problemi di ansia generalizzata e somatizzazioni

Cercherò di essere il più chiaro possibile. Ragazzo di 28 anni, che ha conosciuto l'ansia all'età di 19 anni, e da lì è iniziato tutto il suo calvario. Ero un ragazzo solare, spensierato, non avevo paura di nulla, e le malattie non sapevo cos'erano. Poi, in un periodo di transizione della mia vita, ossia il passaggio dalle scuole superiori all'università, ho avuto il mio primo attacco di panico. Non sapevo nemmeno cosa fosse, infatti all'inizio mi spaventai, e non poco, una nuova sensazione, vampate, tachicardia, senso di irrequietezza. Il tutto era in concomitanza di un secondo lutto, di seguito, a distanza di sei mesi, della mia ex ragazza. lì iniziarono le somatizzazioni, praticamente inizialmente somatizzavo a livello del cuore, enormi fitte intercostali e dolori al petto, che mi hanno spinto per 2 volte al pronto soccorso, poi li mi tranquillizzavo per un paio di giorni, ma lo stato ansioso non passava. allora mi sono recato all'asp, per avere un consulto psicologico, parlammo per un po, fui seguito per un paio d'anni, ma non in maniera completamente costante. le somatizzazioni al cuore passarono, ne vennero altre, transitorie, ma la cosa più brutta, è che persi il mio splendore, la mie spensieratezza. avevo paura di tutto, cene fuori con amici, il divertimento mi faceva paura, perché mi sembrava forzato, dato che la mia testa, continuamente, pensava all'ansia, allo star male. Poi mi ci impipavo di forum online, e tutti i loro sintomi, diciamo che diventavano anche i miei. Decisi di abbandonare la psicologia, era uno psicologo, non psicoterapeuta, e andai da un neurologo, anzi 2, poi diventarono 3. Mi dissero che il mio caso era di facile risoluzione, mi prescrissero bdz e antipressivi, li presi per un po, ma non mi placarono l'ansia, per niente, anzi, i farmaci mi facevano paura, ero riluttante. In tutto questo studiavo davo esami, avevo anche vita sociale, avevo ragazze, ma il tutto non mi soddisfaceva, perché le paure rimanevano, non ero me stesso insomma, e i sintomi mi permeavano. Ho iniziato la somatizzazione che mi porto dietro ancora oggi, rigidità muscolare, tendente alla nuca, e grossi mal di testa dovuti a cefalea muscolotensiva. decisi di iniziare un percorso di psicoterapia serio, da un luminare junghiano. sono ancora in psico da lui, da 2 anni, abbiamo un bel feeling, ci vediamo una volta a settimana, stiamo lavorando, ma la strada è dura, e io sono stato sempre uno pratico, mi è difficile parlare un nuovo linguaggio, quello che ho abbandonato da tanto tempo. da quest'ultima psicoterapia cos'è venuto fuori? allora, ragazzo di tipo individuato, che per famiglia e per società, vivendo in un piccolo paese, si è dovuto adattare alla società, ha dovuto accantonare diverse emozioni, quali rabbia, rancore, la mamma diceva che non si fa. Ho dovuto indossare una maschera, e l'ho indossata anche bene, la maschera della felicità. Ho dovuto portare felicità in famiglia, una famiglia tranquilla , per bene, ma io era quello he doveva risistemare i cocci rotti. il fratello più grande se ne infischiava di tutto, e portava problemi, il papa idem, la mamma pure, e io un giorno si, e l'altro pure, ero li a raccattare i cocci della famiglia e a risistemarli, ovviamente cercando di portare meno problemi possibili. Ora mi ritrovo ad aver scoperto tutto questo dopo anni di psicoterapia, però caspita, i sintomi non mi abbandonano, questa danna ta rigidità mi attanaglia, mi limita, mi impaurisce. Ah, mi sono laureato, farmacista, lavoro, ho fatto tutto da me, ho trovato tutto da me, diciamo che dall'università in poi mi sono allontanato un po dalla mia famiglia, e mi sono fatto da solo, non ho chiesto nulla da solo, tranne il supporto economica, fin quando non guadagnavo. Ora sto lavorando bene con lo psicoterapeuta, ho molta fiducia in lui, ma è difficile, è difficile contrastare quell'io interiore che spinge, emozioni nascoste nel sacco, accantonate per anni, quando vengono fuori, e ora le riconosco, fanno paura, e mi si riversano contro. Non mi arrabbio mai, nascondo tutto con un bel sorriso, poi torno a casa e sono in ansia. Ultimamente sono inc ora con brindelli e xanax al bisogno, così per tamponare un po la sintomatologia e lavorare al meglio. scrivo, sogno, dipingo, cerco di riattivare l'anima, ma non è facile. Prima mi piaceva tanto il fai da te, mi rintanavo con me stesso nella mia officina e smontavo e rimontavo di tutto, ora invece, sono stanco, non ci riesco, o se lo faccio, penso che subito dopo debba star meglio, tipo una bacchetta magica.
La contatto non perché non mi fidi del mio psicoterapeuta, anzi, ma perché ho voglia di un parere esterno, più che voglia, ho la curiosità.
con affetto.

La sua storia ha a momenti

La sua storia ha a momenti toni un po' 'mitologici', leggendari, per così dire. Forse è un aspetto di quella maschera che diceva, cui è difficile rinunciare, anche per i motivi che scrive. Evidentemente quella maschera le dà dei vantaggi, più o meno illusori. Le ci vorrà coraggio e resistenza per andare al di là di quella ma vale la pena di insistere, credo, pensando comunque che nessuno è perfetto e che si può venir a patti con le proprie imperfezioni e sintomi e imparare a conviverci. È' la strada verso la maturità adulta....
Cordialmente

ho iniziato ad abbracciare il

ho iniziato ad abbracciare il mito con la psicoterapia junghiana, capendo che dentro di noi abbiamo un anima, positiva e negativa, sta a noi decidere qualche parte deve essere predominante. quello che più mi chiedo, e allo stesso tempo, quello che più mi blocca, è il dare un estremo ascolto alla sintomatologia, alla somatizzazione. E' la parte che più mi blocca, e che più mi fa cadere nei momenti di down. perché si somatizza? le teorie parlano di difesa, ma difesa da cosa? nel momento in cui si prende coscienza del passato, del presente, poi è così difficile resettarsi?
quando mi parla di tratti mitologici, Lei, a cosa si riferisce?

Mi riferivo a una certa

Mi riferivo a una certa idealizzazione che sembra avere per il suo passato 'sano' , ma in cui forse si stava costruendo quella maschera che diceva. Più che pensare ai suoi sintomi bisogna forse che cerchi di lasciar emergere quello che c'è dietro La maschera attaccandosi meno alle spiegazioni razionali, che non spiegano nulla. Con l'esperienza potrà trovare la strada per uscire da questa situazione.

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