mutismo elettivo: spunti clinici

Aggiungo qui brevemente alcuni resoconti clinici.
1 - Bambina di 4 anni e mezzo che dopo più di un anno di mutismo quasi totale fuori di casa ha iniziato a parlare in una seduta di terapia familiare, o meglio 'esplorazione familiare', come preferisco chiamare questo tipo di intervento.
Verso la fine della seduta precedente Viola, che si era rilassata e giocava e disegnava, si era lasciata sfuggire alcune parole rivolta alla mamma, sempre però restando molto riservata verso di me.
E finalmente oggi A ha parlato in seduta, prima alla mamma, poi anche rivolta a me, cosa che finora non era mai successa.
Dopo una prima metà della seduta di interesse e gioco crescente, più diretta del solito, (in cui però non prevedevo minimamente quello che sarebbe accaduto, Viola ha lasciato uscire la sua voce, sciogliendosi progressivamente in un aumento di contentezza e di vivacità su argomenti quotidiani e rispondendomi ‘sì’ alla fine al mio saluto alla prossima volta, prolungando la permanenza per farmi vedere i disegni che la mamma aveva portato dall'asilo.
Nell'eloquio della bimba posso notare, per la prima volta, alcuni aspetti del suo linguaggio, una quantità di dislalie e difficoltà nella costruzione della frase, da bambina molto più piccola, ancora ridotta ai minimi termini, singole parole , nomi di animali, ecc.
Per 4 anni e mezzo è un po’ indietro anche nello sviluppo grafico ludico simbolico, cosa che si poteva apprezzare anche prima.
Chissà se ha reagito col mutismo alla preoccupazione iniziale sul ritardo del linguaggio (motivo della prima segnalazione dell'asilo) …
Sono colpito nel notare che parlando si rivela di colpo una bambina più fragile, col suo ritardo, mentre il mutismo, come una specie di corazza, la faceva sembrare molto più ‘sicura’ di sè, nella sua 'fortezza' che alzava i ponti levatoi alla comparsa di estranei!
Evidentemente qui un po' alla volta (ormai vengono da quasi un anno, anche se a cadenza irregolare e non intensiva) si è sentita in un ambiente non pericoloso e ha osato venir fuori. Ovviamente abbiamo trattenuto l'emozione, sia genitori che io, ma era tanta...
Mi domando se il linguaggio è forse come una parte debole, da tenere nascosta agli estranei e il mutismo è come una corazza difensiva. Che però coinvolgeva anche l'espressione del viso e la comunicazione non verbale, ugualmente trattenuta.
Quasi uno scafandro da palombaro da mettersi nel passare dall'ambiente familiare all'ambiente estraneo, come per passare dall' ambiente aereo a quello acquatico.

Due settimane dopo la bimba, stavolta insieme alla mamma, impiega 15 minuti a superare il silenzio iniziale, occupato a disegnare, a disporre giochi, molto 'contenuta'. Poi, dopo le prime parole che aprono uno spiraglio, di nuovo c'è un'escalation, di ricerca di contatto verbale, di gioco e di movimento fisico, che la mamma cerca un po' di frenare. La bimba non sta nella pelle, sale sulla sedia, sul tavolo, per costruire e usare il materiale come motivo di scambio, di dialogo, segue tutte le proposte, si avventura ad esplorare nuove combinazioni. E' quasi una 'liberazione', un venir fuori dalla prigione anche comportamentale, oltre che del mutismo. Si coglie, ora che parla liberamente, il suo ritardo di linguaggio, le difficoltà di pronuncia e il ritardo sintattico, grammaticale. Ed anche il ritardo simbolico nell' attività di disegno, nel gioco, che è molto poco simbolico, ma non mi sogno certo di mettere a fuoco queste difficoltà, per ora. Vedremo in seguito. Per ora l'exploit merita di non essere frenato.
Alla fine rimette allegramente a posto e vorrebbe qualche gioco da portar via, ma la regola vale per tutti. Può portare con sè qualche oggetto di carta costruito insieme. Se ne va saltellando, incontenibile dalla mamma, e fuori si sente a lungo la sua voce risuonare nel corridoio, in mezzo ad altre persone in attesa. Sicuramente un'altra bambina...

La seduta successiva. Oggi Viola ha cominciato parlando subito, rimettendosi subito al gioco dell'altra volta, a costruire la torre sulla mia scrivania, (che ho sgombrato da ogni altra cosa per lasciarle posto), montando sulla sedia e variamente sulla scrivania stessa, con la mamma a sostenere il suo vaccillante equilibrio, che rispecchiava quello della torre, caduta alcune volte più o meno rovinosamente. La bimba cerca di mettere sulla torre o intorno tutti i giochi, in contatto attivo e contento sia con la mamma che con me, senza lesinare commenti e indicazioni. Poi ha accettato di spostarsi sul pavimento, sempre davanti alla scrivania dove stavo io... All'inizio aveva tirato fuori di tasca un foglio tutto pieghettato, con un suo disegno, ben evoluto rispetto a un mese fa, e alla fine, quando già si era rimesso, ha voluto farne uno anche qui, con una figura umana, tutta in giallo, tratteggiata rapidamente con i capelli lunghi, ed ha chiesto alla mamma di disegnare intorno tanti 'cuori' (cui commentavo che sicuramente fra poco avrebbe imparato a farli anche lei) , per poi lasciarla a me, mentre lei si riprendeva il disegno portato. Anche le verbalizzazioni erano oggi a momenti più evolute, con più parole legate insieme in modo corretto per grammatica sintassi e significato, e solo la pronuncia era ancora molto dislalica, da farmi a volte non capire... Anche oggi, andando via allegramente con la mamma, le sue parole risuonavano per il corridoio.
Il regalo della figura con i cuori intorno mi ha veramente commosso.

