Psicomotricità

Ricevo da Ema_71

Buongiorno dottore.
Sono Ema_71 e partecipo al suo portale di neuropsi.altervista.org.
Vorrei aggiornarla sulla situazione di nostra figlia, che a oggi ha tre anni e otto mesi.
I miglioramenti ci sono stati e di questo ne ho gia' parlato nei miei consulti e richieste di suoi pareri sul suo sito (riferiemnto "Aggiornamento problemi comportamentali bambina tre anni e mezzo")
Siamo stati all'ospedale pediatrico della nostra zona, qui forse posso scriverlo in quanto mail privato,.... per quel famoso Day Hospital di cui gia' le avevo parlato e di cui ero scettica.
Dopo valutazione funzionale globale (con neuropsicomotricista da me considerata un pezzo di ghiaccio, incapace di trattare i bambini.... antipatica come non so cosa...) + EEG (disastroso per scarsissima partecipazione della bambina che non accettava la cuffietta sulla testa e soprattutto il laccetto sotto il collo, malgrado fosse in braccio a me che cercavo di tranquillizzarla, e cartoni animati che avrebbero dovuto distrarla... la bambina cercava di togliersi tutto e piangeva in continuazione). Esito dell'EEG comunque negativo, nessun problema.
Poi, dopo il pranzo, ormai esaurite tutte e due, c'e' stata la valutazione comportamentale con test ADI-R alla sottoscritta.
Per farla breve il risutlato e' stato "non e' autismo nel vero senso grave del termine ma potrebbe esserci un disturbo pervasivo dello sviluppo, da rivedere a novembre con dott.ssa....., psicologa e nuova valutazione psicomotoria tra circa un anno. Consigliate sedute di psicomotricita' su obiettivi di spazialita', temporalita' e contenimento delle emozioni. Consigliata anche valutazione logopedica". (logopedica? Mia figlia parla benissimo, pronuncia bene anche la R!!!)

Ora... a parte che la bambina e' migliorata e se ne sono accorti pure loro, a parte che quel giorno era terribilmente infastidita e non a suo agio in quell'ambiente, a parte la durata della faticosa giornata in Day Hospital e conseguenti comportamenti di autoconsolazione della bambina (strusciamento tipo masturbazione sul divanetto della sala d'attesa) totale disinteresse a parteciapre ai giochi presenti nella sala d'attesa, voglia di correre e scappare, giocare a prendersi con me e delirio da parte mia, che quel giorno ero da sola, per contenere la bambina, a parte questo le dicevo, io comunque sono preoccupata.

Mi sono un po' ben documentata su cosa e', in fondo e nei dettagli, questa benedetta psicomotricita'.

Io sono d'accordo con lei sul fatto che spesso queste nuove discipline altro non sono che un modo per spillare dei soldi ai genitori che, a quanto pare, in questi ultimi anni non sono piu' in grado di fare il loro "mestiere". Questo "supporto alla genitorialità" che vogliono proporre fa davvero intuire che c'e' qualcosa di strano e di sbagliato nel modo di fare i genitori in questo nuovo secolo. In pratica, una volta non esisteva un bel niente di tutto questo (vedi psicomotricita', vedi logopedia, vedi test psicologici ai bambini) eppure questi bambini venivano su benissimo lo stesso. Mah... siamo diventati tutti così incapaci? E' preoccupante questa cosa...

Pero' e' anche vero che ora mi trovo in totale confusione anche perche', su diversi siti internet in cui viene descritta la metodologia della psicomotricita', non ho trovato proprio negativa questa tecnica. Se fatta davvero bene, con ottimi professionisti, in fondo potrebbe essere positiva anche perche' sembra si voglia dare molta liberta' d'espressione e di gioco ai bambini, senza nessuna costrizione.

Ma lei cosa ne pensa veramente? Ho spesso letto tra le sue righe in altri consulti che la psicomotricita' secondo lei puo' portare piu' danni che benefici. Perche'?
Vorrei tanto che mi spiegasse esattamente cosa intende, portandomi degli esempi, per capire davvero cosa ci puo' essere di negativo in questa tecnica perche' non mi e' ancora ben chiaro.

Mia figlia ha sicuramente bisogno di essere aiutata a relazionarsi con i suoi pari, ha bisogno di migliorare l'aspetto della comunicazione verbale e non verbale, correggere l'ecolalia diretta e differita che tuttt'ora presenta, i suoi discorsi a volte ancora decontestualizzati, la sua rigidita' di pensiero, il suo voler sempre fare di testa sua al punto, a volte, di non ascoltarci nemmeno, ha bisogno di correggere il suo temperamento troppo esuberante e il suo atteggiamento oppositivo/provocatorio con tutti dai genitori alle maestre.
Ha bisogno di migliorare il suo livello d'attenzione nel gioco, il saper rispettare i turni, il rispetto delle regole, alcune competenze motorie non sono ancora del tutto sviluppate, ecc. pero' e' sicuramente una bambina non autistica. Forse e' un po' borderline, forse ha alcuni aspetti simili alla Sindrome di Asperger che mi spaventa ancora, ma ora mi chiedo se veramente queste sedute di psicomotricita' possano esserle d'aiuto.

Mi puo' gentilmente maggiormente consigliare e soprattutto spiegare nei dettagli quali possono essere in concreto i danni che la psicomotricita' puo' portare?

Ecco cosa ho letto che, al contrario, mi fa ben sperare su questa tecnica...

http://shop.erickson.it/front4/Image/Products%5CLIBRO_978-88-6137-380-8_...

La ringrazio infinitamente in anticipo.
Cordiali saluti
..........

P.S. Puo' liberamente pubblicare questo mio intervento nel suo sito di neuropsichiatria

Va bene

Va bene. Ho capito cosa intende. Allora noi continueremo ad osservarla, con l'occhio da "genitore" mentre per farla osservare da un occhio piu' clinico e medico, avremo intenzione di venire da lei. Gia' pensavamo di fare una sosta a Firenze durante lo scorso lungo weekend di vacanza in Umbria ma poi abbiamo considerato che avremmo preferito goderci la vacanza senza alcuno stress o preoccupazione di tipo psicologico.

