ritardo nel linguaggio e difficoltà relazionali

Gent.ma dott.ssa
Le espongo la mia situazione nella speranza di poter avere un suo parere, a cui terrei molto, avendo letto vari suoi consulti e ritenendoli estremamente razionali oltreché altamente competenti.
Sono mamma di una bambina di 33 mesi, figlia unica di due genitori che si amano profondamente e che stravedono per la loro bambina, nata con parto artificiale per posizione anomala a 40 settimane. La gravidanza è stata normale, senza complicazioni. La piccola è stata allattata al seno fino a 10 mesi, unica malattia importante è stata la sesta malattia, evolutasi in modo ordinario. Ha cominciato a camminare intorno all’anno, ma non ha mai gattonato. La bambina non ha mai dormito molto e sono stati frequenti, soprattutto in passato, i risvegli notturni. La piccola frequenta l’asilo dal mese di settembre, quindi ha iniziato a 29 mesi, prima trascorreva le mattine con i nonni materni, i pomeriggi è sempre rimasta con la mamma. Ad aprile dell’anno scorso, ho dovuto procedere ad un aborto terapeutico per gravissime malformazioni del feto, alla 20 settimana, evento che mi ha gravemente colpito e che - nonostante sia ora cosciente dell’obbligatorietà della scelta (ove avessi deciso di concludere la gravidanza, è altamente probabile che il feto non sarebbe stato vitale) non ho superato il dramma.
Dopo la lungaggine del mio preambolo, le espongo la mia problematica: la mia bambina ha difficoltà nel parlare e difficoltà relazionali. Ha cominciato una normale lallazione e intorno all’anno ha cominciato a pronunciare le prime parole (mamma, papà, acqua, nonna, i versi degli animali e poco altro). Con i mesi le parole sono aumentate (ad oggi ne conto, circa 200), conta fino a 20 in italiano e fino a 5 in inglese. Osservo dei miglioramenti e non delle involuzioni, ma la costruzione delle frasi è praticamente nulla, la frase più lunga e completa che attualmente mia figlia pronuncia è “dove è …. Papà, piatto, macchina , biscotto, ecc….”, e come se non vedessi curiosità, interesse di mia figlia nel linguaggio, nonostante da sempre le dedichi del tempo nella lettura di libri e nel parlare. Da sempre, ad esempio, cantiamo delle canzoncine, o meglio io canto e le chiedo di completare la frase con la parola mancante, cosa che lei fa.
Oltre ai libri, che le piace guardare e sfogliare, ama giocare con i giochi di collocazione delle sagome, con i cubi dove inserire le figure solide, con il dido’ (realizza gli oggetti utilizzando le apposite forme), adora i cartoni animati, e i giochi informatici. Usa l’hi pad, su cui ci sono delle applicazioni a lei dedicate, ad esempio dei memory che ama realizzare. Colora, ma in modo molto approssimativo, e spesso usa i colori anche come oggetti di gioco, destinandoli, quindi ad una funzione diversa, ad esempio esce i colori dalla scatola, per poi riempirla nuovamente, o ancora mi porta uno o due colori, come se fosse un regalo per me, dicendomi “tiei (cioè, tieni) mamma”
Dal punto di vista relazionale, la bambina è attaccatissima a me e al padre, ma rimane tranquillamente da sola sia con i nonni che con le zie, nonostante io cerchi di stare con lei più tempo possibile. Ama giocare con i bambini più grandi, ma sembra non avere interesse a socializzare con i coetanei. La maestra dell’asilo mi riferisce che la bambina partecipa alle attività solo se viene coinvolta, ma che altrimenti non prende l’iniziativa, mi dice ancora che ama giocare con i bimbi in piccoli gruppi e non in quelli più grandi. Un’altra “anomalia” che mi viene riferita dalla maestra è il pianto della bambina nel corso dei cambiamenti, ad esempio nel cambiare stanza all’asilo, anche se poi accetta la novità. Tale circostanza si verifica praticamente quotidianamente, ma poi, almeno per molte circostanze è stato superato.
E’ molto diffidente, da sempre, degli estranei, e delle novità in generale, che difficilmente accetta immediatamente. Ad esempio, se le viene comprato un cappotto nuovo o un nuovo paio di scarpe lei piange per non indossarli, ma poi dopo poche volte che le vengono imposti, tra urli, pianti e strepiti, li accetta con tranquillità. Capita, inoltre, che se le parlo mi ignori, circostanza che non si verifica mai durante il gioco, ma solo se voglio “rimproverare” o disturbare e distrarla da attività in corso che la coinvolgono e la divertono o se cerco di spiegarle perché certe cose non possono farsi. Detesta essere contraddetta e non accetta il “no” come risposta.
Altra circostanza che ritengo di segnalare è che non siamo riusciti ancora a levarle il pannolino. Se in passato, la bambina, lasciata senza pannolino, dopo avere espletato la funzione, tendeva a comunicare l’evento, adesso non fa più neanche questo, ma dai pianti che sopraggiungono è palese che è conscia di aver fatto qualcosa che non avrebbe dovuto fare.
L’impressione che io ho è che mia figlia non voglia crescere, ad esempio sa mangiare da sola, ma preferisce di gran lunga essere imboccata, cammina a lungo senza stancarsi, ma adora essere portata in giro sul passeggino o meglio ancora in braccio, e quando le cambio il pannolino, accetta questo momento di cura che le dedico con piacere. Preciso, comunque, che la bambina è affettuossissima con me e il papà, ci riempie, ampiamente ricambiata, di baci ed abbracci, e che mai le sono mancate attenzioni e affettuosità di alcun tipo.
In conclusione, io vedo un ritardo nella mia adorata bambina rispetto ai suoi coetanei sia nel parlare sia nella capacità di relazionarsi. Vorrei che lei mi consigliasse il da farsi, e cioè se intervenire, e eventualmente in che modo, suggerendomi ad esempio quale specialista interpellare (logopedista, neuropsichiatra, pscicologo, ecc….). Uno dei miei timori è che mia figlia abbia percepito il dramma che io e suo padre abbiamo subito e che questi suoi comportamenti siano da ciò dipendenti, anche perché mi rendo conto di avere un atteggiamento carichi di ansia e preoccupazione in generale verso la mia bambina, dopo quanto successo.
Da ultimo le preciso che sia il pediatra di base, ad uopo interpellato, ha consigliato di aspettare e di facilitare la socializzazione della bambina. Al riguardo, infine, ho richiesto un ulteriore consulto al primario della clinica pediatrica della mia città che non ha riscontrato ritardi, oltre quello nel linguaggio e mi ha suggerito, di interpellare uno psicologo dell’età evolutiva, che possa aiutare la bambina a recuperare.
Nella speranza di ricevere presto un suo riscontro, le auguro un sereno anno 2011.

