richiesta di un parere

Gent.le dottore,
le scrivo per il mio bimbo di tre anni e un mese. Le difficoltà attuali che stiamo incontrando riguardano essenzialmente un problema di socializzazione nei confronti dei coetanei.
Il bimbo sta frequentando il primo anno di scuola materna e la situazione è la seguente: con i bimbi non interagisce per giocare ma strappa di mano i giochi, pizzica, cerca di tirare schiaffi per recuperare il gioco che vuole. Ha un forte possesso degli oggetti. Le maestre inoltre ci riferiscono che non partecipa a nessuna delle attività didattiche in autonomia, deve sempre essere seguito dall’assistente che è presente in classe. Alcuni lavori si rifiuta di farli, poi quando si accorge che è troppo tardi perché l’attività è conclusa allora piange e si dispera perché la voleva eseguire pure lui.
Anche quando invitiamo altri bimbi a casa, la storia si ripresenta identica. Ai giardinetti cerca di togliere i bimbi dai giochi che vuole lui. Ha quasi imparato ad aspettare i turno per l’altalena e lo scivolo senza protestare troppo ma sugli spazi che lui vuole occupare, tende a spingere via gli altri.
La situazione è stata difficile anche nel precedente anno di nido in cui l’interazione non era presente e, anzi gli dava fastidio la sola vicinanza fisica di altri bambini. Oltre a ciò le maestre del nido ci riferivano che non rispondeva ai “comandi collettivi” ma occorreva che una di loro andasse da lui e gli dicesse, ad esempio ”ora alzati che si va a pranzo”.
Questa difficoltà l’abbiamo notata anche noi a partire dagli 8 mesi circa, il periodo in cui sono rientrata al lavoro. Però era molto più accentuata: il bimbo si spaventava quando qualcuno ci veniva a trovare, appena aperta la porta, adulti e bimbi. Si spaventava inoltre in diverse occasioni di novità, sempre con piani molto forti .
Adesso questo non accade più. Con gli adulti è socievole, quando vengono le famiglie con i bimbi a casa non protesta, anzi quando vanno via mi chiede dove sono, anche i giorni successivi. Se gli dico “andiamo a trovarli noi?” risponde di si.
Quest’estate ha passato due settimane con i cuginetti di 5 e 7 anni in campagna. I primi giorni sono stati difficili sempre per questo suo possesso indiscusso degli oggetti. Poi è andata sempre meglio, li accettava di più, andava in bici (senza pedali) con loro, facevano delle cose insieme, non ancora un gioco strutturato però.
A settembre ha iniziato a fare psicomotricità. All’inizio aveva paura della palestra enorme con i cuscini a tanti attrezzi. Ogni volta però ha fatto passi avanti (confermati dalla psicomotricista). Dall’ultimo colloquio la psicomotricista ci ha riferito il seguente parere: il bimbo è intelligente, ha un buon linguaggio e si è sbrogliato sempre un po’ di più. Trova in lui molte paure, ci dice che ha necessità di auto affermarsi e prendere fiducia in sè. Dice inoltre che ha bisogno di mettere ordine nelle informazioni che arrivano nel suo cervello: ha bisogno di descrivere molto ogni cosa e fa numerosi collegamenti mentali, a volte però tirando fuori cose che non c’entrano nulla, associando ad esempio a una cosa che sta facendo, un’altra che magari gli ricorda tutt’altro e consiglia a noi di contestualizzare a lui quella cosa che ha tirato fuori (es. mentre costruivi il ponte ti è venuta in mente la barca a vela? Perché quella forma te la ricorda?ecc…). Dice che il bimbo ha molti stimoli e fatica a fare ordine. Tale confusione lo porta ogni tanto a lasciare l’attività che sta facendo per un’altra. Tuttavia, se ricondotto sull’attività poi la segue.
