tic nervosi bambino 10 anni

Egr. Dott. Benedetti,
Le chiediamo un parere sulla situazione di nostro figlio, di 10 anni e mezzo, che dall'età di 6 anni ha iniziato a manifestare dei "tic nervosi" che in questi anni si sono alternati, sovrapposti, attenuati ed anche intensificati e che in questo momento sono divenuti talmente forti e frequenti da essere fonte di gran sofferenza, limitazione e forte allontanamento nella sua quotidiana vita di relazione.
Le spieghiamo brevemente: si tratta di vigorosi, rumorosi e frequentissimi "grugniti" col naso, sforzo-contrazione e grugniti-raschiamenti della gola preceduti da immobilità (come a prepararne l'arrivo), seguiti da uno o più colpi di tosse e -ora meno frequenti- allungamento del collo e a volte anche del busto intero in avanti.
Noi genitori cerchiamo, in sua presenza, di minimizzare e di tranquillizzarlo dicendogli che passerà presto, ma siamo molto preoccupati ed è sempre più difficile e doloroso continuare a vederlo star male fisicamente e soffrire psicologicamente, senza poter fare nulla che sia per lui veramente efficace e di sollievo.
E' un "verso" sempre presente, anche quando lui sembra apparentemente tranquillo e intento nelle attività che gli piacciono: letture, disegni, giochi, guardare la TV, durante l'attività scolastica, sportiva (ricordo: pallavolo 3 volte a settimana per un totale di 5 ore settimanali), scout (1 volta a settimana per un paio di ore);
abbiamo constatato una maggior frequenza quando il bambino è sotto stress (essendo anche molto sensibile si carica anche facilmente di tensione per le normali vicissitudini quotidiane (possibili incidenti, chiacchierate più o meno animate in casa, interazioni con gli altri bambini poco amichevoli o situazioni domestiche di normale routine come chiedergli di ubbidire e/o fare delle cose che lui in quel momento non vuole fare o rimanda..), è un bambino-come ho scritto nel questionario- che si "trattiene","compresso","controllato", che quindi tende a tenersi dentro sentimenti ed emozioni, che solo a volte esprime a parole.
Oltre alla sofferenza del fisico, che è divenuta veramente pesante ( naso spesso chiuso e lamentela che non respira, gola arrossata ed infiammata e - come ci ha detto la logopedista- possibilità concreta di rovinarsi le corde vocali a lungo andare), la cosa più problematica -data l'età e il desiderio di essere integrato- è il fatto che pur trattenendosi (e a volte anche riuscendoci solo per brevi momenti, salvo poi "compensare" con episodi più intensi dopo) questo "verso" è fortemente invasivo ovunque lui si trovi (scuola, sport, scout, strada, casa, cinema, negozi..) la gente lo nota, si gira e lo osserva, i bambini lo prendono pesantemente in giro e gli rifanno il verso, chiaramente è divenuto senza valore continuare a rispondergli di non badarci e che passerà, per questo confidiamo in un suo aiuto.
Io e mio marito abbiamo fatto l'anno scorso una consulenza psicologica, per poter meglio capire ed aiutare nostro figlio a partire dall'ambito familiare, infatti dalla sua nascita e in questi anni nostro figlio ha certamente respirato un clima non sereno e rilassato, ma ansie, difficoltà e insicurezze e frustrazioni sia dovute alle crisi matrimoniali attraversate sia alla mia perdita del lavoro risalente al 2009;
in lui tutti i sentimenti provati in questi difficili anni, la rabbia e le mancanze affettive hanno forse trovato questo canale (dei"versi") per sfogarsi?
Lo psicologo ci ha dato alcune chiavi di lettura e indicazioni, quali chiaramente una maggior serenità e stabilità, nonchè meno presenza mia e maggiore del padre, con cui stabilire un rapporto più esclusivo e di maggior attenzione secondo le preferenze del bambino, ci stiamo impegnando e cercando di metterle in pratica con la difficoltà che sussiste da parte di mio marito di trovare un canale nuovo e positivo di dialogo nonchè ritagliarsi tempi e modi di attenzione e cura esclusiva da solo col bambino.
