trauma inserimento al nido a 22 mesi

Buongiorno Dottore,
sono nuovamente la "mamma apprensiva ed ansiosa" ... Sono passati diversi mesi, il mio bambino è crescito. Ancora non parla ma dice diverse parole con criterio. Capisce tutto ma veramente tutto (anche troppo !) e riesce a farsi capire tranquillamente.
Il suo timore verso gli estranei ed i luoghi non conosciuti ed anche il suo atteggiamento timoroso verso i bambini con l'estate è nettamente migliorato. Ha passato molte giornata all'aria aperta ai giardini ed ha imparato a relazionarsi adeguatamente con gli altri (ovviamente quando ne ha voglia...) ed anche al mare è stato davvero un ometto splendito e direi felice. Quindi tanti fantasmi e tante paure infondate mi stavano davvero abbandonando. Aveva perso un po' di quella "appiccicosa mammite" e si era pure attaccato molto a suo padre con il quale adora giocare.
Ebbene, anche per maturare tutti questi comportamenti, il 30 settembre abbiamo iniziato l'inserimento al nido. Per decisione comune lo ha accompagnato il padre in questo percoso visto che con lui si lascia andare più volentieri. I primi 2/3 gg benissimo, tornava tutto contento anche perchè il padre non stava sempre con lui ma rimaneva dentro la struttura (in un'altra stanza) al bambino veniva detto. Quindi lo sapeva lì ed era tranquillo. Poi il quarto giorno il padre lo ha salutato per andare a lavorare e lo ha lasciato un paio d'ore (come da istruzioni delle educatrici). Il bambino ha pianto al momento del distacco ma il primo giorno è stato tranquillo ed ha giocato dentro e fuori senza problemi. Il pomeriggio (come sempre è stato dai nonni perchè noi lavoriamo entrambi) ha iniziato ad accorciare il riposino pomeridiano (da 2,5/3 ora ad appena un'ora). La notte non è stato bene (causa forte raffreddore) ma la mattina del venerdì abbiamo deciso di mandarlo lo stesso e da qui ... l'inferno.
Il bimbo ha pianto al momento del distacco. E' stato agitato ed arrabbiato per tutte e due le ore al nido continuando an indicare la porta e facendo chiaramente capire che voleva andare via. Il pomeriggio ha dormito poco e male. Il giorno dopo non ha voluto neppure stare con i nonni ed ha pianto in braccio a me per tutto il giorno (a fasi alterne...). Anche la notte si è svegliato urlando un paio di volte continuando a fare cenni come a voler andare via. Poi dal raffreddore è venuta pure la tosse quindi pediatra il lunedì (con altri pianti inconsolabili) e poi antibiotici e cortisone per la bronchite.
Tirando le somme, ok il bambino non sta bene per la bronchite (a distanza di una settimana ha ancora la tosse) ma più che altro è scosso dal nido (che al momento abbiamo sospeso). Io non ho dubbi. I primi giorni non sapevo come calmarlo. Non potevo neppure andare in bagno. Aveva paura ogni volta che mi allontanavo. Aveva abbandonato tutte le sue sane abitudini (pasto tranquillo sul seggiolone, pisolino pomeridiano, gioco in camerina con il padre dopo cena, addormantamento sul letto in tranquillita, risveglio sorridente. Era capace di stare anche mezz'ora da solo nel lettino la mattina oppure voleva venire nel lettone x giocare un po' con noi, oppure giocava da solo tranquillo in camerina).
A distanza di una settimana abbiamo ritrovato un po' il pasto tranquillo sul seggiolone e quantomeno l'accettarre di venire sul letto per addormentarsi la sera. Ma dopo ogni dormita si risveglia agitato. Vuole stare solo in braccio a me ed uscire dalle camere. Appena si sveglia per bene comincia a fare ciao a suo padre e se lo lascio solo con lui (anche solo per andare in bagno) sono pianti disperati. Per fortuna poi durante il giorno la situazione migliora. Adesso accetta di stare con i nonni come prima e la sera vuol giocare in camerina con il padre ma ha degli sbalzi di umore incredibili. Passa dal mugolo all'euforia. Dal sorriso al pianto con facilità estrema. Lo vedo come sul "che va la" ed ha il terrore che il padre lo riporti al nido.
Come fare??? Prima cosa vorrei che tornasse ad essere il bambino sereno e sicuro che era. Conquista lunga e faticosa che mi vedo vanificata in 2 gg di nido. E poi, come fare a rimandarlo???
Sono disperata davvero.
La ringrazio per l'attenzione e la risposta che vorrà darmi.

