giovane donna in difficoltà 2

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(16 agosto 2012)
Sono sempre ed è ferragosto. Sono passati altri mesi, si vede che sono
ciclica e quando proprio il mio animo tocca il fondo cerco un
salvagente che sta diventando lei perché di lei sento di potermi
fidare. Grazie, soprattutto se può rispondermi ancora una volta. Un
po' la mia storia l'ho descritta, ho avuto tante delusioni, tanti
dispiaceri, ho perso un genitore quand'ero piccola e vivo con una
mamma che mi ha ritenuta sempre e solo "sua" che ci tiene a me eppure
si vergogna di me. Non conosco la mia identità biologica, il mio
passato, il posto dove sono nata e non posso parlarne con nessuno
perché è un argomento che porta solo angoscia e scompiglio soprattutto
a casa mia. Sono cresciuta sola, materialmente non mi è mai mancato
nulla anzi lo so che devo tanto alla mia famiglia, ma sono sempre
stata sola, esclusa e dimenticata. Sono una persona normale, non tanto
alta, con i capelli lunghi, gli occhi scuri, una voce sussurrata che
non sa mai superare le altre voci e sono triste. Non mi passa, ecco
perché le scrivo ancora. Se sono io a creare tutto questo come faccio
a smettere? Quasi ogni sera spero di non svegliarmi più la mattina,
ogni giorno anche se passa tranquillo se potessi scegliere vorrei
fosse il mio ultimo giorno perché sono stanca di vivere, è come se io
vivessi da mille anni e non ne potessi più e non posso ignorare questo
pensiero. Ripeto il mio punto più grave è che sono sola e che nessuno
può aiutarmi, neanche lo psichiatra, perché è come se fossi in un
castello, una rocca inavvicinabile (in un labirinto). Ben inteso la
mia casa è normale non ho neanche una camera completa, è solo un
angolo ricavato, pieno di cose per la casa, non per me, per fortuna
che c'è una terrazza e al di là c'è il mare. Dottore ho paura di non
avere più possibilità, ho paura di dover restare da sola per sempre.
Per questo preferirei morire subito. Non ho un' amica, un amico vero,
non ne ho mai avuti forse non lì avrò mai, i miei unici compagni sono
i gatti che vanno benissimo, ma ho il rimpianto di non aver mai
vissuto la mia adolescenza, specialmente in una sera come questa in
cui tanti ragazzini sono in giro, mi sale il magone, perché a loro la
vita sembra una cosa facile. Ora anche volendo non potrei fare niente
perché mia mamma ha un'età e a casa c'è bisogno di me per tutto e
sempre . Io faccio tante cose ma agli occhi del mondo sono un
fallimento. Dottore non potrei sparire? Beh no, lo so che non si può
ma allora cosa devo fare? Per favore non mi scriva che è meglio se ne
parlo in terapia. Dimenticavo ora prendo l'entact e ogni tanto il
lexotan. Con l'entact mi trovo bene, perché a qualche modo un po' di
carica me la da.Cari saluti.

Prima che succedesse quests

Prima che succedesse quests cosa, in questi ultimi giorni intendo, nn stavo tanto male, ero riuscita pure a studiare e avevo dato tre esami, dell'ultimo avevo preso 28, poi la mia testa è tornata nei problemi e gli altri mi ci hanno soffocato dentro.

'altro giorno una che mi

E' evidente che quella persona non è proprio il tipo di aiuto di cui avrebbe bisogno, e a volte l'ambiente circostante non aiuta.
Ma nonostante questo, penso che siano più importanti gli aspetti interni autodenigratori, sabotatori, che magari vengono rinforzati da questi episodi esterni. E' da quelli interni che lei deve difendersi, e magari uno arriva a volersene liberare 'suicidandosi', come fosse un muoia Sansone con tutti i filistei. E' questa la trappola che dicevo, perchè in effetti così ottiene quello che le valenze autodistruttive cercano. Sono queste il 'Nemico', che bene o male tutti affrontiamo. Ci si difende meglio cercando di conoscerlo: se lo conosci lo eviti, dice un adagio, si può imparare a difendersene.
Possono esserci alti e bassi, qualche battaglia vinta (come gli esami fatti) qualche altra persa. Ma la guerra è ancora in atto, l'importate è non perdere quella.

Quando non scrivo leggo le

Quando non scrivo leggo le risposte che da agli altri pazienti e lo faccio perché in realtà cerco risposte per me. Sono stanca della guerra, se la mia è una guerra, io vorrei la pace, vorrei alzare bandiera bianca e scappare in un isola deserta. Non avere più impegni, obblighi, non dover più dimostrare niente a nessuno ed esserci solo per me almeno per un anno di fila. Vorrei non essere più una studentessa, perché ormai mi vergogno troppo di non aver ancora finito , l'università mi stressa molto, soprattutto in questi giorni, non ho più voglia di dovermi confrontare e non ho più voglia di studiare. Il mio sogno è dare le dimissioni dalla vita e dopo si vedrà... Come mai i pazienti per il codice deontologico non si chiamano più così? E come si chiamano? Cordiali saluti.

