Bambina con caratteristiche oppositive e provocatorie

Gentile dottore ho un bimbo di cinque anni, abbastanza tranquillo, e una bimba di sette anni e mezzo, iscritta alla terza elementare. E' sempre stata abbastanza irrequieta ed è un vulcano attivo, durante gli anni della scuola dell'infanzia ha cambiato tre scuole: privata il primo anno, dalle suore il secondo anno e statale il terzo. Durante il primo anno della scuola primaria le insegnanti, vista l'irruenza e a dir loro la maleducazione hanno richiesto la visita di uno specialista neuropsichiatra dell'infanzia, premetto che non aveva carenze dal lato apprendimento ma carenze dal lato comportamentale. E' sempre stata testarda e non ama le imposizioni ma ultimamente è incontrollabile dal lato svolgimento compiti, non riporta i compiti esatti, scrive in maniera illeggibile per non farsi capire dalle insegnanti, non sta un attimo ferma e ogni sera devo stare due ore con lei per svolgere i suoi compiti. Noi genitori lavoriamo ma dedico tutte le sere ai miei figli. La bimba però passa gran parte della giornata con i nonni. Ora sono preoccupata per il fatto che l'irruenza sta peggiorando a livelli esponenziali, le insegnanti non fanno altro che mandare annotazioni giornaliere, ha subito alcuni episodi di altri genitori che l'hanno minacciata all'uscita della scuola. Mi sembra di aver ravvisato un disagio in mia figlia e gradirei un consiglio. La riporto dal neuropsichiatra precedente che non aveva rilevato iperattività ma carattere forte e determinato o non so più che fare. La situazione mi sembra peggiorata tanto.

Spero non la disturbi se

Spero non la disturbi se torno sull'argomento, in particolare sui cenni 'familiari' che lei fa nella richiesta:
"Noi genitori lavoriamo ma dedico tutte le sere ai miei figli. La bimba però passa gran parte della giornata con i nonni."
"durante gli anni della scuola dell'infanzia ha cambiato tre scuole: privata il primo anno, dalle suore il secondo anno e statale il terzo."
"E' sempre stata testarda e non ama le imposizioni"
Può essere utile approfondire, per orientarvi al tipo di rimedi da ipotizzare. Può darsi che l'organizzazione familiare, dovuta immagino a necessità lavorative, abbia aspetti disfuznionale che magari possono essere rimediati non troppo difficilmente. Forse i continui cambiamenti di asilo riflettono alcune difficoltà ambientali, che possono essere utili per individuare possibili difficoltà attuali. La testardaggine e l'allergia a regole e limiti (significano cià le 'imposizioni'?) mostrano problemi educativi, effetto abbastanza abituale dell'educazione da parte di nonni, magari in contrasto con i genitori per certi aspetti, ecc. E' probabile che la bimba non accetti troppo di dover obbedire agli adulti, e qui si individua forse un punto di intervento: sia genitori che bimba devono forse trovare un modo di aver chiaro le differenze fra bambini e adulti, ecc.
Una domanda: quali sono le modalità di addormentarsi e dormire, di entrambi i figli?
Spesso l'attenzione agli aspetti di routine della vita quotidiana, orari pasti modalità di gestione dell'addormentamento ecc può indicare una strada da prendere...
Se vuole quindi aggiungere qualche informazione su questi aspetti o altri che le vengono in mente, può essere utile.
Cordialmente
DrGBenedetti

