encopresi in bambina adottata

Ricevo e pubblico: Buonasera dottore

Le scrivo sperando di poter avere un consiglio dopo aver letto le storie pubblicate sul sito. Due anni fa io e mio marito abbiamo adottato in sudamerica C. (aveva 6 anni) e Isa che all'epoca aveva appena compiuto 4 anni. I bambini avevano alle spalle una lunga storia di incuria e probabili maltrattamenti da parte della famiglia di origine a cui è stata infatti tolta la patria potestà, entrambi in tempi successivi sono stati intorno ai due anni di età tolti ai genitori e affidati prima per un periodo ad un istituto e successivamente, in vista dell'adozione,ad una famiglia affidataria (in quel paese l'affidamento viene visto spessissimo come un mezzo per guadagnare un po' di soldi, non sappiamo molto di questa famiglia ma l'idea che ci siamo fatti non è delle migliori...). Isa è rimasta in questa famiglia (dove ha conosciuto il fratellino che prima non aveva mai visto) circa un anno. Quando li abbiamo conosciuti ci è stato detto che Isa era "un po' stitica" e il momento di evacuare si poteva riconoscere perchè incrociava le gambe. Ovviamente può immaginare lo sconvolgimento nella vita di questi bimbi e quanti cambiamenti hanno dovuto affrontare, i primi periodi sono stati durissimi soprattutto nella gestione del fratellino maggiore che aveva addosso una carica di rabbia incredibilmente feroce e distruttiva tanto da arrivare in moltissime occasioni a picchiarmi, mordermi, tirarmi calci e testate. Mentre accadeva questo "tornado" Isa ha dimostrato dall'inizio di essere una bimba molto molto chiusa e "impermeabile", soprattutto nei momenti di maggiore rabbia di C. lei tendeva per contro (e lo fa tuttora) a "scomparire", a non farsi notare, a recitare la parte della cucciolotta tenera che non da problemi. Si è attaccata a me all'inizio credo più per panico che per altro, poi sono diventata il suo unico punto di riferimento fino a più o meno 4-5 mesi fa quando anche il rapporto con il papà (devo dire una persona fantastica per fortuna!) è finalmente decollato. Isa ha dimostrato di essere molto restia a ciò che è "nuovo", all'inizio non voleva mangiare nulla, neanche,per esempio, cose già assaggiate e trovate gradevoli.Ha dimostrato comprensibilmente una notevolissima difficoltà a rilassarsi e a lasciarsi andare quindi all'inizio non si addormentava, non dormiva e quando lo faceva ogni 2 ore era nel nostro letto. Isa non parlava nel senso che non sapeva parlare (anche C. ha tuttora notevoli difficoltà di linguaggio) e da questo punto di vista ci sono stati grandi miglioramenti dopo circa 1 anno e 1/2 di logopedia. Da circa un anno fa due sedute alla settimana di psicomotricità, in cui viene particolarmente curato l'aspetto del rilassamento. Ha frequentato l'asilo (ilprimo anno con il fratello anche se in due sezioni diverse) senza mai essere del tutto contenta di andarci, ma cercando sempre di restare con me (tenga presente che io ho x fortuna potuto lasciare il lavoro e quindi sono a casa x potermi dedicare ai bimbi, tuttavia abbiamo ritenuto che anche frequentare la scuola dell'infanzia fosse x lei importante anche x recuperare tutta quella parte di sviluppo persa - probabilmente questi bimbi erano lasciati tutto il giorno davanti alla Tv e niente più, C. a sei anni non aveva mai disegnato, Isa ha iniziato a farlo solo quest'anno). Ora vengo al punto, e cioè il problema dell'encopresi. Le dicevo che all'inizio pensavamo alla stitichezza e in più la bimba stava vivendo un grosso cambiamento non solo alimentare ma di vita, ma dopo 8 giorni di niente abbiamo iniziato a preoccuparci. Abbiamo fatto un clistere che Isa ha trattenuto x 15 minuti (d'orologio!) e poi è uscito un fecaloma durissimo, come pietra, più grande di una pallina da tennis e ovviamente con grandissimo dolore e disperazione sua. Da li è iniziato il calvario, Isa trattiene le feci, non vuole assolutamente defecare, ora è trattata con Paxabel da più di un anno (normalmente 5 mg dopo un periodo di dose più alta dopo visita da gastroenterologo) quindi le feci sono morbide ma ogni volta che ha lo stimolo sembra di vedere un animaletto abbagliato dai fari di una macchina, nel panico più totale, incrocia e fa una forza con i glutei impressionante. Il risultato è che 6 o 7 volte al giorno si sporca non arrivando mai cmq a svuotarsi completamente, con tutto quello che in termini "sociali" ciò comporta. Nella periodicità della cosa Isa è sensibilissima al cambio di routine (5 giorni di asilo in un modo, week end di "trattenimento", oppure vado al mare tutti i pomeriggi se ci vado di mattina quel giorno non la fa etc.). Credo di averle provate tutte, con tutti gli atteggiamenti e le tattiche possibili… in ordine sparso:

Abbiamo promesso premi a lunga e corta scadenza,abbiamo usato il vasino,poi il riduttore con sgabello sotto i piedi per alzare le ginocchia, sedute a orari fissi o addirittura vasino davanti alla tv, le abbiamo fatto vedere come facciamo noi e come fa il fratellino, abbiamo giocato ogni possibile gioco simbolico sulla cacca con le bambole, abbiamo lasciato che isa sporcasse le mutandine sperando che venisse ad avvisarci ogni volta che ne faceva un po’ addosso ma non sembra quasi accorgersene, perlomeno ci convive e non sente nè odore nè fastidio. Successivamente abbiamo rimesso il pannolino (x consentire/ricercare una specie di “regressione” che spesso I bimbi adottivi anelano) x circa 9 mesi, cercando di distogliere l’attenzione di Isa da quello che era diventato un chiodo fisso (nel senso che con le bambole era l’unico gioco che faceva, cambiarle continuamente – e che quindi, trattandosi così mi hanno detto di un disturbo di ansia non andava bene. Abbiamo provato a “forzarla”un pochino aprendole le gambine nel momento dello stimolo x farle sentire che adesso non c’è più dolore, ma a parte la difficoltà oggettiva (ha una forza impressionante, e reagisce con molta rabbia) Isa è molto scaltra nel mimetizzarsi e nascondersi in quei momenti. Sicuramente è stata in passato sgridata perchè si sporcava, ma purtroppo non sappiamo altro. Ci siamo interrogati anche con molta disperazione sulla possibilità che abbia subito abusi (nella casa affidataria abitavano 3 adolescenti e C. aveva dei comportamenti “sessualizzati” o cmq di molta confusione tra quello che poteva essere l’affetto in generale e l’ambito sessuale) ma non abbiamo modo di sapere nulla (se non che la pediatra durante le visite di controllo non ha riscontrato niente di visibile). Isa d’altra parte non ha comportamenti propriamente seduttivi, ha però comportamenti altamente strategici mirati a sucitare tenerezza o compassione. Ci siamo anche rivolti ad una psicologa (afferente ad un centro che sembrava specializzato anche in questi problemi, ho scoperto poi di scuola cognitivo-comportamentale) che però dopo 3 sedute di osservazione ha ritenuto la bimba troppo piccola o comunque immatura x affrontare un lavoro di quell tipo. Adesso ci troviamo in questo punto: abbiamo tolto nuovamente il pannolino anche per riprendere il controllo sfinterico per quanto riguarda l’urina, che ovviamente era regredito, in vista anche dell’ingresso a scuola a settembre. Sto provando a farla sedere sul water a intervalli regolari. Lei non si rifiuta, ci sta anche 1 ora, ma non fa assolutamente niente. Secondo me non ha capito la differenza tra contrarre I muscoli e rilassarli. Se si sente osservata anche non in bagno, non fa niente. Appena ha 5 secondi da sola, ecco lì che evacua. Due giorni fa ho provato anche con una suppostina di glicerina (tenga presente che in questi 2 anni al massimo avrò fatto 4 microclismi x evitare assolutamente l’associazione con ildolore) e Isa dopo la suppostina (vissuta con grandi drammi) ha trattenuto le feci x 4 ore!!