Abbiamo inoltre cercato informazioni su libri e in internet, nonché consultato i medici interessati (otorini, psicologo, logopedista e pediatra), abbiamo tentato vari approcci con metodi tradizionali come spray nasali, antistaminici, aerosol, un ciclo termale e anche la medicina omeopatica ed i Fiori di Bach, ma finora nulla è servito e siamo molto scoraggiati.
Due genitori preoccupati ed in cerca di aiuto concreto

Segue Questionario compilato:
QUESTIONARIO SULLO SVILUPPO PSICOMOTORIO SIMBOLICO-LINGUISTICO E RELAZIONALE
GRAVIDANZA E PARTO
La gravidanza per me fu totalmente inaspettata e portò con sé, oltre ai malesseri congeniti allo stato dell'attesa (ho sempre sofferto di dolori mestruali ed avuto una pessima tolleranza degli sbalzi ormonali), fu aggravata dai dispiaceri per le discussioni con i miei genitori (che non accettarono subito questa mia condizione) e per la non vicinanza di mio marito, che non sentii affatto come avevo bisogno ed immaginavo sarebbe stato nell'attesa di nostro figlio.
Inoltre - che ricordi - intorno al 6° mese circa, sia per uno svenimento avvenuto in stazione mentre andavo a lavoro sia per un lieve cedimento del collo dell'utero, la mia ginecologa mi impose il riposo anticipato a casa per cautela, ricordo ancora che mi mancò tantissimo il "contatto col mondo esterno", mi ritrovai ancora più sola, trascorsi quel periodo male ed ingrassai anche parecchio, il che contribuì a deprimermi ancor di più.
Non ho avuto dunque una gravidanza serena e felice psicologicamente,
fisicamente nessun altro problema da segnalare oltre al riposo
La nascita: avrebbe dovuto avvenire secondo i calcoli della ginecologa il 26 gennaio, ma tardava e il personale ospedaliero, ritenendo il bambino oltre i 4 kg - nonostante io fossi contraria (desiderando un parto non medicalizzato ma naturale, addirittura nell'acqua)- mi impose l'induzione col gel e il giorno 3 febbraio alle 9 di mattina iniziò la somministrazione del medicinale, dopo tutta la giornata con contrazioni regolari ma senza efficacia, chiesi disperata di essere mandata in sala travaglio dove avrei potuto finalmente rilassarmi (visto il travaglio fino ad allora svolto in corsia con altre 5 mamme in camera con relativi parenti in visita,cosa che mal si conciliava col mio carattere molto riservato); in sala travaglio, dopo aver trascorso le restanti ore della notte, il travaglio riprese e verso le 10 circa del mattino seguente mi venne messa la flebo di oxitocina che in un paio di ore fece nascere nostro figlio.
Rischiai, da quel che sentii dire, il cesareo -dato il mio stato di totale spossatezza e la molto probabile sofferenza del bambino dopo tante ore di travaglio- e nel nascere, durante il parto effettuato con episiotomia, fu compressa al bambino la parte alta del cranio/setto nasale e occhio sinistro, che infatti apparvero subito tumefatti, nulla fu però segnalato e quindi immagino senza apparente compromissione alcuna delle sue facoltà visive e respiratorie (crescendo però ci fu evidenziato da visite osteopatiche, logopediche e a causa delle difficoltà respiratorie nasali).
