AGGIORNAMENTO PER LIEVE RITARDO PSICOMOTORIO IN BAMBINO DI DUE ANNI E QUESTIONI CONNESSE

Egr. Dott. Benedetti,
ci sono stati alcuni sviluppi dei quali volevo informarLa. Forse Le è sfuggito il nostro ultimo commento/richiesta, ma non era particolarmente importante.
Siamo stati chiamati per i controlli di cui Le dicevamo e devo dire che, contrariamente alle aspettative, in ospedale sono stati molti rapidi ed il bimbo è sempre stato a suo agio. E’ stato sottoposto, in due gg., a RMN, TAC, EEG, VISITA NEUROLOGICA E GENERALE (su riflessi, movimento ecc…), ESAMI SANGUE PER TEST GENETICI (per qs. esiti bisognerà attendere). I NPI di riferimento lo hanno inoltre spesso visto in reparto durante i vari momenti della giornata (nei corridoi, in camera, nella sala giochi ecc…). Da qs. punto di vista, l’esperienza è stata positiva, poiché, data la tendenza a delegare sempre tutto ai test, almeno qui il bambino è stato visto in varie “versioni” e senza che lui sapesse fino in fondo di essere un po’ sotto esame.
Per ora (non abbiamo ancora i test genetici) i risultati sono stati tutti favorevoli al bimbo. Tutto nella norma. Inoltre, il movimento è stato valutato come adeguato, nel senso che non sono stati nemmeno ritenuti necessari accertamenti in merito (pur avendo camminato a 17/18 mesi ed, all’inizio, con un po’ di instabilità e base allargata). Il bimbo è stato indicato come instaurante, con gli specialisti, una relazione (anche di sguardo ecc…) adeguata alle situazioni.
Sul linguaggio e nel gioco non è stato valutato perché, per ora, dicono, fa fede la griffith, eseguita circa tre mesi fa. Ma il suo risultato (della griffith + frettolosa, quasi contestuale, visita NPI all’epoca) di lieve ritardo psicomotorio globale non può esimere i medici dallo scrivere sul referto (questi sono i protocolli) “encefalopatia congenita su base genetico costituzionale in fase di inquadramento sindromico”.
A noi ed alle maestre del nido il bambino, soprattutto in questi ultimi due/tre mesi, sembra in effetti molto migliorato. Il linguaggio non particolarmente, nel senso che non emerse nuove parole complete, ma tanti soliloqui gergali incomprensibili o quasi (sillabe iniziali e finali di numerosissime parole, sillabe unite insieme per dare il suono simile a quello della parola, un volta la sua prima piccola frase: “mamma tie” che sta per “mamma tieni”, perché voleva darmi un gioco) e tante forme di comunicazione gestuale, con gesti accompagnati da quanto sopra. Diciamo che semplifica un po’ il linguaggio, come semplifica il gioco (preferisce andare sulla sua macchina che non impilare cubetti e fare incastri, ma se glielo chiede un estraneo in contesto rilassato fa anche quello, anche se non alla perfezione).
Eppure la psicologa/psicomotricista dice di stare sempre allerta perché già a 18 mesi si dovrebbero dire circa 50 parole. Eppure il referto, anche se solo per protocollo, deve essere quello sopra indicato (anche se poi nella relazione viene detto anche tutto il resto sugli esiti favorevoli degli esami).
Aspettiamo i test genetici, ma Lei che ne pensa di quanto sopra?
Aggiungo che i test genetici sono stati prescritti anche considerando l’anamnesi del papà a cui è stato diagnosticato diabete mellito tipo 1, all’età di 10 anni, e il linfoma di hodgkin a 25 (curato con chemio e radio e completamente guarito).
Grazie per l’attenzione e molti cordiali saluti.

