encopresi

Egr. dottore,

Torno a scriverle a distanza di poco tempo, in quanto, in questi giorni si è verificato un problema che non so come fronteggiare. Le avevo già parlato di mio figlio, della sua iperattività, del consulto presso una NPI la quale invece ha escluso l'iperattività ed ha parlato di spettro autistico e del parere assolutamente contrario della pediatra relativamente alla diagnosi ed ad un'eventuale terapia, parere al quale lei si è mostrato concorde. Il problema che riguarda mio figlio e che si è verificato da un po' di giorni, è che si fa la cacca addosso, pur conoscendo bene lo stimolo ed avendo tolto mesi fa il pannolino in tutta serenità, senza incidenti e comunicandomi sempre la necessità di farla. Anche la pipì tende a trattenerla sino allo sfinimento, bagnandosi se non lo porto in tempo in bagno. Il bambino frequenta il secondo anno d'asilo e rispetto all'anno scorso, anziché giocare prevalentemente per conto suo non interagendo quasi per nulla con i coetanei, interagisce molto di più. Avendo ancora delle difficoltà di linguaggio, tende però a comunicare strattonando i compagni o spingendoli, atteggiamento che spesso suscita reazioni negative e porta le insegnanti a rimproverarlo. Le insegnanti, per quanto mi abbiano fatto notare i miglioramenti relativi all'interazione con i suoi pari, di contro lamentano sempre la sua iperattività e la sua difficolta a partecipare alle attività e quindi a stare seduto ed a mantenere la concentrazione. Si alza di frequente per dedicarsi a ciò che gli passa per la testa, rischiando di distrarre anche gli altri. I primi giorni lo hanno lasciato fare, evitando gli atteggiamenti coercitivi, ma hanno dovuto cambiare atteggiamento quasi obbligandolo a star seduto per il tempo dell'attività, elogiandolo però al termine. Negli ultimi tempi il bambino è particolarmente attaccato a me, pretendendo quasi la mia presenza qualsiasi cosa faccia ed io onestamente non sempre l'ho assecondato, ritenendoli capricci ma probabilmente sono solo richieste d'attenzione dettate da uno stato di disagio.
La prima volta che l'ha fatta addosso, dopo la reazione di stupore, mi sono sinceramente arrabbiata, pensando che fosse successo a causa della televisione e del suo eccessivo attaccamento. La seconda volta ho mantenuto la calma ed gli ho solo chiesto il perché, ma lui che fa fatica ad argomentare, si è limitato a dirmi che non si fa la cacca addosso, ripetendo il mio rimprovero. Oggi il terzo episodio....Ho già parlato con le insegnanti le quali mi dicono che non possono, per quanto comprensive, non rimproverarlo quando sbaglia ma l'altro giorno un compagnetto mi ha spontaneamente raccontato che a causa di uno spintone ad una compagnetta, lo hanno fatto stare seduto su un passeggino in disparte...Non so quanto possa aver tratto un insegnamento da un tal tipo di punizione...Mio marito dice di non dare troppo peso ma io non vorrei che questi episodi potessero portare ad una cronicizzazione del fenomeno, seppure si tratti di encopresi secondaria. Che atteggiamento ritiene debba assumere, come porgermi al bambino e che consiglio dare alle insegnanti?
Grazie, come sempre, per la disponibilità.

Sembra evidente da quanto

Sembra evidente da quanto scrive che l'encopresi sia una reazione all'aumento di stress che il bambino sta vivendo, probabilmente, fra casa e scuola. Un eccesso di 'rimproveri' rischia di fare confusione, specie se non si differenzia fra comportamento, casa, scuola, ecc. Il bambino non capisce più niente e può solo aumentare il caos.
Consiglierei di non drammatizzare, come dice anche il padre, e di badare che i 'no' e le regole e limiti siano 'pochi ma buoni', in modo che il bambino capisca bene cosa è permesso e cosa no. Se le regole sono troppe finisce che non si capiscono più e non si rispettano.
Direi di considerare cacca e pipì addosso come 'incidenti', segno della difficoltà del bambino, non come ribellioni o attacchi. Non li farei pesare, né tanto meno colpevolizzarlo. Quando lo stress diminuisce probabilmente si risolveranno.
Stessa cosa per le regole a scuola, probabilmente è ancora immaturo per seguirle abbastanza. A meno che non siano un metodo educativo, come le bastonate agli asini, le punizioni possono aver senso solo se il colpevole è consapevole della violazione. Cosa che forse non è così evidente. Direi però di non drammatizzare e di rassicurare il bambino facendogli sentire che comunque nulla è cambiato, che il suo posta a casa c'è sempre,... (non a parole, evidentemente, ma nei fatti)

Egr. Dottore, Ineffetti devo

Egr. Dottore,
Ineffetti devo dirle che, dedicando maggiori attenzioni in questi giorni, il fenomeno non si è più verificato ed il bambino sia a scuola che a casa l'ha fatta regolarmente nel water e spero possa continuare così per l'avvenire. Ieri però mi sono trovata costretta ad un altro aspro rimprovero perché, per la contentezza e per gratificarlo ho deciso di portarlo al parco.
Sono consapevole che, data la vivacità di mio figlio e la tendenza ad essere fortemente indipendente o almeno è questo quello che sembra, vado incontro a delle difficoltà di gestione del bambino in queste situazioni ma ieri mio figlio ha superato tutti i limiti. Inizialmente si è seduto su una panchina a fare tranquillamente merenda, dopodiché alla proposta di giocare ad acchiappare le bolle di sapone purchè non si allontanasse troppo, mi ha risposto prima di si per poi, dopo pochi attimi, schizzare come un proiettile costringendomi a rincorrerlo affannosamente (mio figlio è un velocista!)per tutto il parco. Mi creda, mi sono usciti gli occhi fuori dalle orbite nel vederlo correre all'impazzata senza meta e senza preoccuparsi del fatto che lo stessi inseguendo e richiamando come una pazza, al rischio anche di farsi travolgere da qualche bicicletta. Più lo chiamavo e più si allontanava (non commento l'indifferenza delle persone che avrebbero potuto bloccarlo),voltandosi di tanto in tanto divertito per ciò che stava accadendo. Possibile non avesse minimamente paura, non dico solo dei pericoli che avrebbe potuto correre ma almeno del rimprovero che ne sarebbe susseguito? Quando finalmente sono riuscita ad acchiapparlo la prima spontanea reazione è stata quella di dargli una sberla, gesto che ho sempre cercato di evitare perché so quanto lo mortifichi, dicendogli che poteva succedergli di tutto e che poteva anche acciuffarlo qualche malintenzionato. Lui si è messo a piangere ed io quasi appresso a lui per via dello spavento e lui dopo un po' a consolare me dicendomi "mamma ma tu sei bella"!
Anch'io da bambina ero molto vivace ed indipendente e mia madre mi racconta spesso dell'episodio in cui in campagna mi sono allontanata da sola all'età di neanche tre anni senza alcuna paura ma in me incombe sempre il timore che possa esserci una patologia e mi creda, inizio ad essere stanca di tutti questi cattivi pensieri!
Le chiedo cortesemente di esprimere un parere anche riguardo all'accaduto. Come posso dare fiducia a mio figlio se poi si comporta così? Non posso certo tenerlo al guinzaglio o recluso a casa! Se lo facessi tirerei su un figlio frustrato. Lui ha bisogno come tutti i bambini di stare all'aria aperta ed esprimersi in libertà ma come contenere questi atteggiamenti? Come fargli capire che il rispetto di certe regole è per il suo bene ed aiutarlo in questo?
Infinitamente grazie!

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