Depressione, fobie, ossessioni, disturbi alimentari e sessuali, tutti insieme appassionatamente

Salve Doc, il mio nome è Lex (inventato) ed ho circa 20 anni. Ho trovato questo forum girando un po' sul web e ho pensato che avrei potuto porle qualche domanda circa la mia situazione.
Innanzitutto vorrei premettere che sono molto appassionato di psichiatria, psicologia, psicanalisi e via dicendo (visto che comunque mi ci sono trovato dentro in quanto paziente), pur tuttavia il percorso universitario che ho intenzione di seguire non ha nulla a che fare con tali discipline.

In parole molto molto povere si può dire che io soffra di tanti diversi disturbi (comunque abbastanza lievi) che ugualmente messi assieme stanno rendendo la mia vita particolarmente complicata.
In grosso modo si tratta di quanto riporta il titolo: depressione, fobie, ossessioni, disturbi alimentari e sessuali che convivono tutti insieme nello stesso corpo e nella stessa mente.

Io suppongo che sia inutile descrivere così su due piedi nel dettaglio ognuno di questi disturbi, la mia intenzione sarebbe di scriverle il più brevemente possibile la storia di tutta la mia vita.

Sono stato in cura da più dottori di diverso tipo in passato, ma nessuno di questi è riuscito a farmi stare meglio. Uno di essi addirittura ha notevolmente e definitivamente peggiorato la mia condizione.
Sarei con tutta sincerità molto soddisfatto se lei potesse esaminare la mia situazione e darmi qualche consiglio, compreso il miglior percorso terapeutico richiesto da questo specifico caso.

Grazie per il suo tempo.

Bene, continui pure.In

Bene, continui pure.
I prossimi giorni però probabilmente sarò off-line, non potrò quindi risponderle tempestivamente.
Cordialmente
drGBenedetti

La ringrazio molto per la sua

La ringrazio molto per la sua disponibilità. E mi scuso in anticipo per l'ingente mole di informazioni a cui la sottopongo.

Sono nato in un certo giorno di circa 20 anni fa. Ci furono già delle complicazioni post-parto. Per quanto mi viene raccontato stavo rischiando di morire per alcuni errori medici, avevo i polmoni pieni di liquido amniotico, ma i dottori sembravano non aver capito che ci fosse un problema. All'inizio non piangevo, non mi muovevo, si dice che il neonato deve essere bello pimpante e attivo. Avevo la testa gonfia, mi raccontava mia madre.
Ma comunqe alla fine tutto è bene...

Lo sviluppo è stato abbastanza normale, ero molto monello, allegro; quando arrivò il momento dell'asilo non mi vollero, mi mandarono via, perché ero un gran rompiscatole, così mia madre mi lasciava da mia nonna quando andava a lavorare assieme a mio padre, ma ancora ero troppo discolo con il mio cuginetto Mac (della mia stessa età).
Mia nonna mi portò così dalle suore. Non posso lamentarmi di quei tempi, avevo già imparato a leggere, ero molto intelligente. Giocavo con gli altri, alcune volte stavo lì fino a tardi a causa del lavoro di mia madre. Ricordo una volta che ero arrabbiato perché verso le 2 di pomeriggio ci dovevano far dormire, ma io non volevo.
Da quel che ricordo i primi problemi con l'alimentazione erano già presenti a quei tempi. Non mi piaceva il cibo della mensa.
Quando mia madre mi veniva a prendere ero felicissimo di tornare a casa.

[Lì all'asilo c'era una "pazza", lo è tutt'ora, ha la mia età, non so dirle che problemi abbia, ma non la trattavano tanto bene, la mettevano in un'angolino da sola. Pare che adesso due dei suoi fratelli siano stati portati via dai servizi sociali. Sua madre faceva la prostituta.]

Adesso non riesco a collegare tutti i miei sintomi in maniera temporale, ma posso dirle con una certa sicurezza che già, all'età di 5-6 anni mi masturbavo in un certo modo particolare a letto, un modo che uso tutt'ora.
Non ricordo quando iniziò, ma plausibilmente sempre verso quell'età, giocavo con mio cugino Aron (sempre la mia età) al gioco del "paziente e dottore". Purtroppo, il gioco diventava mano a mano sempre più complicato e diventava sesso vero proprio, stiamo parlando ancora di due bambini. Non ci ponevamo problemi allora a fare quel gioco.
Ho saputo in maniera indiretta da mia madre che quando ancora Aron aveva il pannolino, una volta davanti a tutti glielo tolsi e lo morsicai lì. Non ho ricordo di questo episodio.
Mi madre ogni tanto ci beccava, mi rimproverava, mi sentivo mortificato, ma io quel gioco non smisi mai di farlo. Coinvolsi anche mio cugino Mac. La sua personalità era più matura, in età più avanzata quando volevo smettere, lui mi "costringeva" a farlo. Iniziavano così i primi problemi del tipo: "è giusto quello che facciamo?"
C'erano lunghe pause, ma prima o poi tornavo a fare quella cosa. Credo che sia passato un anno dall'ultima volta.
Con mia madre non ne abbiamo mai parlato, mai. Forse per lei questa monelleria è finita con la crescita (l'ultima volta che mi ha beccato avevo a circa 14 anni).

Su wikipedia ho letto che il gioco del paziente e dottore, per quanto possa essere normale, non va mai a intaccare il sesso orale ad esempio o la penetrazione, lì sorge infatti un problema: o si tratta di imitazione, oppure il bimbo è stato a sua volta abusato o da un'adulto oppure da un bambino che è stato a sua volta, ecc... ecc...

