medici e pazienti e psichiatri e psicologi

Come sa qualsiasi paziente, ma forse qualche medico non ricorda più, il rapporto medico paziente è una componente importante dell'esperienza di sottoporsi a interventi medici e sanitari in generale. A dire il vero in qualsiasi esperienza di scambio diretto, che sia commerciale, didattica, ecc, il rapporto fra il fornitore e il fruitore è importante: pensiamo al rapporto con l'insegnante, col salumiere, ecc. In qualsiasi scambio oltre all'oggetto entra in causa il rapporto, la fiducia o sfiducia, che dà un tono particolare all'esperienza. Tanto più quando oggetto di scambio è un bisogno di aiuto per la salute e l'oggetto fornito è un intervento di cura.
Come sappiamo l'importanza del rapporto umano diminuisce quanto più fornitore e fruitore diventano anonimi, come nei supermercati, dove il rapporto del cliente se mai è con l'immagine istituzionale della ditta, e verso la situazione sociale complessiva.
L'evoluzione della sanità tende sempre più a muoversi verso forme più simili a quelle della grande distribuzione che del rapporto umano diretto. Molti interventi sanitari, specialmente gli esami ( da quelli laboratoristici a quelli radiologici, ecc) sono quasi completamente simili alla situazione anonima del supermercato, spesso addirittura il paziente non vede nemmeno l'operatore che gli fa l'esame. La fiducia o sfiducia basata sul rapporto umano è sostituita, quando va bene, dalla fiducia nell'istituzione e nella realtà sociale complessiva, come si diceva.
Ma anche le prestazioni terapeutiche stanno muovendosi da un livello di rapporto diretto individuale a un rapporto più anonimo, man mano che aumenta la complessità dell'organizzazione istituzionale. Il rapporto col medico di base mantiene uno sfondo di rapporto personale, quello con lo specialista, o con l'ospedale tende a perderlo. Il paziente perde progressivamente la sua possibilità di scelta e così anche il suo ruolo nel rapporto. Progressivamente, nella tendenza evolutiva della medicina occidentale - fortemente caratterizzata da una prevalenza del 'dato scientifico' sul rapporto umano - diventa fruitore di prestazioni standardizzate in cui l'oggetto fornito (farmaco) tende a diventare più importante di chi lo fornisce. Questo vale meno forse in chirurgia, dove nell'intervento chirurgico resta una componente umana, di abilità, esperienza, ancora non ridotta dalla tecnica. Vedremo dove porterà l'impiego di tecniche sempre più automatizzate e robotizzate anche in chirurgia.
L'aspetto caratteristico del rapporto umano libero, è quello della possibilità di scelta. Nella 'scelta' conta ovviamente anche una componente sociale ed economica: le classi più abbienti tendono a ricorrere al privato e a mantenere una capacità di scelta molto più alta delle classi meno abbienti che devono ricorrere ai servizi pubblici.

Nella psichiatria post-manicomiale, dove l'importanza del rapporto umano medico (psicologo) paziente a lungo era cosiderata essenziale, è in atto un evoluzione simile, in parte perchè gli psichiatri negli ultimi decenni hanno avuto l'esigenza di recuperare e sottolineare l'aspetto medico del loro lavoro, che era andato diminuendo nei decenni precedenti rispetto agli aspetti psicologici e sociali, anche come difesa di un ruolo professionale, quello medico, messo in difficoltà da altri ruoli professionali concorrenti, gli psicologi, gli assistenti sociali, ecc.

La caratteristica 'medica' che questa psichiatria ha preso è quelle più tipica della medicina specialistica, che non della medicina generale. La medicina specialistica è una medicina di singoli organi, occhi, orecchi, reni, polmoni, cuore, ecc , dove la persona del paziente ha il ruolo di 'portatore dell'organo' o poco più. Gli interventi medici sono rivolti all'organo, e la persona è in seconda piano. La psichiatria si è autodefinita negli ultimi decenni medicina del cervello, considerandosi quindi anch'essa una specialità d'organo, e non più di persona. Infatti secondo questa psichiatria le malattie psichiatriche sono 'malattie del cervello' tout court, e le ricerche e le terapie si rivolgono solo alle supposte disfunzioni dell'organo cervello e delle sue sub-componenti, cellule, sinapsi, membrane, ecc, fino al livello biochimico dei neurotrasmettitori nelle varie aree cerebrali. A me sembra un po' come se per studiare l'alternarsi di siccità e alluvioni, glaciazioni e desertificazioni si studiasse la composizione dell'acqua e della terra e delle loro interazioni, ma tant'è. O come se negli ingorghi di traffico si chiamasse il meccanico o l'elettrauto a verificare la fila delle automobili bloccate sull'autostrada senza possibilità di uscita. Magari si troverebbero diverse magagne in molte macchine, ma dubito che si contribuirebbe a risolvere l'ingorgo.

Questa psichiatria quindi, e anche questa psicologia "scientifica", cercano di trovare degli strumenti per mettere a fuoco l'organo cervello e le sue disfunzioni, poichè finora gli strumenti medici utili in neurologia (che anche si occupa di cervello, ma di altre malattie...) cioè l'EEG, la Risonanza Magnetica, ecc, non hanno trovato granchè di importante e si deve ricorrere a strumenti indiretti che misurano le prestazioni dei pazienti, le loro risposte a determinate domande, ecc insomma i famigerati test, di intelligenza, proiettivi, di personalità, e le scale dei sintomi, che misurano l'ansia, la tristezza, ecc ecc.. Facendo ciò rinunciano allo strumento più diretto che è proprio il rapporto medico paziente, l'osservazione clinica della totalità del paziente nel suo rapporto con il medico.
(2010)

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