Il Parto: cefalico indotto alla 42esima settimana e durato ben 27 ore
alla nascita: ha pesato 3,800 kg (3,620 alla dimissione), era lungo 52cm e aveva circonferenza cranica di 36,5cm e toracica di 34 cm
curve di accrescimento: sempre oltre il 90-95 esimo percentile (anche ora).
indice di Apgar: 91-95
durata del ricovero in ospedale: 3 giorni incluso il giorno del parto (tutto regolare)
PRIMI MESI
Allattamento: latte materno ( a richiesta ), circa ogni 2 ore, fino ai 10 mesi circa di età
svezzamento: non ricordo più chiaramente, intorno ai 5-6 mesi,
ha sempre mangiato senza evidenziare problemi o allergie/intolleranze (ha sofferto di disbiosi intestinale (feci poco formate) e pancia gonfia sin dai primi tempi e tutt'ora)
ritmo sonno-veglia: non dormiva molto e perciò per regolarizzarlo lo abbiamo rieducato al sonno a 10 mesi
persone che lo accudivano: solo io (mamma)
EPOCA SUCCESSIVA:
Che ricordi nulla di anormale da segnalare (non ha mai voluto il ciuccio, aveva i suoi peluches, con cui si addormentava anche all'asilo)
sviluppo psico-motorio: che ricordi nulla di anormale da segnalare, ha iniziato a camminare dopo il compimento dell'anno di età.
Ha evidenziato "deglutizione atipica" ed ha eseguito 5 cicli di logopedia presso Careggi (4 cicli precedenti l'inizio delle scuole primarie ed uno l'anno scorso- a novembre avremo il controllo); ha inoltre portato l'espansole palatale (per circa un anno) per favorire la deglutizione corretta, correggere una tendenza alla "terza Classe" ortodontica e con la speranza di migliorare anche la respirazione(cosa però non palesemente verificatasi).
capacità motorie attuali: normali (a volte un po’ goffe perché si vergogna della pancia)
corre un pò sbilanciato in avanti ed ha una postura con accentuata curvatura in avanti delle vertebre lombari (tipo lordosi, anche se a livello di colonna non sono state finora segnalate alterazioni), spalle e cassa toracica chiuse, ha lamentato e sofferto di tallonite ( porta un 41 di scarpa).
controllo sfinterico: levò il pannolino nell'estate precedente all'ingresso alla scuola materna, intorno ai 3 anni-continua a soffrire di disbiosi e pancia gonfia con alternanza di feci poco formate spesso dopo l'assunzione di latte/pomodoro/cioccolato
interesse e curiosità verso le persone: normale
reazione di fronte a persone e ambienti nuovi: diffidente e molto attaccato a me (mamma)
reazioni alla separazione dai genitori: quando iniziò le scuole dell'infanzia a 7 mesi circa fu difficoltosa e fino a pochi anni fa voleva che rimassi con lui quando c'erano compleanni o giochi con altri bambini, da un paio di anni ho notato maggior tranquillità e dopo avermi salutato (più volte anche) si allontana senza alcun problema
rapporto con gli adulti: non ama le regole, le rispetta mal volentieri soprattutto in casa, a volte ci hanno riferito che tenta di fare il "furbo" (ad esempio quando pensa di non esser visto), è spesso polemico (almeno in casa), con gli estranei è educato, di aiuto e molto volenteroso.
rapporto con gli altri bambini: non ha amici stretti, ci riferiscono che spesso “stuzzica” gli altri bambini per venire "considerato", ha lamentato con me che gli altri bambini spesso non vogliono farlo giocare perché non è del "gruppo", l'esser preso in giro pesantemente per il "verso" che fa è fonte di grande sofferenza nel rapporto con gli altri che spesso non lo accettano, deridono e riprendono.
Con i bambini più piccoli è molto dolce ed affettuoso, gli piacciono i bambini e "ci sa fare" con loro (avrebbe tanto desiderato e voluto la compagnia di una sorellina, richiestaci varie volte anche esplicitamente).
rapporto con il papà: negli ultimi anni meglio, lo cerca, lo saluta e si informa se c'è e cosa fa e c'è più dialogo; fino a qualche tempo fa non aveva con lui un grande rapporto (nei disegni della valutazione psicologica fattagli, ci era stato segnalato il suo eloquente disegno nel quale la figura del babbo era meno della metà della sua e della mia, in posizione più distante), tuttora in alcune situazioni (che mi venga ora in mente ad esempio una è il risveglio) vuole spesso ancora solo me (mamma); ha con entrambi l'atteggiamento sopradetto di sfida e non ascolto, pur rimanendo -quando lo vuole - un bambino volenteroso, collaborativo e che svolge ciò che gli vien richiesto.
