Progressi e problema stipsi

Gentilissimo Dottore,
Le scrivo nuovamente innanzitutto per aggiornarla sui progressi della bimba, che definirei notevoli, evidenti e rassicuranti. Il linguaggio (intendo come modo per relazionarsi, perché con i vocaboli e le frasi non ci sono mai stati problemi) migliora di giorno in giorno. A quattro anni e tre mesi non posso dire che sia la più grande chiacchierona del mondo, però fa domande, riflessioni, segue perfettamente ciò che si dice. Osserva moltissimo tutto e soprattutto ciò che fanno e dicono le persone. GIOCA CON I BAMBINI (almeno a casa). Li vuole, li chiama: fa giochi di imitazione e di "immedesimazione": esempio: tu sei il cagnolino ed io sono la bambina che ti porta fuori al guinzaglio": positive, naturalmente, le passeggiate all'aria aperta con i cani, che la bambina adore, la piscina, il canto, i pomeriggi con gli amichetti. Vuole disegnare e passa molto tempo a farlo (anche se disegna male, ma credo che non sia molto importante ora come ora). Non interveniamo e la lasciamo libera di fare ciò che vuole con pennarellie foglio.

Non sappiamo più che pesci prendere, però, per la stitichezza e tutto ciò che le si collega.
La bimba trattiene ad oltranza e poi sta male. Per un certo periodo abbiamo provato con la glicerina e si è "terrorizzata" (pensi che con il didò fa il microclisma di glicerina!). Seguendo il suo consiglio, abbiamo sdrammatizzato, eliminato la glicerina (sostituita su consiglio del pediata con il lattulosio) e sorvolato sul problema. Sembrava andare un po' meglio, invece ci risiamo: non la vuole fare e se non interveniamo si blocca anche per cinque giorni. Siamo dovuti intervenire con un clisterino perché era verdolina, con una pancia dura spaventosa e diceva che stava male. Il pediatra si è accorto che la bimba ha la colite. E' difficilissimo farle mangiare frutta e verdura (solo frullata ed è un'impresa)...meglio con gli yogurt, difficilissimo farla bere e comunque TRATTIENE finché può. A ciò si aggiunga che a scuola è escluso che vada in bagno, non chiede mai neppure per la pipì (mi ha detto che si vergogna) e così, se l'intestino è libero, trattiane la pipì finché non arriva l'ora in cui i bimbi vengono portati tutti in bagno, ma se l'intestino (come in questi giorni) è bloccato e la pancia è gonfia, si fa pipì addosso, probabilmente perché sente di più lo stimolo. (A casa non fa pipì addosso. Se ne va in bagno quando deve). Domani abbiamo un colloquio con le maestre per parlare anche di questo.Chiederò loro nuovamente di cercare di farla bere e di essere propositive con il bagno...so che non è, di per sé, un gran problema, anche perché la bimba è perfettamente in grado di controllare gli sfinteri (mai cacca addosso) ma sono certa che si tratta di una gran forma di insicurezza e da mamma ne sento ovviamente la responsabilità e non so come fare per aiutarla. I giorni in cui sta male è ovviamnete più chiusa, a volte intrattabile. E poi dopo cinque giorni ovviamnete saltella, ballonzola e ho anche paura che possa venirle un blocco...

Per il resto, oltre ai progressi che le ho descritto, la bimba fa spesso versini, fa un po' "la scema", credo per farsi notare (non dimentichiamo il fratellino, con cui va sempre meglio per fortuna) e continua ad essere molto nel suo mondo fantastico...non le sfugge niente, però, di quello che accade nel mondo "reale". A volte ripete i versi del fratellino e mette le cose in bocca, come lui.
Come pensa dovremmo comportarci per l'intestino? Non è pericoloso se sta bloccata, piccola così, per tanti giorni? E poi, stando male, si perde tante cose...
Grazie.