INFATTI, in questo gioco, quando sono cresciuto un po', ho coinvolto due bambini che erano parecchio più piccoli di me. Non mi sorprenderebbe se loro non ricordassero l'evento eppure crescessero con problemi quantomeno simili ai miei. Purtroppo un trauma di quel tipo è praticamente distruttivo soprattutto a quell'età.

Dov'è mio padre in tutto questo? Ho sempre avuto timore di lui, eppure sono consapevole che mi ha dato tutto ciò di cui avevo bisogno se non di più. Lo fa ancora, ma comunque lui è stato fisicamente assente. Ho avuto paura di lui perché quando si arrabbiava mi dava botte (sempre nei limiti della norma) al contrario di mia madre. Una volta mi picchiò davanti a delle ragazzine perché stavo facendo un po' il prepotente con loro. E' stato molto impaziente nei confronti della mia indole e chissà quali conseguenze ha comportato al giorno d'oggi.

C'erano i problemi col cibo: mi piaceva solo un range molto limitato di alimenti. E' sempre stato così, dall'inizio, è ancora così e non è cambiato niente. Ogni tanto assaggio qualcosa di nuovo, le "puzze" di quei cibi che non mi piacciono mi danno moltissimo fastidio.
è sempre stato un problema.

Guardavo tanta televisione e imitavo tutto quello che vedevo (sono sempre stato un grandissimo imitatore) (il modo che uso per masturbarmi ricorda vagamente l'atto sessuale nel letto, che abbia assistito a tali atti senza ricordarlo?)
Guardavo un film di sparare e mi mettevo casa casa a fare finta di sparare da tutte le parti, vedevo dragon ball e imitavo dragonball sparando onde energetiche a destra e a sinistra. c'erano giornate intere in cui mi chiudevo nella mia camera e mi impegnavo in questo mio gioco solitario. Mia madre non se n'è mai posta un problema, eppure ora che ci penso c'è qualcosa che non va in questo atteggiamento, sopratuttto perché, anche se molto di meno, continua ancora oggi!! Adesso avviene più dentro la mia mente che a livello fisico. Ad esempio quando faccio un lavoretto noioso e sono da solo, le fantasie sui cartoni animati rendono il tempo molto più breve. Si può dire che ormai non ne posso fare a meno ed è diventata un'ossessione.

Per qualche motivo ho iniziato ad avere problemi sociali, cercavo di stare solo, ma comunque quando ero in compagnia ero sempre abbastanza monello e allegro. Ho sviluppato una personalità "sulla difensiva", mi ritengo caratterialmente troppo debole ed è sempre stato così.
Credo che prima che fosse iniziato tutto questo avevo del buon potenziale: mio fratello è praticamente l'opposto di me.

Mio cugino Mac, intanto, è diventato un don giovanni, era l'opposto di me nonostante l'esperienza simile. Un giorno portò delle ragazze a casa mia e io mi rifiutai di uscire dalla mia stanza: quando ci sono delle persone che vengono a casa mia io resto nella mia stanza aspettando che se ne vadano, è sempre così anche oggi.
Alla fine uscii e l'ansia mi pervase. Dura poco l'ansia, ma come al solito non partecipavo ai discorsi, ero in disparte. è così tutt'ora e qui si parla di quando avevo 14 anni.
Alla fine ce n'era una che mi piaceva, ma per quanto potevo essere il più bravo della scuola in matematica, ero una grandissima frana con le ragazze. La perseguitai telefonicamente e lei cambiò numero.
Mi sentii una vera merda per circa due mesi, scrissi la mia prima poesia, ma comunque anche questo periodo "passò"...

Un giorno spostarono il frigorifero dientro il divano dove guardavo la televisione: ogni volta che lo aprivano sentivo puzza. Da quel giorno non ho più aperto il frigorifero, bevevo l'acqua calda, non mangiavo nulla che venisse dal frigo (a meno che non si dovesse cuocere).
Solo negli ultimi tre anni lo apro solo quando è necessario. Ma ancora, non mangio più yogurt, budini, non bevo acqua fredda e non mangio cibo freddo in generale.
Ho 20 anni e non mi do da fare, non riesco a prepararmi da mangiare, anche se pian piano questo sta cambiando.
Non faccio niente, non vado alla posta ad esempio, non faccio la spesa, non butto l'immondizia.

Un giorno feci una gita all'estero con la scuola, avevo 16 anni. Una famiglia del posto mi doveva ospitare. Fu una settimana infernale. Mi svegliavo la mattina e il mio piatto era vuoto perché io non mangiavo niente, non mi piaceva niente. Ero imbranato e ho mangiato pochissimo in 5 giorni. Fu una delle esperienze più brutte di tutta la mia vita.

Così iniziò la lotta per la sopravvivenza, quando avevo 18 anni mia madre mi portò dal primo neuropsichiatra infantile.
Il mio giudizio su quel medico è: o ha capito tutto di me, oppure non ha capito nulla.
Mi prescrisse l'olanzapina con la promessa che sarei guarito. In effetti mangiavo molto di più, ho ingrassato di 10 kg, ma comunque non mi era permesso di mangiare dolci o zuccheri perché mi ha spiegato che l'assorbimento degli zuccheri era maggiore.
Non cambiò nulla, ancora non mangiavo né frutta né verdura né ortaggi. Tutto come prima.

