Bimba bilingue rifiuta una lingua

Salve, siamo una coppia italo-tedesca (padre italiano, madre tedesca) con due figli: un maschio di otto anni, perfettamente bilingue dalla più tenera età, ed una bimba di cinque anni. La piccola da tempo sembra avere problemi con la lingua tedesca (viviamo in Italia). Anche lei, come il fratello, è cresciuta sin dai primi giorni di vita sentendo dalla madre esclusivamente la lingua tedesca e dal padre quella italiana. Ha quindi imparato a parlare nelle due lingue, fino a che, ormai un anno e mezzo fa (quando quindi frequentava il primo anno di scuola dell'infanzia; precisiamo che prima di questa ha frequentato per un anno e mezzo una "ludoteca" per tre ore due volte a settimana) ha iniziato a rifiutare il tedesco: capiva quello che le veniva detto e rispondeva a tono, ma in italiano. Questo è andato avanti per diversi mesi, anche durante le visite ai nonni tedeschi. Nei loro confronti, quando le parlavano in tedesco, la bambina si dimostrava molto affettuosa (li abbracciava, li baciava eccetera, quasi a compensare la mancanza di comunicazione verbale), ma non rispondeva se non annuendo o negando con la testa, sorridendo eccetera. Dopodiché ha ricominciato a dire qualche parola in tedesco nell'orecchio al padre (cioè il genitore italofono), facendo attenzione di non essere sentita da nessun altro. Dopo qualche mese (il padre le diceva, ogni volta che la bimba bisbigliava una parola in tedesco, di parlare a voce più alta, perché altrimenti non sentiva), la bambina ha vinto questo "blocco" e ha ricominciato a parlare fluentemente tedesco con la madre, con il fratello e con i nonni (che vivono in Germania). Questo fino a circa quattro-cinque mesi fa, quando la bambina ha dapprima smesso di parlare con i nonni tedeschi (che erano in visita in Italia), poi via via ha sempre più diradato l'uso del tedesco fino a parlarlo di nuovo solo con il padre, dopodiché, da almeno un paio di mesi, ha smesso totalmente di parlare in tedesco, pur continuando a capirlo correttamente. Inoltre, quando la madre le chiede di parlarle in tedesco, la bimba sembra "sofferente", come se ci fosse "qualcosa" che le impedisce di parlare tedesco. Questo ovviamente causa una certa frustrazione nella madre, dovuta al fatto, soprattutto, che i nonni, che vedono i bambini 3-4 volte l'anno, non possono parlare con la bimba.
Le saremmo molto grati se ci potesse dare qualche suggerimento in merito a questa situazione, che rischia di divenire pesante per la madre, per i nonni e, soprattutto, per la bambina.

Grazie

PS: stiamo procedendo alla compilazione del questionario, quanto prima lo posteremo.

Le notizie del questionario

Le notizie del questionario servono per inquadrare la situazione della bimba nel contesto educativo e relazionale che la circonda e ad avere un'idea dell'evoluzione e delle esperienze fatte.
Apparentemente quella della bimba è una 'scelta', non una questione di capacitò, cioè di sviluppo o maturazione degli strumenti linguistici, quindi va capita nei fattori che possono influenzare la sua 'scelta'.
Non è infrequante che i bambini bilingui per un certo periodo scelgano di usare una sola lingua, per parlare, anche se capiscono anche l'altra.
Meno frequente è che certi bambini, spesso di famiglie con lingue diverse dall'ambiente esterno, 'scelgano' di non parlare con estranei e in ambiente estraneo. In questi casi si tratta di fattori emotivi e culturali insieme, e di differenze fra ambiente familiare e ambiente esterno che costituiscono uno 'scalino' troppo alto che il bambino sceglie di evitare: si parla appunto in questi casi di 'mutismo elettivo' (cioè di elezione, di scelta) o anche 'selettivo' (cioè di selezione).
Attendo le informazioni ulteriori per possibili approfondimenti.
Cordialmente