Quello che abbiamo notato, sia in palestra che a casa è che se il gioco lo interessa (sempre un gioco fatto insieme), la sua attenzione dura molto e non si perde.
La psicomotricista ci dice che su alcuni aspetti sta seguendo lo sviluppo di un bimbo di 2 anni anziché 3, in particolare relativamente all’interazione con i coetanei (in base a quello che riferiamo noi perché la psicomotricità la sta facendo individuale) e in relazione all’interazione con noi genitori per chi attualmente è in una fase di grande contrasto, forti capricci, sfida.
Ci dice inoltre che secondo lei la difficoltà a seguire le attività a scuola potrebbe essere determinata da una condizione di stress forte che vive il bimbo per cui tutti gli stimoli attorno con la presenza di tanti bimbi (che lui vede solo come competitori per i giochi) non gli permette di essere sereno.
Io non posso che confermare, in quanto quando è in mezzo ad altri bimbi (piccoli come lui) cambia proprio, diventa un altro: se a casa è chiacchierone, sereno, allegro, diventa invece quasi zitto, serio, in difficoltà, come se non capisse come rapportarsi.
Come bimbo è sempre stato coccolone anche se ha pianto sempre molto, per ogni piccola cosa. Crescendo poi i motivi di pianto si sono drasticamente ridotti. Lo troviamo un bimbo allegro, comunicativo, si accorge delle nostre variazioni di stato d’animo. Se pensa che sono arrabbiata o triste mi abbraccia, mi fa una carezza e mi chiede “mamma sei triste?” “mamma sei felice?”.
I primi due anni li ha passati in un ambiente molto ovattato con la presenza della nonna. E alla fine anche il primo anno di nido nel quale si è ammalato in continuazione per cui la metà del tempo è rimasto a casa sempre con la nonna. Noi non abbiamo altri figli e anche le occasioni di incontro con altri bimbi non sono tante se non i giardinetti oppure uno o due bimbi che riusciamo a invitare ogni tanto perché abbiamo pochi amici con figli di età simile.
Dal punto di vista delle autonomie dorme nel suo lettino da quando ha tre mesi, non ha mai usato il ciuccio. Si addormenta da solo dopo aver letto una storia e una ninna nanna. Mangia da solo praticamente tutto. Parla bene. Non gioca tanto da solo, ci cerca spessissimo. Come disegno fa linee e cerchi, tiene bene la penna e anche il pennello quando usiamo gli acquerelli. Controllo degli sfinteri di giorni, mentre di notte ha ancora il pannolino perché lo bagna.
Dal punto di vista motorio ha iniziato a stare in piedi a 11 mesi (prima ha gattonato), a camminare da solo a 16. Quando corre sembra un po’ goffo, non è proprio una corsa fluida, va molto veloce sulla bici senza pedali, cerca l’equilibrio con le gambe sollevate. Si arrampica ovunque andando anche in alto. Salti e capriole ci sono. Le scale tende ancora a salirle una alla volta.
Noi cerchiamo di lavorare molto sul tirare fuori le emozioni nei momenti di difficoltà e facciamo da mediatori nell’interazione con altri bimbi, così come ci è stato consigliato. Abbiamo chiesto anche alle maestre di poter conoscere anticipatamente le attività didattiche in modo da proporgliele prima a casa in modo da farlo sentire più tranquillo.
Ora, le domande sarebbero due: quali stri strategie potremmo applicare per agevolarlo?
E la seconda, da sfera di cristallo e da genitori chiaramente preoccupati: tutto ciò può essere indice di qualche patologia o disordine specifico? C’è la possibilità che il nostro bimbo riesca a colmare il ritardo che ha acquisito?
La ringrazio per la sua attenzione.
Cordiali saluti.