Scrivevo l'ultima volta:

Scrivevo l'ultima volta: "Direi che si sta rendendo conto di aver perduto il 'paradiso terrestre' della sua prima infanzia, cioè il mondo iniziale con la mamma e basta. Non si è ancora 'rassegnato', nè ha ancora visto i vantaggi della cacciata dall'Eden, cioè lo sviluppo simbolico comunicativo e sociale, e , ancora molto lontano, quello dell'autonomia e indipendenza. Cose che 'fanno paura', ma cui bisogna bene o male adattarsi, se si vuole crescere."

Quello che è successo ora è proprio il seguito di quelle prime esperienze di distacco. Dopo l'estate in cui forse era tornato nel 'paradiso terrestre' del mondo della mamma, si è trovato sbalzato nel mondo esterno, con altri adulti, coetanei, ecc, una vera jungla dove lui non è più il re coccolato e vezzeggiato. Inoltre -questo è stato un errore - è stata data solo al papà tutta la responsabilità, per cui si trova ad essere visto come 'il cattivo che lo porta via dalla mamma e lo abbandona al nido'. La malattia c'ha messo il resto e il bambino è andato proprio in crisi.

Ma non si può arrestare la crescita: il bimbo è ancora molto piccolo, per cui non occorre fare in fretta, ma bisognerà farlo tornare all'asilo, spiegandoglielo e rassicurandolo, magari facendolo stare all'inizio solo qualche ora, e facendo qualche vacanza in più, ma facendogli fare esperienza che il distacco e la separazione e il cambiamento e l'ingresso in un mondo nuovo sono cose sopportabili che anzi si possono rivelare fonte di interessi e curiosità.
Ma dev'essere anche la mamma a prendersi la responsabilità e sopportare che il bimbo possa arrabbiarsi anche con lei e non solo con il babbo, e poi tornare a tranquillizzarsi e a crescere.

Sono solo 'dolori di crescita', o meglio 'fatiche', ma con l''allenamento' saranno molto più sopportabili ed anzi cercate e benvolute, se non si fanno troppi errori. Ma per fortuna bene o male i bambini sono resistenti e vanno avanti nonostante gli 'errori' degli adulti. Altrimenti l'umanità si sarebbe estinta da un pezzo...

Buon pomeriggio e grazie per

Buon pomeriggio e grazie per la veloce risposta. Capisco quello che vuol dirmi sulle responsabilità della mamma ma mi creda, la scelta di fare l'inserimento con il padre è stata consapevole e presa di accordo comune non perchè non mi sentissi pronta a sopportartare i pianti del distacco, ma bensì perchè, conoscendo mio figlio, abbiamo pensato che fosse per lui più facile espolare un posto nuovo con il babbo anzichè con me. Ovviamente adesso, vedendo il suo comportamento verdo il babbo, me ne pento amaramente, avrei di gran lunga preferito che prendesse me in antipatia. Purtroppo il percorso di inserimento può essere seguito da un solo genitore e non da entrambi.
Comunque l'intento è quello di rimediare e siamo d'accordo di volerlo riportare al nido una volta guarito dalla bronchite. Le educatrici ci hanno consigliato di portarlo verso le 11.00 per un'oretta scarsa in modo comunque da seguire la scansione più significativa della giornata: gioco, pranzo e uscita. Ci hanno però detto che ormai il bambino ha capito che al nido deve starci da solo, quindi dovremo portarlo e lasciarlo per poi tornare dopo un'oretta.
Facile a dirsi... Conosco mio figlio. Appena riconosce il posto inizierà a disperarsi e non si calmerà fintanto che non torneremo a prenderlo. E potrai anche sopportarlo. Quello che mi distrugge e che non stia tranquillo neppure a casa. Cosa che sta succedendo anche adesso nonostante sia a casa in malattia.
Come dobbiamo fare?
Le educatrici ci hanno detto che potrebbero portarlo i nonni, considerato che erano loro ad occuoarsi di lui la mattina. Così da mantenergli inalterate parte delle abitudini fino a trovare un equilibrio ed incrementare le ore di permanenza al nido. Lei cosa ci consiglia? Quanto ci possiamo aspettare che duri questa fase, consideranto che è ancora in tilt nonostante abbia ripreso le sue normali abitudini e non vada al nido da una settimana?
Mi scusi se le rubo altro tempo prezioso ma non sappiamo davvero dove sbattere la testa. Per me è un supplizio vederlo così.
Grazie e saluti

