Consiglio su psicologa infantile

Gentilissimo dottore,
Le sarei immensamente grata se potesse fornirmi un consiglio in merito alla situazione che sto vivendo.
Mia figlia, di 5 anni, è in carico dallo scorso settembre presso una struttura terapeutica due mattine la settimana. La diagnosi, che inizialmente era di "Disturbo generalizzato dello sviluppo", ora è stata ridimensionata in "Disarmonia evolutiva".
Il problema principale era un ritardo di linguaggio; infatti fino ai 3 anni e mezzo, la piccola non diceva neppure una parola; dopo quest'età la situazione è andata via via migliorando; quando ha iniziato a frequentare il centro (poco prima dei 5 anni), anche se non perfettamente, era già in grado di parlare in modo fluente.
La diagnosi, a parere dei sanitari che la seguono, sembra prevedere nel tempo un esito favorevole (i test eseguiti dal medico danno un livello cognitivo oltre la media; permane invece una certa fragilità caratteriale e la poca autonomia).
Quello che non mi è chiaro, al di là della bimba che è comunque seguita bene, è il perché la psicologa infantile del centro continui a voler esercitare la propria influenza su di me (genitore unico). Ovviamente mi sta benissimo effettuare degli incontri con chi segue la bimba per parlare dell'evoluzione delle terapie, lo fanno anche gli altri genitori, ma mi suona un po' strano che io debba essere a colloquio ogni settimana per oltre un'ora, e più che parlare della piccola, la psicologa infantile si concentri sulla mia vita privata, personale e familiare. All'inizio cercava di coinvolgermi amichevolmente parlando del più e del meno, ma ora si sta facendo sempre più pressante (e fastidiosa) nel voler sapere troppe cose private...
Certamente il disturbo evolutivo non può essere imputato a problematiche di tipo familiare: io sono single, ma serena, la bimba è tranquillissima e seguita a dovere; ho una famiglia, normalissima, alle spalle che mi supporta e mi sta vicino, rispettando le mie scelte... Sinceramente non sono d'accordo sul fatto che questa terapeuta debba per forza dirmi ciò che devo fare della mia vita (è ovvio che i consigli su come trattare con la bimba sono invece ben accetti).
Dal suo punto di vista è regolare un comportamento del genere?
Perché a me dà l'impressione di essere io stessa "sotto terapia", ma senza esserne stata avvisata e soprattutto senza il mio consenso. L'altro giorno, per esempio, quando le ho detto che avevo degli impegni e non potevo essere presente all'ennesimo appuntamento, mi ha rimproverato con decisione dicendomi: "Eh no, dobbiamo vederci!". Questo ha creato in me un certo disagio, in quanto mi sono sentita obbligatoriamente "sotto esame".
Posso rifiutare questo coinvolgimento eccessivo e sterile, dal momento che non influisce sulla terapia della bimba?
A questo punto, ho quasi la tentazione di interrompere tutto e ritirare la bambina, dal momento che le maestre e la psicopedagogista dell'asilo sostengono che la piccola non ha bisogno di un centro simile, destinato a bambini più problematici, ma piuttosto di passare più tempo all'asilo stesso, con i suoi compagni.
La ringrazio molto dell'attenzione!

Le consiglierei di fare le

Le consiglierei di fare le stesse domande alla psicologa, in modo da esplicitare la situazione ed essere doverosamente informata, come giustamente dice, per poter dare o meno il suo consenso. Chiarire le cose puo essere solo utile.
Le due diagnosi che Lei cita fanno riferimento a classificazioni diverse, la prima americana divenuta negli ultimi anni più diffusa ( ma non obbligatoriamente migliore), la seconda francese e andata ora un po' in disuso, ma sono analoghe.
Vista l'incertezza e i dubbi le consiglierei di esplicitarli ai curanti in modo da poterli discutere con loro ed avere tutti gli elementi possibili per poter decidere se e come proseguire.
Comunque l'ambiente influisce sicuramente sullo sviluppo dei bambini, e talora ci possono essere ostacoli o disfunzioni ambientali che non sono facilmente visibili dall'interno, per così dire, qualunque sia l'assetto familiare. Può essere quindi utile un intervento che cerchi di esplorare la situazione ed eventualmente di diminuire ostacoli o disfunzioni in modo da facilitare lo sviluppo al bambino. Ma è necessario dichiararlo ed avere il consenso degli interessati.
Cordialmente
drGBenedetti

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