Dalle notizie si vede una

Dalle notizie si vede una marcata reazione all'estraneo dagli otto mesi, coincidente con ritorno della mamma al lavoro, che può avere costituito un certo trauma per il bambino. Sembra essere poi stata superato ma a patto forse di comandare sempre lui, fare quello che vuole lui, con modalità quindi non utili a lungo. Forse in casa è stato un po' 'viziato' e non ha imparato a stare con gli altri, a rispettare i diritti altrui. Sono cose che si imparano con l'esperienza di avere limiti e regole che un po' alla volta riducono la libertà di fare quello che vuole. Non mi sembra un problema di sviluppo, ma di gestione delle difficoltà in casa, probabilmente e poi anche all'esterno. Non è un campo da 'psicomotricità', a mio avviso, ma da psicologia del bambino e di organizzazione e gestione familiare, cioè di indicazioni e supporto ai genitori per limiti e regole e interazioni adeguate. Tanto più che l'accenno alla sensibilità per i sentimenti degli altri, le domande alla mamma se è arrabbiata, se è felice, oltre che il livello di conflitto in casa, indicano un'inquietudne e un circolo vizioso fra sue pretese e quasi già paure e sensi di colpa... Più che strategie, che fa pensare quasi a trucchi per ingannare il bambino, mi sembra ci sia da occuparsi meglio delle sue difficoltà non tanto con i suoi coetanei, che è una conseguenza, anche se disturbante, ma in casa nel conflitto con i familiari che sembra non abbastanza contenuto e gestito. Ovviamente all'esterno devono essere poste regole e limiti cui lui deve un po' alla volta adattarsi, volente o nolente. Il rischio è di un'evoluzione verso situazioni di oppositività e rifiuto che spesso complicano molto la gestione scolastica, in bambini senza problemi di capacità o apprendimento ma con difficoltà di evoluzione psichica che si traducono in problemi di adattamento sociale. Credo che appunto ci sia bisogno di una gestione opportuna sia a casa che a scuola forse con intervento di un esperto in sviluppo e dinamiche familiari per modificare la situazione. Cioè prima di pensare al da farsi bisogna mettere a fuoco meglio dove sono i problemi, le loro cause. Di solito è competenza di psicologi o npi con opportuna formazione, meno di psicomotricisti, a parte singole eccezioni. Se volete possiamo approfondire un po' il discorso qui, cercando di mettere a fuoco meglio la situazione familiare e le modalità di gestione e interazione, per vedere se si intravede qualche spunto utile a capire meglio la situazione.