Lo leggevo sulle news di

Lo leggevo sulle news di qualche tempo fa... Non ricordo in questo momento, forse "utilizzatori di servizi sanitari"...
Ma sono cose per cui vale la formula dentesca "non ti curar di lor ma guarda e passa..."
Invece Lei continua a gingillarsi con l'idea di dare le dimissioni.... Forse è la palla cui il suo piede è incatenato e che le ostacola i movimenti. Via, cerchi di liberarsene e ritrovi la libertà di muoversi! in tutti i sensi.

gelosia

Sono l'utente che ha scritto della gelosia, può spostare anche qui la discussione se crede, è che andava tutto così bene e ora mi mi manca tutto.
Mi manca la base di, perchè la base di me era lui da un po'.
Ma perchè sono così in crisi? Cosa devo fare io? cosa deve fare lui? Le giuro dottore il mio cuore sta malissimo, non c'è niente che mi calmi, che mi dia pace, nemmeno rivederlo, perchè mi sembra un altro e perchè comunque credo non abbia gestito la cosa bene e credo che non gli dia nemmeno importanza.
Lui non sa cosa fare, ma non lo da a vedere, ma io so che è così, vuole andare avanti, ma dove andiamo?
Era un rapporto pieno di affetto e di complicità, era un rapporto dove riesci a non sentirti solo e non c'è più, io non lo sento più.
Io mi sento tradita da una persona, uno psicoterapeuta di cui mi fidavo più che di me stessa, ora cosa ho? Niente
E puoi lui è così, lui quando ti parla non lo fa da psichiatra, lo fa da uomo, lui è lì davvero e questo mi fa arrabbiare ancora di più perchè mi sento doppiamente tradita.
Cosa devo fare?
La prego me lo dica perchè sto malissimo, non mi dica di parlarne ancora con lui, è inutile, per lui va tutto bene.
Ma perchè è successo così? Cosa è successo? Cosa non capisco, di me o degli altri? Perchè sto così male e lui invece sta bene, credo.
E la prossima volta che lo vedo con questa ragazza cosa devo fare? Devo non guardare o guardare meglio? Io non ho diritti su di lui, ma lui stesso dice che i pazienti sono pazienti, non amici, allora perchè con lei è così?
Andrò all'attività anche domani, pensi che strano, lui domani non c'è perchè è in ferie, lei invece sì, almeno credo, ci saremo solo noi ragazzi e l'operatrice, è un'attività di teatro.
Cosa devo fare domani? Fare finta di stare bene? Far finta di niente? Ma io sto malissimo e ho paura che a continuare le cose non si aggiustino.
E' proprio un peccato
La prego mi aiuti
P.S: agli psichiatri importa del regalo di Natale?
Grazie

Temo che Lei abbia fatto

Temo che Lei abbia fatto confusione fra il rapporto con uno psichiatra, o psicoterapeuta, e un rapporto di un altro tipo, appunto come nei film che le dicevo. Non si possono avere tutt'e due con un colpo solo, o c'è uno o c'è l'altro, altrimenti le cose si confondono e si complicano. Deve decidere Lei cosa cerca, se la sua maturazione personale o la gratificazione di un desiderio forse immaturo e infantile.
Può darsi che la cosa migliore sia prendere un periodo di pausa, far passare 'a nuttata, come si dice, forse le cose potranno poi diventare più chiare.

Forse io cerco più la

Forse io cerco più la gratificazione? Cos'è? Perché è infantile? Questa cosa che è successa alla mi richiama tanto le cose che provavo per mio padre, io lo amavo tanto e lui non aveva occhi che per me (pur sgridandomi a volte come avviene a tutti i bambini del mondo) però ero certa che mi amasse e mai più dopo mi sono sentita amata allo stesso modo. Ma se è questa la cosa infantile a cui si riferisce centra davvero? Mio papà è mancato quando avevo 9 anni, l'attaccamento forte a un genitore i bambini non lo superano prima? Però il modo in cui riuscivo a sentirmi "amata" dallo psicoterapeuta era molto simile a quel primo amore, questo lo devo ammettere. Io non voglio rovinare la terapia, anche se ho una voglia incredibile di piantare tutto, però ripeto, come faccio a fargli capire che per me è importante davvero, che so che è un medico ma che mi sono affezionata tanto a lui,senza rovinare tutto? Perché io ora lo sento tanto cambiato, forse ho già rovinato tutto, lui ha paura di sbagliare e non sa cosa deve fare. Intanto sta andando tutto male perché quanto accaduto ha rimesso in discussione tutta la mia vita. Sono più ferma di prima e sto malissimo. Grazie

Vede dunque che il suo

Vede dunque che il suo 'amore' per lo psichiatra ha dei rimandi che lo caricano di aspetti infantili, che complicano molto il suo rapporto con lui, come gelosia rivalità delusione, ecc.. Si creano dei grovigli in cui non si distingue bene quello che riguarda il rapporto attuale e quello pregresso, e i fraintesi e le difficoltà aumentano a dismisura. Non può essere lei probabilmente a dire al suo psichiatra (a proposito: lei usa i due termini senza distiguere, è il suo psichiatra o il suo psicoterapeuta, anche qui ci può essere confusione) cosa fare, al massimo lui andrà da un supervisore più esperto a farsi aiutare, se crede.
Ma è evidente che lei carica questo rapporto ( e anche altri rapporti, probabilmente) di sentimenti che aveva verso suo padre, che forse sono rimasti irrisolti proprio perchè è morto che lei era piccola. Lei ha idealizzato quel rapporto e i sentimenti 'negativi' che c'erano (gelosia rivalità delusione ecc), o meglio complessi e contradditori li ha deviati da altre parti, per lasciare immacolata la 'statua' di suo padre, quasi un monumento, un altare...
E così si complica la vita affettiva e sentimentale.