Direi che la

Direi che la ritenzione-encopresi richiama l'attenzione sulla fluidità e libertà di gestire non solo i contenuti interni del corpo, ma anche per così dire quelli della mente. La bimba controlla e trattiene i contenuti mentali e non è libera e tranquilla di lasciarli uscire, come quelli del corpo. Concentrarsi sulla problematica a livelo corporeo distrae da quella mentale e di solito è un circolo vizioso inutile. Non ci sono particolari pericoli nel trattenere le feci, se non quello di star male fisicamente la bambina. Ma intervenire rischia di fare peggio.
Direi che almeno è positivo che si può passare dai dubbi sulle capacità e sullo sviluppo della bimba, a quelli dei suoi contenuti mentali. E' il problema di come imparare a gestire i sentimenti emozioni paure incertezze ecc con meccanismi psichici più evoluti e utili, rispetto a quelli di trattenere/buttar fuori. Non si può insegnare questi modi più evoluti, si può cercare di facilitare lo sviluppo e l'apprendimento sponaneo della bimba prima di tutto evitando errori ambientali che aumentano gli ostacoli.
Eviterei quindi interventi diretti (salvo il lattulosio per fluidificare le feci) e lascerei libera la bambina di gestire da sè la cosa (così come la pipì all'asilo). Ma non lasciandola a se stessa, bensì parlando della questione, in modo non punitivo indagativo ecc, cioè minaccioso per la bimba, ma in modo da poterlo condividere, in modo che possa essere lei a parlarne, anche se solo per cenni, e facendole quindi capire - ma non a parole! - che siete con lei, che fate il tifo perchè diventi capace di gestire a sua cacca. Stando con lei e assistendola quando sta male e cerca di liberarsi, o meglio di decidere a farlo.
Se diminuiscono i 'pericoli' che la bimba percepisce, a ragione o a torto , che riguardano ovviamente il fratellino, la mamma, il babbo, la famiglia, il sentirsi cattiva, ecc, dovrebbe diminuire il suo bisogno di controllo.
Se la cosa non si fluidifica abbastanza rapidamente credo che sia opportuno un intervento più diretto, con famiglia e bimba, per inquadrare un po' meglio tutto.