Comunque, a titolo informativo, con quanto anticipo dobbiamo chiederle l'appuntamento per una visita nel suo studio di Firenze? Vorremmo lasciare passare l'estate, continuare ad osservare e goderci nostra figlia nella speranza che ci siano continui progressi nel suo sviluppo e poi, magari con un po' piu' di fresco, portare la bambina in visita presso di lei.

Ad agosto inoltre, quando saremo in ferie tutto il mese (ma resteremo a casa visto che comunque abitiamo in una localita' della riviera ligure) ci prenderemo cura della nostra bimba senza interruzioni lavorative e, nel frattempo, vorremmo intraprendere una linea piu' dura per quanto riguarda l'alimentazione. Non esiste che tutt'ora, a tre anni e 8 mesi, ci siano rifiuti da parte sua di alimentarsi. Le sue classiche frasi iniziali "non voglio mangiare niente!" appena le dico di venire a tavola che sia per la colazione, il pranzo o la cena mi fanno pensare che abbiamo sbagliato tutto per quanto riguarda l'educazione alimentare. Ci e' sempre stato suggerito da vari pediatri di lasciar stare la bambina, che se non voleva mangiare voleva dire che non aveva fame. Io non me la sono mai (quasi mai) sentita di assecondare sempre i suoi gusti. L'ho sempre "forzata" e supplicata di mangiare, quantomeno di assaggiare qualcosa che di principio non voleva. Cibi "nuovi" ancora adesso non ne vuole nemmeno provare e per quelli che conosce... a volte li mangia volentieri altre volte no. La carne la mangia una sola volta alla settimana, almeno e' quanto mi ero prefissata, invece spesso, ultimamente, non riesco a farle finire neanche mezza svizzera.
Mi chiedo se sia giusto lasciar perdere con la carne, non dargliela mai appena dice "non la voglio" e a quel punto mi chiedo se sia meglio lasciarla a stomaco vuoto (se non mangia la minestra salti la finestra) oppure se proporle altro come prosciutto, latte, formaggio, uova. In questo periodo non possiamo essere troppo intransigenti perche' tutti i giorni a pranzo e' dalla nonna che la "vizia" dandole cio' che le piace (ultimamente non si ferma piu' nemmeno alla mensa della scuola materna visto che sono gli ultimi giorni d'asilo e che comunque in quel posto mangia sempre poco). Ad agosto, quando saremo soltanto noi a prenderci cura della bambina, senza asilo e senza nonni, vorremmo seguire una linea piu' coerente per portarla allo "sfinimento" nel senso che vorremmo che fosse lei a chiderci di mangiare qualcosa per VERA FAME. Il punto che quando la bambina ha fame chiede sempre un pacchetto di crackers e non un piatto di pastasciutta... tantomeno di carne. Noi non glieli diamo eppure, se nel piatto c'e' qualcosa che non le piace non la mangia. Che dobbiamo fare allora?
Per il giusto nutrimento di un bambino sono necessarie le proteine, i carboidrati, la frutta e la verdura ma quest'ultima non la mangia nemmeno sotto tortura!
Che ci consiglia di fare? Assecondare i suoi gusti? Lasciarla a stomaco vuoto se non accetta cio' che c'e' nel piatto?
Come puo' vedere i suoi problemi comportamentali ricoprono molte sfere... tra cui anche quello alimentare... ma non so se attribuire questo suo atteggiamento nei confronti del cibo al classico rifiuto di tanti bambini neurotipici (che poi con gli anni passa al punto che a volte, in adolescenza, lo stesso individuo si mette a mangiare di tutto con tanto appetito, come ho fatto io ad esempio...) oppure se il suo essere così schizzinosa sia indice di qualche patologia neuropsichiatrica che si ricollega ai miei dubbi su un possibile disturbo pervasivo dello sviluppo...

Un caro saluto.

Sul cibo e sulla cacca

Sul cibo e sulla cacca conviene non iniziare scontri con i bambini. Vincono sempre loro, ma ovviamente sono vittorie di Pirro, rischiano poi di perdere la 'guerra' della vita...
Anoressia e gravi problemi ossessivi e sono fra le possibili conseguenze.

Io vedo l'educazione dei bambini un po' come il lavoro del giardiniere: si deve badare al terreno, all'acqua, a proteggere dal vento, dalle piante infestanti e dai parassiti, ma non si può tirare la pianta, pena strappare le radici.
Anche con i bambini, meglio non obbligarli a fare le cose che non vogliono, e limitarsi a mettere i giusti limiti e regole al comportamento e controllare che nel 'terreno' ci sia quello che serve...

Non vedo perchè non possano mangiare quello che preferiscono: a lei mamma qualcuno la obbliga forse a mangiare?. Nessun bambino muore di fame in Italia ( a tranne che qualche anoressica...), e non c'è 'alimentazione sana' che tenga (la lasci agli spot pubblicitari...) Ovviamente può dire no ai cibi spazzatura, ovviamente.
E mettere orari e no fuori pasto, ecc. Cioè i 'no' sono necessari, mentre le costrizioni, forzate o basate sui ricatti sono dannose.
Sembra che fra lei e la bimba ci sia una specie di scontro, o mi sbaglio. Invece che profilarsi un periodo di godersi le vacanze insieme, mi sembra che si profila una guerra dura...Ma le guerre fanno sempre vittime innocenti.

Che vuol dire 'neurotipico'? dove l'ha trovato?

