Le magnifiche sorti e progressive delle neuroscienze

Sull'inserto della Stampa Tuttoscienze di oggi 30 marzo 2011 un ampio spazio alle posizione scientiste più estreme nel dibattito su mente e cervello. *) Trionfalistici i toni e le promesse e i peana di vittoria, che ricordano sketch pubblicitari o comizi elettorali o proclami di eserciti incursori. Fin dai titoli: "Depressione: ecco le prove che esiste", in prima pagina, che nel rimando a una pagina interna diventa "Il grande abbaglio dei negazionisti della depressione". Il termine negazionisti fa quasi rabbrividire, per l'alone religioso che emana, memore di antichi roghi; e anche nel testo le ipotesi contrarie a quelle degli autori, Filippo Bogetto e Maurilio Orbecchi,"dell'Università di Torino", vengono addirittura tacciate di essere un'"operazione di mercato" proiettando così la trave dei propri occhi nell'oggetto del loro attacco. Le loro frasi altisonanti come da tempo non si sentiva fanno pensare a propugnatori dell'energia atomica che ballano sulle macerie della centrale di Fukushima, novelli Dottor Stranamore: "... epoca di splendore (delle neuroscienze), che ha cambiato la visione dell'uomo di se stesso... rivoluzione scientifica che ha portato a conoscenze imprescindibili...". L'esaltazione dei risultati delle tecniche di "imaging" che "permettono di osservare i luoghi attivi del cervello durante le funzioni sane o nei disturbi mentali" ricorda quel tale che guardando la propria immagine allo specchio, e facendo varie boccacce, vi vedeva (nello specchio) le cause della propria esistenza e delle proprie espressioni.... Se non quell'altro che innamorandosi della sua immagine ci si buttò d'entro e annegò, dando origine alla filiera inesauribile del narcisismo. E sì che i neuroni specchio ancora non erano stati scoperti...
Che poi poco dopo arriva il dunque:"... non instaurare subito un trattamento depressivo là dove è necessario è indice di ignoranza professionale e di comportamento non etico." Manca solo la scomunica come nemici di Dio... E subito dopo difende le case farmaceutiche produttrici del trattamento (farmacologico) appena propagandato. Se ci guadagnano che male c'è, è il mercato, bellezza. E poi arrivano al colmo di spudoratezza appunto di accusare i critici di 'vendere' prodotti creando un 'mercato del complotto'. Anche qui è un complotto dei giudici (comunisti, probabilmente): peccato che siano quelli delle corti americane e inglesi che hanno inchiodato le industrie farmaceutiche a barare sui risultati e le hanno condannate a pagare ingentissime somme di rimborso ai danneggiati. E a pubblicare quali accademici avevano sul libro paga...
Il panegirico finale è impagabile (appunto):"... il lavoro fecondo dei ricercatori e dei clinici, basato su risultati sperimentali, che porta al miglioramento delle conoscenze scientifiche e della salute dell'uomo" ! A parte i toni da EIAR ( la Rai sotto il fascismo), particolare come le conoscenze scientifiche sono riconosciute malate, visto che "migliorano"...
L'altro articolo, tratto in realtà da un libro di un autore ignaro forse dell'uso fattone, "La rivoluzione del cervello" , titola a caratteri cubitali che "E' il cervello a decidere prima che lo sappiamo", e che sarà lo studio delle intelligenze articiali, sempre più indistinguibili dal cervello umano, a risolvere una volta per tutte annose questioni come quella del libero arbitrio. L'autore però in fine articolo dice che " Rimangono tuttavia le questioni fondamentali.... (prima di tutte) come si traduce in fin dei conti l'attività del cervello nell'esperienza individuale e specifica, vale a dire l'amore, l'odio, il dolore la gioia, l'etica..." E rimanda alla frase di Einstein che "sarebbe insignificante descrivere una sinfonia di Beethoven come variazioni di onde di pressione".
Probabilmente è sfuggito ai redattori, che rischiano di far infuriare gli sponsor, se se ne accorgono...

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* L'articolo (di cui ho trovato un link online che però mi dà solo la prima parte- trovato anche qui, a metà pagina) è una risposta, piuttosto astiosa, a un'intervista pubblicata sulla Stampa del 23/3, dal titolo "La malinconia è un diritto", che esponeva tesi opposte.

Ho casualmento trovato un articolo di Noam Chomsky del 2000, che mi sembra cadere opportuno, perchè sembra descrivere esattamente la situazione attuale (fonte) ( Linguistics and Brain Science. In A. Marantz, Y. Miyashita and W. O’Neil (eds.) Image, Language and Brain. 2000.)
:
"....
Despite much important progress in many areas, and justified excitement about
the prospects opened by newer technologies, I think that a degree of skepticism is
warranted, and that it is wise to be cautious in assessing what we know and what we
might realistically hope to learn.
The optimism of the early postwar period had many sources, some of them a
matter of social history, I believe. But it also had roots in the sciences, in particular,
in successful integration of parts of biology within the core natural sciences. That
suggested to many people that science might be approaching a kind of ``last frontier,''
the mind and the brain, which should fall within our intellectual grasp in due course,
as was soon to happen with DNA.
Quite commonly, these investigations have adopted the thesis that ``Things mental,
indeed minds, are emergent properties of brains,'' while recognizing that ``these emergences
are not regarded as irreducible but are produced by principles that control
the interactions between lower level eventsÐprinciples we do not yet understand.''
The last phrase re¯ects the optimism that has been a persistent theme throughout
this period, rightly or wrongly.
I am quoting a distinguished neuroscientist, Vernon Mountcastle of the Johns
Hopkins University Institute of Mind/Brain. Mountcastle is introducing a volume
of essays published by the American Academy of Arts and Sciences, with contributions
by leading researchers, who review the achievements of the past half century in
understanding the brain and its functions (``The Brain'' 1998). The thesis on emergence
is widely accepted in the ®eld, often considered a distinctive contribution of the
current era. In the last few years, the thesis has repeatedly been presented as an
``astonishing hypothesis,'' ``the bold assertion that mental phenomena are entirely
natural and caused by the neurophysiological activities of the brain'' and ``that
capacities of the human mind are in fact capacities of the human brain.'' The thesis
has also been o¨ered as a ``radical new idea'' in the philosophy of mind that may at
last put to rest Cartesian dualism, some believe, while others express doubt that the
apparent chasm between body and mind can really be bridged.
...."

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