Questionario

Ecco il questionario. Attendiamo Sue notizie. Grazie

QUESTIONARIO SULLO SVILUPPO PSICOMOTORIO SIMBOLICO-LINGUISTICO E RELAZIONALE

problemi in gravidanza: storia pregressa di sindrome di HELLP con parto cesareo alla 32a settimana (nella gravidanza precedente), quindi gravidanza seguita con particolare cura presso le strutture pubbliche; la madre è in cura con coumadin, sostituito con eparina nei mesi precedenti la gravidanza

nascita
a che settimana 37.
Parto ( naturale, cesareo, difficoltà):cesareo, in considerazione della scarsa crescita del feto nelle ultime settimane
alla nascita : peso, altezza, circonferenza cranica: kg 2,310; 48 cm; 34 cm
(eventuali curve di accrescimento epoche successive)accrescimento successivo nella norma
indice di Apgar 9/9. durata del ricovero in ospedale: una settimana, un paio di giorni in incubatrice

Primi mesi
allattamento: artificiale per scarsità latte materno
svezzamento a che età: 6 mesi (facile)
ritmo sonno veglia, orari: Abbastanza regolare: si addormentava verso le 20.00, si svegliava una volta per la poppata e si riaddormentava fino alle 7.00 circa. Durante il pomeriggio dormiva una paio di volte per un ora circa
eventuali difficoltà: no
persone che lo accudivano: i genitori, specialmente la madre

epoca successiva
alimentazione: mangiava di tutto senza grossi problemi, sonno: poco bisogno di sonno, ma ritmi comunque abbastanza regolari. A quattro anni smette di fare il pisolino pomeridiano, orari e modalità (dove dorme, come si addormenta, ecc)
abitudini ( ciuccio, biberon, orsacchiotto, copertina, ecc): ciuccio tolto a due anni. In conseguenza di ciò inizia a mordersi le unghie (cosa che fa tutt'ora); preferisce fino ad oggi i peluches di animali alle bambole.

sviluppo psico-motorio:
seduto da solo a che età:
primi passi da solo: 14 mesi
capacità motorie attuali: normali, molto brava a disegnare e tagliare con le forbici (è mancina)
controllo sfinterico (pipì e popò) a che età: 3 anni entrambi. Da allora non ha più fatto la pipì a letto

interesse e curiosità verso le persone: molto timida con le persone che non conosce (compresi i bambini), con i quali non parla (né italiano né tedesco)
reazione di fronte a persone e ambienti nuovi: come detto è molto timida, non parla, neppure per rispondere a domande o per salutare.
figure principali cui è attaccato: fino a circa un anno fa era molto attaccata esclusivamente alla madre e mostrava atteggiamento di rifiuto verso il padre. Successivamente, a seguito di una breve vacanza di tutta la famiglia (il padre era molto fuori per lavoro), la bambina ha vinto questo sentimento di rifiuto nei confronti del padre e da quel momento, più o meno, sono iniziati i problemi con la lingua tedesca, per quanto non ci sia stato un deterioramento dei rapporti con la madre.
reazioni alla separazione dai genitori: non ci sono grossi problemi
rapporto con le persone, adulti : si trova bene con le maestre a scuola, non è timida con i nonni (anche se con quelli tedeschi attualmente non parla, ma mostra affetto in altri modi) né con zie e zii che vede ogni giorno; con zie e zii che non vede ogni giorno è invece molto timida (non rivolge loro la parola) bambini: nei giardini pubblici a volte evita gli altri bambini, a volte accetta l'invito a fare amicizia e giocare insieme (ma non è mai lei a fare il primo passo)
comprensione delle cose e delle richieste: nella norma
comunicazione dei suoi bisogni e desideri: nella norma

sviluppo simbolico
linguaggio: buona capacità di esprimersi in lingua italiana, meno in tedesco, anche nei periodi in cui lo parla. Ciononostante riesce ad esprimersi bene anche in tedesco, quando lo parla.
prime parole:
due parole insieme :
uso del no e del sì :
frase minima (verbo e sostantivo ): (non ci ricordiamo queste informazioni, ma non ci sono stati particolari problemi o ritardi)

interesse e curiosità per gli oggetti
uso dei giochi ( gioco funzionale ....imitativo .....rappresentativo ): A casa gioca spesso alla "maestra" usando i peluches come "alunni" o alla "veterinaria". Gioca molto con le costruzioni. Non le piacciono le bambole, quando gioca alla "mamma" usa ancora un peluches come "bambino". Le piace giocare in giardino con la palla, monopattino, paletta e secchiello ecc.