Cambiammo dottore e ci rivolgemmo ad uno psichiatra.
Quel periodo è praticamente il più brutto, terribile e schifoso di tutta la mia vita. Mi diede congiuntamente antidepressivi e ansiolitici. Tutto bene fin qui, ma il dovere di ogni buon dottore che si rispetti è che sappia che un certo farmaco può avere effetti diversi su pazienti diversi.
Iniziai giustamente a uscire ed a farmi degli amici (cattivi amici purtroppo), però iniziai anche a fare uso di hashish e mariuana, ho iniziato a bere, ero molto più depresso di prima, ho tentato diverse volte il suicidio con siringhe, sacchi di plastica, gas di scarico dell'automobile. Ho litigato con tutti i miei compagni di classe, diventavo violento e avevo scatti di pazzia molto più del solito. Mia madre piangeva, io piangevo, stavo distruggendo la mia famiglia.
Il dottore diceva "passerà" ed aumentava la dose. Solo adesso mi rendo conto che cercava solo di rubarci i soldi. Quando di mia spontanea iniziativa iniziai a diminuire i farmaci, per fortuna stavo migliorando. Ma gli effetti di quel periodo esistono ancora adesso.

Io credo che non sia necessario aggiungere molto altro. Con la storia della mia vita potrei scrivere davvero un libro intero. Questo è soltanto il 20% di tutto. Mancano molti dettagli importanti.
L'ultima cosa: alla fine mi feci visitare da uno psicoterapeuta Cogn-comp. Lo abbandonai una prima volta perché non vedevo risultati (anche se poi sono comunque arrivati dopo un po' di tempo).
La seconda volta gli dissi: senta, sta facendo un buon lavoro, ma io non ho gli strumenti per guarire. Parlavo della fobia sociale, non avevo nessun aggancio, nessu amico che mi permettesse di espormi gradualmente alle situazioni temute. Ero solo e la terapia quindi non serviva anche perché per il cibo non si era concluso niente.

Ora, cosa sto cercando (non da lei, in generale)? Prima di tutto cerco risposte, voglio sapere il perché. Voglio sapere da cosa nascono tutti questi problemi, perché c'è stato un cattivo sviluppo per quanto riguarda il cibo e la sessualità.
E poi voglio stare meglio, voglio avere una vita che si avvicini un po' di più agli standard della mia età. Se morirò così senza aver lavorato, senza aver studiato, senza aver avuto una moglie, ne amici di alcun tipo, sarebbe stata la stessa cosa non nascere proprio.
Avrò perso tempo a vivere.

Direi che la propria storia

Direi che la propria storia personale, specie se scritta dal protagonista, serve forse a scrivere e pubblicare un'autobiografia, ma serve poco a conoscere se stessi, perchè in genere la propria storia è romanzata e piena di bugie più o meno consapevoli.
Per conoscere se stessi bisogna entrare in luoghi sconosciuti e faticare e sopportare la fatica...
Anche cercare risposte serve a poco: meglio continuare a farsi domande, semmai, perchè le risposte, come qualcuno ha detto, servono più che altro a tacitare le domande...
La vita come tempo perso può essere un modo di vederla, fra i tanti: qualcuno ha detto che la vita è 'una storia senza senso raccontata da uno sciocco'... Non è consolante, ma forse aiuta a vivere e a cercare una strada per uscire dalla 'selva oscura', in cui ci si può ritrovare a tutte le età, non solo 'nel mezzo del cammin di nostra vita' .
Cordialmente

Mi perdoni, ma la sua

Mi perdoni, ma la sua risposta è particolarmente complicata. Non sono ben riuscito a capire dove vuole arrivare.
Io le ho scritto tutta questa storia perché supponevo fosse necessaria per la comprensione della situazione attuale. (in effetti mi sono più soffermato sul passato che sul presente)

Per caso crede che ci siano un certo numero di menzogne in questa storia? Non mi sorprende e non mi offendo, mi è capitato altre volte che quel che mi è successo sembri un po' incredibile agli altri.

L'unica cosa che credo di aver capito è che devo accettare la mia vita così com'è venuta. Ci sto lavorando su questo e pian piano mi rendo conto che forse posso stare bene anche così. Ma in fondo, l'essere umano cerca sempre il meglio per se stesso. E quando lo ottiene cerca qualcos'altro di ancora migliore. è una lotta senza fine. Anzi, l'unica fine è la morte.

Quindi la domanda è: qual è la differenza tra il morire prima, il non nascere proprio, e il morire dopo , dopo aver trascorso una lunga vita di fatiche, dolori, e perché no, anche di soddisfazioni??
Qual è il miglior modo di vivere? E quale il migliore di morire?

Grazie comunque per il suo intervento.

Se la mia risposta l'ha fatta

Se la mia risposta l'ha fatta pensare e porsi delle domande, direi che ha raggiunto il suo scopo. Come dicevo, meglio porsi delle domande che darsi delle risposte, o averle dagli altri: in questo caso meglio dire: "grazie, sbaglio da solo...", visto che le risposte non sono mai 'vere'.
Sono d'accordo che la vita è un'evoluzione continua e che "ogni giorno ha il suo affanno", ma, come in un viaggio, spesso l'interesse sta più nelle esperienze di viaggio che nella meta finale.
Coraggio e pazienza e resistenza sono le doti per fare questo viaggio.
Cordialmente
drGBenedetti

Salve Dottore, sono spiacente

Salve Dottore, sono spiacente di disturbarla ancora.
Ad li là dei miei problemi, io adesso insisto nel fatto che sento un forte bisogno di esplorazione.
Al di là delle domande e delle risposte, a me interesserebbe più che altro esaminare la mia vita sin dall'inizio per trovare magari quell'errore che ha portato queste tragiche conseguenze.
Dovrebbe essere più un percorso di conoscenza del sé, mettere al posto giusto tutti i pezzettini del puzzle e ottenere un quadro completo di tutto.
Vorrei conoscere le varie componenti della mia persona e come hanno interagito tra di loro in tutti questi anni per sfociare in ciò che sono adesso.
Sono molto interessato quindi al metodo psicoanalitico, ma putroppo sembra che nella mia zona non esista questo genere di professionista.

