Rifiuto della scuola, fobia scolastica

Ricevo: Buongiorno Dottor Benedetti,

cercando notizie in internet sulla fobia scolastica, ho trovato il Vs. sito e letto un articolo, nel quale ho riconosciuto il problema di mia figlia: una ragazzina di 11 anni fino ad un mese fa molto brava a scuola, responsabile ed autonoma nel fare i compiti e studiare.
Quest'anno è entrata alle scuole medie e, durante le prime settimane, era contenta dell'ambiente scolastico, entusiasta della sua nuova classe e dei professori. Al mattino si preparava con cura scegliendo l'abbigliamento che più le piaceva e pettinando i capelli, legandoli o mettendo fermagli colorati ecc.
La accompagnavo in auto e scendeva decisa, senza problemi a 200 - 300 metri dalla scuola. Poi all'improvviso, ha cominciato a mostrare incertezza, una mattina mi hanno telefonato da scuola dicendo che la bambina non si sentiva bene e se potevo andare a prenderla. Sono andata, credendo che si trattasse di un malessere passeggero, ma la cosa si è ripetuta il giorno successivo e quello dopo ancora, fino a quando, dicendo di stare male, è rimasta a casa per 4 giorni. Farla riprendere è stata veramente dura perché poi ha ammesso che non voleva più andare a scuola. Abbiamo chiesto il motivo, se le era successo qualcosa, l'abbiamo portata da una psicologa che ha attribuito il motivo ad un possibile atto di bullismo, al cambio di posto dalla sua compagna di banco ad un altro ragazzino e via dicendo. Nello studio della psicologa, mia figlia si rasserena e dà buone speranze di voler superare il problema, ma appena in macchina, ricomincia a dire con ostinazione che non vuole più andare a scuola. Ogni mattina è una tragedia: rifiuta di vestirsi, piange, si rifiuta di salire in macchina e, come ci avviciniamo alla scuola, comincia a batter i pugni e tirare calci. Si calma solo con l'aiuto delle professoresse che la convincono a scendere dalla macchina ed entrare a scuola. La psicologa dice che non si tratta di fobia scolare perché se così fosse, la bambina non riuscirebbe ad entrare a scuola né a restarci, mentre invece, superato l'ostacolo "entrata", in classe si calma ed assiste alle lezioni anche se con momenti di tristezza e noia. (dice che il tempo non passa mai). A volte piange in classe e questo la fa vergognare.
Non so cosa pensare. Le abbiamo spiegato in tutti i modi possibili immaginabili che si tratta della scuola dell'obbligo e ci deve andare ma lei si ostina a dire che nessuno può obbligarla. Le abbiamo proposto di cambiare classe ma non vuole. Le abbiamo prospettato l'idea del collegio e dopo un iniziale rifiuto, dice con rabbia che, "alla fine meglio il collegio che andare in quella scuola". Abbiamo parlato con i professori, con il Preside per sapere se è successo qualcosa che l'abbia spaventata, ma sembra non sia successo nulla. A casa è svogliata e non le importa nulla di fare i compiti. Se le propongo di aiutarla, o trovare una persona che possa seguirla, dice che non vuole, che è capace di fare i compiti da sola.
Non so cosa fare per aiutare mia figlia, ma vorrei tirarla fuori da questa situazione che è diventata insostenibile per tutta la famiglia. (Abbiamo che un altro figlio di 8 anni.)
Non ho idea di quanto durerà, ma vedo che lei non ha la minima volontà di risolvere il problema. Si concentra totalmente sul rifiuto, sul modo per non andare a scuola e non prende in considerazione neanche la possibilità di superare blocco. A nulla vale parlare, né con dolcezza, né con decisione. Dice che nessuno la capisce, nemmeno io che sono la sua mamma.
Non so proprio cosa fare. Vorrei sapere se siete a conoscenza di altri casi, se si sono risolti, come, e in quanto tempo. Anche se immagino che ogni caso sia a sé, con i propri tempi, motivazioni e problematiche. Grazie.
Saluti.

Rispondo volentieri sperandoo

Rispondo volentieri sperandoo che finisca il black-out del sito, dovuto a un improvviso malposizionamento in google che fa sì che sia quasi scomparso da quel motore di ricerca...

Allora: chiamare la cosa 'fobia scolare' o 'rifiuto della scuola' o in altra maniera non cambia la sostanza. La situazione è di quelle che creano scompiglio in una famiglia e in cui spesso la scuola può fare poco, oltre ad essere elastica e disponibile a inventare possibili soluzioni, come presenza di familiari o di altri adulti significativi in classe, modifiche dell'orario, organizzazione particolare per compiti e interrogazioni, ecc.
Spesso in realtà la 'causa' non è a scuola, salvo possibili episodi di bullismo o disavventure (abusi?) con compagni più grandi o con adulti. Escludere questi è importante ma è anche difficile e delicato, perchè spesso una ragazzina chiude dentro di sè il problema, per vergogna o altro, e reagisce con sintomi vari. L'argomento va quindi indagato con grande delicatezza da una psicologa (meglio se femmina) o da una parente confidente: speso i genitori non sono i più indicati...
E' importante anche valutare la situazione globale, eventuali difficoltà negli anni precedenti, e in generale tutta l'evoluzione fino ad ora e la situazione familiare, eventuali cambiamenti o conflitti o difficoltà magari non considerate importanti. Per questo magari potreste rispondere ai punti indicati in questo schema, e potrà essere più possibile darvi un parere.
Bisogna comunque armarsi di pazienza e resistenza, perchè spesso le cose non sono facili da rimediare... Inoltre l'approccio più indicato spesso è rivolto a tutta la famiglia e non solo alla ragazza in questione
Cordialmente

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