disegno spontaneo
scarabocchio , linee, cerchi... omino-testone ... figure, casetta, ecc: dopo un periodo in cui disegnava quasi esclusivamente gatti, adesso disegna alberi, fiori, prati, cieli (specialmente le stelle che ci sono sempre, anche insieme al sole).

attenzione nelle varie attività e interessi: buona capacità di mantenere l'attenzione su una singola attività. Guarda libri anche a lungo ma non le piace molto ascoltare le storie.

comportamento
(iperattivo, capriccioso, tranquillo, ecc): un po' capricciosa e bizzosa in casa. Fuori casa è molto eccitata se c'è anche il fratello, altrimenti è molto tranquilla e si comporta molto bene.
adesione a regole, orari, limiti: qualche difficoltà
obbedienza agli adulti: nella norma
reazione a divieti: accetta i divieti
paure, fissazioni: niente di particolare

scolarizzazione
asilo nido:ludoteca comunale tre ore due mattine a settimana. A che età: 18 mesi. Reazioni eventuali:ottimo ambientamento il primo anno, durante il quale era la più piccola. Ha stabilito un forte legame con la maestra di riferimento. Il secondo anno, invece, era un problema portarla e non mostrava più attaccamento alla maestra. Dopo l'inserimento alla materna, addirittura, quando, casualmente, ha incontrato di nuovo la maestra che la seguiva alla ludoteca, ha mostrato un chiaro atteggiamento di rifiuto. Da noi genitori tale atteggiamento è stato attribuito al fatto che durante il primo anno, essendo stata la più piccola, veniva seguita con particolare attenzione dalla maestra (passava buona parte del tempo in braccio a lei), successivamente, essendo sopraggiunti bimbi più piccoli, la maestra ha dovuto occuparsi anche di questi e così nostra figlia può essersi sentita "abbandonata".
Scuola materna: Sì. Eventuali difficoltà di inserimento, ambientamento:nessuna difficoltà particolare; le maestre ci dicono che preferisce giocare con i maschi anziché con le femmine (nonostante negli atteggiamenti e nelle preferenze relative all'abbigliamento sia molto "femminile") e che le piace fare "il capo" con le bambine più piccole. E' piuttosto testarda e spesso è difficile convincerla a fare i lavori scolastici. Tuttavia frequenta molto volentieri la scuola materna e le maestre danno un giudizio positivo sul suo comportamento.
Successive scuole ....... apprendimento ........ comportamento .........

Rapporti sociali, amicizie, attività extrascolastiche:non frequenta bambini fuori dalla scuola (a parte il fratello di tre anni più grande); non pratica attività sportive né hobbies. La scorsa primavera ha frequentato un corso di nuoto per due mesi, che poi ha voluto interrompere, salvo poi, alcune settimane dopo, chiedere di riprenderlo (cosa che non abbiamo, per adesso, concesso, ritenendo che, seppur piccola, debba assumersi la responsabilità delle sue decisioni)

Composizione familiare: padre, madre e fratello di tre anni più grande..
altri conviventi (nonni, parenti, ecc): Nessun altro convivente. I nonni paterni (piuttosto anziani e in precarie condizioni di salute), vivono nella casa accanto, sul medesimo terreno, così come una zia, uno zio e, fino a pochi mesi fa, una cugina giovane adulta.
Organizzazione familiare per l'accudimento (orari dei genitori, nonni, baby sitter, ecc): la madre si occupa a tempo pieno della famiglia, il padre svolge una attività lavorativa. Fino all'anno scorso il padre rimaneva fuori casa spesso per l'intera giornata.
modalità educative (permissive, ferme, severe, variabili, orari di sonno, dove dorme, chi 'comanda',- nel senso di 'chi sta ai comandi' ecc .....): riteniamo di avere una modalità educativa abbastanza ferma ma non particolarmente severa. La bimba dorma in una stanza assieme al fratello, raramente viene nel lettone (cosa che accettiamo, essendo la bimba ancora abbastanza piccola)

Eventi particolari, cambiamenti, lutti, difficoltà, malattie di familiari, ecc....
Visite mediche, ospedale, altro......
Eventuali esami fatti e referti (Udito, vista, eeg, rmn,...)
Altre osservazioni ……….
..................

