La pas vissuta da una madre

Sono una mamma di tre figli di 6, 14 e 18 anni. Sono stata lasciata dal mio compagno incinta di 3 mesi dell'ultimo figlio e da li sono iniziati i miei problemi. Non riuscendo, per mancanza di appoggio della mia famiglia di origine, a gestirmi da sola i figli, ho insistito perche' il mio ex contribuisse al menage famigliare. La richiesta col tempo si e' fatta piu' pressante perche' le problematiche aumentavano e il piccolo crescendo ha sviluppato una grave forma di asma che ha necessitato numerosi accessi al pronto soccorso. Il padre, stanco dei miei continui bisogni decise di farmela pagare, di esautorarmi dal ruolo materno e di approppriarsi della casa famigliare. I conflitti con la piu' grande, all'epoca di 15 anni erano all'ordine del giorno e cosi' li sentii confabulare su un accordo tra i due che prevedeva maltrattamenti quotidiani da parte di entrambi. La mia vita divenne un inferno. Mi invitavano ad andarmene di casa perche' non ero piu' gradita e non mi permisero piu' di visionare libretti scolastici. Le figlie evitavano di starmi accanto, mi schernivano e la piu' grande mi insultava continuamente. Lui minacciava di uccidermi tutte le volte che intralciavo i suoi piani o che pretendevo di controllare le uscite delle ragazze e il loro andamento scolastico. L'ex chiese l'affido esclusivo dei ragazzi e finimmo davanti a una CTU. In quella sede la figlia grande sparo' a zero su di me, e quella di 13 dichiaro' che io ero una bugiarda patologica, una manipolatrice, che le avevo voluto bene solo per far dispetto alla sorella e altre amenita' simili. La Ctu vide il piccolo di 5 anni ma lui non volle farsi intervistare e cosi' lei decise che il piccolo aveva un legame patologico con me. Naturalmente non credette ai miei racconti e siccome invece il padre e le figlie riportarono le stesse osservazioni suggerì al giudice del tribunale dei minori di affidare i figli ai servizi sociali e di domiciliarli al padre. Il padre ora li accogliera' in casa a partire dal primo luglio ma nel frattempo i suoi rapporti con loro sono stati sporadici e saltuari. Sono disperata perche' il piccolo non vuole andare dal padre mentre la figlia di mezzo non vede l'ora (visto che da lui ha sempre ricevuto soldi, vestiti e tutto cio' che poteva desiderare senza limiti). Come fare per aiutare un bambino cosi' piccolo che si trovera' improvvisamente senza la sua figura di riferimento?
La ringrazio per i consigli che potra' darmi. Trovo il suo sito molto interessante e le volevo fare i complimenti.

La ringrazio per i

La ringrazio per i complimenti.
Non è la prima madre che conosco vittima di PAS, cioè che viene tagliata fuori dalla vita dei figli per un di solito inconscio meccanismo di collusione fra l'altro genitore e il figli o i figli. Se sono coinvolti bambini piccoli di solito è più facile recuperare il rapporto, con una guida esperta incaricata dal tribunale e se non c'è un eccessiva opposizione della controparte. Con i figli/le figlie più grandi a volte è più difficile, anche se non sono da escludere,improvvisi cambiamenti di fronte, in base alla mia esperienza.
Con le figlie grandi le consiglio quindi di non forzare troppo ma di mantenere i contatti, anche se solo unilaterali e anche se rifiutati e svillaneggiati. Mantenere il contatto, telefonico, sms, email, qualche offerta di regalo o di contributi in occasioni importanti può servire a mantenere un legame che a un certo punto la figlia potrà decidere di riutilizzare.
Con il bambino piccolo mi sembra tutta un'altra storia. Il bambino è attaccato a lei, capisco - visto che il padre lo avrà visto molto poco, immagino: però non so come sono i rapporti col padre, se cioè la ctu ha avuto l'impressione di una PAS verso il padre. Credo che la cosa migliore sia che il bimbo abbia rapporti con tutt'e due i genitori, e che i figli restino fuori dalle questioni degli adulti, anche quelle economiche, ecc, che vanno decise in tribunale in base alla legge.
Il consiglio quindi è di farsi forza, cercare di resistere, la 'traversata del deserto' sarà lunga e bisogna essere attrezzati a farla. Ovviamente non demordendo dal difendere i propri diritti e quelli dei figli, ma facendosi aiutare da un consulente esperto per cercare di mettere a fuoco gli aspetti principali che ostacolano le possibilità di accordo, che spesso non sono facilmente visibili. Oltre che da un avvocato di fiducia che la consigli come muoversi nel campo legale. Come sa ci sono più gradi di giudizio anche per i minori.
In bocca al lupo e raccolga tutte le sue forze per resistere e andare avanti.

Cordialmente
dr GBenedetti

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