La ringrazio intanto per la

La ringrazio intanto per la sua risposta. Tra me e mio marito stiamo in effetti un gran lavoro di analisi su quelle che sono le nostre modalità "genitoriali". Cerchiamo di correggerci ma chissà quanti errori commettiamo senza neanche accorgercene. Vista la sua gentile disponibilità provo a farle una panoramica delle nostre modalità. In relazione a quanto lei dice di bimbo forse "viziato" mi viene da pensare che in effetti nei primi due anni il mio errore è stato forse quello di rispondere sempre immediatamente alle sue necessità o rimostranze. Era un bambino che piangeva molto (e dormiva pochissimo), però ad ogni pianto sono sempre corsa (e anche con una sorta di ansia che sicuramente gli avrò trasmesso) per cercare di tranquillizzarlo. E' stato anche tanto con la nonna che l'ha sempre tenuto molto in braccio e coccolato. Gli lasciava dei momenti di autonomia ma comunque l'ha sempre stimolato molto. Lo scorso anno (il primo di nido, a 2 anni) è stato la metà del tempo a casa, sempre malato, e quindi di nuovo con nonna, tanto in braccio e coccolato. Se penso agli errori pregressi mi viene da pensare a un eccessivo accudimento da parte mia, a volte ansioso, e il tentativo di evitare i suoi episodi di pianto.
Invece avrei dovuto stimolarlo di più con l'autonomia.
A partire da quest'estate stiamo affrontando per la prima volta la vera forte opposizione e i capricci quelli "tosti". All'inizio ci siamo trovati spiazzati ma ora stiamo adottando questa metodologia: se lui piange per una cosa che effettivamente può fare (ma sta pensando che gli sia negata) gli diciamo che piangendo non ottiene nulla, si deve prima calmare e chiederla con educazione. Se invece piange per cose che non può avere o non può fare o semplicemente perchè non ne ha voglia noi non cediamo. Faccio un esempio: se non si vuole mettere le scarpe gli diciamo "ti diamo tempo fino a 5, se non te le vai a mettere te le mettiamo noi" e di solito funziona. Quando non funziona (raramente) gli diciamo " va bene allora stai senza scarpe ed esci a piedi nudi" e usciamo dalla stanza. Lì si mette a piangere e ci dice che le vuole mettere e poi lo fa. Idem ma piùdura quando deve mettere il piagiama, quando scappa via e non risponde al "entro il 5 devi mettere..lavare i denti...ecc" lo prendiamo lo mettiamo nel lettino e diciamo " va bene, dormi così senza pigiama, così poi ti verrà freddo", usciamo e spegniamo la luce. Entro tre secondi piange e dice che se lo vuole mettere e poi lo fa.
Idem ancora per la cena: se non mangia o scende per giocare gli diciamo che il piatto glielo togliamo. Sta seduto allora e finisce. Stiamo usando questi metodi, non molliamo finche non otteniamo il risultato e devo dire che i capricci si stanno riducendo molto in termini di intensità e forse anche di frequenza.
A volte capita però che dopo cena vada a giocare in camera e poi torni in cucina piangente dicendo che vuole finire la cena (sebbene l'abbia già finita), noi gli spieghiamo che l'ha già finito tutto il piatto allora capisce, si calma e torna a giocare. Non so quindi se stiamo applicando un metodo corretto.
A volte ci scappa anche tanto la pazienza e ci capita di alzare la voce con lui quando facciamo proprio fatica ma cerchiamo comunque di limitarci.
Con i bimbi ultimamente mi sta chiedendo come fare: quando lo avviso che viene un bimbo a casa lui mi dice " e se poi ti strappa il gioco"? allora gli spiego che se glielo toglie lui gli deve dire che ci stava giocando lui e di aspettare il suo turno. E gli dico anche che lui non deve strappare i giochi agli altri bimbi, altrimenti diventano tristi e poi non giocano con lui e di dire piuttosto "quando hai finito ci posso giocare io?". E' come se mi chiedesse gli strumenti per gestire questi momenti.
Questo fine settimana sono venuti a casa due bimbi più grandi, in due sere diverse, più grandi, 5 anni, (con i più grandi fa meno fatica). Sono intervenuta quando lui piangeva (perchè voleva un gioco dell'altro) per cercare di calmarlo e di fargli capire di attendere o di restituire il gioco che aveva strappato se l'altro bambino veniva da me dicendomi che il nostro gli aveva tolto il gioco. Un paio di giochi sono riusciti a usarli (per poco) insieme, alternati, però sempre con un po' del nostro intervento per tranquillizzarlo. Poi con uno dei due bimbi ha giocato anche a fare cucù dietro una colonna, quindi un po' di interazione tranquilla c'è stata.
Non lo so, stiamo usando dei metodi corretti? Non so neanche tanto bene quali scorci familiari raccontarle perchè essendo dentro la situazione magari non mi accorgo di cose "eclatanti" che ormai sono nella routine quotidiana. Mi sono concentrata sui momenti di conflitto e di difficoltà. Magari mi dica lei cosa posso ancora indicarle. La ringrazio molto.

In effetti probabilmente ci

In effetti probabilmente ci sono cose non visibili dal vostro punto di visione. In questi punti ciechi ci possono essere alcuni aspetti importanti. Provate a ridarmi altre informazioni sulla vostra storia e organizzazione familiare seguendo il questionario-bambini nella colonna qui a sinistra. In particolare cosa intendete per 'atmosfera ovattata...' e poi per 'tirare fuori le emozioni'..., nella vostro primo post? Può darsi che siate troppo 'razionali' e 'corretti' e vadano perdute cose più immediate e istintive? Più che istruzioni per l'uso e linee guida da seguire bisognerebbe vedere cosa manca per capire meglio cosa succede.

Gentile dr. Benedetti, ci ho

Gentile dr. Benedetti, ci ho messo un po' a rispondere perchè attendevo il colloquio con la maestra in modo da completare maggiormente il quadro. Non le nego che siamo preoccupati e che ci chiediamo in continuazione che strategie adottare per aiutare il nostro bimbo.

Le allego di sotto il questionario anche con i nuovi aggiornamenti in merito all'asilo. Grazie.