Con mio padre avevamo un

Con mio padre avevamo un bellissimo rapporto, ci capivamo al volo, io ricordo bene soprattutto questo, specialmente negli ultimi 2 o 3 anni, anni in cui comunque ero già abbastanza grande e ragionavo ed ero già capace di tenere vivi i ricordi.
Con lo lo psicoterapeuta (è psichiatra e psicoterapeuta ) si è creato un rapporto simile per 5 anni!!! Noi ci capiamo, o meglio capivamo, anche senza parlare forse perchè in certe cose vagamaente ci assomigliamo, noi eravamo in piena piena sintonia e questo mi ha aiutata a vivere.
Ora l'ho sentito cambiato all'improvviso in sostanza perchè ho tentato di farmi del male ( per gelosia nei suoi confronti? non credo forse doveva succedere e basta.. ma in realtà non è successo niente e e ora come faccio a dirgli:
la prego resti com'era, io sono quella di prima lei è quello di prima....come faccio? Lui ora è come se avesse paura di aver sbagliato con me, è come se nn sapesse come fare, è come se si sentisse a duisagio e almeno nel gruppo cerca di evitarmi e nn è mai succcesso prima!!! Proprio mai, nemmeno la prima volta che l'ho visto.
Per forza ci soffro
Ok è vero lui si è sentito caricato tanto e all'improvviso e me l'ha detto proprio chiaro. Ma io non volevo fare così.
Come faccio a non fargli sentire più questa cosa?
Come faccio a dirgli che è successo un "casino" ma in realtà non è successo niente e se davero lo vogliamo può continuare questo rapposrto e magari andare bene, come faccio?

Mi pare che 'il vostro

Mi pare che 'il vostro rapporto' vi è sfuggito di mano. I termini con cui Lei ne parla non sono quelli usati di solito per un rapporto terapeutico, ma per un rapporto di un altro tipo. Prima Lei se ne renderà conto e meglio sarà per Lei, ma non sembra molto disposta a farlo, sembra invece voler in tutti i modi ritrovare una specie di 'sogno' che lei aveva coltivato e che per Lei era molto gratificante, mi sembra. Non andava più in terapia con uno scopo 'terapeutico', tipo 'guarire', 'maturare', ecc, uno degli scopi per cui si va in terapia, ma per incontrare il suo terapeuta. Il rapporto personale progressivamente ha sovrastato quello terapeutico. Se proprio crede, cessi quello terapeutico per dedicarsi a cercare di conquistare l'altro tipo di rapporto con quella persona: la cosa tornerebbe ad essere una normale vicenda fra due persone, libera dalla confusione che l'alone 'terapeutico' ci mette.

Praticamente è impossibile

Praticamente è impossibile perchè lui vuole restare terapeuta, anzi ha detto che il rapporto non va confuso con l'amicizia.
Volevo piantare lì tutto e invece ci siamo rivisti, perchè io non riesco a piantare tutto così all'improvviso, ma non solo per lui anche perchè sto male, c'è qualcosa in me che sicuramente ha bisogno di un terapeuta e qualcos'altro che ha bisogno di un amico e lui era entrambe le cose. Lui dice che in me è l'attaccamento che è sbagliato, però non è che mi abbia detto molto di più, è come se mi avesse detto fai come ti pare, se vuoi si continuano i colloqui se no, no. Sarà un atteggiamento professionale ma non è giusto nei miei confronti perchè lui lo sa che ci sto male.
E' come se mi avesse lasciato sola, è come se avesse congelato il rapporto e tutto il resto.
Le giuro he era un rapporto bello, più che terapetico, quasi normale direi, comunque io stavo in bene e ora sto male, proprio tanto e sono stata male in tutte queste feste proprio tanto.
TP. trittico, ma non mi fa niente, ne prendo solo 1/3 e mi stanca da morire.
Cordiali saluti e un buon anno almeno a lei.

Se prima ero triste ora lo

Se prima ero triste ora lo sono mille volte di più perchè mi pare di non essere capita per niente.

La sua situazione sembra

La sua situazione sembra quella di un'innamorata respinta. Si era innamorata del suo terapeuta che però sembra rifiutare i suoi sentimenti. Come dicevo non è una cosa nuova. E' normale che Lei ne soffra e sia confusa. Bisognerà che Lei prenda atto della realtà e che affronti il rifiuto - che forse con la sua storia Le richiama ferite precedenti non rimarginate... Forse ha chiesto al suo terapeuta di essere il sostituto delle persone da cui ha subito le ferite precedenti. La confusione e il senso di non essere capita forse nasce da ciò.

Cerchi di resistere, anche se Le sembra ora così doloroso, fra qualche tempo Le apparirà come una ferita , un'esperienza sfortunata che si potrà cicatrizzare, se Lei riesce a far rimarginare le precedenti esperienze di rifiuto. Magari questa esperienza potrà aiutarla a farlo.