In realta'

In realta' non e' la guerra che vorrei. Durante le ferie ad agosto, senza nessuna (o quasi) interferenza da parte dei nonni, quando saremo solo NOI genitori a dare le regole, vorremmo proprio che la bambina si sentisse libera di mangiare cio' che vuole, e soprattutto senza essere imboccata, sollecitata in continuazione a mangiare senza giocherellare col cibo, mettendo dei limiti di orario ("mangia senza giocare e senza perdere tempo altrimenti ti tolgo il piatto davanti e non mangi piu'")pero' mi stavo chiedendo se questo sia giusto sotto l'aspetto nutrizionale. Dal punto di vista dell'educazione corretta il comportamento giusto sarebbe quello di dire: "oggi ho preparato questo e quest'altro; oggi si mangia questo; se lo vuoi bene, altrimenti non mangi niente perche' per oggi non ho preparato altro". Se per diversi giorni la bambina non accettasse niente di cio' che c'e' nel piatto perche' non le va, che cosa faccio? Non le propongo nessuna alternativa, rigidamente, proprio per indirizzarla e invogliarla almeno ad assaggiare cio' che c'e' nel piatto e non rifiutarlo solo per partito preso, oppure le dico: "ok, non ti va la carne allora ti accontento e ti do' il formaggio o il prosciutto così almeno mangi comunque qualcosa"? Mi chiedo quale dei due comportamenti sia piu' corretto. Come "educazione" sarebbe meglio il primo, per far abituare la bambina ad assaggiare un po' di tutto e non viziarla e assecondarla con i suoi gusti terribilmente schizzinosi, pero' dal punto di vista puramente "alimentare" e considerando che la bambina e' piccola quindi in fase di crescita, bisognerebbe fare in modo che almeno qualcosa nello stomaco se lo infili, altrimenti, rimanere a digiuno vuol dire anche avere una bambina debole, non muore di certo di fame, questo lo so, pero' rimane stanca, debilitata, e sicuramente, col passare dei giorni, diventerebbe ancora piu' magra di quello che gia' in realta' e'. Il punto e' che se piu' tardi, durante la giornata, la bambina avesse fame io non posso di nuovo apparecchiare la tavola oppure darle un biscotto o un pacchetto di crackers solo perche' la bambina non ha voluto mangiare all'ora del pasto. Per meta' pomeriggio ci puo' stare uno yogurt, un succo di frutta, un piccolo gelato artigianale perche' e' l'ora della merenda ma poi basta fino a cena. Le regole per noi sono importanti e devono essere rispettate. Il cibo spazzatura non fa parte della nostra vita. Non ne comperiamo mai. Per linea dura quindi intendo soltanto questo, semplicemente far rispettare le regole cercando di stimolare la bambina ad assaggiare di tutto senza rifiutare un determinato cibo (se fosse uno o due ok, ognuno ha i suoi gusti, anche noi adulti non mangiamo certe cose che proprio non ci piacciono, ma in realta' sono davvero tanti, troppi, i cibi che la bambina rifiuta e mi trovo troppo limitata io stessa perche' ogni giorno non so piu' che cosa inverntarmi per farla mangiare, senza considerare che dovrei preparare pietanze diverse per noi e per lei, e magari qualcosa di diverso pure per il marito che, a 45 anni, ha comunque i suoi gusti e pure dei problemi di intolleranze alimentari che lo portano a non poter mangiare quasi mai verdura bollita, pena seri problemi intestinali).
Io non posso impazzire in cucina tutti i giorni, quindi, nella mia teoria vorrei preparare un menu' uguale per tutti e chi non lo vuole si arrangia. Questo sarebbe educativo, non trova? La parte di "mamma" che c'e' in me pero' mi porta sempre a dubitare che questo comportamento possa essere negativo per la crescita e la salute della bambina che, testarda come e', piuttosto che assaggiare qualcosa che non le va, fa la fame. Pero', piu' tardi... inizia a frignare perche' ha fame e mi chiede un pacchetto di crackers... E no, così non mi va.
Quindi mi chiedo: se le metto mezza svizzera nel piatto e lei non la mangia, che faccio? Le tolgo il piatto davanti e non le do' altro oppure le propongo un'alternativa? No perche'... so gia' per esperienza che se le do' l'omogenizzato di carne, lo mangia, eccome se lo mangia! E se invece, rinuncio totalmente agli omogenizzati e di conseguenza non mangia mai carne devo preoccuparmi? Va bene che le proteine ci sono pure nel latte, nel prosciutto, nella bresaola, nel pesce, nelle uova e nei formaggi pero'... so che la carne rossa fa bene, una o due volte la settimana, per un bambino intendo. Un adulto puo' anche decidere di essere vegetariano convinto ma un bambino in fase di crescita credo che avrebbe dei seri problemi. Mia figlia non e' vegetariana, le proteine le prende attraverso altri cibi ma il punto e' che ho sempre letto che la dieta dei bambini (e degli adulti) deve essere varia, deve contenere tanta frutta e verdura, le fibre sono importanti, ecc. Ma se con mia figlia non riesco a seguire cio' che nella teoria sarebbe corretto e consigliato, cosa faccio? La strozzo? E per la verdura (che non mangia mai) e frutta solo omogenizzata tranne banana e spremuta d'arancia? Nemmeno la macedonia mangia. Ne' melone, ne' anguria, ne' fragole, ne' ciliegie tutta frutta che generalmente i bambini adorano. Pero' se le propongo il gelato lo mangia, eccome!

Quindi, proprio per non impazzire e passarci delle ferie serene e senza costrizioni vorrei, ad agosto, lasciare la bambina libera di mangiare cio' che vuole, o meglio, decidere SE mangiare cio' che c'e' nel piatto e se non lo vuole non c'e' problema. Con molta serenita' le dico che se non vuole cio' che e' in piatto puo' anche non mangiarlo, io non la costringo pero' non mangia niente perche' il convento non passa altro. Se pero' poi alle due del pomeriggio le viene fame io la lascio piangere fino all'ora della merenda perche' queste sono le regole e non si mangia fuori pasto.

Questa e' la teoria e ce la devo fare altrimenti non ne usciamo vivi da questo circolo vizioso.

Mi scuso per questo lungo post, con tono piuttosto adirato, ma le assicuro che sono veramente alla frutta... e' davvero deludente vedere mia figlia rifiutare così tanti alimenti, partire gia' col piede sbagliato che all'ora del pasto la sua prima frase e': "non voglio mangiare niente!" per partito preso. E' triste per me vedere, al contrario, tanti bambini con gli occhi che luccicano quando e' il momento di sedersi a tavola e che mangiano con gusto ogni cosa, senza fare capricci, vederli che si prendono la coscia di pollo in mano e se la rosicchiano fino all'osso... mia figlia la guarda schifata come se fosse veleno. Che tristezza...