QUESTIONARIO SULLO SVILUPPO PSICOMOTORIO SIMBOLICO-LINGUISTICO E RELAZIONALE

composizione familiare: mamma 39 anni, papà 35 anni

età del bambino/a: 3 anni e 2 mesi

problemi in gravidanza: problema di flussimetria per le arterie uterine, terapia con aspirinetta, ultimo mese digravidanza con pressione diastolica alta, causa per la quale il parto è stato indotto.

NASCITA
a che settimana: 39
Parto: indotto per pressione alta. Nessun problema durante il parto.
alla nascita : peso: 2.750, altezza: 49.5
sempre rimasto tra il 5-10 percentile per il primo anno
indice di Apgar: 1' 10/10……./ 5'…10/10. durata del ricovero in ospedale: 1 settimana per ittero

PRIMI MESI
- allattamento: inizialmente misto, poi dietro il supporto del consultorio abbiamo tolto progressivamente l'aggiunta ed è rimasto il materno, a richiesta, fino 13 mesi. Il processo è stato impegnativo, anche per il bimbo che secondo me ha patito. Col senno di poi non farei più questa scelta.
- inizio pappine, svezzamento: 6 mesi, con grande difficoltà, ritorno al seno per un mesetto perchè non ne voleva proprio sapere, poi a sette mesi solo più pappine, però sempre con difficoltà, poco appetito. Maggiore interesse invece per il cibo solido.
- ritmo sonno veglia: nei primi tre mesi la dormita più lunga era di tre ore, di notte. Da 3 a 6 mesi dormiva quasi tutta la notte. Poi, dopo i sei mesi, sonno frequentemente interrotto con pianti. Nel periodo del rientro al lavoro (8 mesi) sveglio anche due ore di notte, piangente. Abbiamo iniziato a dormire verso i 2 anni. Dai tre mesi nanna nel suo lettino.
persone che lo accudivano: nonna materna. T
eventuale ritorno al lavoro della mamma: a 8 mesi. Grandi pianti e sveglie notturne, per due ore di fila.

EPOCA SUCCESSIVA
Attualmente mangia tutto, dai due anni dorme regolarmente tutta la notte. Si addormenta nel suo lettino alle 21.30 dopo che gli ho letto un libro e cantanto una ninna nanna. Niente ciuccio, niente biberon. Usa una mia magliettina che si tiene vicino durante la notte.

Niente telefonini/tablet come intrattenimento o gioco. Televisione molto poca, al massimo un paio di cartoncini ogni tanto per un tempo massimo di 30 minuti, diciamo un paio di volte a settimana. Non li richiede.

SVILUPPO PSICO-MOTORIO:

Finche non teneva su la testa, stava nella sdraietta, passeggino, ecc. Poi sul tappeto ma con la nonna tanto tanto in braccio (e con la nonna è stato la maggior parte del tempo col rientro al lavoro.

primi spostamenti: ha gattonato ma non ricordo bene in che periodo ha iniziato, prima indietro, poi in avanti;in piedi da solo a 11 mesi per la prima volta, attaccato al lettino
primi passi da solo a 16 mesi
capacità motorie attuali: si arrampica bene, corre (anche se un po' goffo), sale le scale, si spinge veloce con la bici senza pedali.
controllo sfinterico: verso i 2 anni e 8 mesi. Tiene ancora il pannolino la notte (lo bagna). Di giorno qualche volta perde ancora la pipì se preso molto dal gioco o in condizioni di stress.

RELAZIONE e COMUNICAZIONE nel primo anno di vita
primi sorrisi a tre mesi. Molto curioso, capace di seguire con lo sguardo,richiesta degli ogetti indicandoli. Presenza di versetti, gorgheggi per richiedere attenzione o oggetti.
Pianto molto facile.

- reazione di fronte a persone e ambienti nuovi: fino agli 8 mesi curiosità e tranquillità. Dopo gli 8 mesi sensazione di paura, verso persone esterne alla famiglia, grandi pianti, non andava in braccio a nessuno se non mamma, papà o nonna.
modalità di accudimento: abbastanza tranquillo. Ci sono stati diversi momenti di tensione in casa, ma sono sempre stati superati. E' sempre stato in un ambiente molto ricco di stimoli, giochini e libretti sempre diversi, tanta musica, (forse troppo di tutto) ma stava molto in braccio e subito accudito ad ogni richiesta.