Quindi lei da ragione al

Quindi lei da ragione al terapeuta... però ripeto non conosce l'intesa che c'era prima e che non c'è più. Non sono confusa solo io anche lui è confuso perchè forse mi credeva diversa, più equilibrata, tranquilla e invece poi all'improvviso mi ha ritrovata reattiva comne quando abbiamo iniziato i colloqui.
Da qualche parte anni fa avevano scritto depressione reattiva.
Secondo me uno dei problemi è che lui sa di non voler essere amico di un persona che tenta o anche solo pensa al suicidio e magari ha anche ragione.
Ma io non voglio essere per forza quella persona, io sono anche dell'altro e lui lo sa, questo lo confonde e non gli fa capire che strada seguire.
Sono sicura che per un po' non ha saputo nemmeno lui se continuare i colloqui o mandarmi da qualcun altro e poi ha scelto di continuare, ma non so ancora se è convinto veramente di questa scelta e questo succede perchè c'era legame anche da parte sua.
Legame vero, senza secondi fini, solo affettivo ma vero.
Pensi che ora anche scrivere queste cose mi fa soffrire, non so perchè ma è così, anche solo pensare a lui... è una cosa forte.
Tutto andava troppo bene e poi si è rotto qualcosa dentro di me.
E' stato solo vedere la (molta) confidenza con un'altra paziente a far scattare tutto? E' solo quello, io sto male da 3 mesi per quello? Ma non ha senso. Ma se è solo quello perchè anche lui è cambiato? Non è che allontanandosi ci soffro meno, ci soffro di più.
Pure io vorrei continuare la terapia, ma come si fa? Se continuo dove andremo? Lui non rischia niente ma io non rischio di stare solo peggio?
Grazie infinite e scusi per tutta questa confusione...

La questione non è tanto il

La questione non è tanto il "soffrirci": anche quando si toglie un dente "si soffre" (anche se c'è l'anestesia, bene o male), se necessario si toglie lo stesso.
La questione è, come giustamente si domanda, se questo rapporto è utile a Lei o no per andare avanti. Ovviamente si parla del rapporto terapeutico, su cui esiste un 'contratto' fra Lei e terapeuta, più o meno esplicito. Mentre altri tipi di rapporto, di amicizia o di amore, non rientrano nel 'contratto' terapeutico. Possono sorgere, ovviamente, e complicare la terapia fino a farla interrompere, se non si riesce a controllarli.
Mi sembra però che Lei non badi alle mie risposte, in particolare al riferimento alle sue vicende precedenti, che forse ora rivive e complicano le cose e le confondono.
In termini tecnici si parla di 'transfert', che può essere difficile da controllare. Forse la sua reazione è appunto esagerata perchè si mescolano alla vicenda attuale i suoi sentimenti riguardo alla vicenda precedente,( o a più vicende precedenti) e la confondono.

Io leggo tantissimo le sue

Io leggo tantissimo le sue risposte e sì anche capisco di aver trasfertito cose su di lui tante cose forse anche troppe e poi si è mischiato tutto.
Ma lui è anche lui, nel senso che l'ho conosciuto come persona e in quel momento non è stato più terapeuta e quindi questo contrattro... che era utile e che sarebbe utile anche ora vorrei buttarlo per farlo diventare solo amicizia o qualcosa di buono...
Lui non è Freud lui è più Young ( mi pare si scriva così) e quindi ho paura che continuare ci svii ancora di più.
Non so se mi spiego, lui è normale anche in tp, scherza, fa battute e ci si sente bene perchè non lo si percepisce come medico.
Ma è stato proprio questo modo di fare ad aiutarmi, io mi sono sentita bene almeno in quell'ora, sempre, dalla prima volta.
Solo che poi quando uscivo smettevo di stare bene e e questo mi aveva già messo tanti dubbi, infatti in uno di questi primi post parlo proprio di questo rapporto, sono anni forse che ho dubbi e sono in tp da quasi 5 anni.
Comunque ripeto forse non era del tutto canonico come devevessere, ma andava bene per me.
Vederlo cambiare dal giorno alla notte mi ha lasciato senza parole.
Ora lei un po' ha detto che sarebbe utile continuare e un po' no... allora è confuso anche lei... o no? E lo dico simpaticamente.
Se una cosa a cui siete abituati allora mi dica cosa succede dopo, cioè cosa succede adesso?
Cosa c'è nella sua testa ora (parlo del mio terapeuta)? Cosa devo fare per riequilibrare questa cosa, perchè giuro che merita qualcosa di più, non lo devo spiegare a lei com'è, com'è stato e non è una cosa che va buttata così all'improvviso di questo ne sono certa eppure a continuare, ripeto, sento di fare male solo a me e NON sono sicura che sia un male che serve e questo mi rattrista tanto.
Mi sento sola mentre prima non lo ero ed un prima troppo recente, parlo di ottobre. Il 1 ottobre sicuramente non ero sola, ora sì, ora tantissimo, tutti i giorni ed è un male che non sta aiutando sta scavando tutto quel poco che c'era.