Ci ho studiato su e sono giunto a dei risultati intermedi, sicuramente inesatti:
* mio padre e tutti quelli che mi davano botte hanno bloccato il mio modo di essere, le mie potenzialità caratteriali. mi hanno detto praticamente: tu devi essere un debole, devi temere me e tutte le persone che arriveranno dopo di me nella tua vita.
Adesso sono isolato, soffro di questa moderata fobia sociale.
* l'esperienza con mio cugino potrebbe essere stata causata da un abuso nei miei confronti o più probabilmente dall'aver visto delle immagini che ho messo in pratica "per imitazione".
* il problema col cibo è il mistero più grande di tutti perché non riesco neppure a collegarlo con le esperienze sessuali. non ho mai fino ad ora con le mie ricerche scoperto qualcuno che abbia un problema simile tanto grave quanto questo. di sicuro non si tratta di anoressia come qualcuno continua a suggerirmi.
* ecc, ecc...

In definitiva, quallo che adesso vorrei sapere è: secondo lei il percorso psicoanalitico è adatto alla mia situazione, oppure dovrei concentrarmi direttamente sui sintomi e affidarmi a qualcosa di diverso per cercare di cambiare direttamente?
E poi... secondo lei mi sto prendendo troppe preoccupazione che non mi competono nella mia posizione?

Grazie.

Ero un bambino estremamente

Ero un bambino estremamente vivace nella mia infanzia. Ricordo che una volta stavo giocando con delle bambine (potevamo avere sui 4/5 anni), io cercavo di impormi (ero un maschietto, no?) dissi a una di loro con prepotenza (i ricordi sono estremamente frammentati): "ti ho detto di ...[?]"
Intanto c'era mio padre nelle vicinanze e quando mi ha sentito mi ha dato uno schiaffo fortissimo davanti a tutte, io mi misi le mani davanti alla faccia per non fare vedere che piangevo, e mi portò a casa forse afferrandomi dal braccio. Mi rimproverò così: "ti ho detto e non ti ho detto", come per dire: "ma che modi sono con delle bambine?"
ridendo e scherzando non ho mai potuto dimenticare il fatto, ma non gli ho dato molto peso finché qualche giorno fa "indagando" non ho cercato di collegare cause ed effetti. adesso mi sembra orribile ed esagerato, tutta quella rabbia e quella violenza subita da lui.
non per niente quando soffro di depressione, i miei attacchi d'ira sono assolutamente sproporzionati in base ai "trigger" che li scatenano.
e poi, ho paura dell'altro sesso. le ragazze, specialmente belle, mi mettono ormai in forte difficoltà rispetto ai maschi.

poi, una volta, quando andavo in chiesa perché era arrivata l'età per doverlo fare, mio padre mi disse chiaramente di aspettarlo lì quando avrei finito, perché poi avremmo dovuto andare da degli amici, invece io sono andato a casa a piedi e ho trovato ovviamente chiuso. mia nonna mi trovò davanti al portone di casa mia mentro piangevo e mi accompagnò da questi amici.
quando arrivai (ed io trovai di nuovo la sicurezza della famiglia, si immagini a circa 10 anni sentirsi chiuso fuori di casa, senza vedere neanche una faccia familiare, di sera), mio padre mi schiaffeggiò perché non gli ubbidii.

questi sono solo un paio di esempi, quelli che su per giù non sono mai andavi via dai miei ricordi.
e il bello è che tutta la rabbia che dovrei avere nei suoi confronti, la sfogo rimproverando e mortificando mia madre. come se la colpa fosse solo sua. come potrei affrontare mio padre? anche se gli ho dato un'immagine tirannica, in realtà ha cercato di essere un bravo padre, ma i nostri rapporti sono sempre stati di antipatia.

e poi, per quanto riguarda il cibo, la situazione è sempre andata a peggiorare nel tempo. adesso quando sento l'odore oppure solamente vedo anche da lontano uno di quei cibi che non mi piacciono è la stessa sensazione come se fossero feci. (scusi l'immagine, ma rende abbastanza chiaramente cosa provo davanti al cibo comune).
specialmente la frutta (in particolare banane e angurie, i frutti con gli odori più forti) e la salsa di pomodoro. solo a pensarci mi sta già venendo il voltastomaco.

ahah, si immagini se un giorno avrò una ragazza e dovremo mangiare assieme?? sento ormai che la mia vita è distrutta, e quando ci penso peggiora la depressione.

Sono desolato per questa larga parentesi.

Questo spazio è a

Questo spazio è a disposizione, nei termini previsti nelle 'informazioni', per cui non c'è motivo che si senta desolato, e ovviamente per me non è un disturbo, ma un'attività organizzata con i limiti dei consulti on.line ricordati anche in calce ad ogni pagina.