Delucidazioni aggiuntive

Egregio dottore,
le delucidazioni a proposito dei familiari: la bambina spesso e volentieri trascorre anche la notte dai nonni, passa gran parte della giornata con loro ma i compiti scolastici li svolge prettamente con me, la mamma, e nei fine settimana con una zia, insegnante della primaria.
A scuola siamo stati convocati più volte, anche domani sera, abbiamo espresso volontà di interazione ma alcune delle insegnanti non riescono ad accordarsi con noi e liquidano il tutto con convocazioni e annotazioni sul diario e sui quaderni. Ultimamente i compiti, a seconda dell'insegnante, sono illeggibili e riporta in modo errato quelli da svolgere di pomeriggio per la scuola. Infatti passo gran parte della serata, con lei che inventa mille scuse, per effettuare lo svolgimento dei compiti a casa.
Il nodo da sciogliere, inoltre, è anche dal lato paterno che si trova in opposizione con quello materno. Chi le scrive, l'aiuta a fare i compiti, l'accompagna spesso e cerca di stare con lei è la mamma. Infatti mio marito partecipa in modo minore, resta inteso che le decisioni importanti sono attuate da tutti e due ma i pomeriggi i bambini stanno quasi sempre con me.
Sta facendo, insieme al fratellino, Jujitzu da quando aveva quattro anni, siamo arrivati alla conclusione che questa disciplina, con un maestro e pochi allievi, sia il modo migliore per farle fare sport. Ho avuto un'inconscia paura a farle fare un'altra attività di squadra tipo basket o ballo in quanto le attività intraprese con associazioni tipo azione cattolica sono risultate catastrofiche, con educatori che non riuscivano a contenerla e genitori che l'insultano e la caricano di colpe anche e non solo sue.
La routine quotidiana: il mattino si esce alle sette e trenta tutti insieme, il bimbo viene accompagnato alla scuola dell'infanzia da una zia, la bimba dal nonno o nella gran parte dei casi va da sola perchè vicino alla casa dei nonni. La bimba esce alle tredici e trenta e il nonno è presente all'uscita ma lei non lo vorrebbe, il bimbo esce alle quindici e trenta e andiamo noi genitori per riportarlo a casa. Il pomeriggio mio marito esce di casa e i bambini stanno insieme a me, questo quasi tutte le sere.
La sera si addormenta presto e dorme in camera nostra. Abbiamo, a dir il vero, sistemato la sua cameretta ma l'ha usata poco o niente e siccome anche il fratellino dorme in una culla a fianco del letto è stato posticipato il trasferimento definitivo di tutti e due nella loro camera.
Spero di aver affrontato gli argomenti nel modo più chiaro possibile, le porgo i miei saluti.

Gentile signora

Non ho ben capito quali sono i motivi di divergenza con il padre.
Per i compiti spesso è consigliabile che vengano svolti con una persona diversa dai genitori, per non appesantire un rapporto già caricato da altre cose stressanti.
Con la scuola è bene mantenere ovviamente un atteggiamento di collaborazione, ma anche definire chiaramente i limiti delle competenze rispettive, senza intrusioni reciproche. A scuola è compito degli insegnanti affrontare la situazione, a casa è compito dei genitori.(al limite l'insegnante può fare una fotocopia dei compiti a casa). Il rischio è di darsi colpe e accuse reciproche, che non serve a niente, se non ad acuire lo scontro. Uno specialista di fiducia, pubblico o privato, può fare da mediazione e dare indicazioni sia per casa che per scuola: è consigliabile andarci periodicamente, per essere aiutati e 'monitorare' l'andamento. Si tratta di resistere e di solito un po' alla volta le cose migliorano col tempo.
L'arte marziale, visto anche che dura da vario tempo, sembra una buona cosa.
Le notizie sull'organizzazione familiare forse fanno individuare possibili aspetti delicati. La situazione, come tante volte a causa delle esigenze di lavoro, sembra un po' spartana (perdoni la mia franchezza): i nonni certo aiutano, ma è probabile che per la bimba la situazione sia troppo stressante. Non è chiaro quali siano i suoi rapporti con i genitori e il fratellino, ecc, quale il suo comportamento, reazioni o motivi di difficoltà di adattamento. Il suo stare in camera dei genitori anche con il fratellino indica forse una difficoltà ad affrontare la crescita e le separazioni, ma anche forse una consolazione un po' regressiva di una vita quotidiana un po' stressata. Sono cose da affrontare, con i modi e i tempi debiti, per aiutare lo sviluppo psicoaffettivo e sociale della bimba. A volte può essere utile una consulenza alla famiglia per affrontare certi nodi difficili, e poi un aiuto psicologico individuale all bimba stessa. Cosa che si può avere a volte nel servizio pubblico, più o meno integrato dal privato.
Ripeto che la prognosi è probabilmente buona, ma è opportuno affrontare le difficoltà, che che riguardano lo sviluppo psicorelazionale. Gli aspetti scolastici sono solo un sintomo.
Cordialmente
dr GBenedetti

