Leggendo Benjamin

Alcuni spunti da Benjamin (1) mi hanno particolarmente stimolato : la questione del linguaggio rispetto alle cose, dei frammenti da ricostruire (le rovine del passato…), l’importanza dell’analogia e della metafora, la trascendenza rispetto alle cose dei sensi immediati, la critica come ricerca della verità contenuta nelle cose, l’esperienza mistica e la teologia senza Dio, come qualcosa da recuperare per l’importanza della comprensione o della ricerca del significato.
Sono tutti temi condivisi dalla ricerca psicoanalitica di Bion e Meltzer , estetica e critica e ricerca della verità e epistemologia e conoscenza. E che questo abbia a che fare con lo sviluppo della mente e la separazione dal mondo delle cose che questo implica (per cui i bambini autistici scelgono forse talora di non permettere che si sviluppi la mente). E il contatto con le esperienze del passato, non più esistenti ma che lasciano tracce simboliche che la memoria utilizza per ricostruire. L’archeologia ma anche il senso di trascendenza della vicenda umana mortale individuale, trascendenza che è connessa col simbolismo e col linguaggio, come comunicazione che va al di là dell’esistenza corporea.
L’esperienza estetica di fronte a un’opera letteraria o artistica che ci proviene da tempi passati e ci mette in comunicazione con tempi in cui non ci saremo.
Trascendenza dei limiti individuali e vissuto di specie, di gruppo, tutto connesso alla comunicazione alla creazione simbolica e al linguaggio che crea reti di contatti che trascendono i limiti individuali.
E vicinanza di questi temi con quelli della ricerca psicoanalitica individuale, di gruppi, di famiglie.
Lo sviluppo e il destino individuale è come è noto legato da reti e binari e percorsi e lasciti e eredità e missioni che lo condizionano. E il disturbo mentale e la produzione di sintomi e l’impedimento a certe funzioni ed esecuzioni ha caratteri simbolici di comunicazione e significato che si legano con quelli, in una rete di significati che trascende e condiziona la vicenda umana individuale e superindividuale.
Benjamin accanto a Freud e Wittgenstein e Bion e Meltzer. Filosofia del linguaggio e psicoanalisi come ricerca del significato condividono l’oggetto nel campo delle relazioni simboliche e loro vicissitudini, ed hanno come tema condiviso quello della ricerca della verità. Che in realtà è il tema della conoscenza, per Dante scopo della vita: "fatti non foste..."
Tema condiviso anche dalle religioni, che hanno teso sempre a imporre la loro prerogativa, per cui la scienza si è sviluppata nell'era volgare spesso lasciando questo campo, pretendendo ad esempio che la questione corpo mente sia un vecchio dualismo medievale superato nei tempi moderni. Ma è inevitabile riporenderlo, perché lo ritroviamo checchè se ne dica, nella mente, nel suo sviluppo e funzionamento, in tutte le vicende umane individuali e micro e macro sociali. Con un occhio a Spinoza che vede la mente individuale come connessa alla 'mente di Dio', quindi trascendente i limiti corporei individuali.
Il simbolismo - espressione forse più evoluta della mente nella scala zoologica - che ha a che fare colla comunicazione sia nel presente che per così dire col passato e col futuro, 'creandoli', se vogliamo, è lo strumento di questa trascendenza. Che però sconfina con l'illusione o con l'illusionismo, nel momento che la 'creazione' passa dal livello simbolico a quello (preteso?) reale. Siamo nell'ambito del linguaggio, strumento di comunicazione e di pensiero, che nel suo dominio ha praticamente prerogative di onnipotenza, che sono però inesistenti fuori di quello.
Ma è un'onnipotenza che ha i caratteri della psicosi.

1 - Walter Benjamin: Angelus Novus. Saggi e frammenti. Einaudi 2006

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