rapporto con me (mamma): ha avuto un fortissimo attaccamento, un atteggiamento quasi protettivo (concomitante col rifiuto per tanto tempo del padre), ha un atteggiamento molto affettuoso a volte, di giusto distacco, in altre di "scocciatura" per le mie attenzioni, inoltre come dicevo sopra, di sfida e di non ascolto.
comprensione delle cose e delle richieste: normali quando vuole, per tutte le altre volte fa finta di non sentire direttamente e ci fa innervosire per le ripetute richieste che gli vengono fatte e che non vengono ascoltate
comunicazione dei suoi bisogni e desideri: chiara ed esplicita per quanto riguarda gli aspetti pratici (animale domestico, giochini...), sul versante interiore meno, anche se con me (mamma) comunica - quando lo desidera - e mi confida momenti vissuti e sentimenti
sviluppo simbolico linguaggio: sembrava ritardare perché non iniziava, poi ha recuperato e c'è stato un periodo che non stava mai zitto, (che ricordi il periodo mi sembra dopo il compimento dell'anno)

interesse e curiosità per gli oggetti: sempre avuta molta, soprattutto per le chiavi e le porte, che ricordi (chiuse anche la maestra dell'asilo fuori dalla stanza di psicomotricità)
tasti e cellulari
uso dei giochi: molto geloso dei suoi oggetti, ama circondarsi di molte cose e ne fa "collezione".
disegno spontaneo: gli è sempre piaciuto (fin dall’asilo) in tutte le sue forme e materiali.
attenzione nelle varie attività e interessi: breve.
comportamento: molto vivace, capriccioso, mai stato amante delle regole, dell'imposizione di orari e limiti, atteggiamento sfidante e "alla pari", obbedienza altalenante, polemizza sulle indicazioni ricevute e sui divieti.
Paure: del buio, dei ladri che potrebbero entrare in casa e farci del male (a volte mi ha raccontato incubi a riguardo)
SCOLARIZZAZIONE
asilo nido: si, a circa 7mes di età, nessuna reazione che ricordi da segnalar, era un bambino molto vivace che non stava mai fermo, ma -ad un consulto mi dissero- non era iperattivo.
Scuola materna: si, a 3 anni e 5 mesi di età (essendo nato il 4 febbraio), nessuna reazione che ricordi da segnalare; mi ricordo ancora la sua vivacità motoria e il suo preferire amicizie femminili con cui condivideva più interessi (in quel periodo era persino divenuto grande amante delle Winx e preferiva giochi di accudimento e ordine), nell'ultimo anno (che ci consigliarono di fargli fare senza non optare per la "primina") ricordo che si annoiò molto e non vedeva l'ora di iniziare la scuola.
Scuole elementari: ha iniziato la scuola elementare più vicina a casa, ma fu un inizio molto problematico sia a causa del corpo docente (ben 6 maestre e nessun periodo iniziale per omogeneizzare le classi che si ritrovarono sbilanciate nel dover gestire più situazioni problematiche concentrate solo in alcune classi) sia perché, dal grande entusiasmo iniziale passò al rifiuto di andare a scuola, causa delle situazioni mal gestite in classe, dei compagni violenti e problematici, dei gruppi di bambini già formatisi in altre scuole materne e nessun suo ex compagno, inoltre l’alta presenza (più della metà della classe) di bambini cinesi che facevano anch'essi gruppo a sé, ha contribuito certamente.