L'insieme delle informazioni

L'insieme delle informazioni mi fa pensare che la bimba abbia sviluppato delle modalità di attaccamento affettivo un po' rigide, esclusive, basate sull'alternanza fra attaccamento e rifiuto. Con la prima maestra ha mostrato nel primo anno attaccamento, nel secondo e ancor più all'asilo, rifiuto. Quello che è successo in casa sembra seguire la stessa falsariga: prima attaccamento alla madre e esclusione del padre, poi attaccamento al padre e una specie di rifiuto selettivo non della madre in toto, ma della sua lingua. Il parlare sembra per la bimba una manifestazione molto importante, la concede alle persone conosciute, la rifiuta alle persone estranee. Rifiuta di far sentire la sua voce in entrambe le lingue con gli sconosciuti, solo in tedesco con madre e nonni. Il cenno al fatto che comunque è meno brava col tedesco indica un aspetto spesso riscontrabile nei bambini timidi e in particolare nel mutismo elettivo, cioè il non sentirsi abbastanza bravi per esporsi e quindi il trattenersi e nascondersi come in una tuta o scafandro protettivo. E' la tipica reazione di mimetismo e immobilità di fronte al pericolo presente in tutta o quasi la scala zoologica.
Il cenno all'episodio col nuoto, in cui a seguito del suo iniziale rifiuto poi non le avete permesso di ritornare perchè bisogna “assumersi la responsabilità delle proprie decisioni” fa pensare a un clima educativo forse un po' troppo severo, anche se a voi sembra solo “fermo”.
La situazione di rifiuto una prima volta si era ammorbidita e aveva ripreso a parlare in tedesco, poi si è di nuovo irrigidita . Un po' alla volta anche questa volta la bimba dovrebbe superare quello che al momento la induce a 'proteggersi' in questo modo.
Non è dato di capire esattamente quali fattori siano in gioco, ma è pensabile come dicevo che quella della bimba sia una difesa da paure sia di abbandono che di non essere giudicata abbastanza brava. Forse il papà è meno bravo in tedesco e si accorge meno se la bimba è brava o no, per cui usare il tedesco con lui è meno 'pericoloso' per la sicurezza della bimba.
Che fare? Suggerirei un leggero ammorbidimento del clima educativo e forse una diminuzione -se ci sono – delle richieste di prestazioni 'perfette' alla bimba ( o che possano essere intese così da lei...). Concederei anche talvolta la possibilità di essere incerti e di cambiare idea, se non è impossibile da realizzare. Non la forzerei a parlare ma mi accontenterei delle possibilità di comunicazioni che ci sono in questo periodo: in fondo è più importante poter comunicare e quello che si comunica che non come si comunica.
Anche piccole cose a volte possono creare ostacoli allo sviluppo, come pochi sassi possono deviare un corso d'acqua, nel primo tratto... Se si individuano e si tolgono gli ostacoli l'acqua può riprendere il suo corso.
Dopo l'estate prenderei eventualmente in considerazione la possibilità di rivolgersi a uno/a psicoterapeuta per approfondire la valutazione ed eventualmente per un lavoro psicoterapico (psicodinamico, relazionale) con la bimba per diminuire possibili paure e difficoltà e facilitare un'evoluzione positiva e per aiutare la famiglia a modificare eventuali aspetti che potessere essere disfunzionali. Ma se ne potrà parlare a suo tempo.
Cordialmente
drGBenedetti

Ritorniamo sull'argomento...