CONDIVISIONE condivide interessi e attività cercando l'attenzione delle altre persone, non con altri bambini. Richiede di giocare insieme, mostra giochi o le cose che fa.

SVILUPPO SIMBOLICO
LINGUAGGIO (età di inizio dei vari punti indicati):
prime parole verso l'anno di età, prima versetti, gorgheggi

mentre il "no" è stato sempre ben chiaro, solo verso i 2 anni e mezzo ha iniziato a usare il "si" consapevolmente, prima era un po' a caso.
capacità di dialogo: attualmente ha un vocabolario molto vasto, chiacchiera tanto, usa frasi, fa scherzetti inventando parole nuove, esprime bene anche le emozioni con le parole.

INTERESSE E CURIOSITÀ PER GLI OGGETTI

vuole sapre il funzionamento di molte cose, è molto curioso. La curiosità è verso tutto, non è indirizzata su ambiti specifici. Ascolta con grande attenzione le spegazioni sui funzionamenti.

Troviamo molta difficoltà a insegnargli invece giochi nuovi perchè è come se non volesse ascoltare le "regole" del gioco ma usarlo come intende lui. (Ad esempio non sono ancora riuscita a spiegargli il gioco del domino (con le tesserine con gli animali per i piccoli) perchè lui vuole usarle per costruire i muri o fare piste per le macchinine.

DISEGNO SPONTANEO
Disegna linee e cerchi. Fa scarabocchi vari e poi si inventa che sono delle cose particolari oppure mi chiede "questo cosa ti sembra?" Decide però lui i colori da usare e non vuole sapere di variazioni. Col disegno si stufa presto. Dura poco. Anche colorare non dura tanto. E interrompe il disegno prima di averlo colorato tutto se non sollecitato in continuazione.

Ha una buona manualità e tiene bene pennello e penne.

ATTENZIONE nelle varie attività e interessi: è molto variabile: se è un'attività che gli interessa l'attenzione è lunga e non molla l'attività che sta facendo (ad esempio col gioco della pulce, col volano, con giochi di acqua, anche quando giochiamo con le costruzioni, anche se costruisco più io perchè lui preferisce inventare storie con i personaggio delle costruzioni). Se l'attività non gli interessa molto, l'attenzione decade molto presto e salta a un'altra attività. In generale non gioca mai molto da solo, ricerca sempre me o il papà.

INTERESSE E CURIOSITÀ VERSO LE PERSONE

Le figure a cui è attaccato siamo io, papà e nonna (mia mamma). I nonni paterni sono in altra regione e il nonno materno invece a tratti è presente, poi per mesi si allontana, poi ritorna, è una persona molto problematica, ha fatto anche qualche scenata isterica con il bimbo presente che noi abbiamo prontamente portato via.

E' molto curioso verso gli adulti, saluta, chiede come stanno, racconta cose e fa domande. Quando non ci sono ci chiede dove sono o cosa fanno.

REAZIONI AL DISTACCO dai genitori: all'inizio, le prime volte con la baby sitter (verso i due anni e mezzo), difficoltà al distacco, adesso nessun problema. Alla scuola materna nessun disagio nel distacco, ci da un bacio, un abbraccio e poi va.

RAPPORTO CON LE PERSONE..Direi che è un bimbo molto socievole con gli adulti. Anche con le baby sitter ha un buon rapporto. Chiacchiera tanto e interagisce, anche con gli estranei, per la strada, al parco, ecc. Con i bimbi invece grandi difficoltà, come accennato: non sa come rapportarsi, li vede come "competitori" per l'uso di giochi. Strappa i giochi ai bimbi, non gioca con loro. Con la nostra mediazione fa piccoli passetti avanti come prestare un gioco, chiedere il permesso di usarne uno a un bimbo, ecc. da solo invece non riesce.