Gentile signora, le

Gentile signora, le consiglierei di lasciare perdere teorie e modelli e cercare di trovare un modus vivendi con la bimba. Rischiate di perdervi in uno scontro su chi comanda , sul mangiare e sul gabinetto è deleterio, come dicevo.
Non è possibile costruire i bambini secondo i propri desideri, molto meglio cercare di conoscere che persone sono, per starci bene insieme. Ognuno è diverso dall'altro, e ognuno è un mondo da conoscere.
Se nel rapporto con la bimba lei è così adirata e frustrata, si immagini la bimba, quanto può essere 'triste' lei...
Si interroghi sul perchè è così frustrata dalla bimba e cerchi di capire i sentimenti e gli stati d'animo di sua figlia, invece che volerla realizzare secondo un suo modello... questo almeno sono i peniseri che mi vengono leggendo i suoi scritti.
Utilizzi le vacanza per conoscere meglio sua figlia, senza fare test o altro, per conoscervi come persone....

Certo dottore

Certo dottore, cerchero' di non farmi troppi problemi inutili e di godermi la bambina durante le vacanze, conoscerla e stare bene con lei. Pero' vorrei anche che fosse chiaro che i dubbi e paranoie che ho, sono semplicemente dovute al fatto che io continua ad avere paura che i comportamenti di mia figlia possano essere infulenzati da qualche vero problema o disturbo mentale. Finche' qualcuno non mi dira' con certezza al 100% che la bambina non ha niente di patologico, non ha nessun disordine mentale, nessun disturbo pervasivo dello sviluppo, nessuna sindrome di Asperger o quant'altro di INCURABILE, che si deve tenere per tutta la vita, io continuero' a guardare mia figlia ANCHE con sospetto. Quindi, quando, a volte, ci sono giornate in cui le cose vanno piuttosto bene, mi sento serena e mi sembra quasi di aver preso un granchio e posso dire: "forse mi sono sbagliata". Quando invece noto comportamenti atipici, discorsi decontestualizzati, manie o (forse stereotipie?), modo di muoversi, correre in continuazione, modo di parlare e relazionarsi che mi fanno avere dei sospetti... allora ricado nella PAURA di avere una bambina ANORMALE.

Ancora ieri sera, eravamo da amici a guardare la partita di calcio (anche se a noi interessava poco o niente, non siamo mai stati tifosi di calcio ma giusto per stare in compagnia con amici...). Mia figlia non ha fatto altro che correre intorno al tavolo, a ridere in continuazione (senza motivo). Si vedeva che era felice e serena. Si sentiva a suo agio in quell'ambiente perche' a mia figlia piace stare in compagnia. Pero' il fatto di correre sempre intorno al tavolo e di fermarsi ogni tanto per parlare con i nostri amici ponendo sempre la stessa domanda: "come ti chiami?" pur avendoglielo gia' detto... come si chiama tale e tale persona... come se si dimenticasse subito la risposta, oppure rivolgendosi a questi amici con una frase del tutto decontestualizzata e incomprensibile anche a noi... "eh... l'americano...". Si, proprio così. Mia figlia ieri sera non ha fatto altro che andare dai nostri amici a dire: "eh... l'americano..." senza capire il perche'. Io cercavo di stimolare in lei un minimo di dialgo (racconta un po' cosa fai all'asilo, racconta un po' dove siamo andati lo scorso weekend) e invece lei no, continuava a dire: "eh... l'americano..."

Stamattina mia suocera mi ha detto che ieri pomeriggio, quando l'ha portata ai giardinetti, mia figlia ha sentito un tizio che parlava con un altra persona, a voce alta, di un americano... dicendo: "eh... dev'essere stato quell'americano...". La bambina e' stata a quanto pare colpita da questa frase e ieri sera continuava a ripeterla di fronte ai nostri amici lasciando tutti, noi compresi, di stucco.
Questa, dottore, e' o non e' ECOLALIA DIFFERITA??? Non e' un po' preoccupante, secondo lei?
Quando chiedevo alla bambina perche' dicesse così lei non sapeva rispondermi e continuava con la solita frase... "eh... l'americano..."

Embe'? Ma che vuoi dire figlia mia???

Dottore, io posso fare di tutto per vivere serenamente senza costringere mia figlia a mangiare cio' che non vuole, pero' quando la sento esprimersi in quel modo, mi scusi tanto, ma proprio non ce la faccio per niente a stare tranquilla.

Se lei mi sa dare una ragione per poter invece stare tranquilla e mi spiega quale puo' essere il motivo di questo modo di esprimersi della bambina, questa ecolalia differita, questa rigidita' di espressione, questo modo di buttare giu' frasi totalmente decontestualizzate, di fronte alla prima persona che si trova davanti, beh, se lei mi dice che e' tutto NORMALE, che i bambini a tre anni e 8 mesi possono ANCHE esprimersi così e che poi passa... come un brutto raffreddore... allora io non la disturbo piu'.

La ringrazio in anticipo.

Parafrasando un noto detto,

Parafrasando un noto detto, se è 'incurabile', come dice, che vale affannarsi?, tutto quello che verrà sarà guadagnato. Se invece è 'curabile', ugualmente non vale la pena affannarsi, la 'cura' la farà migliorare. Per inteso il temine 'cura' vale come 'aver cura, curarsi di', ed è sempre una cosa positiva, se le 'cure' non sono imposte, che allora rischiano di diventare dei tormenti e delle persecuzioni, Le 'cure materne' sono la cosa più importante del mondo, ma a volte si ingarbugliano e diventano una cosa molto dannosa, soffocante come si vede spesso nei rapporti 'morbosi' in cui le persone sembrano ingarbugliarsi e non riuscire a districarsi e 'respirare'. Ne avrà visti degli esempi anche Lei...

Mi sembra

Mi sembra di aver capito cosa intende.
Per lei dottore, credo, che sia meglio per un genitore non sapere o meglio non chiedersi se suo figlio ha dei problemi mentali incurabili perche' se un genitore "non sa" si comporta piu' serenamente, non si fa nessuna paranoia morbosa, non si fa domande se il comportamento/sviluppo mentale di suo figlio e' corretto o meno per l'eta' e quindi, vivendo serenamente senza porsi domande, e' come se potesse "curare" nel senso di "prendersi cura del figlio" con totale serenita' e in questo modo non influenza, anche involontariamente, uno sviluppo negativo del figlio che sicuramente percepirebbe l'ansia dei genitori.

