Le ultime stanze. 1

Il poeta romantico inglese John Keats, in una famosa lettera all'amico J H Reynolds, 3 Maggio 1818, descrive fra l'altro lo sviluppo del pensiero ( in realtà "la vita umana") come il cammino in una casa con una serie di stanze cui il bambino accede nella sua crescita. Keats dice che può descrivere solo le prime due stanze, perché le altre sono per lui ancora chiuse. Forse perché ha 22 anni quando scrive questa lettera e non si è ancora addentrato nelle successive. Alla fine della lettera augura all'amico: "La tua terza Camera della Vita sarà fortunata e gentile - riempita con il vino dell'amore - e il Pane dell'Amicizia", presentendo forse che per lui non ci sarà sarà molto tempo. Morirà infatti a Roma 3 anni dopo, nel 1821. Nota 1
La terza stanza ipotizzata dal poeta è dunque quella caratterizzata dall'amore e dall'amicizia, nutrimenti fondamentali della vita e del pensiero. Altre poi ne seguiranno, provando a continuare la visione del poeta morto all'inizio della giovinezza.

Per Keats dunque, dalla prima stanza dell'infanzia, 'senza pensiero', dove si resta finché non si comincia a pensare, entriamo a un certo punto nella stanza del pensiero 'verginale' (maiden-thought, letteralmente 'pensiero di fanciulla'), sotto la spinta del 'risveglio del principio del pensiero"(per inciso anche qui c'è una 'spinta', come l'elan vital, ecc, alla base dello sviluppo). "Non appena entriamo nella seconda Camera, che chiamerò Camera del Pensiero-Verginale, ci inebria la luce e l'atmosfera; non vediamo altro che piacevoli meraviglie, e pensiamo di ritardarci per sempre nella gioia." Una volta superato il primo momento e adattati gli occhi alla luce, si comincia a intravedere delle porte che si aprono lungo le pareti. Queste porte sono socchiuse e non si vede bene dentro, per l'oscurità. Quasi con un effetto cinematografico questa Camera del Pensiero-Fanciulla si oscura gradualmente, e allo stesso tempo, su tutti i lati, si vedono molte porte aperte - ma tutte buie - che conducono a passaggi oscuri. Ma un effetto dell'aver cominciato a pensare è che la vista un pò alla volta si affina e permette di vedere nell'oscurità, ed è l'effetto tremendo di vedere "nel cuore e nella natura dell'uomo", e di scoprire "che il mondo è pieno di miseria e di sofferenza, di dolore, di malattia e di oppressione". "Non vediamo l'equilibrio tra il bene e il male - siamo in una nebbia - siamo in quello stato - sentiamo il "peso del Mistero". ...
E' una visione del mondo un po' 'horror', forse, da Inghilterra vittoriana quale hanno descritto i romanzi ottocenteschi, che per Keats è connessa forse con l'esperienza della malattia, che purtroppo aleggia su di lui e sulla sua famiglia, ma fa pensare anche a una perdita dell'innocenza connessa con l'esperienza e la conoscenza progressiva del mondo. La maturazione della personalità, lo sviluppo delle abilità, l'ingresso nella vita sociale e lavorativa, insomma lo sviluppo dell'individuo e della mente ha quasi un sapore biblico, da perdita del giardino dell'Eden. La crescita e la conoscenza, l'affinarsi della vista, sono pagate con la perdita dell'innocenza, quasi un peccato originale della civilizzazione. A quei tempi poi la tubercolosi era ritenuta una malattia congenita, una 'tara' ereditaria. Ma il senso della crescita e della conoscenza che comporta anche la conoscenza del 'male', del dolore, della sofferenza, è universale e trascende la vicenda umana del poeta. Fra l'altro nella prima stanza, dell'infanzia o 'senza-pensiero', si può anche rimanere per sempre se non si sviluppa la spinta del 'principio del pensiero', o se magari questo trova ostacoli insuperabili. Oggi forse useremmo il vocabolo 'mente' al posto di 'pensiero'.

