Autismo in bambini adottati. Autismo istituzionale

Interessante articolo su autismo e adozione, riguardante molti casi di 'autismo istituzionale' riscontrati in bambini adottati provenienti da orfanatrofi della Romania nel decennio scorso.
Anche noi abbiamo osservato casi simili, in cui bambini con caratteristiche spesso indistinguibili da quelle dei bambini diagnosticati come 'autistici', cioè ritardo evolutivo, difficoltà di contatto sociale e comunicazione, comportamenti incongrui e ripetitivi, si modificavano grandemente dopo un periodo di tempo variabile, diciamo circa un anno, nella nuova famiglia, senza necessità di interventi specifici, come in un caso a mia diretta conoscenza.
Si rifà il nome di Renè Spitz, che aveva descritto la stessa cosa negli istituti inglesi durante la seconda guerra mondiale, chiamandola "sindrome da ospitalismo" e che era scomparso, come i nomi di altri medici 'oscurati' da un'ondata politica, più che scientifica, fra cui quello di Bruno Bettelheim, che è più che un tabù da pronunciare negli ambienti che si occupano di autismo.
Come dovremmo sapere, i tabù non fanno parte dell'ambito scientifico.

Sullo stesso argomento troviamo un paragrafo dell'ampio resoconto dell'intervento di M Rutter ad Oslo nel 2007. Citiamo dal sito dell'Angsa Lombardia:
"... Verso la fine degli anni '90 vengono pubblicati degli studi che presentano delle "fenocopie" dell'autismo, ovvero dei disturbi che, pur avendo diversa natura ed eziologia, presentano sintomi affini. Il primo caso è quello dei bambini adottati dopo un periodo di totale deprivazione sociale e percettiva negli orfanotrofi della Romania ai tempi della dittatura.
Rutter e colleghi (1999) documentano in molti di questi bambini la presenza di sintomi simili a quelli dell'autismo. Notarono tuttavia che non erano presenti
quegli aspetti che riconducono alla base biologica del disturbo: per esempio, non si osserva la normale distribuzione di 4:1 nel rapporto maschi/femmine (che riflette la presenza di una maggiore vulnerabilità genetica associata al sesso maschile) e non si osservano anomalie strutturali come la macrocefalia (commento mio: un po' poco come prove di 'lesioni organiche'). Due anni dopo aver lasciato l'orfanotrofio per essere adottati, i sintomi autistici non sono più presenti in questi bambini. Il secondo caso è quello dei bambini ciechi dalla nascita, che sono più a rischio di sviluppare sintomi simil-autistici (Hobson & Bishop, 2003). In entrambi i casi, una condizione di deprivazione nelle prime fasi di sviluppo determina una sintomatologia simile all'autismo ( sottolineatura nostra) . Questi studi supportano la prospettiva secondo la quale un diverso assetto dei vincoli biologici nell'autismo indurrebbe una sorta di deprivazione, o comprometterebbe l'elaborazione di informazioni e la partecipazione ad esperienze che nelle prime fasi di sviluppo contribuiscono a costruire un sistema cognitivo efficiente. ..."

Come non notare che un pregiudizio biologico (per cui viene imposta per così dire per legge l'etiologia puramente organico-genetica) impone all'autore dello scritto sopra di differenziare fra 'autismo', che sarebbe biologico per definizione e 'simil autismo' che invece evidentemente sarebbe da 'deprivazione' di qualche tipo. Ma i quadri clinici sono sovrapponobili, e le prove di lesioni organiche ancora mancano. Tanto più in una visione come quella attuale che vede uno 'spettro autistico' di quadri diversi ma con caratteristiche di base simili, pur se tale terminologia suscita molte riserve.
Perchè non ammettere che diversi tipi di deprivazioni possono produrre quadri clinici di isolamento, mancato apprendimento comunicativo e sociale, comportamenti 'strani', quadri che sono indistinguibili da quelli considerati autistici tout court? Le cause di deprivazione possibili sono distribuibili in un continuum di possibili cause: da quelle solo biologiche a un estremo - come in bambini ciechi o cerebropatici , privi di possibili connessioni sensoriali e comunicative con l'esterno- a quelle solo ambientali all'altro estremo- come i bambini degli istituti in Romania, ma anni fa diffusi anche da noi: il primo libro, di Renè Spitz, sull'argomento, è degli anni '40 del secolo scorso. Tranne che agli estremi del continuum, la maggioranza dei casi sarebbero distribuiti nella parte intermedia che vede possibili fattori diversi in gioco, con valore concausale.
Da qui l'indicazione terapeutica più pragmatica e umanamente valida: quella di cercare i possibili ostacoli in gioco e i modi di ridurli e superarli per favorire lo sviluppo di funzioni mentali, comunicative, sociali, senza imposizioni fanatiche di metodi più o meno miracolistici.

altro articolo sullo sesso argomento.

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