E' vero che i bambini percepiscono l'ansia dei genitori e che le loro reazioni sono ANCHE influenzate dal comportamento dei loro genitori pero' e' anche vero che se un genitore non sa nulla, non crede che in futuro si possa chiedere: "ah... se avessi saputo prima magari avrei potuto intervenire in qualche modo per aiutarlo meglio"?

A me sembra che lei non creda assolutamente che ci possa essere un modo per aiutare questi bambini che hanno delle difficolta', che l'unica linea da seguire sia semplicemente di evitare di creare degli ostacoli lasciando questi bambini vivere normalmente, liberamente, insegnando loro l'educazione e il rispetto delle regole, pero' per il resto non devono essere indirizzati o aiutati a correggere certi atteggiamenti perche' intanto non se ne tira fuori un ragno da un buco. Se sono "disturbati" non c'e' terapia che tenga, rimarranno sempre "disturbati" piu' o meno lievemente o gravemente, a seconda dei casi, pero' e' meglio lascarli in pace, senza alcuna terapia per non stressarli. Quindi, per concludere, anche per i genitori sarebbe meglio non avere alcuna diagnosi perche' rimanere in questo tipo di "ignoranza" significa non rischiare di influire negativamente il proprio figlio e non trasmettergli alcuna ansia.

Pero', mi spiace dottore, ma io non sono del tutto convinta che questo ragionamento, sia corretto, e proprio cio' che voglio. Per me e' importante avere una diagnosi. Per me e' importante sapere se mia figlia ha davvero dei problemi mentali e farmi una ragione sul suo sviluppo atipico; vorrei sapere se con il passare degli anni emergeranno sempre piu' le divergenze rispetto ai suoi compagni e che non raggiungera' gli stessi successi (o insuccessi) che invece raggiungerebbe se fosse mentalmente senza alcun tipo di disturbo/sindrome, ecc.

Io voglio sapere perche', pur nella tristezza, amarezza, dolore, ecc. potrei in qualche modo cercare di aiutarla, cercare delle cure, non arrendermi, sapere dare una ragione e un nome ai suoi comportamenti atipici. Poter giustificare, in futuro, un comportamento anomalo di mia figlia, potrei capire una sua reazione e capirla proprio perche' so che ha (eventualmente) uno sviluppo mentale deviato dagli altri bambini. Sarebbe importante saperlo perche' servirebbe in futuro, eventualmente, per spiegare a un estraneo o anche a un amico/parente che mia figlia ha fatto questo o quello perche' ha tale problema e non... "chissa' come mai si e' comportata così?" Non voglio vivere nel dubbio eterno. Non voglio nemmeno che un mio amico o conoscente se ne torni a casa e dica in famiglia: sai, ho visto la figlia di... ma per me non e' mica tanto normale, si comporta in un modo proprio strano..." Preferisco, eventualmente, dire in faccia alle persone che, mia figlia ha dei problemi e quindi bisogna essere comprensivi con lei, piuttosto che mettere la testa sotto la sabbia e magari, farmi pure deridere dietro...

E comunque, se fosse davvero incurabile, voglio sapere quali sono gli atteggiamenti da seguire, noi come genitori, e anche i suoi insegnanti delle future scuole, per, in qualche modo, aiutarla o comunque capirla, sapere cosa aspettarsi e comportarsi di conseguenza.

Mi sembra invece di aver capito che per lei non ci sia niente da fare con questi bambini atipici, che devono essere lasciati in pace, senza far seguire loro alcune terapia di nessun genere perche' intanto non esiste nulla per farli guarire e che per il momento tutte queste terapie che esistono sul mercato siano solo dei "mangia soldi" o comunque delle prove, dei semplici tentativi un po' visti in chiave di "sperimentazione" per cercare appunto di sperimentare e magari trovare nuovi metodi, nuove future cure, grazie allo studio effettuato su queste cavie che sono appunto i "nostri figli atipici".

Lei sembra contrario a questo tipo di sperimentazione e studi, come se sapesse a priori che la cura non si trovera' mai e che, anzi, troppe terapie possano essere anche negative.

La mia domanda iniziale era pero' un'altra: mia figlia ha dei problemi? Sono normali le frasi che utilizza? Le ecolalie differite? Il suo essere ritornata a parlare, a volte, in terza persona quando racconta qualcosa di se stessa a un'altra persona?

Non me ne voglia dottore, ma davvero sono confusa e, se da una parte vorrei seguire il suo suggerimento di non farmi nessuna paranoia, di vivere serenamente il rapporto con mia figlia (e spesso le assicuro che ci riesco), dall'altro ho paura che se continuo a non avere una diagnosi, a non essere sicura se ci sono dei disturbi invalidanti in lei io possa sentirmi IN COLPA per non aver fatto abbastanza, e soprattutto in tempo utile per migliorare almeno alcuni aspetti. Non e' facile capire quale sia la strada da prendere: se quella dell'ATTENDEISTA (ovvero il genitore che aspetta l'evolversi dello sviluppo, evitando di porre degli ostacoli ma lasciando libero il proprio figlio di crescere come vuole, senza stress, terapie e ansie genitoriali) oppure la strada dell'INTERVENTISTA che, come dicono altre campane, sia meglio intervenire subito, precocemente, quando ci sono maggiori margini di possibile, anche se non sicuro, miglioramento.

Mi scuso ancora per il lungo (e spesso confuso) mio mail. Non e' facile buttare giu' per bene cio' che si pensa quando si ha poco tempo...

Grazie infinitamente per la sua pazienza.