COMPRENSIONE DELLE COSE E DELLE RICHIESTE la comprensione di quello che gli diciamo è molto buona. Non abbiamo niente da rilevare in merito.

COMUNICAZIONE DEI SUOI BISOGNI E DESIDERI Esprime bene i bisogni e i desideri,talvolta scoppia a piangere perchè vuole/non vuole qualcosa, allora lo calmiamo e gli chiediamo di spiegare bene con le parole, allora si calma e ci comunica il bisogno.

COMPORTAMENTO
è un bambino curioso, molto affettuoso e sensibile. Non lo definirei iperattivo ma neanche uno troppo tranquillo che dove lo metti sta. Capricci ne fa, anche se si stanno riducendo. E' sempre stato tanto piagnucolone ma anche questo si è ridotto molto. Una volta piangeva praticamente per tutto, ora i pianti sono molto limitati, specificamente correlati a cose che non può/non vuole fare. Noto però che altri bimbi coetanei non hanno questo atteggiamento così capriccioso.

Fa grande difficoltà a aderire alle regole. Ci sfida spesso. Poi quando capisce che ha esagerato piange e ci dice che è dispiaciuto e cerca la consolazione.

Deve essere seguito nel mettere le scarpe, lavare i denti, vestirsi (la parte di sotto perchè le maglie non riesce ancora a infilarle), se lasciato da sè difficilmente porta a termine. Se invece è stimolato da un'esigenza (es. se ti metti bene le scarpe e non fai storie arriva un bollino di premio) allora lo fa.

Difficoltà a obbedire prevalentemente sulle cose sopra indicate. Non ha difficoltà a eseguire i compiti come aiuto ad apparecchiare, a fare piccoli lavoretti in casa. Quando andiamo alle giostre sa che il numero di giri è limitato a 3 e non protesta, idem quando dobbiamo andare via dal parcol. Quando è l'ora della nanna lo rincorriamo per il pigiama ma non protesta nell'andare a dormire.
Ad alcuni divieti reagisce bene, ad altri piange. Non manifesta particolari paure o fissazioni. Spesso mi chiede di raccontargli storie (che mi invento) e nella sua richiesta c'è sempre qualcosa che si rompe, es. "mi racconti la storia della lampada che si rompe?" oppure "della casa che si rompe?" quindi la racconto e nel finale l'oggetto rotto lo faccio aggiustare dai protagonisti della storia.

SCOLARIZZAZIONE
ha fatto il nido a 2 anni, per metà tempo perchè per il resto era sempre malato. Quest'anno ha iniziato la materna con una classe di 22 bambini, molto tranquilla.

Ieri abbiamo fatto la prima riunione con la maestra che ci ha presentato questo quadro:

il bimbo ascolta con attenzione, chiede alle maestre, interagisce molto con loro, è molto affettuoso. Fatica invece ad eseguire le attività senza il supporto di un adulto: se c'è da colorare con un determinato colore che non è quello che ha pensato lui si rifiuta (es. si rifiutava di fare le facce rosa), oppure non conclude il colore se non seguito. Non segue a volte le regole, es. mettiti le scarpe, (sempre se non seguito), oppure se va a bere lo trovano che gioca col bicchiere o, la scorsa settimana tutti i bimbi erano in fila per andare a pranzo e lui non voleva mollare i giochi e uscire dalla stanza.

Vuole stare sempre sulla stessa seggiolina e non cambiarla. Con i bimbi usa le stesse modalità di strappare i giochi e comunque di non interazione. E' seguito da una bimba più grande (c'è la modalità di affidare i piccoli ai bimbi più grandi) e a volte la accetta di buon grado, altre volte no. La maestra fa grande attività di mediazione. Ultimamente fanno fatica anche a pranzo: è molto lento, si distrae e arriva il momento di togliere i piatti, anche se le maiestre glielo preannunciano lui non si muove e finisce che quando gli tolgono il piatto poi piange disperato. Poi si risente, se glielo lasciano ci mette un po' a decidere di mangiare ancora. Anche a casa ultimamente sta andando così. L'altra sera gliel'abbiamo tolto definitivamente sperando che impari, grandi pianti ma siamo stati inflessibili.