Dopo la visita

Gentilissimo Dottore,
dopo l'ultima visita ho ovviamente altro da dirle ed altro da chiederle.
Mentre giovedì e venerdì scorso, giorni per me di enorme nervosismo, la bimba si era chiusa tantissimo (in parte lo ha visto anche lei giovedì), nei giorni successivi è andata meglio. E' stata entusiasta nel vedere un amichetto, già alla notizia del suo arrivo, hanno giocato insieme ( è lei la prima a voler coinvolgere l'amichetto in giochi di movimento, mentre ha bisogno dell'adulto, di un imput per qualcosa che implichi maggior dialogo)...Questo almeno è ciò che ho notato. Non manca però del tutto lo scambio,anche verbale ("vieni qui", "fammi posto", "giochiamo"). Penso che uno degli ostacoli principali all'inserirsi nel gioco, soprattutto in gruppo, come a scuola, sia nella difficoltà della piccola a rivolgersi alle persone, più semplicemente: non chiama per nome. Non c'è mai un "mamma, mi dai l'acqua?", ma solo un "mi dai l'acqua?". Questo ci fu fatto notare anche dall'analista comportamentale a cui ci eravamo rivolti inizialmente. E' chiaro che se a scuola, con la sua voce flebile, dice: "giochi con me?" in mezzo a venti bimbi, nessuno le risponde. Credo che questo le crei frustrazione e che sicuramente sia un fattore determinante a portarla a giocare da sola. A questo proposito, mi sono soffermata a guardarla giocare con le barbie. Non si limita a farle zompettare: zompettavano in palestra con la musica (lo diceva lei canticchiando), poi si lavavano i piedi e lei li asciugava con l'asciugamano, poi facevano pipì e popò sul vater. C'è un po' di ripetitività, nel senso che, mentre è molto fantasiosa (un bullone diventa un fagiolo chge dà con la forchetta alla bambola)e costruisce storie e situazioni, riportando nel gioco ciò che accade nella realtà, si sofferma su alcune frasi o situazioni. Mi pare lo faccia, però, meno di prima. E' spesso arrabbiata, mi pare sia riconducibile alla presenza del fratellino: comincia a "ringhiare", come qualcuno che si stesse trattenendo dal tirare un cazzotto, per intendersi. A volte la botta arriva e viene sgridata severamente.
Impressionata dalla paura dell'autismo, che in fondo in fondo non mi abbandona (non so perché, ma è così, forse per me è stato tutto un grosso trauma), mi spaventa a volte sentirla parlare in terza persona. Mi spiego meglio: come ha visto, la bimba si esprime in prima persona: richieste, commenti. Credo, però, che si sia creata degli interlocutori, quelli che non riesce evidentemente ad avere nella realtà.Mi fa tenerezza (e tanta paura), perché con questi amichetti(o amichetto o chiunque sia) immaginari dialoga molto.
E' migliorata tanto anche nel rapporto con gli adulti: con i giovani zii nei giorni di Pasqua ha giocato moltissimo: "fammi salire sul letto" "no, non sali", "ma voglio andare sul cuscino" "Posso prendere la renna?" "ma posso avere il camioncino?". Non capisce però che deve rivolgersi alle peone con il loro nome. Sbaglio a farle notare questo? Che gli altri non capiscono che parla con loro se non li chiama?
Di tutto quello che ci siamo detti l'altro giorno e di ciò che ci ha consigliato, condivido tutto. Mi lascia solo perplessa un aspetto: la bimba è oggettivamente "indietro"(rispetto allo "standard") in diverse cose, tra cui il disegno, il ripetere le poesie, il raccontare. Noi non dobbiamo davvero fare nulla per aiutarla? Mi verrebbe spontaneo mettermi a tavolino ed "insegnarle" qualcosa, perché il divario con i coetanei comincia a diventare evidente e credo possa anche questo essere fonte di frustrazione, sempre di più.
Sei mesi fa, comunque, non voleva disegnare. Ora è lei che dice che vuole disegnare, con i pennelli piuttosto che con le matite o i pennarelli. Idem con il "didò" per costruire. Solo che è consapevole di non essere "brava", così cancella subito ciò che sta disegnando e smette. Credo sia questo che la porta a non concentrarsi nelle attivtà: la paura o la consapevolezza di non riuscirci.
I due giorni in campagna le hanno fatto bene: tante richieste verbali, tante passeggiate all'aria aperta (di cui ha giovato anche l'intestino), sguazzando nelle pozzanghere e correndo di qua e di là.
Le segnalo che le maestre hanno evidenziato anche la sua "imbranataggine" (come avrebbero voluto dire"disprassia"!). Non riesce a fare la capriola e non fa dei bei salti. Non sa andare in bicicletta. Si vede che è intimorita da queste cose. Pensavo non sapesse tirare la palla, invece quando vuole lo fa (lo ha fatto proprio ieri con un pallone da calcio, bello pesante), mentre in effetti non la prende....ho sempre pensato fosse istintivo prendere la palla quando qualcuno la lancia, invece per lei pare di no...e si prende la palla addosso. Non so fin dove lo faccia apposta.
Insomma Dottore, come avrà sicuramente visto, sono terrorizzata (che non ce la faccia, che fra un anno e mezzo non riesca ad andare a scuola, che stia otto ore al giorno in un ambiente in cui le amestre per prime, in buona fede, la discriminano, facendola sentire diversa e facendola così diventare diversa). Mi sento, alla fine, disarmata, triste, non ce la faccio più. Pensare che prima del colloquio con le aestre, avevo notato solo tanti miglioramenti.
Mio marito, dal canto suo, è terrorizzato da cose diverse: che la bimba venga etichettata, che venga giudicata...
Finirà tutto questo?
Grazie ancora del suo aiuto.

Devo lasciarla parlare con gli interlocutori inesistenti?
Quando vuole disegnare devo lasciarla al tavolo con le sue matite ed il suo foglio? Mi ha visto fare un cuore e ha voluto imitarlo (non l'ho invitata a farlo)....una specie di cerchio venuto male, con tratto insicuro.
Per ora pensa sia il caso di non fare niente?

