disturbo generalizzato dello sviluppo

Gentilissimo Professore,
le scrivo perché recentemente a mia figlia è stato diagnosticato un sospetto di disturbo generalizzato dello sviluppo (comunicativo-comportamentale). La parola “sospetto”, però, non deve fuorviarLa, perché il neuropsichiatra che ha osservato mia figlia mi parlava come se la sua conclusione fosse certa, addirittura non si è voluto pronunciare sulla “eventualità di un recupero parziale” e ci ha sollecitati ad agire quanto prima con una serie di esami per scongiurare cause organiche e con l’avviamento delle procedure per ottenere una terapia riabilitativa presso il nostro distretto sanitario. Addirittura ci ha consigliato di insistere per una terapia semiresidenziale e non ambulatoriale. Non sto qui ora a soffermarmi sulle difficoltà che abbiamo incontrato riguardo alle immense liste di attesa che ci sono nelle strutture a noi vicine.
Melissa ha 23 mesi. Le osservazioni che ci hanno portati a richiedere una consulenza specialistica sono state queste:la bimba non dice ancora una parola, anzi, sembra quasi che abbia subito una leggera regressione, perché ha smesso di dire anche “ciao”, “mamma” e “caro caro” (le uniche parole che pronunciava fino a un paio di mesi fa). Non dice neppure “no” o “sì”, ma annuisce o rifiuta con i classici gesti della testa. E’ in grado di indicare i suoi bisogni con il dito, oppure prende per mano una persona con la quale ha confidenza e la conduce verso l’oggetto che desidera. Generalmente non ha un contatto visivo con le persone, ma capita, soprattutto quando è di buon umore, che i suoi occhi si soffermino per un attimo sul viso di una persona, di norma il mio. E’ una bambina molto indipendente, non ha paura di andare da sola dove vuole senza voltarsi per controllare se io e il suo papà ci siamo, però non è sprovvista di senso del pericolo. Per farle un esempio, se incontra un gradino oppure un ostacolo, non continua a camminare noncurante dei danni che potrebbe subire, ma presta molta attenzione ai suoi passi o semplicemente si spaventa e si blocca in attesa del nostro arrivo guardandoci come richiesta implicita. Non ha mai avuto difficoltà motorie o di coordinazione, in questo senso, ha sempre seguito le normali tappe. Ha delle routine, soprattutto quando gioca. E’ capace di ripetere lo stesso tipo di gioco con gli stessi movimenti anche per molto tempo, ma ciò riguarda principalmente la sua attività ludica, perché nella vita quotidiana non mi sembra poi così legata alle ripetizioni o agli schemi (per esempio non cammina in casa seguendo sempre uno stesso percorso). Non ama particolarmente essere toccata o accarezzata, se non è lei a richiederlo o se è distratta da altro. Prima di due mesi fa era molto legata anche al padre, ora è come se esistessi quasi solo io. Tutto ciò, però, è il frutto di una sua reticenza che va via non appena acquisisce una certa confidenza con la persona che vuole avere il contatto con lei. Dopo un po’ di insistenza, infatti, si è molto legata anche alle maestre del nido. Imita i miei gesti, anche a distanza di giorni. Ha avuto sia la fase della lallazione che quella delle pernacchie. Imbocca le bambole o i peluche con il cucchiaio oppure li fa bere con il bicchiere. Imbocca anche me e il suo papà. Non è in grado di eseguire richieste particolari, specialmente se implicano un linguaggio molto articolato, ma risponde a semplici comandi, quando, raramente, ne ha voglia, per esempio: “porta la palla al papà” oppure “fa’ vedere il coniglietto alla mamma”. Adora mettere gli oggetti in fila, tanto che ha fallito un test che le ha fatto il pediatra, cioè la richiesta di mettere delle scatoline colorate l’una sull’altra. Lei si ostinava a metterle in fila. Quando, dopo un giorno, il papà le ha ripetuto l’esercizio più volte, però, alla fine l’ha eseguito correttamente per imitazione. Sorride e ride quando è felice di rivede qualcuno o per le novità che la attirano. Non nutre molto interesse nei confronti degli altri bimbi. Generalmente, quando entra in un ambiente nuovo, è molto incuriosita dagli oggetti e quasi mai dalle persone nuove che trova dentro quella stanza, anche se ultimamente, da quando abbiamo aumentato le ore di nido, sembra che questo aspetto sia molto migliorato.
Con me la bimba riesce ad essere molto affettiva: cerca il contatto fisico, mi bacia, mi abbraccia e tende le braccia per essere presa. Aveva una dipendenza da una tovaglietta di lino che usavo quando era più piccola per allattarla. Si trascinava quel pezzo di stoffa ovunque, ma siamo riusciti, con pazienza, a liberarla da quella dipendenza, un mese fa. Ora stiamo lavorando anche sul ciuccio. Non è una bimba molto collaborativa, nel senso che spesso non ascolta i richiami e lo fa con cognizione di causa…non dico che si tratti di una sfida, ma cerca sempre di capire fin dove può spingersi e, se riesce, agisce a prescindere dalla nostra disapprovazione. Non mi viene in mente altro, ma sicuramente non è tutto qui. La sensazione che ho io come madre è che lei si trovi un po’ “al confine”, ma la sua situazione non mi sembra così catastrofica come ci è stata prospettata…soprattutto credo che sia recuperabile, sbaglio? Sto cercando di illudermi?
Non le riferisco i nomi dei medici per correttezza nei loro confronti, ma come può ben immaginare, non ci siamo fermati qui e abbiamo contattato una sfilza di altri nomi. Siamo in attesa di incontrarli tutti.
Ci farebbe molto bene avere un suo parare. Mi scuso per la lunghezza di questa e-mail e la ringrazio moltissimo anticipatamente.
Cordialmente,
utente anonimo.

Le direi di completare le

Le direi di completare le informazioni seguendo il mio questionario, che trova nella colonna qui a sinistra.
Cordialmente

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