Mi sembra di capire che tutto

Mi sembra di capire che tutto sommato sia voi che i pediatri consultati concordate che c'è un ritardo del linguaggio, e forse delle modalità un po' particolari nel contatto con i coetanei (che però in una bambina di neancora 3 anni e che da soli quattro mesi va all'asilo non sembrano così strani), ma che per il resto è una bambina abbastanza nella norma.
Anche l'epoca del controllo sfinterico ormai si sta stabilizzando per molti bambini verso l'età dei tre anni o dopo, di solito d'estate, e nemmeno in questo è quindi fuori norma ( più che dai bambini dipende dalla società e dai mezzi a disposizione: quando non c'erano i pannolini usa e getta la maggior parte dei bambini aveva il controllo a un anno o un anno e mezzo, perchè gli adulti erano più esigenti...)
Inevitabilmente il dramma che avete passato, e che non è ancora risolto, può aver coinvolto la bambina, lasciandole eccessiva paura dei cambiamenti, degli estranei e pianti come quelli descritti.
Non mi sembra che ci siano marcate difficoltà relazionali, ma più che altro modalità 'prudenziali' della bambina di comportarsi nell'ambiente extrafamiliare, di diffidenza e timore, cose non patologiche in sè, ma che spesso si vedono in bambini 'scottati' da esperienze un po' traumatiche. Per converso mi sembra quasi un po' tirannica nell'ambiente familiare, forse le ha avute troppe vinte, fra nonni e genitori traumatizzati.

