Dubbi sulla psicoterapia

Email ricevuta:

Caro dottore,
mi chiamo X, da 6 mesi sono in cura, per ansia depressiva, con efexor 150 Rp. Da 4 settimane ho intrapreso una terapia cognitivo-comportamentale. Finora le sedute (4) si sono basate sulla mia esposizione dei sintomi e delle sensazioni che provavo durante la settimana, il terapeuta si è limitato ad ascoltarmi, a evidenziare alcuni aspetti del mio carattere (pessimismo, bassa autostima, tendenza ad essere sempre vigile sui sintomi) e a darmi qualche consiglio.
Volevo chiederLe, se l'iter seguito finora è normale e come dovrebbe evolversi la terapia nel futuro.
Mi spiego, quando il terapeuta dovrebbe cominciare a dotarmi di quegli strumenti psicologici di cui ho bisogno per risolvere il mio problema?
In attesa di una Sua risposta La saluto cordialmente.

***

Ho risposto così :

Gentile utente, Le consiglio di fare direttamente al terapeuta le sue domande: questo darà modo di chiarire e discutere le sue aspettative e il processo in corso. Indipendentemente dal tipo di terapia, cognitivo comportamentale, psicoanalitica, ecc, il rapporto che si crea fra paziente e terapeuta è molto importante, per cui è meglio esplicitare i dubbi direttamente con lui. In bocca al lupo!
dr G Benedetti

Aggiungerei un commento. I

Aggiungerei un commento.
I dubbi di questo paziente sono molto diffusi e interessano tante persone che si rivolgono a psichiatri e psicologi di questi tempi. Il moltiplicarsi di scuole e tendenze nella psicoterapia e le controversie nella psichiatria fra approcci rigidamente biologi e farmacologici e approcci bio-psico-sociali evidenzia una situazione attuale di grande incertezza sui metodi di cura di quelli che vengono chiamati disturbi nervosi e mentali. Inoltre la grande diffusione di informazioni reperibili facilmente sui media e sul web, che però hanno le caratteristiche della pubblicità per il prodotto venduto, ha l'effetto di confondere ulteriormente la persona alla ricerca di aiuto per difficoltà a livello psicologico emotivo o comportamentale.

Quando gli 'utenti' esplicitano i loro dubbi allo specialista, possono ottenere essenzialmente due tipi di risposte. Il primo tipo è quello di chi risponde che lo specialista è lui e il paziente deve solo seguire le indicazioni che il medico o psicologo gli dà: lo specialista 'lavora' e il paziente deve solo eseguire (più o meno come chirurgo e paziente sul tavolo operatorio); il secondo tipo è invece quello di chi dà tutte le informazioni richieste dal paziente ed è disposto a discutere tutti i dubbi o le incertezze presentate: in questo caso sia specialista che paziente lavorano insieme per uno scopo e il lavoro è in realtà una collaborazione guidata dallo specialista.
Ma poi di nuovo decisione e scelta spettano al paziente, e come sappiamo molto spesso le nostre scelte non sono sicure e razionali, una buona parte resta merito della fortuna o del caso. Quindi l'augurio di "in bocca al lupo" è sempre opportuno, nel caso della scelta dello specialista.

Psicoterapie

Sono d'accordo con il dr. Benedetti.
Greenson parlava di un'alleanza di lavoro tra analista e paziente.
Vorrei aggiungere che spesso coloro che seguono una terapia cognitivo - comportamentale tendono ad assicurare che tale metodo di cura è il migliore per attacchi di panico, i disturbi alimentari ed altro.
Io non posso esprimere giudizi a tale proposito. Posso riportare soltanto alcune note sull'argomento. Tra queste quella che meglio ricordo è la seguente: Nella bulimia …….””alcuni autori (Agras e Kirkley, 1986; Logue, 1986) hanno adottato dei trattamenti di tipo cognitivo - comportamentale (comprendenti forma di educazione alimentare e tecniche di rilassamento) nel tentativo di normalizzare le abitudini errate di individui bulimici; i risultati ottenuti
non sono stati, però, significativi, così che la cura sembra essere basata su un’indagine psicologica più profonda e sistematica””

Da Psicologia contemporanea, anno 1990, n. 97, pag.55, art. della d.ssa Andreina Sebellico allieva e collaboratrice del Prof. Farnè dal titolo I DISORDINI ALIMENTARI

Però forse dipende anche da chi ha scritto (e dal suo professore) che seguirà un diverso orientamento psicoterapeutico. Certo è che ci sono troppe scuole psicoterapeutiche. Un mio amico ne aveva contate 150 c.ca, ma non ricordo dove, in internet, avevo trovato un sito dove un ricercatore diceva che poteva inviare un elenco di ben 300 scuole approvate e operanti in territorio nazionale.

Cordiali saluti

Antonio Vita

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