Dall'esterno e a distanza non

Dall'esterno e a distanza non posso sapere se per Lei è più utile continuare o no. Inoltre qui c'è solo il suo punto di vista, che riporta le cose solo dalla sua angolatura. Non c'è quindi un quadro completo della situazione. Lei stessa non può pensare di sapere quello che passa per la testa del terapeuta. Solo voi due potete rispondere alla domanda che si pone, chiarendo le cose e valutando le possibilità.
Difficile dire cosa succede dopo: nella storia si trovano evoluzioni diverse, lei forse ha visto il film cui accennavo e quindi ha visto che Jung è finito a letto con la sua paziente (ma questo succede anche in altre specialità e professioni, ovviamente, a volte con risvolti giudiziari, se il professionista aprofitta delle condizioni di debolezza della paziente...), ma poi le loro storie si sono separate. In quel caso poi la paziente è stata meglio, ma altre volte le cose finiscono peggio. Cerchi di recuperare il controllo e la razionalità per fare un esame di realtà, e ne discuta apertamente con il terapeuta, se possibile, in modo da confrontarsi con il suo (di lui) punto di vista e decidere.

Discuterne con il terapeuta è

Discuterne con il terapeuta è un po' difficile, comunque secondo me purtroppo su una cosa ha ragione lei, io vado in terapia più per vederlo che per la terapia e capisco da sola quanto sia sbagliato e mi sento tanto stupida a fare così.
Ma non è cosa che dipende da me, è automatica, io ho bisogno di sentirmi capita e mi fa piacere vederlo, non so in quale senso perchè giuro è tutto mischiato. Ma se dovessi proprio scegliere sicuramente lo vorrei come amico e se proprio non posso allora come terapeuta.
Ho così l'ansia di sentirlo di nuovo lontano, se deve andare avanti così allora preferisco interrompere perchè è una cosa troppa nuova e che non capiso e che non accetto.

Volevo scrivere: capisco Ci

Volevo scrivere: capisco
Ci vorrebbe un mediatore, qualcuno che metta pace fra di noi. Lui si è fatto passare questo cambiamento, lì per lì ha reagito e poi è passato tutto, ma perchè è un terapeuta e perchè la vive diversamente, lui non sta a pensare a quando mi deve vedere.
Lui ha solo notato che sono troppo attaccata a lui e va be può essere, ma non è la fine del mondo, non è che sono una stalker. Voi terapeuti quando vi accorgete di questa cosa cosa fate?
Non è colpa mia se mi "sono attaccata" a lui, si vede che la mia testa e il mio carattere mi dice di fare così, oppure si vede che sento che sento che una persona buona e non la voglio perdere.
Quindi voi cosa fate di solito? Lo so che sono domande semi assurde è che non so più cosa faccio giusto e cosa sbagliato.

Mi sembra che forse si sta

Mi sembra che forse si sta chiarendo un po' le idee, almeno sui suoi sentimenti, e si rende conto che sono ingarbugliati. Ovviamente non c'è una sfera magica o una bacchetta magica che risolva tutto facilmente. Se ne sta accorgendo.
Per rispondere alle sue domande.
Direi che è normale che il paziente 'si attacchi' al terapeuta: in fondo è un modo per rivivere le sue esperienze di 'attaccamento' e, con il suo aiuto, per elaborarle, cioè renderle più mature. Per quanto so della sua storia, credo che nel suo caso sono esperienze molto importanti e difficili, e forse rendono conto dell'intensità del suo attaccamento.
Quando il terapeuta se ne accorge cerca appunto di gestire la cosa professionalmente in modo utile al paziente (e a lui stesso). Però è una cosa delicata, come trattare esplosivi, i rischi non sono mai completamente evitabili, non è detto che uno riesca a gestire bene quello cui si trova di fronte (anche i terapeuti sono umani, e possono sbagliare...),e a volte succedeono dei patatrack, che si leggono talvolta nei libri e nei giornali.
Cerchi di essere prudente e di rendersi bene conto delle cose, e cerchi di sopportare i suoi sentimenti e emozioni e resistere senza fare atti d'impulso: a volte il tempo aiuta a vedere meglio le cose e decidere più consapevolmente.
Quando non si sa che fare, e magari la nebbia impedisce di vedere bene, è meglio andare adagio o fermarsi senza cambiare direzione, aspettando che la nebbia si diradi (magari in un luogo sicuro, non in mezzo all'autostrada...)

La ringrazio per

La ringrazio per l'attenzione, io però ho proprio deciso, ho deciso stamattina 5 minuti nemmeno dopo che sono uscita dallo studio, una gran voglia di piangere e poi ho sentito forte che io non ci posso più tornare.
Non avrebbe senso, lui è un altro terapeuta e io così non lo posso vedere, non mi aiuta mi blocca la vita perchè mi dispiace così tanto vederlo cambiato, non sentirlo più ecc... e prolungare la cosa è inutile. Mi dispiace troppo io gli volevo bene, ma bene davvero e non collego più niente.
A stare in mezzo all'autostrada ci sono abituata, non è che cambi molto.
Lui era un appoggio incredibile, ma ora non ne ha più voglia neanche lui o se ne ha voglia comunque vuole essere diverso.
Le assicuro che si interessa di me molto di più lei, dott. Benedetti, di lui in questo momento. Non so cosa mi è successo ma a novembre è crollato un mondo e se ho tirato avanti fino adesso è stato proprio perchè ho voluto fare il massimo per salvare il rapporto insalvabile.
Secondo me anche lui starà meglio senza di me, è successo qualcosa che ci ha completamente divisi.
E io non mi do pace perchè è successo dopo cinque anni, quando la vita inziava a partire, almeno per me, è successo in un momento di pace con me stessa, con lui e con il mondo intero (e la cosa assurda è che con lui sono sempre stata in pace). Lui non doveva gestire così questi mesi, doveva capirmi, tutto lì e invece non ha la minima intenzione di farlo.