La bambina si trova, direi, nella fase di passaggio dall'ambiente esclusivo della famiglia a quello esterno. La fase è stata disturbata dal triste evento dell'aborto, che forse ha condizionato lei di riflesso, perchè ha influenzato troppo i genitori, modificando il loro rapporto con lei, prima forse inevitabilmente trascurandola un po' per il problema più grave, poi quasi per esagerando nel compensarla di ciò.
Tutto ciò può aver influenzato anche l'evoluzione del linguaggio, ma questo non si può dire con sicurezza.
Globalmente la cosa migliore da farsi secondo me, visto che sembra che lo sviluppo non sia fermo, ma in evoluzione, è di non drammatizzare, lasciare crescere la bambina al suo ritmo, non 'viziarla' troppo e nemmeno forzarla a parlare ecc.
Cercare di superare (i genitori) il trauma familiare, forse vissuto per qualche motivo in modo troppo sconvolgente...
Essere disponibili ma con i limiti e le regole necessarie (per mangiare, dormire, abitudini, obbedire ai genitori ecc), senza spaventarsi delle sue reazioni un po' oppositive. Consolarla e incoraggiarla nelle cose difficili, ma trattarla da bambina della sua età e non più piccola: non cedere ai suoi capricci, per mangiare, camminare, ecc. E non essere troppo apprensivi e troppo protettivi nel seguirla.
Non farei particolare caso al linguaggio, per ora: vediamo come evolve nei prossimi mesi. Cercate invece di 'normalizzare' l'ambiente, superando il lutto per il bambino non nato, che non avrebbe potuto vivere. Altri bambini potranno nascere, penso, no?
Teneteci informati sugli sviluppi.
PS non credo che ci sia bisogno di un intervento psicologico sulla bambina, semmai di un aiuto ai genitori/alla mamma a elaborare il lutto.
Cordialmente
dr GBenedetti

grazie mille per la

grazie mille per la tempestiva ed esauriente risposta.
Lei ha focalizzato, tra le righe, il quesito che mi pongo. Mi spiego meglio, io vedo un ritardo nel linguaggio e delle "anomalie" comportamentali e relazionali della mia bambina rispetto ai suoi coetanei, ma non ho la lucidità per valutare se tali circostanze sono effettivamente preoccupanti o se, invece, è il mio stato psicologico, ancora traumatizzato, ad amplificare tali situazioni, percependole come preoccupanti. Le sue parole, mi lasciano intendere che il problema, probabilmente, è più mio che della mia bambina. Seguirò il suo consiglio, cercherò di essere meno assillante ed ansiosa e spero nei mesi a venire di comunicarle un miglioramento.
grazie, ancora

