Aggiornamento, 3 anni e mezzo

Buongiorno Dottore, ho letto il comment di una madre sull’utilita’ degli aggiornamenti e mi sono decisa anch’io a trovare un po’ di tempo per farlo. Concordo infatti sul fatto che questo sito serva non solo a ricevere indicazioni importanti – anche se a distanza – su come approcciare le difficolta’ dei nostril figli, ma anche a dare un po’ di prospettiva sul fatto che ci siano alter famiglie con situazioni simili, con le quali e’ interessante confrontarsi. Io consulto il suo sito regolarmente da quando, un anno fa circa, mi sono imposta di non leggere nulla in internet su autism, ritardo e simili, se non appunto il suo sito. Le scrissi un anno e mezzo fa, quando mio figlio aveva da poco compiuto due anni. Mi preoccupavo per un linguaggio ancora pressoche’ inesistente, gioco un po’ ripetitivo, e difficolta’ di gestione (quello che molti direbbero bimbo iperattivo, che scappa sempre ecc). Allora era da poco nato il fratellino e ci eravamo da poco trasferiti, quindi era difficile capire quanto di questo non potesse ascriversi agli sconvolgimenti che questi cambiamenti inevitabilmente avevano comportato per lui. Ora G. ha 3 anni e mezzo. Il linguaggio si e’ sbloccato l estate scorsa, ma resta indietro rispetto ai coetanei. Usa la prima persona singolare dai 3 anni, e ha iniziato a usare il SI’ un mese fa. Costruisce frasi ma sempre con una certa rigidita’. G e’ bilingue, noi viviamo in Svezia, lui capisce l italiano e quindi capisce quando gli parlo, ma risponde in svedese. Piu’ che il linguaggio (nonostante sia indietro, la comunicazione funziona, ci capiamo e ci sono graduali miglioramenti), le difficolta’ maggiori sono le relazioni sociali. G non e’ interessato agli altri bambini. Ha iniziato l asilo a 20 mesi, l inserimento e’ stato molto graduale ed e’ andato bene. Va all asilo piuttosto volentieri, ma non gioca con altri bimbi. Osserva ed ammira bimbi piu’ grandi, ed un paio di volte ha chiesto di andare a far visita a dei vicini di casa (due bimbe piu’ grandi) per il resto lui cerca solo il rapporto con adulti. Ogni due mesi circa parliamo con le insegnanti d asilo, che piu’ che il mancato interesse verso gli altri bambini, riportano un atteggiamento a volte violento verso altri bimbi (lo fa anche col fratello, se gli si prende un gioco lui lo spinge, e a volte anche senza motive apparente) e alcune difficolta’ di gestione (l irruenza che conosciamo anche noi, quindi spesso durante le passeggiate scappa, non vuole dare la mano e sono obbligati a metterlo nel passeggino). Questa irruenza spesso rende la gestione difficile, per cui a tutt’oggi una persona da sola con lui e il fratello non ce la fa, perche’ quando lui non ascolta, corre via o si rifiuta di camminare bisogna essere al 100% per lui. G ha un rapporto molto stretto col papa’, soprattutto da quando e’ nato il fratellino. Credo che sia comunque un rapporto equilibrato, nel senso che lui e’ attaccato ad entrambi, ma per il papa’ ha un’ ammirazione speciale, lo imita spesso e secondo me questo e’ un buono stimolo di crescita. Sia io che mio marito lavoriamo, a turni li portiamo all’asilo ed alle 4 di pomeriggio andiamo entrambi a prenderli, quindi passiamo molto tempo insieme (come tutte le famiglie in svezia del resto, dato che la giornata lavorativa finisce per tutti verso le 4 se non prima grazie ai vari congedi parentali). Ovviamente dipende anche dal fatto che il fratellino e’ molto attaccato a me. Il rapporto con lui e’ migliorato, anche se resta un po’ conflittuale. E’ chiaro che lui il fratellino non lo voleva, se l’e’ trovato e ci ha dimostrato la sua contrarieta’ specie nei primi mesi, poi si e’ gradualmente abituato. Ora dobbiamo stare sempre attenti che il fratellino non usi I suoi giochi preferiti, ma credo l abbia accettato, quando non c’e’ chiede di lui ed a volte lo aiuta a bere, mangiare. Cerchiamo di farlo sentire il bravo fratello maggiore, e questo a lui piace. Mi ha colpito una frase di un’altra mamma, perche’ anche io penso la stessa cosa. Mio figlio ha 3 anni e mezzo, ma se paragonato a coetanei che vengono trattati da piccolo adulti, io direi che lui ne ha all incirca due, negli atteggiamenti, nella possibilita’ di ‘ragionarci’, nella mancanza di botta e risposta (risponde solo a domande