Un caso di PAS

Egr. Dott. Benedetti,
sono la mamma di una ragazzina di 13 anni compiuti da poco e mi trovo in una situazione molto critica da cui vorrei poterne ucire al più presto.
Mia figlia è vissuta per 11 anni con me e il padre in un paese di montagna in prov. di ....Quando 2 anni fa mi sono separata dal compagno sono cominciati i problemi: per Decreto del Trib. dei Minori mia figlia doveva fare la spola tra me e il padre e da allora il suo atteggiamento nei miei confronti è cambiato:sempre più ostile,sprezzante e dura.E' arrivata a ingiuriarmi con gli epiteti più violenti (gli stessi usati dal padre)e quando doveva stare con me rimaneva costantemente collegata per telefono con il padre che veniva a trovarla più volte al giorno con esibizione di effusioni per nulla paterne.Il Trib.,dopo alcuni mesi di indagini e perizie ha disposto che mia figlia si trasferisse con me a ... con affidamento condiviso. Ma mia figlia si è legata sempre più strettamente al padre. L'estate scorsa ha passato con me solo la prima settimana di settembre dopo essere stata con lui in albergo per 3 giorni. Tralascio la descrizione del periodo a .... per non dilungarmi troppo. Dirò solo che quando rientrava dai week end passati in montagna con lui (ogni 15gg.)sembrava un'altra. Per 2 gg. non c'era verso di calmarla,sembrava posseduta,è arrivata persino ad alzare le mani contro di me e sua nonna con la quale fino ad allora aveva avuto un rapporto idilliaco.Dopo le vacanze di Natale,si rifiutò categoricamente di tornare a scuola arrivando addirittura a non mangiare più. Quando tornò a fine gennaio dal padre,capii che non sarebbe più tornata da me. E così fu. Allora mi adoperai perchè potesse riprendre la scuola lassù.Ci sono riuscita e nonostante la scarsa preparazione dovuta alle troppe assenze,è stata promossa.
Attualmente la situazione si è complicata perchè il padre,da sempre autoproclamatosi consumatore di droghe leggere(non ha però accettato di sottoporsi all'esame del capello chiesto dal Giudice) trascura di occultare nella piccola casa le tracce dell'uso di cocaina. Ne vengo informata da mia figlia, quando è in rotta con il padre,e ogni tanto succede(ultimamente molto spesso). Allora mi telefona,mi confida quello che vede e mi manda anche delle foto. Però mi ribadisce sempre che,droga o non droga, lei da suo padre e dal paese non si muoverà mai! Mi ha promesso solo che verrà in vacanza con me e la nonna nel mese di agosto.
Le sarei riconoscente se mi inquadrasse la situazione in una prospettiva psicologica e mi indicasse la via da seguire per salvare la mia bambina.
Distinti saluti.

Gentile signora, mi sono

Gentile signora,
mi sono permesso di togliere i nomi di città per motivi di riservatezza.
Quella che descrive è una situazione ovviamente difficile, simile a quelle in cui mi sono imbattuto alcune volte. Di solito infatti il rifiuto di vedere un genitore dopo la separazione (che si accetti o meno di chiamarlo Parental Alienation Syndrome) colpisce di più i padri, ma capita anche che riguardi invece le madri, come nel suo caso. A volte è totale, e per anni il genitore non ha modo di incontrare il figlio/a, altre volte parziale, dove però il figlio tiene il contello per il manico, per così dire.
Le situazioni in cui mi sono trovato, sia come CTU del tribunale, o incaricato dallo stesso per una mediazione, sia come consulente di un genitore, si sono rivelate quasi sempre estremamente resistenti a ogni possibile approccio, in gran parte perchè il genitore 'dominante' rifiuta sempre ogni effettiva collaborazione. Solo nei casi in cui l'altro genitore collabora almeno in parte ho avuto esperienza di possibili modifiche positive a seguito del mio intervento, più spesso però in bambini piccoli.
Con gli adolescenti, più spesso ragazze, in effetti, ci sono stati a volte dei cambiamenti, ma per così dire quasi imprevisti e per decisione apparentemente dell'adolescente stessa, forse in qualche modo effetto dell'intervento tentato e comunque fatto cassistendo genitore rifiutato per evitare possibili 'errori' macroscopici.
Ha già visto probabilmente il mio articolo su questo sito.
Posso aggiungere che il consiglio al genitore 'perdente' (in realtà tutti 'perdono', in questa situazione, specialmente il figlio...) è di avere una estrema pazienza e resistenza e non tagliare i rapporti comunque, anche mantenendoli solo unilateralmente con lettere, messaggi telefonici, email, ecc. Questo perchè possono maturare imprevedibilmente dei cambiamenti anche improvvisi che possono essere facilitati dal mantenimento comunque di un contatto anche unilaterale, che dimostra al figlio di non essere abbandonato dal genitore lontano, e che questi resta sempre disponibile ad accoglierlo. E' utile che il genitore si faccia assistere per questo periodo, che spesso purtroppo si prolunga fino alla maggiore età, in alcuni casi.
In casi estremi può essere utile e necessario, specie se l'ambiente dell'altro genitore appare non sicuro e addirittura esposto rischi documentati, chiedere al Tribunale che il figlio sia trasferito in una sede neutra, famiglia o comunità.
Non credo che sia utile dare 'spiegazioni' al figlio sulle questioni che hanno coinvolto la coppia genitoriale fino alla rottura. Anche se l'altro genitore dà probabilmente la sua versione dei fatti per tenersi attaccata la figlia, credo sia più utile non dare una versione opposta (sono comunque versioni di parte) ma dire alla figlia che sono questioni che riguardano i genitori e che non coinvolgono lei, che anzi il suo coinvolgimento è disturbante per lei stessa...
Si armi quindi di pazienza e resistenza e cerchi eventualmente un consulente che la assista per questo periodo.
Nei limiti del possibile può continuare a scrivere qui, facendo attenzione alla sua privacy, che in questi casi è molto delicata. Veda se le ineressa la possibilità di consulenze on-line riservate, non pubblicate sul sito, alla pagina indicata.
in bocca al lupo
drGBenedetti

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