aggiornamento

gent.mo dott.,
vorrei aggiornarla sugli sviluppi relativi alla situazione di mia figlia.
Sono passati 6 mesi circa dalla mia richiesta di un suo parere. Le ricordo brevemente: la mia bambina, ad oggi di 38 mesi, ha difficoltà di linguaggio. La situazione è migliorata, ma sicuramente non è risolta. La bambina comincia ad associare 2, 3 parole, ma non posso dire che elabori frasi complete, anche se continua costantemente ad aumentare il suo vocabolario. Una cosa che rilevo è che la bambina non racconta e se le faccio una domanda su ciò che ha fatto, non mi risponde. Se, invece,le faccio domande su ciò che vuole fare, su cosa vuole mangiare, ricevo una risposta. Ama cantare le canzoni dei suoi cartoni preferiti, sa e recita le poesie che le hanno insegnato all’asilo (le maestre rilevano un’ottima memoria). I suoi giochi si sono modificati, tende a realizzare sempre di più "imitazioni" ( servire il caffè nelle tazzine, dare il biberon alla sua bambola, far volare la sua bambola/fatina). Le piace ascoltare le favole, e mi aiuta nel racconto, suggerendomi le parole che fingo di dimenticare . Migliora anche la sua capacità di relazione con gli estranei, anche se c'è un'innata timidezza di fondo. La bambina si rifiuta categoricamente di andare in bici o sul triciclo, quando, molto raramente, riesco a farla salire non pedala e non spinge con i piedi, ma aspetta che sia io a spingerla, rimanendo ferma, anzi immobile. Riguardo il pannolino, lo abbiamo eliminato. Anche di notte la bambina dorme senza e di massima riesce a trattenere, il problema è che a scuola ad esempio preferisce trattenere la pipì più che farla con l'assistenza dell'inserviente (è sempre la sua timidezza??). La bambina sta facendo psicomotricità, ad oggi ha fatto circa 16 incontri. La terapista, con cui la bambina ha intrattenuto da subito un ottimo rapporto, è molto ottimista sugli sviluppi positivi della vicenda. Interpellata, ha detto chiaramente che, a suo parere, il problema si risolverà, anche se, prudenzialmente, non ci fornisce nessuna previsione temporale. La terapista ci ha fatto notare (lo riferisco perché non so se è un’informazione importante o meno) che la bambina ha sviluppato la prensilità tra pollice e medio e non con l’indice, e che indica anche con altre dita, oltre che con l’indice (medio, mignolo).
Ad oggi con mio marito non sappiamo cosa fare. I miglioramenti ci sono ma ci chiediamo se sono dovuti all’intervento della psicomotricista o semplicemente alla bambina, che cresce? Ci chiediamo se sia opportuno continuare così o inserire qualche altro intervento, ad esempio un logopedista? o se gravarla troppo posso essere controproducente. Ci chiediamo se il recuperò ci sarà mai in toto….
Ringraziandola per l’attenzione

Quanto scrive riconferma le

Quanto scrive riconferma le mie impressioni e le indicazioni di allora. Mi sembra una bambina in evoluzione positiva, ancora un po' indietro come linguaggio, ma niente da drammatizzare. Il comportamento, il gioco, le relazioni, il controllo sfinterico mi sembrano andar bene. Non farei caso a quanche particolarità: ognuno c'ha le sue, non sono segni di patologia, c'è solo da lasciare che lo sviluppo continui, per la sua forza interna che lo spinge, badando che all'esterno non ci siano ostacoli eccessivi. Ogni intervento - anche quello in atto - mi sembra prematuro, e rischia di 'medicalizzare' ogni comportamento, come quello pollice medio. Per carità: un'attenzione specialistica non necessaria speso trasforma in anomalie e sospetti patologici ogni cosa. Ci si crea solo ansie in più.
E' questione di 'allenamento', non di 'terapie'. Le prestazioni, in tutti i campi, sia quelli motori che quelli linguistici ecc, migliorano con l'allenamento, non c'è bisogno di 'terapie' a meno che non ci siano 'patologie' da curare. E il 'ritardo' non è una 'patologia'. Bisogna curare l'ambiente, il 'terreno', i rifornimenti, le 'buone abitudini', il resto di solito viene da sè, come nelle piante...

Ci sono ancora tre anni prima della scuola elementare, c'è tutto il tempo per recuperare...
Vediamo tra sei mesi.
Cordialmente

dr GBenedetti

Vedi aggiornamento

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