Mi sembra che sia stato molto importante la presenza della mamma in seduta e la sua partecipazione, addirittura a disegnare i cuori, su richiesta della bambina, quasi a rappresentare la presa di contatto o lo stabilimento di un rapporto affettivo fra tutto l'ambiente familiare e il mio ambiente, a lungo estraneo, che evidentemente è essenziale per poter stabilire comunicazioni.
..

Altra situazione: bimba di circa 5 anni, che a un certo punto dopo poche sedute familiari non era più riuscita a trattenersi dal desiderio di parlare, molto invogliata dalla situazione. Accortasi di avere parlato nell'ambiente dove prima si tratteneva, aveva commentato, riprendendo il controllo: " to', ho imparato a parlare", più o meno come il personaggio Titti del cartone animato di gatto Sempronio, che a un certo punto, dispettosamente, fa cadere il gatto e dice, finto sorpreso, "ho finito i palloncini", o qualcosa di simile... Un mutismo 'furbetto', più manovrato...

Un'altra bimba, 6 anni, di famiglia extracomunitaria, con difficoltà e ritardo di linguaggio per motivi sia fisici che ambientali, che nella prima seduta era rimasta completamente zitta, così come accadeva i primi tempi nella scuola e in generale negli ambienti nuovi. La volta successiva, con i fratelli, era invece esplosa in una quantità di comunicazioni e verbalizzazioni piene di vitalità, a mostrar loro tutto quello che lei già conosceva... Un mutismo come reazione all'estraneo più intensa e fuori età, ma di breve durata.

Altra situazione: famiglia asiatica, bimba di 4 anni muta a scuola e con estranei, e anche nelle prime visite con me. La vedo insieme ai familiari, genitori e fratellino. Dopo la rigidità iniziale, man mano che i genitori si sciolgono, anche i bambini lo fanno e iniziano ad esplorare e utilizzare spazio e materiale (giochi, disegno). Alcune volte viene la mamma con i bimbi, e comunica molto liberamente. In quelle occasioni si comincia a sentire anche la voce della bimba, prima diretta al fratello o alla mamma e poi anche a me. Tornata una settimana dopo solo col padre, che è ancora piuttosto chiuso e anche la bimba è all'inizio di nuovo chiusa e ferma e muta, ma stavolta il blocco e il mutismo si sciolgono in circa mezz'ora, via via che anche il padre riesce un po' a comunicare, anche se non come in compagnia della mamma.
Mi sembra evidente come la bimba esprima le difficoltà di contatto di tutta la famiglia con il mondo esterno, cui è estranea sia per l'immigrazione ma anche per caratteristiche personali dei genitori.
Mi sembra anche chiaro che l'intervento da farsi e più a livello familiare che individuale, e consiste nel favorire un aumento e miglioramento del contatto e delle comunicazioni con l'esterno di tutto l'ambiente familiare.

E' probabile che ci siano diversi livelli di 'mutismo', come difesa nel contatto col mondo esterno partendo da un vissuto di inadeguatezza e incapacità (tacere in fondo è la prima cosa che consigliano anche gli avvocati, e la 'facoltà di non rispondere' è una cosa di cui si avvalgono anche personaggi di tutt'altro genere...): da un mutismo passeggero e limitato, quasi una 'reazione all'estraneo' un po' fuori tempo, passando per gradi diversi, a un mutismo assoluto e durevole molti anni.

Certi adolescenti si chiudono in casa e riducono i contatti col mondo esterno, salvo poche eccezioni 'selezionate'. Se riescono a venire in seduta i contatti e gli scambi sono molto faticosi, le parole faticosissime da tirar fuori. Alcuni di questi erano bambini 'muti', che anche ora limitano le loro risposte verbali a pochissime parole, se non solo monosillabi. Ho in mente alcuni ragazzi, anche loro di famiglie immigrate.
Sono colpito dalla somiglianza con gli adolescenti riferiti qui sopra di una ragazza ex muta elettivo, ormai adolescente, tornata dopo aver interrotto vari anni fa.
Che l'Ikikomori , o chiusura in casa, 'fobia sociale', ecc., sia talvolta una possibile evoluzione del mutismo elettivo?

Ecco un sito svizzero interessante (in italiano): mutismus

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