Grazie Dottore. Quindi il

Grazie Dottore. Quindi il lattulosio non ha particolari controindicazioni?

Per circa due mesi è andata benino, poi c'è stato un virus intestinale ed una stipsi conseguente che ci fa tribolare da quasi due settimane.
E' vero, la bambina è chiusa....guarda, osserva, interpreta tutto e se lo tiene dentro. Io sono una completa profana, ma è quello che vedo.
Proseguiamo con il solo lattulosio e magari ci rivediamo con Lei se fra un mesetto non va meglio. So che non serve a niente, ma continuo a chiedermi cme possa mia figlia sentirsi tanto insicura, mentre è da sempre il centro del nostro mondo. Dev'esserci qualcosa che ci sfugge o qualcosa che le ha fatto male. In parte sono fiduciosa perché adesso gioca con il piccolo e dice che lo vuole...

Ora ha cominciato a dire, anziché "Non mi riesce", "Io lo so fare!" (non per la cacca, ma per altre cose, come mangiare gli spaghetti, per esempio) e anche questo mi pare un buon segno....pazientiamo.
Grazie ancora.

Dopo a visita

Inserito da mamma.p il Mar, 02/04/2013 - 08:09.

Gentilissimo Dottore,
dopo l'ultima visita ho ovviamente altro da dirle ed altro da chiederle.
Mentre giovedì e venerdì scorso, giorni per me di enorme nervosismo, la bimba si era chiusa tantissimo (in parte lo ha visto anche lei giovedì), nei giorni successivi è andata meglio. E' stata entusiasta nel vedere un amichetto, già alla notizia del suo arrivo, hanno giocato insieme ( è lei la prima a voler coinvolgere l'amichetto in giochi di movimento, mentre ha bisogno dell'adulto, di un imput per qualcosa che implichi maggior dialogo)...Questo almeno è ciò che ho notato. Non manca però del tutto lo scambio,anche verbale ("vieni qui", "fammi posto", "giochiamo"). Penso che uno degli ostacoli principali all'inserirsi nel gioco, soprattutto in gruppo, come a scuola, sia nella difficoltà della piccola a rivolgersi alle persone, più semplicemente: non chiama per nome. Non c'è mai un "mamma, mi dai l'acqua?", ma solo un "mi dai l'acqua?". Questo ci fu fatto notare anche dall'analista comportamentale a cui ci eravamo rivolti inizialmente. E' chiaro che se a scuola, con la sua voce flebile, dice: "giochi con me?" in mezzo a venti bimbi, nessuno le risponde. Credo che questo le crei frustrazione e che sicuramente sia un fattore determinante a portarla a giocare da sola. A questo proposito, mi sono soffermata a guardarla giocare con le barbie. Non si limita a farle zompettare: zompettavano in palestra con la musica (lo diceva lei canticchiando), poi si lavavano i piedi e lei li asciugava con l'asciugamano, poi facevano pipì e popò sul vater. C'è un po' di ripetitività, nel senso che, mentre è molto fantasiosa (un bullone diventa un fagiolo chge dà con la forchetta alla bambola)e costruisce storie e situazioni, riportando nel gioco ciò che accade nella realtà, si sofferma su alcune frasi o situazioni. Mi pare lo faccia, però, meno di prima. E' spesso arrabbiata, mi pare sia riconducibile alla presenza del fratellino: comincia a "ringhiare", come qualcuno che si stesse trattenendo dal tirare un cazzotto, per intendersi. A volte la botta arriva e viene sgridata severamente.
Impressionata dalla paura dell'autismo, che in fondo in fondo non mi abbandona (non so perché, ma è così, forse per me è stato tutto un grosso trauma), mi spaventa a volte sentirla parlare in terza persona. Mi spiego meglio: come ha visto, la bimba si esprime in prima persona: richieste, commenti. Credo, però, che si sia creata degli interlocutori, quelli che non riesce evidentemente ad avere nella realtà.Mi fa tenerezza (e tanta paura), perché con questi amichetti(o amichetto o chiunque sia) immaginari dialoga molto.