Potrebbe essere, personalmente, il momento di provare a esplorare le ultime stanze, in cui ci siamo addentrati da qualche tempo. Finora le guardavamo di sfuggita, cercando di evitarle o di restarci il meno possibile quando dovevamo occuparcene. La cosa migliore da fare ora che ci siamo entrati forse è di provare a conoscerle meglio. Oltre che a Keats il pensiero va, sperando che non sia solo segno di presunzione, a Bion e Meltzer cui devo la scoperta di Keats, oltre a tante altre cose, alle loro 'esplorazioni' e a quanti hanno scritto intorno al tema 'de senectute'.

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Note
1 Dalla lettera di John Keats (1795-1821) a J H Reynolds, 3 Maggio 1818

.. Paragono la vita umana a un grande palazzo di molti appartamenti, due dei quali posso solo descriverli, mentre le porte del resto sono ancora chiuse su di me. Il primo in cui entriamo lo chiamiamo Camera dei bambini o senza-pensiero, in cui rimaniamo fino a quando non pensiamo. Rimaniamo lì a lungo, e nonostante le porte della seconda Camera rimangano spalancate, mostrando un aspetto luminoso, non ci preoccupiamo di affrettarci; ma siamo a lungo impercettibilmente spinti dal risveglio del principio di pensiero che è dentro di noi. Non appena entriamo nella seconda Camera, che chiamerò la Camera del Pensiero di Fanciulla, ci inebria la luce e l'atmosfera; non vediamo altro che piacevoli meraviglie, e pensiamo di trattenerci lì per sempre nella gioia. Tuttavia, tra gli effetti di cui questo respiro è padre, c'è quello tremendo di affinare la propria visione nel cuore e nella natura dell'Uomo: di convincere i propri nervi che il mondo è pieno di Miseria e di sofferenza, di dolore, di malattia e di oppressione, per cui questa Camera del Pensiero-Fanciulla si oscura gradualmente, e allo stesso tempo, su tutti i lati, molte porte sono aperte - ma tutte buie - e conducono a passaggi oscuri - Non vediamo l'equilibrio tra il bene e il male - siamo in una nebbia - siamo in quello stato - sentiamo il "peso del Mistero". ’..
"...La tua terza Camera della Vita sarà fortunata e gentile - riempita con il vino dell'amore - e il Pane dell'Amicizia."...
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.. I COMPARE human life to a large Mansion of Many apartments, two of which I can only describe, the doors of the rest being as yet shut upon me. The first we step into we call the infant or thoughtless Chamber, in which we remain as long as we do not think. We remain there a long while, and notwithstanding the doors of the second Chamber remain wide open, showing a bright appearance, we care not to hasten to it; but are at length imperceptibly impelled by the awakening of the thinking principle within us. We no sooner get into the second Chamber, which I shall call the Chamber of Maiden-Thought, than we become intoxicated with the light and the atmosphere; we see nothing but pleasant wonders, and think of delaying there for ever in delight. However, among the effects this breathing is father of, is that tremendous one of sharpening one’s vision into the heart and nature of Man—of convincing one’s nerves that the world is full of Misery and Heart-break, Pain, Sickness, and Oppression—whereby this Chamber of Maiden-Thought becomes gradually darkened, and at the same time, on all sides of it, many doors are set open—but all dark—all leading to dark passages—We see not the balance of good and evil—we are in a mist—we are now in that state—We feel the ‘burden of the Mystery.’...

... Your third Chamber of Life shall be a lucky and a gentle one – stores with the wine of love – and the Bread of Friendship ...

fonte Hanson, Marilee. "John Keats: Letters: To J H Reynolds, 3 May 1818" https://englishhistory.net/keats/letters/letters-to-j-h-reynolds-3-may-1818/, February 22, 2015

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