...perché la cose in questi mesi si sono "evolute". Nel senso che la bambina, che ora ha 5 anni e mezzo dallo scorso autunno non rifiuta più il tedesco. Dopo una serie di "stop and go" (la sequenza era abbastanza tipica: rifiuto totale del tedesco-consenso a dire alcune parole in tedesco nell'orecchio del genitore italofono-conversazione fluente in tedesco col genitore italofono-uso "normale" del tedesco anche con genitore germanofono e fratello; dopodiché si tornava al totale rifiuto del tedesco per poi ripartire con la sequenza)ha iniziato, parrebbe definitivamente, ad usare di nuovo il tedesco con mamma e, talvolta, il fratello. La qualità del suo tedesco è eccellente, pari a quella del suo italiano. Tuttavia, più o meno dallo stesso periodo, ma probabilmente anche da un po' prima, la bimba ha iniziato a non parlare più con altre persone che non fossero i genitori, il fratello (8 anni e mezzo) e i bambini della scuola materna. Ha totalmente smesso di parlare con altri parenti, con le maestre e con tutte le altre persone estranee. Con i bambini della scuola, ci dicono le maestre, parla solo durante il gioco libero, non durante le attività più strutturate. Quando andiamo a riprenderla a scuola ci corre incontro felice e inizia a parlare, senza fare molto caso al fatto che ci sia qualche estraneo nei paraggi o meno, ma non profferisce parola con nessun altro, neppure con gli altri bambini che la salutano. Le maestre ci dicono che il suo comportamento e le sue relazioni con gli altri bambini sono assolutamente normali durante il gioco libero (ha pure un "fidanzatino", un bimbo molto tranquillo, pure lui bilingue ma non italo-tedesco, col quale si scambiano quotidianamente disegni e "regalini" vari). Ci dicono anche che dal punto di vista cognitivo non ci sono problemi e che comunque fa i lavoretti che le sono richiesti a scuola. A casa parla e anche molto, anche se non racconta molto della scuola se non le viene chiesto. Ha buona proprietà di linguaggio in entrambe le lingue, ma come è in presenza di qualcuno che non sia il suo nucleo familiare ristretto (genitori e fratello) si blocca, non parla più neanche con noi (a differenza di quello che avviene a scuola quando andiamo a riprenderla). Tanto che si tratti di un estraneo che di un nonno o una nonna.
Mi è stato detto da uno psicologo che questo probabile mutismo elettivo potrebbe essere causato dal bilinguismo e dalla confusione che esso ingenera nella bimba (ed in effetti leggevo in altri articoli su questo sito che il mutismo elettivo è più frequente fra i bimbi bilingue); bisognerebbe quindi, secondo lui, smetterla totalmente col tedesco e parlare in casa solo in italiano. Temo però che questo sia piuttosto difficile, visto che specialmente il fratello, ma ora anche lei, sembrano quasi "incapaci" di parlare italiano con la mamma (e in questo senso il problema che le ponevo in precedenza mi parrebbe risolto): se questa parla loro in italiano, i bambini rispondono in tedesco. Siamo piuttosto preoccupati anche in vista della prossima entrata della bimba in prima elementare (a settembre) ed in questo senso abbiamo già segnalato il problema alle sue future maestre, che ci sono sembrate molto comprensive.
Ci terrei ad avere un suo parere sulla questione e su come si può affrontare. Grazie

Mi sembra che la situazione

Mi sembra che la situazione sia evoluta verso appunto una specie di 'mutismo elettivo'. In questi casi ho l'impressione che più che il bilinguismo sia in gioco come dicevo la differenza fra ambiente familiare e ambiente extrafamiliare. Si vede infatti anche in famiglie non bilingui e non immigrate, ma magari un po' isolate rispetto al contesto. Per cui credo che sia utile cercare di facilitare i contatti e le comunicazioni fra interno ed esterno della famiglia, invitando persone e frequentandone all'esterno, come per 'familiarizzarsi', appunto, un po' di più. Senza però minimamente insistere o segnalare in qualche modo il 'non parlare' della bambina, accettanndo che lei in certe occasioni comunichi in altri modi, con gesti, immagini, ecc. In modo da facilitare comunque le comunicazioni, inizialmente quelle meno 'pericolose', e aspettando che poi a un certo punto la bimba 'emerga e si tolga lo scafandro' per comunicare anche a voce. Bisognerebbe che anche a scuola le insegnanti accettassero simili modalità senza rimarcare che la bimba parli o meno, e certo senza 'festeggiare' se lei parlerà, per il rischio di farla tornare indietro, come a volte succede...
Se le cose non dovessero modificarsi in qualche mese penso sarebbe utile l'intervento di un esperto in modo da aiutare l'evoluzione. Le 'tecniche' possono essere diverse, conta di più a mio avviso l'esperienza dello specialista.
Cordialmente
drGBenedetti

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