In base a quello che scrive posso segnalarle alcune possibili trappole in cui rischia di cadere o essere caduto.
Innanzitutto il rapporto causa effetto: la scienza ha da tempo rinunciato a considerarlo un concetto utile e anche dove apparentemente può valere è spesso fonte di errori. Un settore della matematica si occupa appunto degli aspetti in cui molti dati sono sconosciuti (equazioni non lineari, complessità, caos). In psicologia ha sicuramente perso il suo valore e si accetta che esistano una quantità di fattori causali che spesso in gran parte sono destinati a non essere conosciuti. Non è detto quindi che quelle che lei pensa o trova come possibili 'cause' in effetti lo siano. Più che le cause storiche, almeno a livello individuale, importante è scoprire come funziona la nostra mente nella situazione presente e quali possibili ostacoli o trappole disturbano il suo funzionamento. Ovviamente cose del passato restano nella nostra mente, come memorie, abitudini, schemi che abbiamo imparato a usare e che forse non sono adatti.
In psicologia qualcuno pensa di sapere una volta per tutte cosa bisogna fare , ed è quindi più direttivo e dogmatico (come le scuole di tipo comportamentista, almeno a mio avviso, che vantano una rapidità di intervento e una sicurezza di efficacia) altri pensano che con ogni persona occorra esplorare il suo modo di pensare e funzionare per cercare di uscire dalle difficoltà, e queste sono le scuole di tipo psicoanalitico, che non nascondono che spesso i tempi possono essere anche lunghi e non prevedibili, come in certi viaggi in cui le condizioni non permettono orari certi e stabili.

I suoi ricordi sono sicuramente importanti, ma è ormai assodato che la nostra memoria 'costruisce' i ricordi, e quindi non possiamo prenderli come dati di fatto, bensì vederli come operano nel contesto attuale della nostra mente, cioè che 'funzioni' ed effetti hanno.
Certe esperienze possono essere state traumatiche, ma spesso più che l'esperienza in sè è il modo di viverla e mantenerla nella mente che conta.

La cosa migliore che possiamo fare quindi, e forse la più possibile, è di vedere quali modalità del nostro pensare e agire è poco utile per cercare di trovare modalità più utili.
Il modo è un'esplorazione di se stessi, con qualcuno che aiuta a vedere le cose e che guida a trovare la strada per uscire dalla 'selva oscura'.
Entro certi limiti si può provare a farlo anche qui, come ha già cominciato.

Il rapporto causa-effetto

Il rapporto causa-effetto necessariamente in psicologia è fuorviante (es, la depressione favorisce l'isolamento sociale o viceversa? in realtà essi si alimentano a vicenda e il problema si riconduce a "chi è nato prima, l'uovo o la gallina?")
L'unico modo di uscire dal circolo vizioso è spezzarlo: si sceglie una delle due sponde e si combatte per un miglioramento affinché sia l'isolamento sociale che la depressione si annichilischino a vicenda. (un aumento dell'umore dovrebbe favorire l'integrazione sociale e viceversa)
Io mi riferisco comunque al mio caso, poco fa parlavo con un amico e gli dicevo di sentirmi come un animale in gabbia: ho degli istinti e delle potenzialità (intellettuali, sociali) che non riesco a mettere in atto. le sento.. ostacolate.
Il problema è: da cosa inizio, dalla depressione o dall'isolamento sociale?
è come se mi fossi perso in un sentiero e nell'indecisione non vado né avanti né indietro, bensì rimango lì dove sono.

Sono troppo indeciso. Scelte e desideri che si oppongono tra di essi.
Il tempo stringe e presto devo fare l'iscrizione per l'università: matematica o informatica? informatica o ingegneria? matematica o fisica? scienze matematiche fisice e naturali oppure medicina (ovviamente medicina non è più possibile per quest'anno)?
giusto o sbagliato? causa o effetto? Dio o non Dio (CAOS vs CASO)? terapia C-C o psicodinamica?

Sono.. gay per quello che mi è successo oppure è solo una deviazione temporanea da un sano sviluppo ? (anche qui sorge il problema causa-effetto)

Così ho deciso di optare sempre, o almeno quando possibile, per una terza via: quella di mezzo!
Sorge un problema: non sempre questa terza via esiste (anzi, quasi mai) e in questo caso l'indecisione permane e non si risolve. Come si fa? Qual è la... causa?

Secondo lei devo sforzarmi di scegliere (magari stabilendo un tempo limite breve entro il quale farlo)? Devo tirare una moneta e affidarmi al ... (CAOS o CASO??).
Come può ben vedere, anche nel bel mezzo di un ragionamento sorge l'indecisione.

E questo mi impedisce di crescere. Ragiono troppo, ma concludo troppo poco.

Grazie per i suoi interventi.

Ed ho notato una cosa

Ed ho notato una cosa interessate: quando la depressione calma un pochino aumenta molto l'attività "mentale". Ragiono, studio, ricerco (ma in ogni caso sempre socialmente isolato).
Bisogna vedere se è la voglia di ragionare che manda via la depressione o viceversa, ma come ho detto prima non si può trovare facilmente risposta.

Ho notato che ci sono lunghi periodi in cui certe volte studio matematica, altre volte la accantono e mi dedico all'informatica, poi come negli ultimi tempi a delle ricerche mediche. e ciclicamente si atternano questi periodi. Poi all'improvviso passa la voglia e mi sento malissimo. Oppure non c'è più nulla da cercare e mi sento malissimo fino a quando trovo qualcos'altro da fare.
Mistero...

Questo è il terzo messaggio

Questo è il terzo messaggio dalla sua ultima risposta, quindi mi rendo conto che sto un tantino esagerando con le informazioni. Il fatto è che non ho nessuno con cui discutere così piacevolmente e poi mi vengono in mente delle cose che non riesco ad aspettare prima di comunicare.