Mi sembra che è ri-andata un

Mi sembra che è ri-andata un po' in confusione.
Io le direi di non prendere decisioni in questo stato, e aspettare di ritornare un po' più stabile e più lucida. Cerchi di riprendere il controllo con la Sua Parte adulta, che ho l'impressione sia come un po' sovrastata da una componente più infantile o adolescenziale.
Come in macchina, dev'essere l'adulto al posto di guida.

Sì non sto bene, anzi sto

Sì non sto bene, anzi sto malissimo e non posso fare niente per aiutarmi.
In tutto il mondo non ho posto dove andar, io ero riuscita a fermarmi da qualche parte e ora non so più niente, mi pare di aver sbagliato tutto.
Non può essere il mio terapeuta ad aiutarmi perchè è lui che sta causando parte di questa cosa.
Forse dovrei cambiare per sentirmi meglio, forse dovrei andare da uno psicologo, ricominciare, credevo fosse impossibile, credevo dinon aver voglia di ricominciare ma a questo punto non è che ho scelta.
Ho bisogno di un appuntamento ma non fra 1 mese con lui al più presto con altro, uno che abbai oglia di fare qualcosa e che mi prenda di più perchè io sto male continuamente.

Le ripeto di cercare di

Le ripeto di cercare di resistere, sopportare il suo star male. Vedrà che qualche spiraglio si aprirà, anche se adesso non ne vede nessuno. Fra un po' di tempo probabilmente vedrà un po' meglio la sua situazione e sarà in grado di prendere decisioni.

Io mi accorgo di una cosa, ci

Io mi accorgo di una cosa, ci sto pensando troppo e più ci penso più peggioro la mia vita. Sa cosa è successo? Lui crede che io mi stia innamorando di lui o che magari mi sia innamorata chissà da quanto tempo e quindi per non alimentare la cosa prende distanze. In più ritiene il mio presunto amore del tutto immaginato, quindi può capire come reagisce. In realtà non mi sento innamorata, mi sento presa dal rapporto ma sento che questo non capirci ha messo in crisi tutto e quello che avevamo prima non potrà mai più esserci, quindi che senso ha continuare? Per vederlo o sentirlo lontano? Per avere la conferma ogni volta di aver perso una carissima persona? Io non ci riesco.

Io lascerei tutto subito, ma

Io lascerei tutto subito, ma sento di aver ancora bisogno di aiuto purtroppo e lo sento tanto, lo vede quanti post anche a lei.
L'autonomia non l'ho raggiunta affatto e sto male. Forse la cosa migliore sarebbe essere reinviata a qualche collega e provare a ricominciare daccapo, credevo fosse impossibile, ma a questo punto non ne posso più, va troppo male. Forse da un altro/a mi calmerei, almeno saprei che questo collega ha un atteggiamento diverso perchè è una persona diversa.
Sto malissimo dottore, io capisco che averlo rivisto mi fa stare peggio.

Non si sente innamorata però

Non si sente innamorata però parla di 'carissima persona'. L'aggettivo sembra non consono al rapporto con un terapeuta: un chirurgo, ecc può salvare la vita, ma non è una 'carissima persona'. Anche uno psicoterapeuta non è diverso da un chirurgo, nello scopo del suo lavoro. Può anche risultare antipatico e attirare invece sentimenti negativi, come spesso succede, sempre nell'ambito del transfert. Il transfert d'altronde è proprio come una malattia, che a un certo punto può scattare nella terapia, e bisogna allora 'curare il transfert'. Lei sembra proprio essersi ammalata di questo,(questo è il suo "stare peggio") e deve curarsi e chiarirsi. Se possibile con il terapeuta, affrontando la questione senza scappare via...
Se il terapeuta è in grado, e non ha magari il difetto (narcisistico), la debolezza, di facilitare l'insorgenza di questi sentimenti nelle pazienti, ( o nei gruppi) quasi una forma di 'seduzione' che certi terapeuti hanno difficoltà a controllare. Nessuno è perfetto, e l'operazione più riuscire anche se 'il chirurgo' ha dei difetti. Ma bisogna starci attenti... Anche i chirurghi, o i ginecologi, o gli anestesisti a volte approfittano della situazione, a quanto compare a volte sui giornali...

Probabilmente sì il suo

Probabilmente sì il suo atteggiaento è un po'seduttivo e le dirò la cosa può essere anchw terapeutica, ma finchè si è in due.
Forse si sogna, forse no, non lo so, comunque a me è servito perchè mi sono sentita accettata ,"amata" e l'ho avuto vicino sempre, io l'ho sentito vicino anche quando non c'era. Il lavoro di un terapeuta secondo me è diverso da quello di un chirurgo, è ancora più delicato, riempite vuoti infiniti e da lì si ricostruisce tutto e io ho come ho già scritto stavo iniziando a ricostruire, solo che poi in gruppo la situazione è degenerata.
E ora ha sempre tanto lavoro e non ha mai tempo, ma il suo lavoro sono io, fa terapia anche a me.
Il lavoro lo ha ma lui non accetta qualcosa o si è spaventato di qualcosa, perchè fino a novembre andava tutto bene, non è pssibile che all'improvviso abbia da fare.
Io ho regito troppo, l'ho già scritto, mi sono mostrata gelosa e forse non aveva senso, è stata una cosa stupida, solo che alla mia gelosia non ho retto e ho fatto delle cose, ma è accaduto perchè mi sono proprio sentita male e a lui non gli importa, non ne parla nemmeno, da allora si è solo allontanato.
Ma forse nemmeno a lei avrebbe fatto piacere che il suo terapeuta preferisce un altro paziente e lo ammette pure. A me questo ha dato fastidio anche se giuro io non voglio niente di personale da lui, vorrei che fosse quello di prima e quello di prima non lo sarò mai più.
Secondo me entrambi abbiamo messo qualcosa per rovinare il rapporto terapeutico e ora entrambi viviamo male anche vederci, anche se lui nega.
Intanto a quest'ora sarà a fare gli affari suoi e io a cercare di capire, non mi sembr giusto, sono quasi due mesi che non ho un momento di pace e vedo la mia vita andare via libera, vedo che va molto male e provo tanto dolore anche per questo.

