In margine a una Conferenza di Massimo Recalcati

Lo psicoanalista lacaniano Massimo Recalcati, prolifico autore sulla cresta dell'onda di un ritorno alla psicoanalisi che sembra alle porte se non nel mondo clinico in quello culturale mediatico, ha aperto il ciclo di seminari organizzati dall'AUPI all'ex Ospedale del Fuligno di Firenze, meritoriamente ad accesso gratuito e frequentati (il primo almeno) in grande prevalenza da giovani psicologi ancora in formazione, al 95 % di sesso femminile.
Nella "splendida cornice" (ahimè il vecchio sketch parodistico di Cochi e Renato su questa abusata espressione dello show business è ormai dimenticato...) degli affreschi del Fuligno il linguaggio psicoanalitico lacaniano della 'lezione' del Prof. Massimo Recalcati è tornato a diffondersi in modo suadente, brillante e affascinante, con momenti di gradita seduttività verso il pubblico femminile, spaziando fra attualità, politica, nuove psicopatologie, sistema capitalistico e l'ormai da molte parti sbandierato ritorno a Marx, con frequenti riferimenti alle vicende attuali del "Nostro Presidente del Consiglio", visto che il tema era 'fra desiderio e godimento'. Come diceva Freud, il nevrotico non sa godere, oggi non si sa desiderare perchè tutto è alla portata, sembra (almeno per il signor B...).
Il rischio ovviamente è parlare di tutto e di nulla, ma è stato evitato abbastanza bene, tranne forse in un momento di stanchezza in cui gli aneddoti intriganti prevalevano su altri contenuti. L'abilità dialettica del conferenziere rasenta a volte quella del prestigiatore che affascina il suo pubblico con grande maestria, ma questo è un aspetto che molti conferenzieri di successo anche del campo psicoanalitico presentano. Il formulario linguistico lacaniano si presta, come tutti i formulari da adepti, ad essere usato in modo magico liturgico, come verità rivelata che non ammette indagine ma solo traduzione da parte dei possessori del verbo (del vocabolario..). Mai questa espressione è più calzante che per l'universo lacaniano, per cui appunto 'l'inconscio è strutturato come un linguaggio', e le formule magiche linguistiche di Lacan hanno creato quasi un universo parallelo le cui vie di accesso sono sorvegliate da angeli custodi, forse come l'arcangelo Gabriele alle porte del Giardino dell'Eden. D'altronde il conferenziere ha parlato anche di teologia e citato un paio di volte S Paolo, reale fondatore ed edificatore secondo alcuni dell'edificio istituzionale della Chiesa Cristiana, le cui conseguenze sulla cultura e la scienza occidentale hanno avuto per piu' di un millennio l'impatto che e' noto.
Il linguaggio può diventare strumento artistico, opera d'arte affascinante ma che solleva il dubbio di Platone il quale diffidava dell'arte perchè secondo lui si sostituiva alla realtà, come succede anche alle 'dottrine'.
A volte in effetti sorge il dubbio che certi strumenti - quello psicoanalitico in fondo è solo uno dei tanti strumenti possibili di osservazione della realtà - diventino per i loro cultori più importanti della realtà stessa, quasi un cannocchiale così portentoso e prezioso da ammirarlo in sè e difenderlo e propugnarlo come obiettivo di fondo, passandolo da strumento a oggetto (del desiderio). Il rischio degli approcci scientifici alla realtà psichica mi sembra qui lo stesso sia per i settori cognitivo comportamentali, che medico-farmacologici che psicoanalitici, quando i 'dati' prodotti dallo strumento costruiscono una realtà che sostituisce la realtà effettiva e in cui le persone si identificano. Si ammira il dito e non si guarda la luna che il dito indica, in altre parole.
Nella foga oratoria l'autore ha portato fra altri esempi delle sue tesi "l'aumento dei casi di depressione nei bambini": sono sobbalzato un attimo a queste parole. Questa dell' aumento di casi di depressione nei bambini e adolescenti è infatti una specie di 'leggenda metropolitana' di cui non si trova riscontro nella realtà, se non quella della propaganda interessata delle case produttrici di antidepressivi che si riflette ovviamente sui media di ogni tipo. Pensavo ai miei ultimi dieci anni di lavoro in un servizio territoriale di npi in cui non ho trovato un solo caso di 'depressione infantile e adolescenziale', intesa come 'malattia' in sè, del soggetto, ma solo situazioni di gravi confusioni familiari e sociali e carenze di funzioni genitoriali annegate in un caos dilagante.
Nella carrellata sulle nuove patologie, legate secondo la descrizione dell'autore allo sbilanciamento dei valori sociali attuali dal desiderio verso il godimento, come una delle 'cifre' fondamentali di lettura, ha prevalso forse l'attenzione a quello che è oggi alla superficie, più visibile appunto nei media, che non alla realtà sottostante dove gratta gratta le dinamiche di fondo non sembrano così cambiate, rispetto a qualche decennio fa. Sono cambiati i nomi, in effetti, per dire le cose: come non si parla più di licenziamenti, prostitute, corruzione, ma di esuberi, escort, 'qualità', così anche in campo psico- si assiste a un proliferare di nuovi nomi... E' vero che siamo legati al linguaggio come principale acquisizione umana, ma rischiamo di rimanerne schiavi nel mondo prodotto da quello, come temeva Platone. Difficile è usare il linguaggio per comunicare sulla realtà, invece che sostituirla o deformarla e falsificarla.
Si parla di nuovi sintomi anoressie-bulimie, obesità, depressioni, attacchi di panico, dipendenze patologiche, disagio della famiglia, iperattività infantile (dall-elenco sul sito di Jonas). Temo in effetti che di nuovo ci sia solo l'utilizzo mediatico, spettacolare pubblicitario, visto che di nuovo, in quelle situazioni non c'e' proprio nulla. E' l'attenzione dei media, forse dello spettacolo della scienza, che va di moda in quest'epoca, che fa parlare di novita' e richiama i prestigiatori del linguaggio a offrire e decantare le novita' appena sfornate nel gran bazar del mercato culturale universitario ecc . Sotto la superficie alla moda dei tempi l'essere umano sembra lo stesso da migliaia d'anni, visto che spesso scritti di più di duemila anni fa appaiono assolutamente validi anche nel mondo moderno o post-moderno. Come spesso succede c'e' il rischio che le critiche all'oggetto demonizzato siano in effetti proiezioni piu' o meno inconscie: sempre la famosa pagliuzza vs la trave, o anche la questione dell'oro e di quello che luccica. Ahime', similia similibus ponentur... (vale anche per me, ovviamente, visto che questo sito e' pur sempre un mezzo di comunicazione al pubblico, cioè di pubblicazione).
Curiose alcune stonature di pronuncia: 'Es' (-,Io, Superio) con la 's' come in 'esame' e 'càduco' invece che 'cadùco'. Se non vado errato. Cacofonico.
(2011)

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