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gentile dottore
tempo fa le scrissi chiedendole un consiglio per mio figlio con problemi di linguaggio. Talvolta mi capita di leggere anche gli altri consulti, le richieste di aiuto di altri genitori con i quali condivido lo stesso dolore e le stesse angosce anche se magari i problemi dei loro figli non sono gli stessi del mio e vorrei fare questa riflessione. Per un genitore che si rivolge a un medico per sapere cosa c'e' che non va nel proprio bambino e' difficile accettare che talvolta non e' cosi' immediato stabilirlo. Ci si aspetta che la medicina sia scienza, sia certezze, sia una diagnosi univoca, ora comincio a rendermi conto che almeno in questo ambito non e' cosi', che a volte l' accettazione di un situazione senza risposta sia l'unica via per ritrovare un po' di serenita'. mi ha colpito molto la storia di "mammap" alla quale mando un forte abbraccio, con tanta tenerezza, ho letto il consulto dall' inizio e anche se la sua bambina ha problemi diversi da quelli di mio figlio mi ci ritrovo completamente in quello che poi diventa un percorso comune :il dubbio di agire di noi genitori nel modo sbagliato, dando peso a ogni parola detta, a ogni gesto, l'importanza che diamo a ogni gesto compiuto da nostro figlio che a volte e' un trionfo atteso da tempo altre volte e' una pugnalata dritta al cuore. L'attenzione ai dettagli, ai mesi...3 anni e 5 mesi...3 anni e 7 mesi quasi a voler centellinare il tempo che passa inesorabile e che rende ogni giorno meno giustificabile quel ritardo nel fare questa o quella cosa, forse in attesa di una svolta improvvisa. Elaborare ogni azione analizzandola al microscopio per trovarne disperatamente un senso, mettersi costantemente in discussione come genitore, arrivare a pensare o io non so essere una madre o mio figlio ha qualcosa che non va, entrambe le cose sono un dolore profondo. Lei ha ribadito piu' volte quanto tutto cio' sia negativo e controproducente purtroppo e' solo che col tempo che passa la corsa contro il tempo per l'arrivo della scuola primaria, la societa' che vuole questi figli sempre piu' performanti, sempre piu' precoci, l'angoscia che sale e i nervi che dopo anni di tensione cominciano a cedere, si finisce credo inevitabilmente a fare questo percorso. Io sinceramente adesso penso che di fronte a situazioni come quelle raccontate nei consulti ovvero di bambini che per una ragione o l'altra appaiono "non in linea" con i coetanei il primo aiuto va dato ai genitori nel rinforzare il concetto " non siete voi il problema, siete dei buoni genitori". Un genitore puo' commettere un errore ma non credo che questi problemi siano riconducibili a un castigo sbagliato. Mio figlio ha un disturbo espressivo del linguaggio e io per un anno mi sono sentita una pessima madre per non averlo stimolato, per non avergli parlato abbastanza, per non avergli letto storie ogni sera perche' non mi ricordavo quando aveva iniziato a lallare, quando ho capito che qualsiasi cosa avessi fatto non sarebbe cambiato nulla ho smesso di pensare di essere un pessimo genitore e per fortuna ho un' altra figlia senza problemi che mi rafforza in questo. Per concludere, mio figlio e' stato sottoposto al test wppsi per i 4 anni, test fortemente voluto da me che ho sempre temuto in un ritardo cognitivo oltre che linguistico. la npi che ci segue ha accettato di farlo anche perche' riteneva che proprio questi dubbi nei confronti di mio figlio creassero troppe tensioni in famiglia.
mio figlio ha un qi totale 102, di cui 122 di performance, il punteggio totale influenzato quindi dalle prestazioni linguistiche che hanno abbassato la media. questo test, e lo dico a tutti i genitori nella mia situazione, ha stabilito che mio figlio non ha un ritardo ma non ha risolto la sua difficolta' a fare amicizia con gli altri bambini, il tempo infinito che impiega a mangiare, il non ascoltare quando gli dico di fare qualcosa, le frasi che dice campate per aria, insomma non ha reso la mia vita piu' facile. Certi giorni sono difficili, anche con una diagnosi, perche' questa diagnosi ancora non risponde a tutte le mie domande. Ha imparato a sciare in giorno, ma non riesce ad allacciarsi i bottoni. Non ci sono risposte neanche se consultassi 1000 dottori, per ora l'unica via mi sembra riuscire ad accettare che non posso fare nient'altro per aiutarlo.
la ringrazio e la saluto cordialmente.

Non ci sono risposte forse

Non ci sono risposte forse perchè la domanda è sbagliata, a mio avviso.
La diagnosi serve quando c'è una malattia che richiede una terapia diversa da una malattia simile che richiede una terapia diversa. Se un linfonodo è ingrossato è importante diagnosticare se è su base infiammatoria o tumorale, perchè le situazioni e le terapie sono ben diverse. Altrimenti la diagnosi non è così importante. D'inverno molti hanno l'influenza ma quasi nessuno fa gli accertamenti per esserne sicuro. Il medico prescrive antipiretici e se del caso antibiotici perchè più o meno vanno bene in tutte le malattie da raffreddamento (in realtà probabilmente non servono e fanno più danni che benefici).
Nello sviluppo dei bambini le alterazioni nei tempi e nelle caratteristiche possono essere dovuti a malattie, genetiche o acquisite (anomalie cromosomiche, paralisi cerebrali, infezioni fetali, disturbi ormonali, metabolici ecc,) e si fanno esami per appurarle, se ci sono le indicazioni. Ma nella gran parte dei ritardi di sviluppo o di linguaggio non si trovano malattie sottostanti alle difficoltà, neanche a fare tutti gli esami possibili. Le cosiddette diagnosi tanto diffuse, 'disturbi pervasivi, spettro autistico, disturbi specifici del linguaggio, disprassia, ecc', sono solo termini che riassumono in qualche modo il comportamento, i sintomi. Non dicono nulla di più che la semplice descrizione del bambino e del suo comportamento. E le 'terapie' raccomandate sono 'psicomotricità e logopedia e interventi psicoeducativi, come l'aba e altri', panacee raccomandate per tutti i disturbi, della cui efficacia e necessità non ci sono prove reali . Gran parte di queste 'diagnosi' vengono modificate nel tempo, solo una piccola parte degli spettri autistici si rivela effettivamente autistico e dei disturbi specifici, così come della disprassia, dopo una certa età non si sente più parlare, mentre magari si affrontano difficoltà scolastiche (chiamate anche queste 'specifiche, senza alcuna base reale: le dislessie, ecc) e del comportamento e così via.

A mio avviso è bene seguire lo sviluppo dei bambini come il giardiniere segue la crescita delle piante. (mi scuso se mi ripeto). Uno interviene sui problemi che si vedono,( ogni giorno ha il suo affanno) ma fondamentalmente bada che il terreno sia a posto, che non ci siano parassiti o altri pericoli, che ci sia l'acqua e la luce e il nutrimento necessario, ma poi aspetta e lascia alla pianta il tempo di crescere: non tutte sono eguali e crescono egualmente, ma non per questo sono malate. Se facciamo troppi interventi c'è il rischio che si danneggiano le radici e si disturba lo sviluppo spontaneo, invece che migliorarlo.

Fare i genitori comporta imparare a sopportare le ansie e le preoccupazioni che inevitabilmente sorgono e sorgeranno. Non è per nulla facile.

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