Volevo scrivere: non le

Volevo scrivere: non le avrebbe fatto piacere sapere che il suo terapeuta preferisce un altro paziente

Seduttivo non so se è il

Seduttivo non so se è il termine giusto, io in questo rapporto ci sono stata troppo bene e non voglio scrivere cose sbagliate.
Il troopo bene adesso però è diventato troppo male e non mi spiego perchè.

In ogni rapporto ci sono dei

In ogni rapporto ci sono dei 'limiti', diversi a seconda del tipo di rapporto. Segnano lo spazio entro il quale il rapporto deve restare, per motivi di sicurezza di entrambi. Non conosco le prassi usate, ma forse sono stati superati i limiti che mantengono chiaro che si tratta di un rapporto terapeutico. Per questo forse si è alimentata la 'confusione', e i confini fra lecito e illecito sono diventati non chiari. Così si è aperta la strada a emozioni e sentimenti difficili da controllare, un po' come nell'Apprendista Stregone, che suscita forze che poi non sa rimettere a posto. Come se un chirurgo aprisse una ferita e poi non sapesse richiuderla. Forse deve intervenire un 'chirurgo' più esperto, in effetti.

Non saprei, è un disastro, io

Non saprei, è un disastro, io psicologiacamente mi vivo male l'idea di interrompere di colpo eppure anche di continuare.
Ripeto era andata troppo bene e ora va troppo male. Non so come salvare la situazione, non so come fargli capire che io non ho sofferto mai in terapia, perchè è così, non so come fargli capire che non ha sbagliato niente.
Non so come dirgli ancora che il rapporto è troppo cambiato, lo noto e ci sto male.
Se non gli importa che sto male allora non è un terapeuta e abbiamo buttato anni di lavoro. Non so come fargli capire che io ci sono sempre e sono quella di prima.
E'un disastro dottore.

Può darsi che si sia

Può darsi che si sia spaventato per le reazioni emotive che ha scatenato in Lei, come Lei stessa si è accorta, mi pare.
Se non ce la fa a resistere deve consultare qualcuno per farsi aiutare ad affrontare il momento. La sua crisi abbandonica è scatenata da questa esperienza, ma probabilmente è ingigantita dalle sue esperienze passate.

Non so mica se ho voglia di

Non so mica se ho voglia di essere aiutata in generale. Forse sto meglio da sola, da soli è difficile avere delusioni. Io non avrei paura di passare tutta la mia vita da sola, anzi. Sarebbe pur sempre una partenza.

Nella mia vita più o meno

Nella mia vita più o meno sono stata sempre sola, forse è l'unica cosa che sono capace di fare. Sono stufa dottore, sono stufa di vedere la vita e me stessa e tutto quello che non va. Non è qualcosa su cui posso agire, allontanandomi completamente da tutto forse starò meglio.

Lei è stata 'scottata' da

Lei è stata 'scottata' da alcune esperienze, non vuol dire che deve rinunciare al 'fuoco'...
Magari deve cercare di usarlo con prudenza.

Sto molto male dottore, mi

Sto molto male dottore, mi prendono delle crisi di ansia mai avute.
Non so cos'ho.
Neanche gli ansiolitici mi bastano. Sono ricaduta in una depressione assurda e più cerco di non pensarci più ci penso
Ma secondo lei è colpa mia? Sono stata io ad allontanarlo? Perchè è successo così?
Lui dice che non so accettare le frustrazioni... Cosa centra? Dice che non mi scrive più perchè pretendo che mi risponda un minuto dopo, ma non è vero!!!!
Forse è successo una volta che l'ho sollecitato ma giouro una volta in 5 anni. Noi ci siamo sempre scritti se c'era bisogno, mica tutti i igiorni, mica per dirci ciao... Perchè dice così allora? Mi mette alla prova? Vuole vedere se sono capace di non cercarlo? Non sono capace anzi gli uomini in generale quando fanno così mi fanno diventare matta.
Io stavo bene ora sto male, cosa è successo?

Qualunque cosa mi stia

Qualunque cosa mi stia succedendo non so cos'è, mi sento impaurita, mi sento sola, e la voglia di non vivere raddopppia, triplica, vince.Non so proprio cosa fare e non so cosa ho sbagliato.

Si rilegga i post di questo

Si rilegga i post di questo periodo, può darsi le sia utile per capire un po' cosa le è successo.
Comunque ora il suo problema sembra che sia di affrontare un 'No'. A volte è dura, ma ci si riesce, bisogna solo resistere...

