Disturbi Specifici di Apprendimento e scuola

Una professoressa di scuola media scrive a proposito di un alunno con disturbi specifici dell'apprendimento. Dice che durante le lezioni lui non scrive quello che si fa alla lavagna, non fa i compiti a casa , ecc . La psicologa della ASL consultata ha detto che non lo si deve trattare come un portatore di handicap, cioè non si deve aiutare, ecc, ma bisogna fargli usare strumenti compensativi come ad esempio permettergli l'uso della calcolatrice o del computer.
La professoressa domanda come si può mettere vicino a lui con il pc: il resto della classe che cosa fa? Secondo lei il ragazzo avrebbe bisogno di un insegnante di sostegno che lo guidi per fare il programma della classe, ma più semplice. Il fatto però è che non gli è stato assegnato, e secondo la prof ciò dipende solo dal fattore economico cioè che lo stato vuole risparmiare, ma così facendo si rischia di non curare abbastanza questi bambini.
Vorrei un suo parere in proposito. Grazie.

Mi sembra che la lettera metta il dito nella piaga...
Il trattamento dei bambini con DSA a scuola è stato fissato recentemente dalla Legge, (vedi: sembra una delle poche fatte in questo periodo dal parlamento italiano, deve aver avuto spinte notevoli). Questa ha stabilito le norme per il lavoro scolastico con tali bambini, recependo in pratica totalmente le richieste della Lega Italiana Dislessia, che già erano state recepite nella Circolare che anticipava la Legge, e che si basano sulle 'famose' dispensazioni e compensazioni. Giustamente questi alunni non devono essere considerati handicappati in base alla Legge 104/92, per cui non possono avere personale di sostegno e gli insegnanti sono 'invitati' (dopo la legge 'obbligati') a fornire 'strumenti compensativi' e attuare modalità 'dispensative' per richieste e valutazioni. Gli insegnanti secondo la Legge dovrebbero inoltre essere 'aggiornati' sulle strategie di insegnamento/apprendimento più adeguate per tali bambini e attuarle nelle scuole attuali. Inutile dire che la presenza nelle classi di bambini iperattivi, bambini con difficoltà di apprendimento, bambini con handicap vari mette gli insegnanti spesso in difficoltà estrema, nel seguire tutti e tutto.
La situazione appare abbastanza caotica. Qua e là le asl stanno cercando di trovare modalità e criteri che permettano di salvare capra e cavoli, ad esempio interpretando diversamente la parola 'handicap' per comprendere anche le condizioni svantaggianti ambientali, familiari e sociali, secondo gli orientamenti e le direttive recenti dell'OMS. Ma è probabile che serva a far rientrare dalla finestra i problemi che si era cercato di far uscire dalla porta.
A mio avviso si tratta di problemi scolastici, poichè l'insegnamento e le tecniche e strategie migliori da usare nelle diverse condizioni, sono una questione didattica e pedagogica. I pedagogisti (come Pestalozzi, Montessori, Steiner, ecc) sono i grandi assenti nel dibattito attuale (ammesso che ci sia dibattito...)
Ci vorrà una capacità della scuola di affrontare questo tipo di problemi, che non sono di ordine sanitario. Forse il primo errore fatto è di considerare le difficoltà di apprendimento un problema sanitario, e di inserirlo nelle classificazioni psichiatriche.
Fino a pochi anni fa la scuola aveva affrontato questi problemi selezionando gli alunni che potevano proseguire l'iter scolastico secondo i programmi comuni e fermando quelli che non potevano, nell'intento ( volendo vedere gli aspetti positivi e non quelli punitivi) di permettere loro di recuperare nel tempo le capacità mancanti. La Legge 104 ha permesso di inserire in classi normali alunni inabili per motivi sanitari (che prima erano inseriti in scuole o classi differenziali), permettendo loro di seguire programmi individualizzati semplificati o differenziati nelle scuole e classi normali. Restavano 'scoperti' i casi con difficoltà di apprendimento da problematiche sociali/culturali (immigrazione, culture o famiglie marginali, ecc), a cui solo in pochi casi erano dedicati interventi specifici (vedi la popolazione nomade, o gli immigrati cui vengono offerti corsi di alfabetizzazione)), mentre ai casi che rimanevano, senza problemi sanitari nè socioculturali, è stato riservato il nome "D 'specifici' A". Ma sarebbe meglio chiamarli 'idiopatici', cioè che non se ne sa la causa, a tuttoggi, checchè se ne dica, e non pretendere una 'specificità' che è solo per esclusione.
I rapporti con i servizi sono a volte difficili: le scuole si aspettano dai servizi aiuti che non possono avere (più che altro personale di sostegno) considerano i servizi stessi inadempienti perchè non danno loro quanto desiderano. Se poi gli specialisti danno pareri non concordi con gli insegnanti, spesso e volentieri questi fanno pressione sulle famiglie perchè cambino specialista. E' quanto mi sta succedendo ogni tanto di questi tempi, con le famiglie confuse da queste pressioni.

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