Il dibattito è aperto e

Il dibattito è aperto e nessuno può dire l'ulima parola. Le faccio presente però che quando viene scoperto un farmaco o un metodo realmente efficace non ci sono tanti problemi nell'accettarlo e si diffonderapidamente. Veda la penicillina, gli antibiotici ecc ecc.
Direi che in medicina vale il principio "primo non nuocere", cioè di rispetto della persona e di non considerarla una cavia. Di fronte a cose che possono nuocere ma non è certo che siano utili a mio avviso bisgna andare molto prudenti.
Nessuno può togliere l'angoscia ai genitori che vedono i propri figli in difficoltà, ma questo vale e varrà sempre, man mao che crescono, di fronte ai nuovi problemi che porrà la vita: e le assicuro che non sono da meno dei suoi attuali. Fare i genitori significa abituarsi a resistere alle ansie e ad affrontare le difficoltà dei figli senza farsi invadere dalle proprie paure, ma cercando di fare in modo che loro abbiano la miglior evoluzione possibile. Da piccoli ci sono certi problemi, via via che crescono altri. Molto spesso una 'diagnosi' sicura non c'è, perchè non si tratta per lo più di 'malattie' mediche, ma di difficoltà dello sviluppo, di cui ancora non si conoscono i fattori causali. Per cui spesso le 'terapie' si occupano degli aspetti meno importanti.
Le diagnosi si fanno per trovare eventuali malattie sottostanti alle difficoltà (genetiche, metaboliche,lesionali, ecc), che eventualmente possono avere cure specifiche, mentre le diagnosi 'comportamentali' sono solo ipotesi di lavoro soggette a variazioni, ma vengono contrabbandate per diagnosi vere e proprie. I genitori stanno andando sempre più nel panico, di fronte a queste nuove 'diagnosi' come lo spettro autistico, quello dislessico, quello oppositivo provocatorio, quello iperattivo. Di fronte alle difficoltà, si parla di 'spettri', cioè di fantasmi, e si alimentano le psicosi delle famiglie e della società. Anche la scuola sta andando in paranoia, vedremo gli sviluppi...
A mio avviso, ovviamente.

Buongiorno Signora, La sua

Buongiorno Signora,
La sua situazione ricorda molto la mia.
Nel caso del mio bimbo il metodo per consolarsi è il pollice in bocca, ma molto di quello che lei scrive ha delle analogie con il mio bimbo che ha la stessa età ( tre anni e nove mesi ora).
Noi dopo mille visite e sedute non siamo venuti a capo di nulla.
A proposito della psicomotricità, mio figlio l'ha fatta per qualche mese verso i tre anni, una volta alla settimana. Sostanzialmente si trattava di gioco con una ragazza che comunque sapeva trattare con i bimbi. Nulla di traumatico, anzi lui si divertiva. Ma non so proprio dire se è stato utile o meno, proprio non lo so...
Saluti.

Gentile signora, oltre alla

Gentile signora, oltre alla psicomotricità ora c'è anche la 'neuropsicomotricità', la pedagogia clinica, e da tempo c'è l'ippoterapia, detta anche riabilitazione equestre, l'arte-terapia, la pet.therapy, la clown-therapy, la delfino-terapia, balneo terapia ecc... e ognuno vanta la grande utilità delle sue prestazioni E per la psicoterapia credo che siano state contate più di cento scuole ed indirizzi diversi, ognuno esclusivo dell'altro, ovviamente. Inoltre ci sono senpre più farmaci sul mercato per sempre nuovi disturbi.
Sembra che ormai parlare, muoversi, fare amicizia, giocare, disegnare, giocare con cuccioli, nuotare, divertirsi, e tutto quanto può interessare e piacere ai bambini, debbano essere cose 'insegnate' e non più scoperte ed esplorate dai bambini come sono sempre state, insiema a genitori, parenti e compagni.
Allora io non ho nulla in contrario riguardo a tutto ciò che si fa con piacere, e credo che faccia bene farlo, sono molto diffidente sul trasformare tutto in prestazioni terapeutiche.
Chiamare una cosa 'terapia' o comunque farla diventare una prestazione tecnica, trasforma un'esperienza piacevole in una obbligata: il bambino non può scegliere e dare il suo consenso, e spesso, se magari lo desidera, è la volta che non può averla.
Gli effetti collaterali possibili di un intervento sanitario non necessario sono molti ma essenzialmente sono quelli di trasformare le cose normali e i problemi della vita in cose anormali e patologiche. Se ne può pagare lo scotto in tanti modi.
Comunque credo che ognuno debba informarsi e poi decidere con la sua testa, perchè i medici ( e gli altri a ruota) possono solo dare pareri, a decidere poi, per sè e per i figli sono gli interessati. Essere genitori significa prendersi responsabilità e scegliere.
cordialmente.

Leggo solo ora

Buongiorno dottore. Leggo solo ora la sua risposta e la ringrazio molto. Ho letto anche quella di un altro genitore con figlio di 3 anni e 9 mesi, simile a mia figlia. Noto, non so se con piacere o altro, che ce ne sono tanti di genitori con figli "anomali" che sono pero' molto preoccupati... e un po' mi consolo...
Ritorniamo da 4 giorni di vacanza in agriturismo in Umbria, posti meravigliosi dove abbiamo dedicato tanto tempo a nostra figlia, a portarla in giro per parchi divertimento, le cascate delle Marmore e nuotare nella splendida piscina dell'agriturismo.
Nostra figlia di progressi ne fa sempre ma accanto a questi ci sono anche i soliti comportamenti sospetti e... a mio parere, fuori dai canoni. Il suo sembra proprio uno sviluppo disarmonico, come hanno detto all'ospedale in NPI.
Quello che mi disturba parecchio e' che la bambina ripete spesso le stesse cose. Le faccio qualche esempio. Appena vede qualcuno, un adulto, un estraneo, lei non si rivolge a questa persona scrutandola e poi salutandola, guardandola bene negli occhi. Lei si mette subito a parlare a vanvera, raccontando a questo sconosciuto cose di se stessa ma rivolgendosi a questo adulto in terza persona.
Le avevo gia' raccontato del fatto che mia figlia sei mesi fa invertiva i pronomi. Ora non lo fa piu' e sa utilizzare bene l'IO e il TU. Pero' quando racconta qualcosa di se stessa dice: "Eh... vuole sempre fare... eh... fa sempre i capricci... eh... non vuole mangiare niente". In pratica racconta al primo capitato che incontra cose che riguardano se stessa ma come se fossimo noi a raccontarle, parlando quindi di lei in terza persona. Parla lei come se fossimo noi a parlare di lei. Non so se sono stata chiara...
Poi ha il vizio di raccontare sempre le stesse identiche cose, in modo assurdo, ripetitivo e davvero psicotico.
Proprio in questo agriturismo, andava dal primo adulto ospite del posto e diceva: "Eh... suo padre ha comperato una cremina amara da metterle sulle unghie così la smette di mettersi le mani in bocca". Questo discorso della "cremina amara" glielo fa sempre suo padre perche' la bambina ha il vizio di metters spesso le mani in bocca e allora mio marito le dice di non farlo altrimenti le compera una cremina amara da metterle sulle dita, tipo smalto da mettere sulle unghie per evitare che se le rosicchi in continuazione. Ora, la bambina, va in giro a dire questa cosa a tutti, la ripete in continuazione, anche se noi cerchiamo di dissuaderla dal ripetere sempre le stesse cose. Ma perche' lei insiste nel ripetere sempre le stesse cose? E poi perche' racconta questi episodi esprimendosi in terza persona? Perche' non dice: "mio papa' mi vuole comprarmi una cremina... ecc. ecc. perche' mi metto sempre le mani in bocca... ecc. ecc."? Perche' ha ricominciato a parlare in terza persona? Lo fa soltanto quando deve raccontare qualcosa, lo racconta come se in realta' fossimo noi a raccontare questo dettaglio di lei stessa. E poi si mette a raccontare episodi della sua vita al primo capitato, o alle maestre della scuola materna, ma le racconta subito, appena le vede, quando meno se lo aspettano, lasciando la persona in questione sbigottita perche' non capisce il nesso del discorso. Questi discorsi sempre così decontestualizzati mi fanno capire che la bambina non e' per niente connessa con la realta', vive in un suo mondo, non sta a sentire i discorsi degli altri ed "entra sul palcoscenico" senza aspettare un turno, senza seguire il nesso degli altri discorsi, in modo irruento, lasciando la gente smarrita di fronte a tanta esuberanza, ma sempre fuori luogo. Poi magari, se qualcuno le fa una domanda d'altro genere lei fa scena muta oppure risponde fiasco per fischi. Ma perche'? Perche' sembra a volte così intelligente e a volte così "scombinata" che sembra non capisca nemmeno quello che la gente le chiede?

