xenofobia

Argomento aperto da Antonio Vita

La xenofobia è un problema attuale.
Da cosa ha origine la paura del diverso?
Perché?
Il diverso per nazionalità, per cultura, per appartenenza a gruppi organizzati, per lingua, per motivi politici, per colore della pelle, per sesso (?), per quali altri motivi (?).

E' difficile uscirne? Vale la pena uscirne?

Cosa ne pensate?

Argomento di nulla! direbbero

Argomento di nulla! direbbero a Firenze.... ( per dire il contrario: che argomento enorme!....)
Aggiungerei fra gli altri motivi i diversi per comportamento, per sviluppo, per abilità , ecc ecc.
Estremizzando aggiungerei i diversi da noi, dall'immagine che vediamo allo specchio - che non è la stessa che vediamo in fotografia, o in video, che ci lascia spaesati, come la nostra voce registrata e riprodotta, in cui non ci riconosciamo.
Siamo noi stessi i primi 'diversi' rispetto al quadro che abbiamo impresso in mente come abituale: l'immagine che gli altri vedono di noi non fa parte delle nostre esperienze, nè primarie nè successive (salvo forse i gemelli identici, cui però non a caso attribuiamo l'esperienza del 'doppio'... ). Che sia questa diversità a noi stessi, proiettata sugli altri diversi, alla base della 'fobia dello straniero'? Quasi tornassimo bambini all'ottavo mese che sperimentano la paura dell'estraneo al vedere un viso che non corrisponde a quelli che ha appena imparato a conoscere? Qualche mese dopo , nella 'fase dello specchio', cominciamo a prendere confidenza con l'immagine rovesciata di noi stessi, ma l'immagine diritta, per così dire, ci resta estranea, salvo forse alle star del cinema televisione ecc. Non ho idea di che esperienza abbiano questi ...

aggiungo

(Poi risponderò e mi aggancerò al dr. Benedetti)

Quali fattori possono portare all’odio verso lo straniero?
Tra questi, potrebbe esserci anche il semplice sfogo delle proprie frustrazioni su un soggetto più debole e oggettivamente meno tutelato? Ci sono soggetti più inclini a provare questo tipo di sentimento?

La consapevolezza del rifiuto verso la propria etnia che influenza può avere sul comportamento e sul modo di relazionarsi di uno straniero con gli abitanti del paese di accoglienza?

aggiungo ancora

E' difficile essere diverso dal diverso?

Beh, ovviamente la 'paura del

Beh, ovviamente la 'paura del diverso', cioè dell'estraneo è stato un mezzo istintivo di protezione della specie. Sia nel mondo animale che nel mondo umano l'esistenza di pericoli esterni micidiali per la sopravvivenza giustifica la paura e la diffidenza. Come sempre, mentre per gli animali ciò non costituisce un problema, lo è diventato per gli uomini nel momento che hanno ricevuto il 'dono non richiesto' della cultura. L'antinomia fra spinte istintive ataviche pre-culturali e norme e spinte culturali costituisce la base del proverbio "fidarsi è bene, non fidarsi e meglio". Fra la paranoia da una parte e la fiducia ingenua dall'altra è un continuum su cui stiamo tutti, magari oscillando pericolosamente spesso fra un estremo e l'altro.

xenofobia

La nostra immagine che vediamo allo specchio non sempre riconduce a sentimenti che proviamo. In fondo la mimica può essere equivalente a sensazioni interne, ma spesso tradisce quello che noi sentiamo realmente. La mimica è esterna, quello che sentiamo è interno, e non sempre coincidono.
Mi sembra molto giusto , tuttavia, il rifarsi alle esperienze del bambino che ad 8 mesi c.ca restituisce all’immagine che vede un sorriso di compiacimento, mentre altre volte , poiché non ha avuto esperienza del volto che vede e quindi non lo riconosce, può manifestare crisi di pianto e di paura.
Paura di qualcosa che vede come cosa lontana da sé.
Il lontano da sé può far paura non soltanto perché l’esperienza dell’amicalità e della benevolenza è tradita, ma anche perché ciò che appare diverso non può essere controllato. Quindi va al di là della nostra categoria kantiana della causalità e diventa cosa o soggetto incontrollabile.

Concordo con l’ottima espressione che “”tra la paranoia e la fiducia ingenua c’è un continuum su cui stiamo tutti oscillando spesso tra un estremo all’altro””.

Riprendo l'argomento per

Riprendo l'argomento per alcune considerazioni. E' sempre più frequente, nel servizio pubblico, vedere bambini e famiglie extracomunitarie, provenienti dall'Asia, dal Nord-Africa, dal Sudamerica, dall'Est-europa. Conoscendo le persone e le loro vicissitudini il senso di diversità iniziale passa e le loro difficoltà e le loro dinamiche familiari e interpersonali sono le stesse cui siamo abituati, ovviamente coperte in parte da aspetti culturali.
E' la non conoscenza quindi che sta alla base della xenofobia, la paura del nuovo, del non conosciuto.
Assoniglia a livello sociale a quanto si vede appunto nei bambini piccoli, in cui la 'paura dell'estraneo' segna una fase della crescita, un passaggio di conoscenza verso il mondo esterno.
Si può pensare la xenofobia come il segno di una fase di crescita di una società, a livelli ancora molto piccoli, evidentemente, visto che nel bambino avviene nella seconda metà del primo anno di vita, si chiama appunto 'angoscia dell'ottavo mese'...
La reazione di chi quindi usa la xenofobia come guida per l'organizzazione sociale e politica, chiudendo fuori gli estranei, ricorda quella di genitori che evitino ai bambini qualsiasi contatto con persone o ambienti estranei come criterio di guida educativa: qualche volta si vede, ma gli effetti su quei bambini e sul loro sviluppo sono disastrosi. Speriamo non sia così per le società umane.

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