavoro individualizzato con i ragazzi in questione, ma le USL normalmente non accettano la richiesta e invitano le scuole a dotarsi di personale diverso per gli interventi necessari, che però le scuole al momento non hanno possibilità economiche di organizzare. Sarebbe necessario, a parere del sottoscritto, prevedere fondi diversi da quelli per l'handicap a favore delle scuole per organizzare l'insegnamento ai ragazzi che non riescono ad adattarsi all'insegnamento routinario abituale. Altrimenti si rischia di fare come in America finora (vedremo che succederà se passa la riforma sanitaria di Obama), di allargare a dismisura una diagnosi al fine di permettere l'assistenza a chi altrimenti non l'avrebbe. Rischiamo come succede là, di far diventare autistici o malati mentali (nel senso di diagnosticarli indebitamente come tali) tutti i ragazzi con difficoltà scolastiche, al fine di far avere loro il sostegno scolastico, perchè la legge non prevede interventi di sostegno scolastico se non c'è la certificazione di H.
Per non parlare dei problemi di origine sociale, o derivanti dall'8immigrazione, ecc. che tutti vanno a complicare sempre di più la vita scolastica.

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