Nel periodo pasquale ci accordarono il trasferimento richiesto ad un'altra scuola non distante da casa, che raggiunge da qualche anno col pulmino (per la sola andata), è nella classe 5a (avendo iniziato a 6 anni e mezzo).
apprendimento: non ci hanno mai segnalato problemi di apprendimento e di resa scolastica, anzi, ha sempre svolto con diligenza, senza alcuna difficoltà i compiti assegnatigli con buoni ed ottimi risultati, ci è stata segnalata dalle maestre quasi "ansia da prestazione", inizare prima che la maestra abbia finito di spiegare il compito, fare prima degli altri (questo almeno quanto riferitoci nell’ultimo anno scolastico
comportamento: come già descritto, l'avvio della scuola primaria non è stato per lui facile, ha accusato la "violenza" fisica di alcuni compagni più problematici ed essendo sensibile non ha risposto imponendosi e reagendo esternando e strutturandosi alla risposta immediata ma con insicurezza, tenendosi dentro ansie e paure, tant'è che proprio in quel periodo notammo l'inizio di frequenti e lunghi episodi (che solo dopo scoprimmo da soli cosa fossero) di "pavor nocturnus" (episodi tuttora presenti, anche se in durata ed intensità molto minore, consistenti nel sedersi sul letto con gli occhi aperti -ma non vede perché dorme- gesticolare ed interagire con ciò che lui vede, è capitato che si sia anche alzato proprio dal letto, parlare normalmente, chiamare o disperarsi tra le lacrime e il sudore nei casi più intensi), abbiamo notato che si presentano più facilmente se durante il giorno è successo qualcosa che lo ha turbato o se non si sente bene.
Ci hanno evidenziato ancora le sue difficoltà a relazionarsi con i "pari", è come se da una parte lui si sentisse "superiore","più grande" (cosa mal sopportata dagli altri bambini) e dall'altra la sua estrema sensibilità e debolezza nell'accusare molto i rifiuti, le prese in giro e le esclusioni dai gruppi; ci fu anche evidenziata una richiesta di attenzione più evidente attuata da lui volendo sempre stare davanti (essendo alto veniva sempre messo in fondo alla coda o nei banchi dove dava meno fastidio), sottraendo la pedina di un giochino durante la ricreazione o il pane -che regolarmente gli veniva dato a fine giornata visto che lo voleva- messo già nello zaino, lo stuzzicare e puntare sui difetti di alcuni bambini..(questo almeno fino all'anno scolastico scorso);
insomma la sua ricerca di integrazione non sembra ad oggi aver prodotto frutto, non ha infatti veri e propri amici benché negli ultimi tempi mi sembri più sereno, sorridente e che giochi di più con gli altri senza particolari problemi..(eccetto quando lo prendono in giro che allora si demoralizza, chiude molto)
Rapporti sociali/amicizie: La vita sociale è una nota dolente a livello familiare, non solo di nostro figlio, essendo veramente carente con solo sporadiche ed occasionali frequentazioni con altre famiglie; è sempre stato mio desiderio e ricerca ma mio marito è sempre stato restio e non ha mai sentito questa esigenza (per sé stesso -cosa che gli ho sempre sottolineato desiderando una maggiore predominanza del NOI sul SE, infatti non comprende quando sia stato e sia invece importante per nostro figlio e noi come famiglia, l'apertura), ha in sintesi e di fatto dunque condizionato tutta la famiglia in questi anni, la nostra vita di relazione si limita infatti a qualche uscita di solo noi tre (al cinema o in pizzeria/ristorante, limitate ora pure quelle perchè mio marito soffre particolarmente le reazioni della gente al "verso" di nostro figlio), ad accompagnarlo alle attività di sport, agli scout o a qualche attività organizzata fuori casa o in casa, la domenica a Messa, ogni tanto incontrare i parenti di mio marito (due sorelle maggiori con le famiglie che vivono nella nostra città - i miei purtroppo vivono troppo lontano in sardegna) e poche altre sporadiche occasioni che si cercano spesso comunque più di evitare che di incentivare.