Sento un'eccitazione particolare per la scienza della mente. Certe volte quando mi venivano spiegati dei concetti molto complicati ma allo stesso tempo interessanti (come ad esempio di fisica, di filosofia o anche della stessa psicologia) avevo un strana sensazione, mi sentivo piccolissimo in un mondo gigantesco che forse rappresenta la conoscenza.
La passione per la psicologia purtroppo è piuttosto recente e inoltre ci sono già passato con altre discipline che non so più quale strada il destino abbia in serbo per me. Non ha idea di quante volte ho cambiato opinione sulla strada universitaria.
In realtà forse il destino ha fatto la sua mossa già dalle superiori, è lì che mi sono inoltrato nel ramo informatico (e le posso assicurare che tra quelle che ho detto, l'informatica mi rendo conto di odiarla più di tutte, anche se ho delle buone potenzialità).

La verità è che sono un gran vigliacco. Sono a un passo dall'iscrizione in ingegneria informatica più che altro per le opportunità lavorative, mi sto rifiutanto di seguire le mie passioni a causa dei desideri opposti. A che pro? Se studiassi fisica e prendessi il dottorato (e sarebbe una strada lunga che non vorrei fare .. per vigliaccheria) per lo meno contribuirei alla ricerca scientifica.
Ma con l'informatica che ne sarà del senso della mia vita?

E se invece... mi dedicassi all'investigazione? ho l'impressione che fare lo psicanalista sia quasi come vivere di persona una puntata della Signora in Giallo, solo però in un contesto un po' più drammatico!
Investigazione, esplorazione, collegamenti e soprattutto fare qualcosa di utile per gli altri e, perché no, anche per se stessi.

Mi rendo conto che l'immagine che ho descritto non è delle più accurate, o forse le parole che ho usato non lo sono. Però... ho paura che sto sbagliando tutto e allo stesso tempo mi sento così confuso.
Ho letto alcuni stralci di risposte nelle altre discussioni in questo sito: lo psicanalista mi sembra come uno.. speleologo (?) che cerca di esplorare delle caverne sconosciute per tracciarne alla fine una mappa chiara e leggibile, cosicché chiunque altro abbia bisogno di accedervi finalmente eviterà di perdersi in quel labirinto. Quel labirinto che è la nostra mente.

Be', se mi dice che le mie impressioni sono assai sbagliate mi fa anche un gran favore e mi metto l'anima in pace facendo così informatica, abbandonandomi a quel fiume che rappresenta il destino (invece di tentare di andare controcorrente).

Un'ultima cosa: trovo assai ingiusto che certe persone debbano essere così sfortunate. Proprio perché io sono una di queste ho un certo desiderio di fare del mio meglio per gli altri.
Ma l'ultimo psicologo non era convinto e mi ha detto che soffro della sindrome del Messiah (perché gli ho raccontato un certo episodio che comunque qui non è importante per il momento).

Questa volta credo di aver esagerato, ma parlare, scrivere, ragionare, (certo, meglio se con qualcuno di presenza in un contesto intellettuale), mi fa stare particolarmente bene.

Quindi grazie ancora.

Prego. Ovviamente non sono in

Prego. Ovviamente non sono in grado di dare risposte a tutte le domande che fa, ma forse ha visto da altre parti che per qualcuno, e condivido, le risposte sono spesso una disgrazia per le domande, cioè spesso servono solo a liberarsene... E i consigli spesso sono solo 'consigli per gli acquisti'...
Riguardo alle scelte da fare e alla loro importanza per la vita futura, qualcuno dice, retrospettivamente, che il caso ha avuto per lui molta più importanza che le decisioni meditate.
"Io speriamo che me la cavo" è uno dei motti che ritengo più utili, l'altro forse è "Primo non nuocere" (neanche a se stessi): contare fino a cento prima di fare qualcosa spesso è utile.
L'acqua va verso il mare senza spingerla, di solito: il problema sono gli ostacoli, gli interventi umani...
Forse a volte servirebbe un po' di filosofia orientale, come quella del Bagavadgita, le parole del 'Beato' al principe Arjuna, ma anche gli oracoli sono comunque spesso a doppio senso e le interpretazioni non sono univoche.
Buone decisioni!

Io credo che sia il caso di

Io credo che sia il caso di andare avanti e di approfondire la questione. Magari mettere qui le cose in chiaro mi farà bene, sarà una specie di rievocazione del passato (stavolta mi concentro però su una cosa sola, non come l'inizio che era un sommario malfatto, ma comunque credo utile per delineare la mia "avventura").
Ho letto dei consigli per scrivere romanzi: si parte da una frase di una riga che segna la trama, e poi pian piano diventano 10 righe, poi una pagina, e poi un 20 con tutto il necessario per iniziare l'opera.
Un giorno spero di donare tutte le mie passioni al mio alter-ego, scrivendo un libro su di lui. Lui è il mio idolo e tutto ciò che vorrei essere io in questa vita. La cosa buffa è che anche lui ha sofferto molto (un po' come se fossi drogato di sofferenza). Ma poiché credo che non sia importantissimo in questo momento, lo lascio perdere.

Un'ultima cosa, prima di addentrarmi negli oscuri luoghi della mia "mente pazza": molti mi dicono che mi concentro troppo sul passato, che dovrei pensare soltanto al futuro, a guarire insomma. Significherebbe che l'esperienza con i miei cugini (che spero la convincerò che non è frutto di fantasia) dovrei metterla da parte, ma le letture di psicoanalisi mi hanno insegnato che il passato in realtà lo porto sempre con me fin quando non me ne libero. Lo porto con me con tutto il suo peso disgraziato.

