Il metodo esplorativo familiare in psichiatria/psicologia evolutiva

Il metodo esplorativo familiare in clinica psichiatrica evolutiva

Questo metodo di lavoro si è venuto sviluppando via via con maggior chiarezza nell'ambulatorio di Villa Basilewsky, (anche se risale a periodi precedenti, quando ancora lavoravo nell'ospedale di Careggi) e potrebbe pertanto essere denominato Metodo Basilewsky. Il termine 'esplorativo' rende bene l'ottica di un lavoro in cui cerchiamo di conoscere una specie di continente sconosciuto, la/e persona/e o la famiglia che abbiamo davanti, per dare una risposta alle loro richieste. O meglio più che risposte le esplorazioni producono un'esperienza di conoscenza che si rivela utile spesso ai pazienti Si è rivelato particolarmente utile in molte situazione della clinica infantile in questo settore: dagli scompensi adolescenziali, sia in forma psicotica che nevrotica che agita, ai disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità, ecc), ai disturbi d'ansia e fobico/ossessivi (cosiddetti attacchi di panico, disturbi ossessivi compulsivi) alle fobie scolari, giù giù fino alle difficoltà evolutive dei primissimi anni, al ritardo del linguaggio e al ritardo e alle difficoltà globali di sviluppo, alle difficoltà di apprendimento, ecc.
Il metodo si basa operativamente sull'incontrare fin dalla prima visita il figlio e i genitori mettendo a fuoco progressivamente la situazione del bambino nella sua famiglia nel suo ambiente per 'esplorare' appunto, insieme agli interessati, il campo che via via viene ad emergere all'osservazione.
I genitori arrivano nello studio del medico e descrivono la situazione per cui hanno richiesto la visita, più o meno estesamente, più o meno in ansia e agitazione e preoccupazione. Restano poi ad aspettare una risposta, mentre il bambino può restare fermo, bloccato, o magari, a seconda dell'età accenna interesse per il cestino dei giochi sulla scrivania, o per pennarelli e fogli da disegno o segue e interviene a sua volta. A questo punto il medico cerca di far emergere altre informazioni, sul figlio, sulla famiglia, sul modo di vivere, sulla storia, e un po' alla volta si crea come un puzzle aggiungendo una tessera dopo l'altra. Cominciano ad apparire delle configurazioni funzionali che permettono di farsi delle idee e delle ipotesi su possibili ostacoli che il figlio si trova ad affrontare nel suo sviluppo e che rendono conto dei 'sintomi' riferiti. Nello stesso tempo si possono osservare le interazioni fra il figlio e i genitori e un po' alla volta emergono aspetti del funzionamento e dell'organizzazione familiare. Possono comparire aspetti che riguardano il mangiare, il dormire, altre abitudini organizzative e funzionali più o meno atipiche, ecc, cui i genitori non avevano neanche pensato. Comincia ad intravedersi un quadro delle difficoltà di evoluzione del bambino inserite nell'ambiente familiare e scolastico, e si può cominciare a vedere possibili situazioni di ostacolo più o meno marcato allo sviluppo e al funzionamento su cui fermare l'attenzione. Normalmente i genitori sono stupiti e anche interessati agli aspetti che emergono, a meno che i sensi di colpa (tutti i genitori ce n'hanno, quasi come un peccato originale connesso coll'avere un figlio: ma la questione non è di trovare un colpevole, ma di superare gli ostacoli) non siano troppo forti e non possano quindi essere sopportati per poter pensare che ci sia qualcosa da modificare... Quando è così i genitori preferiscono non tornare e rivolgersi altrove per avere rimedi centrati solo sul bambino, altrimenti tornano in seguito per un periodo di osservazione e valutazione longitudinale dell'evoluzione anche in base alle indicazioni che si possono dare, a volte con colloqui solo fra adulti, altre volte portando anche eventuali altri figli. Per un periodo quindi la famiglia viene in pratica accompagnata in una fase della sua strada e poi dopo qualche tempo, se le difficoltà rientrano e la strada si rivela meno ardua, gli incontri si diradano e terminano. A volte emergono ovviamente situazioni più problematiche e può essere necessario continuare più a lungo l'intervento e proporre anche interventi più specifici col bambino. Ma è più l'eccezione che la regola, abitualmente, in un servizio ambulatoriale di npi.
L'intervento si può pensare come un aiuto dato alla famiglia in un frangente difficile della sua evoluzione. Come si sa ci sono periodi di sviluppo, delle persone e delle famiglie, più delicati e critici, e in questi periodi è più frequente una crisi, uno scompenso, una fase di squilibrio. Normalmente negli scompensi sono vecchi equilibri che non sono più adeguati e che non si modificano spontaneamente e che si rompono improvvisamente. Nelle situazioni più croniche l'equilibrio non riesce a stabilizzarsi a sufficienza e vi è un cronico squilibrio, maggiore o minore. Un intervento dosato e tempistico può favorire il passaggio della fase difficile, squilibrata, il ritrovamento o la costruzione di un nuovo equilibrio, più adeguato all'età e alla prosecuzione della strada. Un po' come in una gara ciclistica ci sono salte e discese e tratti pianeggianti, e qualche ciclista può aver bisogno di aiuto in una salita per poi andare da solo in discesa e in pianura. In un'ottica più sofisticata ma analoga, quella matematica degli sviluppi non lineari, si possono identificare punti critici che "attraggono" e fissano gli elementi in gioco e punti in cui minimi interventi determinano grandi cambiamenti, rispetto ad altri punti in cui anche grandi interventi ottengono pochi effetti. L'applicazione di un'ottica di questo tipo può fornire strumenti utili ed 'economici' per dosare gli interventi giusti al momento giusto.
Una descrizione del nostro lavoro e dei concetti sottesi è stata presentata in Palazzo Vecchio nel Novembre 2005 nell'ambito della 'settimana per la salute mentale'. (vedi Presentazione in Palazzo Vecchio)
Contiamo di dare degli esempi di applicazione del metodo in contesti diversi e in situazioni diverse.
Nei forum riservati agli specialisti, per motivi di privacy, sonodescritti alcuni esempi clinici nel campo dei disturbi del comportamento alimentare e dei disturbi d'ansio e fobico-ossessivi.
(2009)

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