Legge sulla dislessia

La dislessia e le difficoltà di apprendimento sono diventate oggetto di una specifica Legge dello Stato che sancisce come norma obbligatoria le indicazioni che negli ultimi anni avevano preso campo con la ben nota 'circolare ministeriale' sulle dispensazioni e compensazioni. E' probabile che gli effetti sulla scuola, in questo periodo specifico, non siano stati ben valutati: la legge infatti comporta pochi cambiamenti, se non nessuno, a carico dei servizi sanitari, cui è demandata la diagnosi, mentre pone a carico della scuola, senza aumento di fondi e risorse, un rinnovamento della didattica che sembra di non poco conto, specialmente in un momento in cui la scuola è squassata da onde diverse che rischiano di produrre gli effetti di uno tsunami su un edificio già traballante. A meno che non prevalga difensivamente, come è probabile aspettarsi, un'interpretazione burocratico procedurale di scarso effetto se non di ulteriore squalifica degli iter formativi e dei titoli di studio, alla scuola è richiesto in pratica di adattare l'insegnamento ai singoli alunni, rispetto alla prassi abituale di adattare gli alunni all'insegnamento standard. Sarebbe una rivoluzione copernicana: per tutti i ragazzi e non solo per quelli certificati si realizzerebbero le indicazioni utopistiche forse di Montessori, Steiner, ecc. Il dubbio è che la scuola italiana non sia in grado di compiere un simile cambiamento.

Per certi versi il tutto mi richiama alla mente quanto successo con la Legge 180 di riforma psichiatrica, che ha abolito i manicomi, recependo le istanze politico sociali che una avanguardia illuminata minoritaria stava portando avanti. Secondo alcuni quella Legge forse prematura e precipitosa ha bloccato un'evoluzione ancora in corso ingessando in pratica le cose in un'apparato burocratico politico che ha impiegato più di due decenni a chiudere effettivamente i manicomi, ma ha lasciato incompiuta l'organizzazione di servizi alternativi, diventati spesso , con l'aziendalizzazione del servizio sanitario nazionale, apparati opprimenti di potere di cricche e consorterie partitiche e distributori semiautomatici di farmaci.

Anche ora sembra esserci qualcosa di precipitoso, forse spinto da lobbies variamente interessate, nel trasformare in legge questioni che non sono ancora sufficientemente stabilite a livello scientifico, dove dati ipotetici e prematuri vengono contrabbandati per certezze scientifiche. C'è il rischio che il rimedio sia peggiore del male, ma dire queste cose probabilmente non si deve , è 'politicamente scorretto', come per tante scoperte 'scientifiche' di questo periodo che sempre più assomiglia al ballo sul Titanic.

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