Sono io che sbaglio? Cosa

Sono io che sbaglio? Cosa sbaglio? E' vero non so accettare i no, ma solo quando non mi sembrano giusti. Io credevo troppo in quel rapporto terapeutico e l'ho vissuto bene e sono stata bene e ora all'improvviso non trovo più niente. Cosa vuol dire resistere? Andare ai colloqui? Andare al gruppo e vedere che sta con le altre? E' farmi del male da sola perché io ci soffro. La supplico mi dica qual è la soluzione.

Direi che bisogna cercare di

Direi che bisogna cercare di guardare la realtà in modo non illusurio per cercare di affrontare le difficoltà che si incontrano. Se non si vede bene la realtà perchè coperta dalla nebbia di illusioni e fantasie, è più difficile trovare la strada.

Pensavo a Sabine, quella del

Pensavo a Sabine, quella del film, se non fosse andata a letto con lo psichiatra, secondo lei, sarebbe guarita lo stesso? Io credo che sentire veramente e completamente nostra la persona che desideriamo per qualunque motivo ci sia dietro, sia il vero benessere, sia la fine del cerchio, sia l'inizio della vita.
Raggiungi quello di cui hai bisogno in quel momento ed è così bello e impossibile, da così alla testa che allo stesso tempo dover pensare di dovere o voler andare via è da pazzi.
Il mio trapeuta ha detto una frase: siamo andati oltre
Forse è vero, ma non potrebbe essere giusto così?
Lui a preso atto della cosa e "se ne è andato" anche se è lì, io invece ho pensato e continuo a pesnsare che è sbagliato cambiare strada/metodo e che non poteva essere diversamente e soffro perchè lui non lo capisce

Chi lo sa?... Però bisogna

Chi lo sa?...
Però bisogna essere in due a volere la stessa cosa. Altrimenti diventa stalking o violenza ecc...

Allora c'è qualcosa che non

Allora c'è qualcosa che non sapete.
Per esempio non sapete che cosa ho io, perchè questo misto di gelosia, rabbia per esempio non se lo aspettava nessuno. Nemmeno un professionista che mi vede da 5 anni.
Per non è corretto dire rabbia, è stata più corretta un'altra parola: ti sei sentita offesa.
E'vero, mi sono offesa perchè sta con altri, perchè dedica tempo ad altri, perchè non mi vede come un'amica ma come una paziente e in gruppo l'ho capito per la prima volta.
Prima sembrava proprio un amico.
Allora chi dei due ha sbagliato? E poi non è neanche questo che voglio sapere, io proprio non riesco a farmi passare questa delusione.
Offesa, è la parola più giusta

Conta molto "chi ha

Conta molto "chi ha sbagliato"?. la terapia è un lavoro che si fa in due, una co-llaborazione appunto. Se si va fuori strada è la coppia terapeutica che a un certo punto ha sbagliato strada. Succede anche nelle ascensioni in montagna, nelle traversate del deserto, ecc, e con le 'guide' più esperte... I rischi si conoscono, ma c'è sempre qualcosa di imponderabile.
'Offeso' vuol dire ferito. L'importante è lasciar rimarginarsi le ferite, in modo che resti solo una cicatrice inoffensiva. Man mano che invecchiamo le cicatrici aumentano, se riusciamo a sopravvivere e non le nascondiamo.
Le cicatrici peggiori sono probabilmente quelle al nostro amor proprio, che però forse è un 'amore' sbagliato.

Sì è vero. La ferita è molto

Sì è vero. La ferita è molto profonda e forse deve rimarginarsi da sola. E' inutlie che torno da lui, sto male tutti i giorni e sto peggio quando lo rivedo. Io ci penso e ci ripenso, mi dico sì/no ma la verità è che non riesco più ad andare avanti, la terapia è troppo rovinata e le giuro sto male in una maniera così assurda che sembra impossibile pure a me.

Speriamo che siano, per così

Speriamo che siano, per così dire, 'dolori di crescita', di passaggio attraverso una fase difficile, come succede in certe fasi della vita che segnano dei momenti importanti di cambiamento.

Oggi per pura curiosità sono

Oggi per pura curiosità sono tornata là e non è cambiato niente, lui sta sulle sue, risponde al telefono, mi conidera poco e va be... Forse dovrei farmene una ragione o forse dovrei avere quella forza di dire basta.
Io ho voglia di morire quando vedo che una mia vita non esiste, quando la solitudine più assoluta si prende tutto ecco in quei momenti non ho la forza di reagire e l unica idea è quella.
E' solo un tentativo di non soffrire più? E ben venga, l'unica cosa chiara adesso è che non ho più voglia di soffrire.
Ma perchè vedere il mio terapeuta mi fa stare così male?

Può darsi che Lei veda la sua

Può darsi che Lei veda la sua situazione (totale, non solo la terapia...) come con dei paraocchi, degli occhiali troppo scuri che impediscono di vedere molte cose intorno a sè. Probabilmente deve provare a toglierseli, guardarsi un po' intorno e muoversi un po'. Credo troverebbe molte cose che non si aspetta. Le ci vuole uno sforzo per iniziare, cerchi di farlo.

Non capisco bene perchè ho

Non capisco bene perchè ho dei paraocchi?
Secondo lei il mio terapeuta si è molto allontanato perchè ha paura che davvero mi innamori di lui?

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