Un'altra stranezza che fa e' che adora le scarpe e le ciabatte. All'agriturismo, nei momenti di relax intorno alla piscina, la bambina andava a prendere le ciabatte degli ospiti e diceva: "alza un po' il piede che ti devo mettere la ciabatta" poi gliela ritoglieva e gliela rimetteva di nuovo. Queste persone ridevano a crepapelle perche' si meravigliavano per il fatto di avere di fronte una bambina così estroversa e spigliata, che faceva certe cose con totale rilassamento senza un minimo di vergogna nei confronti degli estranei. Anche se noi cercavamo di dissuaderla, le dicevamo di non andare a disturbare le persone che stavano prendendo il sole sulla sdraio, beh, lei se ne fregava e continuava nelle sue azioni, come se fosse un comportamento del quale non riuscisse a fare a meno.
Mia figlia risulta essere sempre molto simpatica agli occhi degli estranei, pero' a noi risulta essere anche molto invadente, senza freni, e comunque questi atteggiamenti sono strani e totalmente diversi dal comportamento piu' timoroso ed inibito del 99,9% degli altri bambini.

Anche per quanto riguarda il saluto. Mia figlia non saluta mai di sua spontanea volonta'. Siamo noi a ricordarle che deva salutare le persone ma lei lo fa solo sotto nostra spinta e poi lo fa guardando da un'altra parte, senza guardare la persona in faccia. Lo fa con tutti, anche con sua nonna. Se le diciamo: "Guarda, c'e' la nonna laggiu', salutala!" Lei dice "ciao!" ma guardando da un'altra parte, senza guardare sua nonna. In pratica fa meccanicamente cio' che le diciamo noi ma senza provare il piacere o capire il significato del saluto.

E' normale tutto questo a tre anni e otto mesi? Per noi sembra una bambina molto indietro come sviluppo. Semmbra proprio avere uno sviluppo disarmonico perche' sotto molto aspetti sembra, al contrario, molto avanti, spigliata e davvero in gamba. Conosce termini difficili, conosce tutti i numeri, tutte le lettere e sa persino dirci con quale lettera inizia una parola, senza sbagliare, oppure se le chiediamo di dirci una parola che inizia con la lettera tal dei tali lei risponde correttamente, dimostrando capacita' fuori dal comune perche' sembra aver gia' capito il meccanismo della lettura/scrittura. Sotto l'aspetto comunicativo/relazionale invece e' molto indietro e ha un modo di esprimersi davvero bizzarro.

Siamo sicuri, dottore, che non possa essere Sindrome di Asperger???

Per quali motivi lei lo escluderebbe? Cosa ha, secondo lei, nostra figlia, di normale, che possa totalmente escludere la Sindrome di Asperger? A me sembra che i sintomi ci siano proprio tutti... spiccata memoria, modo di parlare bizzarro, interessi monotoni e ristretti, comportamento oppositivo/provocatorio, ristrettezza e selettivita' nell'alimentazione, e altri ancora.

La questione della diagnosi

La questione della diagnosi in psichiatria infantile a mio avviso è complicata e confusa. Cercherò di scrivere un articolo per esporre quello che penso, ma ne ho già scritto da qualche parte nel sito, sull'autismo, ecc..
In pratica, anche nella sua descrizione c'è una quantità di aspetti positivi e una quantità di aspetti 'strani' che si alternano nei comportamenti della bimba. C'è inoltre mi sembra un cambiamento nel tempo e aspetti nuovi. Non abbiamo modo di sapere se gli aspetti strani sono sintomi di una malattia che ne è responsabile (perchè non abbiamo un esame medico preciso, del sangue, dei tessuti, ecc, che ci permetta la diagnosi), o se derivano da tanti fattori, esperienze, apprendimento, ecc che producono quel risultato. In ogni caso la risultante per lo sviluppo normale dipenderà dal prevalere di certe linee o da altre. Ma non sappiamo nemmeno esattamente quali sono le linee più favorevoli. Nè esattamente quali sono i fattori che possono determinare una direzione o l'altra. A mio avviso possiamo solo cercare di vedere se ci sono ostacoli ed esperienza sfavorevoli che possimo evitare. Non molto di più. E gli interventi attivi educativi, psicomotori, ecc. non è detto che siano positivi automaticamente.
Può darsi che prevalgano linee di sviluppo che a un certo punto faranno usare un nome, come Asperger, o altri, senza che però sappiamo molto di più, o che prevalgano altre direzioni.
Etichettare prematuramente un bambino può avere effetti molto negativi su tutti, insegnanti, conoscenti, genitori stessi, ecc, e rendere più difficile lo sviluppo.