La ringrazio per la sua

La ringrazio per la sua richiesta.
La sua bimba corrisponde un po' alle situazioni che ho descritto nell'articolo qui a fianco: 'bambini iperattivi' o anche non iperattivi che demoliscono le scuole.
Spesso vengono al pettine in prima elementare problemi che cominciano già all'asilo: sono bambini non pronti ad accettare le regole i limiti e l'autorità degli adulti, in questo caso degli insegnanti, e si pongono su un piano di opposizione di sfida e a volte di provocazione e disturbo.
A mio avviso queste situazioni hanno due aspetti, uno che riguarda i bambini e le famiglie, uno che riguarda la scuola. Queste manifestazioni sono sicuramente segno di un disagio abbastanza profondo, ed è bene consultare specialisti esperti per essere aiutati a trovare vie di uscita praticabili, che di solito comportano un lavoro psicologico sia col bambino che con la famiglia. L'altro riguarda le scuole: queste dovrebbero essere in grado - ma per lo più non lo sono - di gestire i comportamenti disturbanti sia con gli strumenti del regolamento e della disciplina, un po' obsoleti ultimamente - ma specialmente evitando di reagire con modi che acuisconi i problemi e avendo loro stessi (gli insegnanti) un aiuto specialistico sul come affrontare al meglio queste situazioni.
Le famiglie possono fare poco sul comportamento a scuola, salvo ovviamente collaborare con gli insegnanti nel disapprovare e anche punire. Le continue 'note' hanno poco senso, servono a stressare le famiglie e basta. Ovviamente sono importanti le comunicazioni fra scuola e famiglia ma occorre trovare modi più adatti di collaborazione. Spesso le scuole richiedono la certificazione di handicap (L 104/92) per avere personale di sostegno, cosa che è abbastanza impropria in quanto non si tratta di bambini con handicap, ma spesso nei casi estremi si ricorre anche a questo mezzo, che però non è risolutivo.
Di solito sono situazioni a prognosi buona, sono bambini, più raramente bambine, che non hanno problemi di apprendimento e che dopo qualche anno, se la famiglia e la scuola resistono, 'maturano' e diminuiscono i comportamenti disturbanti. A mio avviso è bene che ci sia uno specialista che segue sia famiglia che scuola e che aiuti a 'resistere' e a superare i momenti più critici. La 'resistenza' e la fermezza sono gli strumenti principali, ma la lotta può essere lunga e dura. Importante è attrezzarsi per resistere. In bocca al lupo.
PS credo che il problema non sia tanto il carattere forte e determinato, ma l'uso improprio che ne fa, in opposizione al mondo adulto, anche se limitatamente alla scuola, mi par di capire.

Problematiche sfera umorale con aspetti di maniacalità

Gentile dottor Gianmaria
a seguito di alcuni consigli abbiamo iniziato un percorso psicodiagnostico nel quale alla nostra bambina è stato relazionato:
“alla luce dei dati emersi negli incontri effettuati, si è fatto strada un orientamento diagnostico che propende per una problematica inerente la sfera umorale, con aspetti di maniacalità, talvolta affioranti, che spiegherebbe alcuni repentini sbalzi del tono dell'umore. Altrimenti difficilmente interpretabili. E' possibile che la bambina tenda a reagire a tematiche di natura depressiva con il ricorso a meccanismi di negazione e di passaggio all'atto, attraverso i quali riesce comunque a catalizzare l'attenzione, per quanto con valenza negativa, su se stessa ed il proprio disagio.” Con suggerimento, qualora l'intervento colloquiale fosse insufficiente, di integrazione con trattamento farmacologico.
Se possibile gradirei, con parole più semplici, capire di cosa si tratta anche perchè ci siamo messi in discussione tutti e dopo i primi mesi di serenità sono riaffiorati gli stessi problemi. Grazie.

maniacalità, disturbo bipolare nei bambini

Ho riletto le lettere precedenti, che descrivono una bambina con disagio comportamentale crescente negli ultimi anni, simile, dalla descrizione, a casi di cui ho avuto esperienza e che vanno gestiti con consulenza alla famiglia e alla scuola, eventualmente interventi educativi sia a casa che a scuola, talora anche interventi psicoterapici sul bambino. Il tutto sotto la gestione e il coordinamento di un neuropsichiatra infantile o di uno psicologo dell'età evolutiva, esperti in queste problematiche. Questo nella mia esperienza finora senza smentite, che vede sempre essenziali gli interventi ambientali.