La mia esperienza, fino ad ora ma spero ancora in un cambiamento, è quella di chi arriva più di 20 anni fa in una città notoriamente non aperta con chi non vi è nato e cresciuto, si è ritrovata sola e nonostante gli sforzi profusi neanche a livello familiare abbiamo saputo costruire una cerchia - anche ristretta - di amici con cui confrontarci, aprirci, crescere e avere scambi costruttivi.
attività extrascolastiche: sin da piccolissimo ha fatto una qualche forma di attività fisica: corsi di nuoto nelle scuole dell'infanzia, basket i primi tre anni delle elementari e pallavolo dall'anno scorso (3 volte a settimana per 5 ore settimanali complessive), quest'ultimo iniziato con grande entusiasmo l'anno scorso e continuato quest'anno più per nostra decisione che per suo desiderio; abbiamo dovuto comunque imporci non avendo trovato un'altro sport di gruppo adatto alla sua indole e abbastanza impegnativo da farlo sfogare, divertire con altri bambini e anche dimagrire (dovrebbe infatti perdere circa 5 kg); inoltre -dall'età di 8 anni e mezzo- frequenta un gruppo Scout della nostra zona (1 volta a settimana per 2 ore più un'uscita mensile giornaliera di domenica), anche questa attività era stata fortemente voluta per aiutarlo a socializzare e a sentirsi meno solo, come lui spesso ha lamentato, ma a causa del "verso" è fortemente a rischio di proseguimento.
Composizione familiare: Lui e noi due (padre e madre di 47 e 42 anni).
altri conviventi: non ci sono altri conviventi, i miei genitori e mio fratello vivono in Sardegna, i genitori di mio marito sono morti anni fa e le sorelle vivono, nella stessa città, a circa 30 minuti da noi.
Non abbiamo un animale domestico, molto desiderato soprattutto da nostro figlio per compagnia (abbiamo fatto l'accordo che lo prenderemo non appena cambieremo casa, altro nostro desiderio che spero si concretizzerà in tempi non lunghi).
Organizzazione familiare per l'accudimento: il papà, essendo dipendente in un'azienda, ha sempre avuto orari abbastanza regolari dal lunedì al venerdì, salvo diverse esigenze, fino a qualche anno fa (2010) svolgeva anche mansioni sindacali che lo assorbivano sia a lavoro che a casa al suo rientro ed era meno "presente" a livello fisico ma soprattutto a livello psicologico; le cose sono un po’ migliorate e trascorre più tempo con nostro figlio quando rientra a casa dopo le 17 e lo va a riprendere dall'attività sportiva, non hanno però ancora creato tempi e attività domestiche o extra-domestiche solo loro (pur essendo stato un consiglio dello psicologo e mia richiesta e desiderio da tempo);
io (mamma): ho svolto in passato la libera professione e gestivo i miei orari in funzione della scuola di nostro figlio (quindi la mattina potevo lavorare fuori casa, la notte lavoravo in casa); dal 2009 ho cessato il lavoro che svolgevo in una città vicina e da allora - pur cercandolo e tentando comunque di fare qualcosa nelle ore in cui nostro figlio è a scuola- non ho un lavoro; mi occupo io di portare nostro figlio al pulmino la mattina, di andarlo a prendere a scuola, portarlo a fare sport e ad eventuali attività extra-scolatiche sociali (mio marito se può continua ad evitarle volentieri).
PS: Da quando è nato nostro figlio ha praticamente passato tutto il suo tempo con me perché, mio marito - per suo sentire o non sentire o per impegni lavorativi che gli davano la giustificazione(perchè smessi quelli non è fondamentalmente cambiato molto) - ha sempre demandato a me (lasciandomi di fatto sola, sicuramente anche per questo - a posteriori - penso di aver peccato di protezione e ansia alla mia prima esperienza di mamma, lontana dalla propria famiglia di origine e senza latri supporti materiali e psicologici), ho sempre lamentato questa mancanza in questi lunghi anni ma solo pochi anni fa - e dopo crisi matrimoniali pesanti- ha iniziato a capire e ad iniziare ad agire, ma la strada è lunga, i "danni" fatti forse stanno iniziando ad emergere solo adesso e forse le carenze ed errori di quei tempi sarà difficile recuperarli.