"...il percorso di

"...il percorso di inserimento può essere seguito da un solo genitore e non da entrambi."
Se questa frase è delle educatrici, cambierei subito asilo... Se il babbo non può e lo accompagna la mamma cosa fanno: non lo fanno entrare?. Che lo portino i nonni in questa fase mi sembra un'altra 'perla': all'insegna di "evitiamo le difficoltà", così poi ci ritornano addosso decuplicate fra un po'...
Ho solo un suggerimento: si abitui a sopportare i 'supplizi', i genitori devono affrontarne tanti, a lungo e se il criterio di scelta è di evitarli non ne verrà nulla di buono. E anche il bimbo dovrà abituarsi a sopportare le cose, e forse scoprirà che non sono così pesanti e ne vale la pena.
In bocca al lupo!

CREPI IL LUPO ! Grazie per la

CREPI IL LUPO !
Grazie per la risposta. Io non voglio evitare i supplizzi e sono consapevole che per crescere il bambino deve fare altrettanto. Sì le educatrici ci hanno sempre detto che nella prima fase di inserimento è bene che sia sempre la stessa persona a portare il bambino, ma (mi sono informata in diversi asili) è una pratica seguita da tutte le strutture. Poi, una volta, superata la fase di inserimento, può ovviamente essere accompagnato da chiunque. Un'ultima domanda. Quindi secondo lei farlo portare dai nonni è un altro errore. Mi sembra di capire che dovrei essere io, giusto ?
Ok, ma che orario suggerisce? La mattina presto per un'oretta e poi come sempre dai nonni oppure tarda mattinata per capire la scansione della giornata come Le dicevo?
Inoltre vorrei sapere se secondo Lei è giusto portarlo e lasciarlo oppure se è necessario ripartire con l'inserimento che prevede per i primi giorni la permanenza del genitore (quindi io) nella struttura.
Grazie davvero. E' molto bello il servizio che offre.
Cari saluti

Non credo di poter dare

Non credo di poter dare risposte su aspetti specifici e particolari: più che altro le mie risposte hanno lo scopo di aiutare le persone e pensare con la propria testa e a trovare le risposte da sole, senza farsi fuorviare dalla pubblicità e dalla propaganda dilaganti. A seguire i consigli di altri si sbaglia quasi sempre, perchè gli altri non possono sapere esattamente come stanno le nostre cose.
Gli asili dalle vostre parti mi sembrano gestiti in modo piuttosto rigido e dogmatico... (ma non sono mai andato molto d'accordo con certe maestre: più piccoli i bambini e più giovani le maestre, quasi sempre si consideravano molto più esperte di me, figuriamoci dei genitori...)

Buonasera Dottore, torno

Buonasera Dottore,
torno ancora a chiedere i suoi preziosi consigli per mio faglio che adesso ha 25 mesi! Come prima cosa sono felice di dirle che il bimbo è stato da me reinserito al nido alla fine di ottobre e dopo un paio di settimane un po' critiche adesso si è inserito bene e ci va volentieri. Partecipa, gioca, partecipa al pranzo mangiando da solo, interagisce con gli altri bambini ecc.. Addesso è in vacanza ma prima delle festività non piangeva neppure più al distacco la mattina già da parecchie settimane. Insomma siamo riusciti in una missione che mi sembrava impossibile e sono felicissima !