Ma vi è una parte della psichiatria che crede (di tratta di una credenza, quasi di una religione, infatti, senza nessuna prova reale e uno degli scopi di questo sito è di contrastarla) che tutti i disturbi dipendano solo da qualcosa che non va nel cervello, a livello biologico, e che quindi il rimedio consista solo nel modificare questa cosa che non va con strumenti chimici, come i farmaci, o addirittura fisici, come l'elettroshock.
In America questa psichiatria ha dominato gli ultimi decenni, ora si sta facendo strada anche in Italia. La diagnosi che viene suggerita dalla relazione è quella di 'disturbo bipolare', che negli adulti si manifesta chiaramente con alternanza di stati depressivi gravi e stati maniacali, ugualmente gravi, che talora richiedono il ricovero per cura in ospedale.
Nei bambini sotto la pubertà, cioè i dodici tredici anni, non si manifesta mai (almeno non l'ho mai vista in 37 anni di esperienza, nè l'ho sentita riferire da colleghi degni di fiducia), però da un po' di tempo questi psichiatri sostengono che certi disturbi del comportamento e dell'umore sono degli 'equivalenti' per così dire, dei sintomi degli adulti. Perciò si sta diffondendo questa diagnosi anche in bambini piccoli, con le relative terapie farmacologiche e fisiche. A mio avviso tutto ciò è sbagliato e anche gravemente pericoloso, per i danni che farmaci possono causare all'organismo in via di sviluppo, oltre che per la mostruosità di pensare all'elettroshock per un bambino (si tratta di propvocare artificialmente una crisi epilettica...). Casi di gravi conseguenze sono riferiti dalla stampa americana, come ho riportato in altre sezioni del sito (vedi dal web e psicofarmaci).

Il mio consiglio è di cercare un intervento di tipo psicologico/educativo che vi aiuti, come dicevo fin dalle prime risposte, a trovare la strada per uscire da questa difficile situazione.
Cordialmente
drGBenedetti

NESSUN RISULTATO PER LA BAMBINA

Gentile dottore in quesi anni abbiamo aiutato la bimba, e ci siamo fatti seguire da specialisti che la vedono a semestri alterni, ma la situazione è peggiorata: va male a scuola (ormai è in I media), dice bugie, sottrae piccole somme di denaro, non risponde e si chiude a riccio e solo insistendo dà parziali delucidazioni. Abbiamo anche modificato l'ambiente scolastico portandola in un semiconvitto dove si reca volentieri. Continueremo così ma alla fine non credo otterremo molto il dilemma è se continuare. Saluti e grazie di tutto.

E' indubbiamente triste

E' indubbiamente triste leggere che a distanza di tre anni le cose non sono migliorate, anzi peggio, tanto da togliervi fiducia e speranza. L'andar volentieri al semiconvitto sembra un aspetto positivo, ma evidentemente in questo periodo non si è riusciti a trovare il bandolo della matassa, per migliorare le cose, nonostante il ricorso a specialisti ( ma forse una volta ogni sei mesi, se capisco bene, può essere troppo poco).
Credo che abbiate bisogno, a scanso di ulteriori problemi futuri, di un supporto molto più intenso sia alla bimba, tipo una psicoterapia una volta la settimana, che l'accompagni a trovare la strada per uscire dalla situazione contorta in cui forse si è cacciata, sia per voi genitori, come consulenza per l'organizzazione familiare e i comportamenti da tenere.
Ma se "non continuate", l'alternativa qual è: buttare la spugna?. Purtroppo sembra una bimba difficile, e si prospetta un periodo difficile, l'adolescenza. Mi sembra che ora più che mai dovete trovare la forza e la resistenza per continuare, ma anche gli aiuti giusti.
Cordialmente
drGBenedetti

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