Quindi dottore

Quindi dottore lei consiglia di sottoporre la bambina ad ulteriori indagini di tipo medico, esame del sangue, dei tessuti (in cosa consisterebbe? Non l'ho mai sentito... l'esame dei tessuti...).
Mi sembrava di aver capito che le diagnosi che riguardano la sfera dei disturbi pervasivi dello sviluppo fossero "solo" di tipo osservativo, sul comportamento del bambino in questione. Non credevo ci fossero dei veri esami medici, come quelli del sangue, a parte l'EEG al cervello.
Se lei mi elenca gli esami che posso far fare a mia figlia me li faccio subito prescrivere dal pediatra di famiglia, anche se in ospedale non me ne hanno parlato, ancora.

La ringrazio in anticipo per il suo prezioso aiuto.

Mi sono espresso male:

Mi sono espresso male: intendevo dire che non esistono esami medici diagnostici come per le malattie mediche (diabete, polmonite,cromosomi, ecc), quindi le 'diagnosi' sono solo 'osservative' come dice lei, e hanno spesso una scarso valore di sicurezza. Tanto che cambiano spesso, mentre il diabete non cambia....
Quindi fidarsi (delle diagnosi psichiatriche) è bene, con quel che segue...

Spesso non si può sapere "che cos'ha un bambino", si può cercare di vedere cosa è meglio fare o non fare per facilitarne lo sviluppo, se è ostacolato. In questo gli esami medici non aiutano, salvo che ci sia un'epilessia o altra malattia 'vera' e diagnosticabile con gli esami medici che ci sono.

Va bene. Ho capito cosa

Va bene. Ho capito cosa intende. Allora noi continueremo ad osservarla, con l'occhio da "genitore" mentre per farla osservare da un occhio piu' clinico e medico, avremo intenzione di venire da lei. Gia' pensavamo di fare una sosta a Firenze durante lo scorso lungo weekend di vacanza in Umbria ma poi abbiamo considerato che avremmo preferito goderci la vacanza senza alcuno stress o preoccupazione di tipo psicologico.

Comunque, a titolo informativo, con quanto anticipo dobbiamo chiederle l'appuntamento per una visita nel suo studio di Firenze? Vorremmo lasciare passare l'estate, continuare ad osservare e goderci nostra figlia nella speranza che ci siano continui progressi nel suo sviluppo e poi, magari con un po' piu' di fresco, portare la bambina in visita presso di lei.

Ad agosto inoltre, quando saremo in ferie tutto il mese (ma resteremo a casa visto che comunque abitiamo in una localita' della riviera ligure) ci prenderemo cura della nostra bimba senza interruzioni lavorative e, nel frattempo, vorremmo intraprendere una linea piu' dura per quanto riguarda l'alimentazione. Non esiste che tutt'ora, a tre anni e 8 mesi, ci siano rifiuti da parte sua di alimentarsi. Le sue classiche frasi iniziali "non voglio mangiare niente!" appena le dico di venire a tavola che sia per la colazione, il pranzo o la cena mi fanno pensare che abbiamo sbagliato tutto per quanto riguarda l'educazione alimentare. Ci e' sempre stato suggerito da vari pediatri di lasciar stare la bambina, che se non voleva mangiare voleva dire che non aveva fame. Io non me la sono mai (quasi mai) sentita di assecondare sempre i suoi gusti. L'ho sempre "forzata" e supplicata di mangiare, quantomeno di assaggiare qualcosa che di principio non voleva. Cibi "nuovi" ancora adesso non ne vuole nemmeno provare e per quelli che conosce... a volte li mangia volentieri altre volte no. La carne la mangia una sola volta alla settimana, almeno e' quanto mi ero prefissata, invece spesso, ultimamente, non riesco a farle finire neanche mezza svizzera.
Mi chiedo se sia giusto lasciar perdere con la carne, non dargliela mai appena dice "non la voglio" e a quel punto mi chiedo se sia meglio lasciarla a stomaco vuoto (se non mangia la minestra salti la finestra) oppure se proporle altro come prosciutto, latte, formaggio, uova. In questo periodo non possiamo essere troppo intransigenti perche' tutti i giorni a pranzo e' dalla nonna che la "vizia" dandole cio' che le piace (ultimamente non si ferma piu' nemmeno alla mensa della scuola materna visto che sono gli ultimi giorni d'asilo e che comunque in quel posto mangia sempre poco). Ad agosto, quando saremo soltanto noi a prenderci cura della bambina, senza asilo e senza nonni, vorremmo seguire una linea piu' coerente per portarla allo "sfinimento" nel senso che vorremmo che fosse lei a chiderci di mangiare qualcosa per VERA FAME. Il punto che quando la bambina ha fame chiede sempre un pacchetto di crackers e non un piatto di pastasciutta... tantomeno di carne. Noi non glieli diamo eppure, se nel piatto c'e' qualcosa che non le piace non la mangia. Che dobbiamo fare allora?
Per il giusto nutrimento di un bambino sono necessarie le proteine, i carboidrati, la frutta e la verdura ma quest'ultima non la mangia nemmeno sotto tortura!
Che ci consiglia di fare? Assecondare i suoi gusti? Lasciarla a stomaco vuoto se non accetta cio' che c'e' nel piatto?
Come puo' vedere i suoi problemi comportamentali ricoprono molte sfere... tra cui anche quello alimentare... ma non so se attribuire questo suo atteggiamento nei confronti del cibo al classico rifiuto di tanti bambini neurotipici (che poi con gli anni passa al punto che a volte, in adolescenza, lo stesso individuo si mette a mangiare di tutto con tanto appetito, come ho fatto io ad esempio...) oppure se il suo essere così schizzinosa sia indice di qualche patologia neuropsichiatrica che si ricollega ai miei dubbi su un possibile disturbo pervasivo dello sviluppo...

Un caro saluto.

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