Ritardo linguaggio - disprassia verbale

Salve dott. Benedetti,
sono una mamma di un bimbo di 4 anni nato prematuro alla 34-esima sett. con
distres respiratorio senza apparente asfissia apprezzata con apgar 9/10. Dopo
circa due anni dalla nascita abbiamo notato delle stranezze in mio figlio, si
sbatteva la testa al muro, sul pavimento e di solito quando lo si lasciava
libero correva come un matto senza fermarsi. Il linguaggio era quasi del tutto
assente e l'alimentazione molto selettiva. Lo abbiamo monitorato con l'aiuto di
un puericultore per circa un anno dopo di chè intorno a 3 anni e mezzo lo
abbiamo portato da un neropsichiatra il quale ha richiesto delle valutazioni
cognitive e logopediche, visite strumentasli Orl e ha somministrato un EEG da
sonno. L'esame audiometrico comportamentale e l'EEG da sonno sono risultati
negativi, invece dai testi cognitivo-funzionali-logopedici è emerso un bambino
affetto da "Disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato" con
aspetto cognitivo nella norma. Invece dalla valutazione logopedica è emerso un
ritardo di circa 2 anni quindi equiparato ad un bambino di 1 anno e mezzo (a
fronte di 3 anni e mezzo). Il bambino ha effettuato un percorso terapeutico di
gruppo (4 bambini) di 10 settimane tutti i giorni tutte le mattine sostenuto da
3 educatori due psicologi una logopedista (presente solo le ultime 3 settimane)
e super visionato da un neuropsichiatra. Abbiamo ottenuto ottimi risultati,
quindi la diagnosi si è modificata, sono stati di nuovo soministrati i test
funzionali ed è emerso un "Disturbo Specifico di linguaggio con disprassia
verbale". La mia Asl di zona ha proposto un altro percorso terapeutico di
gruppo (verrà ripristinato il vecchio gruppo di bambini) di circa 4 mesi
sostenuto da un logopedista, fisioterapista, 2 psicologi e super visionato da
un neuro psichiatra. Io sono molto preoccupata non per il percorso terapeutico
che penso non possa far che bene visto che mio figlio ha bisogno di
psicomotricità e logopedia ma dal fatto che il gruppo dei bimbi sarà lo stesso
del precedente corso quindi bambini con problemi attualmente diversi visto che
a mio figlio è stata modificata la diagnosi. Gli altri bimbi hanno
problematiche del tipo: spettro autistico evidente e stereotipismi accentuati;
fobie da contatto con stereotipie e manierismi persistenti. Noi abbiamo
lavorato molto sule stereotipie e manierismi di miio figlio negli anni scorsi e
siamo riusciti a dissuaderlo dal farli. Il bambino sembra aver dimenticato quei
momenti però ogni qual volta è in una fase di disagio riaffiorano in maniera
non più persistente ma limitata. Io temo che adesso si possa regredire invece
di progredire, penso che il gruppo non sia più idoneo e penso che il bambino
debba fare un percorso formativo diverso avendo mio figlio delle capacità
imitative straordinarie. Io ho fatto presente alla responsabile questo problema
e lei ha un pò sottovalutato, un pò perchè non è possibile creare un perocorso
formativo individuale in quanto mancano i fondi. Chiedo adesso a lei, a cosa
potrei andare incontro, quali sono i benefici che mio figlio potrebbe trarre da
un percorso terapeutico di gruppo di questo tipo ossia formato a mio avviso da
un gruppo di bambini non più idoneo? Quali potrebbero essere gli svantaggi di
non farlo? Mi è stato detto che questa è l'offerta, prendere o lasciare,
altrimenti dovrei rivolgermi alla logoterapia e psicomotricità privata e
sinceramente diverebbe proibitivo visto che le sedute settimanali sarebbero
minimo 3. Sono angosciata e ho paura di sbagliare, mi consigli lei.
NB. Sono perfettamente d'accordo con lei quando dice che la disprassia non
necessita di terapia se finalizzata a se stessa e non correlata con altri tipi
di disturbi come nel caso di mio figlio che ha un serio disturbo di
linguaggio.
Grazie per il suo supporto che vorrà darmi.
Saluti.

La sua lettera è un buon

La sua lettera è un buon esempio degli effetti delle classificazioni attuali (Le diagnosi sono quelle del DSM o dell'ICD10) e della moda dei test e scale di misurazione. Il risultato è che un bambino, misurato dai test, in breve tempo cambia 'casella', non ha più una malattia ma un'altra. L'intervento però non cambia, e dipende più dalle risorse disponibili che dalle indicazioni specifiche. Si capisce che i 'clienti' come oggi si deve dire, rimangano confusi e incerti.
Dai pochi cenni descrittivi sembra di capire che il bambino a due anni aveva un comportamento strano, sbatteva la testa al muro, sul pavimento e quando lo si lasciava libero correva come un matto senza fermarsi. Il linguaggio era quasi del tutto assente e l'alimentazione molto selettiva. Inoltre sembra avesse dei movimenti ripetitivi e stereotipati. Non so se anche bizze ed altre difficoltà. Indubbiamente la descrizione mostra difficoltà di sviluppo e comportamento notevoli.
Mi par di capire che a 3 anni e mezzo la situazione era ancora simile e che in seguito, in coincidenza con un intervento intensivo di gruppo di tre mesi, è migliorato molto nel comportamento, mantendendo difficoltà nel linguaggio e difficoltà motorie tipo impaccio e immaturità, che prima non erano state considerate (immagino che ci fossero, però).

A me sembra quindi che, più che cambiare diagnosi, si possa dire che il bambino ha avuto un'evoluzione positiva su vari piani, tranne quello motorio e linguistico.
Più che cambiar diagnosi, il bimbo è maturato in alcuni aspetti,meno in altri, verosimilmente è in via di maturazione.

La nascita prematura con distress respiratorio possono far pensare a una lieve sofferenza, (anche se l'Apgar sembrerebbe escluderlo) che a volte può comportare un certo ritardo e difficoltà motoria e globale.

Bisognerebbe sapere qualche altro dato sul bimbo (peso alla nascita, epoca dei primi passi, delle prime parole, sonno e alimentazione nel primo anno, com'era il bambino, attivo, curioso, socievole, ecc, uso dei giochi, inoltre eventi ,malattie o altro, accudimento eventuali nonni o asilo o baby sitter, organizzazione della famiglianei primi anni e ora, ecc. Inoltre le modalità di comunicare, di stare con gli altri, adulti e bambini, di dormire, pipì e popò. Reazioni alla separazione, per l'asilo, ecc. Inoltre aspetti motori, abilità e difficoltà, visto che si parla di disprassia. Cioè una descrizione del bambino nel suo ambiente e del suo sviluppo. Vorrei sapere anche come va all'asilo ora e in passato, e in genere come è organizzata la giornata e la vita familiare e quali sono le difficoltà quotidiane che rilevate.
Con questi elementi forse posso farmi un quadro più completo e dare un parere più attendibile.
Cordialmente

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