RAPPORTI SOCIALI, non abbiamo molti amici con bimbi coetanei, stiamo cercando di impostare di vederne uno a settimana, sempre con modalità di mediazione nostra. Delle piccole aperture vediamo che ci sono (l'altra settimana voleva spiegare il gioco della pulce a un amichetto - però quest'altro non ne voleva sapere -) oppure ha giocato a cucù con un altro bimbo più grande.

SITUAZIONE FAMILIARE
in casa siamo solo io e mio marito, io lavoro ma alle 16 vado a prenderlo, passo il pomeriggio con lui, papà arriva verso cena. Un paio di volte a settimana la nonna mi dà una mano se devo recuperare ore al lavoro oppure ho degli impegni particolari.Se sta bene andiamo al parco, altrimenti giochiamo a casa, cuciniamo insieme.
modalità educative: mi verrebbe da dire che sono permissive nel senso che noi spesso gli diamo la scelta "vuoli mettere le antiscivolo o le ciabatte?" " per colazione vuoi le fette biscottate o i biscotti?" . Gli lasciamo sempre una scelta fra due cose. Non si transige sull'orario di nanna, sul lavarsi i denti, sulle cose che non può fare. La nanna la fa da sempre nel suo lettino. Prima gli leggo una storia e poi ninna nanna mentre è disteso e dorme da solo. Ieri sera ha fatto un grande capriccio perchè voleva leggere due storie invece che una, allora gli ho fatto scegliere tra una storia in più oppure la ninna nanna e ha scelto un'altra storia. Il patto è stato rispettato.
tempo video quasi zero. Vediamo i cartoncini solo per fare l'aerosol, peraltro lui non li richiede neanche. Non lo facciamo giocare con telefono, tablet o simili.

EVENTI PARTICOLARI,

Di eventi particolari abbiamo vissuto solo i litigi con il nonno, che purtroppo quando dà in escandescenze urla. Lui si è spaventato molto. E anche io ero sono stata molto agitata. Cerchiamo di farglielo vedere il meno possibile, anche se lui chiede spesso del nonno.

Non rilevo elementi utili

Non rilevo elementi utili nelle ulteriori notizie, o solo in parte. Forse però non mi sono spiegato bene. Non è tanto sul bambino che cercavo di avere più elementi, quanto sulla situazione generale, pensando che il bambino manifesti all'esterno un disagio e una difficoltà di adattamento che deriva da qualcosa che non funziona abbastanza bene nell'ambiente familiare, a livello di relazione e interazione con il bambino o di organizzazione. Il bambino penso che non abbia conseguito una sufficiente sicurezza per poter affrontare più facilmente il mondo non protetto fuori della famiglia, nella jungla dei coetanei e di un ambiente in cui non può comandare lui. In passato la separazione dalla mamma tornata al lavoro può aver disturbato l'evoluzione della sicurezza, e probabilmente persiste qualcosa che non lo lascia tranquillo. Il comportamento del nonno può essere un elemento di preoccupazione per il bimbo, insieme ad altri che diceva, come se la mamma è arrabbiata, o preoccupata, ecc. Cioè il bambino potrebbe essere inquieto che a casa le cose e le persone non siano abbastanza salde, sicure e nell'inquietudine cerca sicurezza nel voler comandare lui, come un piccolo tiranno che non si fida di nessuno, creando quindi quei problemi a scuola. C'è forse da capire meglio i rapporti, con la mamma, col papà, se ci sono aspetti che non danno sicurezza. Non è un problema di strategie, ma di capire dove sono gli ostacoli.
Comunque direi di resistere e andare avanti cercando di affrontare tutto con calma e pazienza, in attesa che le cose col tempo si chiariscano un po' di più, cercando di rassicurare il bambino, non tanto a parole ma nei fatti, cercando di non perdere la pazienza, non arrabbiarsi.

Grazie dottore, faremo

Grazie dottore, faremo tesoro delle sue parole e cercheremo di lavorare tanto sulla pazienza e sul cercare di fare luce sulle nostre dinamiche familiari. Grazie. Cordiali saluti.

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