Mi sembrava di avervi

Mi sembrava di avervi risposto dandovi un nome di riferimento, ma non ritrovo l'email, forse però la richiesta è superata.
Bene che gli esami siano negativi. e ancor più che il bimbo mostri tanti progressi. Non so su quali basi quindi viene parlato di 'encefalopatia...', tanto più che l'evoluzione del bambino sembra ora essere su una strada entro i limiti della norma, come comportamento e linguaggio. Quello che dice la psicomotricista ha senso solo per chi lavora con i test, quantitativamente, non per chi si occupa qualitativamente di sviluppo, cosa che a mio avviso è molto più importante per una prognosi, cioè per valutare se la strada imboccata è giusta e utile o no, indipendentemente dai tempi che possono variare per tante ragioni.
Mi sembra quindi che si possa aspettare e vedere lo sviluppo delbimbo nei prossimi mersi con sufficiente tranquillità.
Cordialmente
drGBenedetti

Buongiorno Dottor

Buongiorno Dottor Benedetti,
grazie per la Sua risposta, come sempre tempestiva. Sì Le confermo che non ci è arrivata la e-mail con il nominativo, ma, in effetti, vediamo ora gli sviluppi ed eventualmente Le chiederemo in futuro la cortesia di fornircelo.
Anche per me (sono la mamma) resta un mistero di come, tutto considerato e date le evoluzioni, si debba parlare di “encefalopatia…”, quasi in contraddizione con il resto dei rilievi refertati. Ci hanno spiegato che l’anamnesi (basata solo sulle ns. descrizioni delle varie tappe di sviluppo), più la Griffith, darebbero conto di un lieve rallentamento dello sviluppo psicomotorio rispetto alle tempistiche medie delle varie tappe e, nelle conclusioni del referto, parlano infatti di lieve ritardo psicomotorio in buona evoluzione clinica: in questo senso, quindi, “encefalopatia …”(!); una sorta di diagnosi di attesa dei test genetici, dati i predetti “rallentamenti”. Ma chissà cosa sarà refertato se i test genetici saranno tutti negativi? Forse, se il lieve ritardo psicomotorio non rientrerà del tutto, si parlerà di encefalopatia senza causa nota in miglioramento … (!)
Ma penso anche questo. Faccio parte da diversi anni del modo forense e constato, sempre di più, che è meglio dire e refertare il peggio, tanto la diagnosi si può sempre revocare (un po’ forse come per i vari “spettri autistici” ecc…!!), che non dare una diagnosi essenzialmente buona, che poi magari evolve in vari peggioramenti, blocchi, ritardi più marcati, altro. Questo anche per la paura che, se così fosse, i pazienti (o le loro famiglie) possano tacciare i professionisti e gli ospedali di errori professionali, contestandoli con varie azioni legali o similari (che in effetti sono numerose).
Quando però il “paziente”, se così si può dire, è un bambino di due anni come il nostro (e ho letto con interesse sul suo blog molti casi simili al nostro) bisognerebbe essere più cauti e non delegare tutto a dei protocolli ospedalieri generalizzati o a dei test, schiavi di parametri solo quantitativi, così delegandosi anche la responsabilità di una diagnosi e valutazione obiettiva qualitativa. Ciò perché le famiglie vengono messe in estrema crisi, la mamme soprattutto iniziano a guardare i bambini (come nel mio caso) con ansia e preoccupazione, i bambini (come forse anche il mio) lo percepiscono e ne risentono; questo certo non giova.
Apprezzo il suo blog perché quanto sopra, direttamente o indirettamente, emerge a favore dello sprono alle famiglie per una valutazione qualitativa e globale.
Proprio l’altro giorno il bimbo è stato visto dal pediatra di fiducia (che quale medico scolastico lo vede spesso anche al nido) ed anche lui ci è sembrato ottimista, sia vedendolo e visitandolo nel suo complesso che leggendo il referto dell’ospedale con tutte le evidenziazioni positive.
Bene comunque – se non proprio i protocolli ospedalieri connessi alle parole della diagnosi rispetto a quanto peraltro sono le valutazioni del referto – i medici (NPI) con cui personalmente siamo stati in contatto in ospedale. Ci hanno voluto spiegare, con un incontro specifico dedicato, il referto e tutte le note positive, infondendo e lasciandoci percepire comunque una certa tranquillità.
Mi sforzerò (esiti degli esami e delle visite in mano) di dimenticarmi della griffith e dei suoi psicologi (che tanto la avevano caldeggiata) soprattutto a favore del nostro bimbo, che potrà essere aiutato da una maggiore serenità.
Vi terremo aggiornati.
Grazie ancora per l’attenzione.

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