modalità educative: io e mio marito siamo molto diversi, cresciuti ed educati in modi differenti e quindi inevitabilmente spesso ci scontriamo, ma sui valori da trasmettere a nostro figlio siamo concordi e ci sforziamo entrambi nella direzione dell'esempio e della coerenza; sicuramente non eravamo pronti e/o abbastanza maturi e consapevoli della grande responsabilità di diventare genitori ed entrambi abbiamo reagito a nostro modo, lui "alla vecchia maniera" pensando esclusivamente al lato materiale della nuova situazione (e per tutto il restante demandando a me), io volendo far vedere per orgoglio che ce la facevo comunque da sola mi sono svuotata e sbagliando mi sono sobbarcata anche la sua parte -mancata molto a nostro figlio-;
chiaramente non rifarei (penso rifaremmo) gli stessi errori adesso, in coscienza non potevamo fare diversamente, con l'inesperienza del tempo, comunque guidati dal fare il nostro meglio nell'interesse ed amore per nostro figlio; abbiamo sicuramente provveduto a tutti i suoi bisogni materiali (anche un po’ viziato con qualche di più, non negandogli regali o la realizzazione dei desideri espressi, pur - arrivato all'età di comprenderlo - spiegandogli l'importanza delle cose, del guadagnarsele e dell'attesa del momento più opportuno), ma forse i suoi bisogni di stabilità affettiva hanno trovato meno risposta, dati i periodi vissuti.
Attualmente ci troviamo a fronteggiare il suo atteggiamento spesso sfidante, oppositivo e disubbidiente, cerchiamo costantemente di spiegargli il perché delle nostre richieste e delle scelte che facciamo per lui e di dargli una sana visione ed educazione ai valori in cui crediamo e per la sua miglior crescita.
Abbiamo notato nei sue risposte - non solo con noi genitori, ma anche con i nonni e lo zio quest'estate, trascorsa insieme da giugno a settembre - un atteggiamento di "poco riconoscimento dell'autorevolezza" delle figure di riferimento, il suo "non ascoltare" (se non quando la cosa gli interessa), il porsi "alla pari" e "polemizzare" nel rispondere non come un bambino ma come un adulto a volte(già da adolescente in opposizione ...), tanto da dovergli ricordare che lui è il figlio ed è ancora un bambino e da tale deve comportarsi.
Purtroppo l'essere cresciuto non circondato da altri bambini ma da adulti (me e mio marito e pochissime altre frequentazioni) ed aver avuto poche occasioni per aprirsi, confrontarsi e fare socialità con altre famiglie e realtà (eccetto la scuola e lo sport) forse lo hanno fatto crescere prima degli altri bambini, con la percezione di essere comunque più grande, quasi "superiore" ai coetanei, allo stesso tempo con una grande insicurezza e sensibilità, un atteggiamento di chiusura, di rigidezza, di trattenimento e controllo su se stesso molto forte (a detta anche di maestre, allenatori, catechisti...almeno fino ad ora è stato così), infatti si tiene dentro anche emozioni e sensazioni ed accusa e ci mette un po’ "a smaltire" quello che gli capita (dai piccoli incidenti, alle prese in giro dei bambini) senza riuscire velocemente a farsele scivolare addosso, inoltre l'aver respirato in casa periodi tesi e mancanze affettive, ha sicuramente contribuito negativamente.
La fermezza, cerchiamo di giustificarla e mantenerla nelle cose che reputiamo fondamentali, per il resto, devo essere sincera, non sempre ci riusciamo haimè.
orari di sonno: come avevo già accennato, all'età di circa 10 mesi abbiamo seguito un libretto per la rieducazione al sonno per dargli una regolarità ed ha attecchito subito, da quel momento ha dormito nella sua stanza e culla/letto.