La prima cosa che voglio raccontarle è un disturbo che ho avuto da quando ero piccolissimo (forse 1 elementare o addirittura dalle sorelle): PICA. All'inizio mi mangiavo le caccole (a proposito, vorrei che mi dicesse se le mie discussioni si fanno troppo lunghe o fuori luogo, oppure se dovrei evitare di usare certe parole o descrivere certe immagini).
Poi quando ho smesso di mangiarle ho iniziato ad appiccicarle ovunque era a portata di mano, per terra, sotto i tavoli ecc.. questa cosa è andava avanti per molto e mia madre si arrabbiava quando le trovava appiccicate per terra vicino al letto. Lo facevo mentre ero sdraiato. Adesso le appiccico nei pezzi di carta che ci sono nel cestino delle cartaccie nella mia camera, raramente ancora per terra mentre sono a letto.
Comunque, dopodiché ho iniziato a mangiare la gomma da cancellare, l'ho fatto per tantissimo tempo, pian piano la cosa è diminuita, ma a differenza delle caccole che adesso mi fanno schifo, la gomma potrei ancora mangiarla. Credo di aver diminuito molto al 1 superiore.
Ricordo che c'erano certe marche che mi piacevano più di altre.
Mangio regolarmente le unghie, in maniera un po' ossessiva quando mi prende la cosa che manca un ultimo unghietto da togliere, ad esempio. Potrei farlo anche con le unghia dei piedi se non fossero dure, addirittura certe volte quando le taglio col tagliaunghie quelle dei piedi, mi piace poi metterle in bocca e masticarle. Ho delle tendenze feticiste, il piede potrei considerarlo un feticcio nel mio caso.
L'ultima cosa è che quando ero piccolissimo (3/4 anni) ricordo che per imitare i fumatori mettevo in bocca le cicche delle sigarette, anche quando le trovavo in spiaggia.
Mi ricordo di averle raccontato di essere stato un incallito imitatore ammorbato, imitavo ogni santa cosa.

Una cosa importante che mia madre mi ha raccontato un paio di volte è la seguente: già alle elementari avevo i primi problemi a causa del carattere troppo esuberante (una volta ricordo di aver chiesto alla compagnetta di fare sesso, non sapendo neanche cosa fosse; un'altra volta c'è stato un incidente in classe e sono finito all'ospedale per un'operazione).
Una volta sono tornato a casa, mi dice mia madre, ed ho iniziato a piangere "istericamente", non la finivo più tanto che mi ha portato dalla pediatra. Ho un super-vago e quasi inesistente ricordo di questo fatto, di certo non ricordo cosa successe né prima né come mi sono calmato dopo.
Le chiedo: come devo fare per cercare di ricordare?

Adesso viene la parte più interessante, le fantasie sessuali. Quando ero piccolissimo ho fatto un sogno, ricordo che (nella realtà) mio fratello stava per uscire con i suoi compagni, la nostra casa era in un condominio al primo piano, sono uscito per salutare i compagni di mio fratello ed ho detto loro una cosa del tipo: "sapete, forse l'ho sognato, o forse era vero [quindi non ero in grado di distinguere il sogno dalla realtà], ho saltato dal gradino più alto a quello più basso [un gioco che in genere fanno i bambini, usare le scale in modo abbastanza improprio tra cui anche i salti, o salire e scendere a due o a tre a tre rischiando di sfasciarsi] e poi mi sono spuntate le ali che mi hanno accompagnato dolcemente al suolo". Mi hanno preso in giro i monelli, comunque ho letto che sogni dove c'è il volare potrebbe avere a che fare con l'attività sessuale. Questo è stato fatto dai 6 ai 10 anni.
Ore lei si può ben chiedere come faccio a ricordare un sogno così antico: forse soltanto credo di aver fatto questo sogno? (ho letto che può succedere, ho letto del caso di una signora che ha fatto un sogno che si è poi avverato, Freud diceva che in realtà il sogno se l'è "immaginato" successivamente all'evento reale) forse l'ho fatto davvero e non l'ho mai del tutto dimenticato? forse me lo ha fatto tornare in mente, oppure me lo sono inventato (senza volerlo) a causa della discussione delle scale qui nel suo sito?
io li immagino come ricordi impolverati, basta soffiarci sopra per poterli nuovamente riscoprire, con ben poca fatica.

Quando ho iniziato a fare quelle cose col mio primo cugino, ho poi coinvolto l'altro. Ci sono state lunghe pause in cui riflettevo sul fatto se era giusto o sbagliato, ma poi inesorabilmente tornavo a compiere l'atto omosessuale. Mio cugino Mac aveva una personalità "convincente", più io me ne tiravo fuori, più lui voleva farmi tornare dentro quel disastro.
Dentro di me c'era una guerra, non sapevo più chi ero o che cos'ero. Pensavo: perché a me???
L'ultima volta che ho reiniziato è stato a causa delle pillole dannose dell'ultimo psichiatra, la voglia sessuale è salita al massimo ed in quel periodo ho fatto le cose più morbose (anche da solo o anche che non c'entravano col sesso).
Da quando ho finito in quel periodo, non è successo più (fin'ora), ma ci sono le fantasie che prendono il loro posto.

Ho due tipi di fantasie: quelle bambinesche (childish, che consistono nel copiare i cartoni animati o i film, credo di averglielo introdotto) e quelle sessuali che puntalmente utilizzo nella masturbazione.

Io non ho mai fatto l'amore, ma posso dirle che durante la masturbazione mi vengono i piensieri più strani e sporchi che si possano immaginare (be' forse c'è di peggio). Non ho bisogno la maggior parte delle volte del supporto visivo, mi basta l'immagine mentale o meglio ancora il concetto.
Il concetto che maggiormente mi eccita è l' INCESTO. E ripeto che parlo di concetto. Al di là dell'esperienza coi cugini, il concetto dell'incesto che utilizzo si basa su un rapporto eterosessuale. Una cugina, una sorella, una figlia, oppure una madre e un figlio. Ho letto che spesso durante la masturbazione il soggetto (consciamente o inconsciamente) si immedesima nei ruoli di entrambe le parti, sia maschile che femminile, forse può essere il mio caso.
Se poi di mezzo ci mettiamo i piedi e il loro odore, l'eccitazione raggiunge subito il suo picco.