Ecco la mia paranoia del momento... Il bambino ancora non parla. O meglio non come ci si aspetta da un bimbo della sua età. Al nido sento bambini parlere parlare parlare e mi vengono mille dubbi e tante paure. Le riassume di seguito quello che è il suo vocabolario attuale:

PAROLE DETTO IN ITALIANO CORRETTO:
> Mamma
> Babbo
> Nonno
> Nonna
> Zio (pronuncia correttamente la z)
> Zia
> Tata
> Tato
> Porta (dice potta)
> Beppe
> Ghiaccio (dice acchio)
> Si (dice ti)
> No
> Pimpa (dice Pampa)
> Ciao (dice Aoo)
> Leonardo (dice Nanno, qualche volta lenanno)
> Ale
> Forte (dice fotte)
> Blu riconoscendo correttamente il colore (dice bu)
> Jeans (dice ginsi)
> Sa fare tutti i versi degli animali e li chiama in quel modo. (es. miao x dire gatto ecc..)
>
> PAROLE IN BAMBINESCO (tutte usate correttamente secondo il contesto):
> Aum= ho fame
> Ahh ahh: ho sete
> Ohh= non c'è più
> Buduu= grande-grosso
> Pitu pitu= caduto
> Pi PI PI= scale
> Ai= dolore o disappunto
> Aiaia= nonna Luana
> Auro=dinosauro
> Te te: barba papà
> Bl bl bl: nonna Bruna
> Fa: fare/vedere cosa qualcuno fa
> Ghiuu: albero/tanti alberi
> Ahhh: caffè prendere il caffè
> Pochii pochii: poco- per un po'
> Haidi e abo: corriere dei piccoli
> Hiii: bambino piccolino
> Tic tac: orologio
> Brum brum: macchina
>
> A gesti e/o con gorgheggi specifici in maniera corretta secondo il contesto:
> È bella
> Ha un bel sedere
> È bravo
> È forte
> Faccio la spremuta
> Ha la barba
> Salutare
> Voglio il ciuccio
> Dorme-dormo
> Ha un gran pancione
> Occhiali
> Nonno Vittorio
> Stare qui
> Tesoro
> È buono
> Babbo Natale
> Mi scaldo al fuoco
> Fare colazione tutti e tre
> Teletabbies
> Indica i suoi due anni
> Indica se stesso
> Tanto
> Valerio (amico di famiglia)
> Gianluca 8amico di famiglia)
> Marianna (amica di famiglia)
> Alessandra e Benedetta (amiche di famiglia)
> Din don campana
> Luna
> Melodramma
> È grande
> Ombrello
> Fare la cacca
>
> Indicare, soffiare, baciare, ballare, salutare ecc...
> E molto altro...
>
> Conosce tutte le parti del corpo
> Capisce tutte le parole che gli diciamo ma proprio tutte!

Insomma noi siamo in grado di parlarci tranquillamente. Lo capiamo e lui ci capisce. Sono poche le volte in cui si arrabbia perchè non compreso.
Adesso le chiedo, serve un consulto, un logopedista o possiamo aspettare? Come possiamo stimolarlo?.
Non guarda molta tv per fortuna. Ama i libri che sfoglia da solo o che gli leggiamo noi. Ci parliamo tanto in modo chiaro praticamente da quando è nato.. Anche per questo non mi aspettavo questo ritardo nel linguaggio.
Aspetto con la solita ansia il suo parere.
Grazie e buona serata.

P.S.: la prego di inviarmi due righe x mail con il link della risposta, altrimenti non la trova mai ... Grazie !

Mi sembrano ottime notizie:

Mi sembrano ottime notizie: le sue parole "noi siamo in grado di parlarci tranquillamente. Lo capiamo e lui ci capisce." mi sembrano il miglior criterio diagnostico possibile.
Con la pratica all'asilo affinerà il suo linguaggio pubblico, ma non abbia fretta, il "bambinese" poi non torna più...

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