Si lamenta tutt'ora che lui è da solo e ha difficoltà a lasciarsi andare (mi dice spesso -che non riesce ad addormentarsi- quando in realtà sta già dormendo) o paura del buio (perciò gli lasciamo accese delle lucine colorate e a volte ancora, vuole alcuni i suoi pupazzi) quindi cerchiamo di fargli compagnia almeno finché non si addormenta con letture preferite (da qualche tempo fatte anche da mio marito, non più solo da me)
chi 'comanda', - nel senso di 'chi sta ai comandi' : come dicevo prima, è una bella lotta per il suo atteggiamento di sfida/oppositivo e per il suo carattere forte e determinato.
Eventi particolari: a circa 5 anni, dopo una banale caduta al secondo allenamento alla scuola calcio, si è fratturato il radio e fu "operato" (venne portato in sala, anestetizzato e gli venne eseguita una trazione per ricomporre la frattura), comunque ho notato che da allora quando succede qualcosa o cade e si fa male si spaventa più del necessario, ma poi passa;
ha sempre una forte difficoltà a staccarsi dai nonni materni, ai quali è molto legato - soprattutto la nonna - che vivono lontano e non può frequentare durante l'anno se non in estate e quando ripartiamo è una sofferenza grande, inoltre tutti i cambiamenti che gli si prospettano non vengono accettati con curiosità ed entusiasmo ma c'è diffidenza e se non gli si dice di che si tratta si oppone.
Visite mediche, ospedale, esami fatti e referti: oltre al precedente citato episodio per il quale ha subìto un ricovero di tre giorni per ricomposizione della frattura al radio, ci sono stati altri due episodi più brevi al pronto soccorso senza ricovero per mettere dei punti al ginocchio (se lo tagliò raschiando contro una bocchetta sporgente sul fondo di una piscina) e alla testa (cadendo dall'altalena si fece un taglio profondo);
ha fatto inoltre varie visite specialistiche in questi anni:
otorinolaringoiatriche per il discorso della difficoltà respiratoria dal naso, che lamenta fortemente chiuso, era stata diagnosticata un'ipertrofia adenoidea che ora sembra quasi del tutto risolta, la rinite allergica a polvere e muffe che non ha però significativamente risposto alle cure antistaminiche e la disidratazione ed ipertrofia della gola che non ha risposta , anch'essa alla cura svolta .
visita cardiologica ed elettrocardiogramma, solta per ripetuti lamentati dolori al petto(anni fa)
visita osteopatica e più recente podologica per la postura e il più recente dolore ai piedi e tallonite
soffre perennemente di disbiosi intestinale e colite con pancia gonfia e prominente- sproporzionata rispetto al resto del corpo-, nonchè catarri che lo intasano per quasi tutto l'anno, è in sovrappeso ma l'avere sempre fame rende maggiormente difficoltoso il discorso di correzione alimentare.
Altre osservazioni:
E' un bambino amante della natura, degli animali, della musica, gli piacciono le attività manuali (dagli origami ai braccialetti fatti in elastici e sagola, al disegno), cantare e suonare.

La prima parte è una

La prima parte è una descrizione attenta, quasi da manuale, delle caratteristiche tipiche di un bambino con tic e dell'ambiente in cui questo si manifesta. Le ipotesi fatte e le indicazioni avute mi sembrano condivisibili. Per lo più con l'adolescenza i tic tendono a passare e le reazioni allo stress e eventuali sintomi diventano più 'mentali' o comportamentali, cosa che un po' sembra già in atto, per certi aspetti comportamentali e altri quasi fobici. Anche l'aspetto alimentare sembra sintomatico. Nell'insieme mi sembra che il tic sia solo il segnale più evidente di una situazione di disagio forse superiore ai livelli di guardia. Direi che vale la pena approfondire la situazione, cosa che farei a livello di 'terapia familiare', per facilitare magari lo scioglimento di certi nodi presenti nell'ambiente e favorire dei passaggi della crescita che forse sono più ostici del dovuto.
Cordialmente
drGBenedetti

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