semplici, tipo ‘che colore e’, vuoi questo o questo ecc). Pero’ l evoluzione c’e’ seppur lenta, e questo e’ importante. Nessuno specialista ha visto mio figlio. Io ho un’ amica psicoterapeutica dell infanzia (approccio evolutivo) e mio marito ha uno zio neuropsichiatra, quindi quando ci sentiamo un po’ persi chiediamo consiglio a loro, ma in generale non credo in nessuna terapia salvifica. Siamo una famiglia serena, G frequenta l asilo dale 8.30 alle 4, lo andiamo a prendere insieme, andiamo tutti e 4 al parco, si addormenta da solo verso le 8 dopo aver letto i suoi libretti con uno dei genitori. La presenza del fratellino nonostante la conflittualita, credo sia anche uno stimolo importante, vedo timidi segni di intesa, ci sono momenti di divertimento insieme, e credo che aumenteranno. Ho lavorato un po’ su me stessa, verso I suoi due anni, vedendo le difficolta’ di G, mi sono fatta prendere un po’ dall ansia. Ho una sorella autistica e leggendo sono entrata nel mondo del ritardo cognitivo legato al gene X. Ho chiesto di fare il test dell X fragile (risultato negative) ma non abbiamo piu’ proceduto ad altri test. Lo faremo se decideremo di avere altri figli. Ho imparato a tenere sotto controllo queste paure e accettare mio figlio per come e’. Il fatto che il fratellino non dia nessun segno di preoccupazione, anzi e’ molto socievole, sveglio e furbo, mi ha tranquillizzato molto, perche’ l elemento genetico rischiava di creare paure anche per lui al minimo ‘sbalzo’ nello sviluppo. In generale, paradossicalmente forse e’ stato piu’ difficile per me (con una sorella autistica) accettare che mio figlio abbia uno sviluppo atipico, perche’ pensavo di lasciarmi questa cosa alle spalle. Invece, per fortuna mio marito e’ sempre riuscito a mettere tutto in prospettiva, dicendo che il confronto con gli altri bimbi non gli interessa. Sempre per fortuna, viviamo in una societa’ (quella svedese) dove i bimbi sono lasciati liberi di crescere al loro ritmo molto piu’ che in Italia (per quello che ho visto). Per intenderci, nessuno chiede a G di colorare nei bordi ☺ e star seduto al banco, cosa che non farebbe mai (e in ogni caso negli asimi svedesi I banchi nemmeno ci sono). Sappiamo che colorare non gli piace – il disegno e’ praticamente inesistente - e facciamo altre cose. A lui piace giocare a palla, quindi anche all asilo cercano di coinvolgerlo con altri due/tre bimbi nel giocare a palla (nel gruppo numeroso si perde, secondo me c’e’ un po’ di ansia, preferisce il rapporto uno a uno con l insegnante o il gruppo piccolo). L asilo cerca di assecondare questi suoi bisogni, per farlo al meglio ha richiesto al comune un’insegnante in piu’ per qualche ora, senza bisogno di nessuna diagnosi specifica. Insomma, io le ho scritto un po’ per condividere la mia situazione con altre famiglie che hanno esperienze simili., e un po’ per un suo commento in base alla sua esperienza con bambini affetti da condizioni di ritardo su base genetica. Lei Inoltre, ci consiglia di fare altri esami medici? C’e’stata sofferenza alla nascita, credo che l Agpar fosse 6 alla nascita, 7 a cinque minuti e 9 a 10 minuti. G. cresce bene ed e’ molto atletico, ha bruciato tutte le tappe dello sviluppo motorio e a 10 mesi camminava. Anche se si trovasse qualcosa, ci sono poi procedure utili da percorrere, o e’ solo per nostra conoscenza?

Grazie del suo aggiornamento,

Grazie del suo aggiornamento, utile e interessante. Si resta ammirati a leggere della scuola svedese e dei metodi usati li'. D'altronde veniva detto pochi giorni fa alla radio, se non erro, che la Montessori, e il suo metodo, e' molto conosciuta e seguita all'estero e pochissimo in Italia...
Più che iperattivo mi sembra capriccioso e oppositivo e tirannico,forse, ma in effetti sono più facce dello stesso problema, probabilmente.
Comunque non sarei sicuro che le difficoltà del suo bimbo siano a base genetica e non ambientale, e consiglierei eventualmente un approccio conoscitivo di tipo familiare per esplorare le interazioni familiari che spesso sottendono queste situazioni e non e' facile vedere dall'interno.
Non credo che esami medici porterebbero a qualche risultato, se non casuale, come a volte capita senza però chiarire le cose.

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