Ovviamente non nascondo che mi eccitavano anche i rapporti con i cugini o comunque omosessuali, ma ho deciso di fare la masturbazione evitando come la peste questi pensieri, preferendo purtroppo l'altro tipo di fantasie.

Purtroppo anche le fantasie pedofile hanno un limitato funzionamento, cerco di evitarle davvero ma non quanto quelle omosessuali.

Ricordo che nella mia sfortuna ho coinvolto due mie compagni vicini di casa e... purtroppo... due bambini che erano abbastanza più piccoli di me a quei tempi. Io non so se lei è tenuto a fare denuncia di questo, ma le posso assicurare che le fantasie pedofile non potrebbero mai diventare reali adesso. Credo che sia meglio lavorare su queste fantasie per indirizzarle verso un profilo più sano. Lei cosa consiglia?

Vorrei adesso concludere il discorso perché credo che quando avrà letto tutto questo sarà stanco e disgustato.
Mi è venuto in mente che negli ultimi tempi quando stavo leggendo delle cose su Freud e sul complesso di Edipo (del quale molte cose non mi sono chiare), la notte dopo ho sognato che... leccavo le gambe a mia madre (quando mi sono svegliato sono rimasto allibito).
Poi volevo farle sapere che nella mia casa usavamo poco chiudere le porte a chiave, per questo motivo sin da piccolino mi è capitato di aprire il bagno e beccare nudo mio padre oppure mia madre (tipo dopo la doccia). Non so se è importante.
E infine il mio ultimo psicologo, nonché psicoterapeuta, mi ha consigliato vivamente è più volte di fare visita a una prostituta. Cosa ne pensa di questo consiglio?

Non mi viene in mente nient'altro e spero per lei che fino alla prossima sua risposta rimanga così.
Mi dica se sono utili queste informazioni o se dovrei concentrarmi su altro. Mi dica anche, per favore, cosa se ne può ricavare verosimilmente da questo modo di fare su internet. Capisca che non è facile per me rendere pubbliche certe cose.

Grazie infinite.

Come può ben vedere,

Come può ben vedere, comunque, non sono abbastanza paranoico da temere che qualcuno che conosco scopra queste cose qui su internet (di più i miei genitori potrebbero riconoscere la storia).
Alla fine, in fondo, nel remoto caso che dovesse succedere non casca mica il mondo e ci sarebbe anzi l'opportunità di chiarire tantissime cose.

Sembra che tre risposte sia

Sembra che tre risposte sia il numero perfetto (qualche significato misterioso inconscio? XD)...
Allora, volevo confidarle un timore che consiste nella preoccupazione che lei non esamini in modo adeguato le informazioni di cui la fornisco, o in altre parole che sto perdendo tempo (in realtà non è mai tempo perso, perché sono incentivato a stimolare l'attività mentale della ricerca).
Non mi permetterei di suggerirle come gestire la cosa, anche perché qui lei non ha nessun obbligo, però ho una strana impressione riguardo i suoi interventi che non riesco a spiegare.

Volevo domandarle: se continuo così, ricaverò verosimilmente qualcosa da questo? e nel caso, il suo aiuto si potrà considerare determinante?
Come avviene in genere la "guarigione" con l'approccio psicoanalitico? si può dire che avvenga nel durante, mentre i conflitti inconsci vengono risolti? (non che mi aspetti che si possa fare qui)

Non vorrei che fraintendesse, non è una critica, ma vorrei capire meglio la sua posizione in questo ambiente on-line.

Concludo premettendo che dopo la sua risposta, vorrei aggiungere qualcosa a quell'ultimo lungo discorso, dettagli importantissimi che ho dimenticato, poi vorrei ridimensionare il problema della "pedofilia" ed infine vorrei raccontarle alcuni sogni (alcuni ricordati, altri appuntati un po' in giro tra internet e pezzi di carta).

Come dicevo nell'altro post,

Come dicevo nell'altro post, non posso darle nè le risposte nè i consigli che forse vorrebbe, semplicemente perchè bisognerebbe avere la 'sfera di cristallo'... Forse Lei pensa che una simile sfera di cristallo esista, nei libri, nella psicoanalisi, che qualcuno la possegga, di poterla avere Lei stesso... Spero di non deluderla troppo dicendole che non è così, almeno a mio avviso.
Lei ha riversato qui una quantità di materiale, a 'secchiate' quasi, e sembra aspettarsi che questo materiale si componga da sè, o che qualcuno possa comporlo, magari quasi in un'opera d'arte. Spero anche qui di non deluderla troppo, ma direi che per ricostruire e costruire non basta del materiale accumulato, ed è più difficile e faticoso di quanto Lei pensi, forse.
PS avviso anche Lei che nel prossimo periodo sono fuori sede, e le risposte potrebbero essere ritardate.

Va bene allora. Solo adesso

Va bene allora. Solo adesso mi è chiaro che ho malcompreso il significato di questo spazio-web.
Faccia finta che non le abbia raccontato nulla; intanto faccio un ultimo tentativo da capo.

Anzi, ci ho ripensato. Credo

Anzi, ci ho ripensato. Credo che in fondo non mi adeguerò all'approccio e finirò per raccontarle le stesse cose.

Auguri Dottore.

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