Non so più cosa fare, mi sembra che “ignorare” il problema come abbiamo fatto con il pannolino non abbia portato a nulla, ma anche tutto quello che stiamo provando non ci aiuta. Mi rendo conto che il problema dell’encopresi è la punta dell’iceberg e che tutto il vissuto di Isa contribuisce e si “sfoga” anche attraverso questo canale, tuttavia con l’inizio della scuola il problema inizia a diventare socialmente difficile da gestire, in una bambina che sta costruendo piano piano il suo mondo anche dal punto di vista relazionale. Ha qualche consiglio da darci? La ringrazio in anticipo per il tempo che ci vorrà dedicare

Cordialmente
XX

Si mescolano due difficili

Si mescolano due difficili stuazioni: una adozione complicata e difficile, e un sintomo, l'encopresi, particolarmente ostinato e resistente.
Entrambi gli aspetti riguardano e richiedono competenze psicologiche importanti sia nel campo individuale infantile che in quello relazionale familiare.
Suggerirei di considerare sia il sintomo encopretico della bambina che il sintomo esplosivo del bambino come la parte visibile dell'iceberg su cui stanno entrambi e su cui ora state anche voi genitori.
Un errore comune che viene fatto nelle situazioni adottive , almeno da un punto di vista pragmatico, è di pensare che i problemi sono da attribuire solo al passato traumatico. Almeno operativamente non serve a nulla: molto meglio cercare di conoscere di più la situazione attuale, con le sue inevitabili difficoltà per individuare gli aspetti che possono incidere nella situazione. I genitori adottivi spesso non sono disponibili a consderare che ci può essere qualcosa che incide negativamente nella situazione familiare attuale, che coinvolge loro. E' comprensibile ma è uno dei problemi più difficili nel lavorare con le famiglie adottive. Non è un'accusa ai genitori di non essere abbastanza bravi, con utti i sacrifici che hanno fatto, ma solo un invito a considerarenessuno è perfetto e che inevitabilmente qualche disfunzione ci sarà anche adesso e che vale la pena vedere se trovando le disfunzioni e modificando qualcosa la situazione migliora. Come spesso succede.
Purtroppo oggi c'è una rande offerta di interventi riabilitativi settoriali (logopedia, psicomotricità), interventi tecnici rivolti ai bambini, considerando ro come 'difettosi' e da 'riparare', e molto meno di interventi di aiuto psicologico globale, che credo invece sia molto più indicato.
Il mio consiglio è quindi direttamente conseguente e implicito in quanto sopra. Cercate una aiuto psicologico prima di tutto ad esplorare bene la situazione familiare, ed eventualmente in aggiunta, ma solo dopo aver ben chiarito la situazione familiare anche un intervento psicologico più orientato sulla bambina (ma c'è anche il bambino, mi sembra, che ha difficoltà...).
Non prendetela come un'accusa ai genitori di non essere abbastanza bravi, come spesso succede, ma solo un avviso che in situazioni simili NON SI PUO' essere mai abbastanza bravi e c'è necessità di un aiuto a vedere quanto succede. Da soli non ce se la può fare, e spesso si va incontro a fallimenti adottivi molto dolorosi e traumatici per tutti.
In bocca al lupo
dr GBenedetti

AVVISO IMPORTANTE: i consulti on/line hanno solo valore di consigli e non intendono sostituire in alcun modo la visita medica o psicologica diretta.
_____________________________
ATTENZIONE : si chiede gentilmente a tutti gli utenti del sito di mandare un breve aggiornamento sul consulto effettuato. In questo modo sarà possibile avere un riscontro a distanza della correttezza delle risposte date. I risultati verranno pubblicati sul sito. Grazie Vedi

P.IVA : 01496010537
dr Gianmaria Benedetti - Firenze, via S Reparata,69 - Ordine dei medici (FI) n.4739

NB questo sito recepisce le linee di indirizzo dell' Ordine dei medici di Firenze sulle consulenze mediche on line.
Si dichiara sotto la propria responsabilità che il messaggio informativo è diramato nel rispetto della linea guida approvata dallo stesso Ordine.

Questo sito non costituisce una testata giornalistica poichè viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può quindi essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001. -

LEGGE SUI COOKIE
Questo sito fa uso di cookie tecnici. INFORMATIVA ESTESA

Risoluazione online delle controversie (Unione Europea)