E' migliorata tanto anche nel rapporto con gli adulti: con i giovani zii nei giorni di Pasqua ha giocato moltissimo: "fammi salire sul letto" "no, non sali", "ma voglio andare sul cuscino" "Posso prendere la renna?" "ma posso avere il camioncino?". Non capisce però che deve rivolgersi alle peone con il loro nome. Sbaglio a farle notare questo? Che gli altri non capiscono che parla con loro se non li chiama?
Di tutto quello che ci siamo detti l'altro giorno e di ciò che ci ha consigliato, condivido tutto. Mi lascia solo perplessa un aspetto: la bimba è oggettivamente "indietro"(rispetto allo "standard") in diverse cose, tra cui il disegno, il ripetere le poesie, il raccontare. Noi non dobbiamo davvero fare nulla per aiutarla? Mi verrebbe spontaneo mettermi a tavolino ed "insegnarle" qualcosa, perché il divario con i coetanei comincia a diventare evidente e credo possa anche questo essere fonte di frustrazione, sempre di più.
Sei mesi fa, comunque, non voleva disegnare. Ora è lei che dice che vuole disegnare, con i pennelli piuttosto che con le matite o i pennarelli. Idem con il "didò" per costruire. Solo che è consapevole di non essere "brava", così cancella subito ciò che sta disegnando e smette. Credo sia questo che la porta a non concentrarsi nelle attivtà: la paura o la consapevolezza di non riuscirci.
I due giorni in campagna le hanno fatto bene: tante richieste verbali, tante passeggiate all'aria aperta (di cui ha giovato anche l'intestino), sguazzando nelle pozzanghere e correndo di qua e di là.
Le segnalo che le maestre hanno evidenziato anche la sua "imbranataggine" (come avrebbero voluto dire"disprassia"!). Non riesce a fare la capriola e non fa dei bei salti. Non sa andare in bicicletta. Si vede che è intimorita da queste cose. Pensavo non sapesse tirare la palla, invece quando vuole lo fa (lo ha fatto proprio ieri con un pallone da calcio, bello pesante), mentre in effetti non la prende....ho sempre pensato fosse istintivo prendere la palla quando qualcuno la lancia, invece per lei pare di no...e si prende la palla addosso. Non so fin dove lo faccia apposta.
Insomma Dottore, come avrà sicuramente visto, sono terrorizzata (che non ce la faccia, che fra un anno e mezzo non riesca ad andare a scuola, che stia otto ore al giorno in un ambiente in cui le amestre per prime, in buona fede, la discriminano, facendola sentire diversa e facendola così diventare diversa). Mi sento, alla fine, disarmata, triste, non ce la faccio più. Pensare che prima del colloquio con le aestre, avevo notato solo tanti miglioramenti.
Mio marito, dal canto suo, è terrorizzato da cose diverse: che la bimba venga etichettata, che venga giudicata...
Finirà tutto questo?
Grazie ancora del suo aiuto.

Devo lasciarla parlare con gli interlocutori inesistenti?
Quando vuole disegnare devo lasciarla al tavolo con le sue matite ed il suo foglio? Mi ha visto fare un cuore e ha voluto imitarlo (non l'ho invitata a farlo)....una specie di cerchio venuto male, con tratto insicuro.
Per ora pensa sia il caso di non fare niente?

Capisco che sia terrorizzata,

Capisco che sia terrorizzata, come tanti genitori: oggi è persino la 'Giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo' (sic!). A mio avviso è una campagna pubblicitaria per i venditori di diagnosi e di terapie dell'autismo: dicono che un bambino su 80 è autistico, su tutti i giornali e in televisione, ecc. E dicono che 'se presi in tempo' possono guarire. Inutile dire che è tutto falso. Guariscono quelli che non sono autistici, ma così vengono "vendute" una quantità di terapie. Se non è una psicosi collettiva, ma ne dubito, è una bieca operazione commerciale. Vengono sfornati in quantità 'terapeuti dell'autismo' (secondo la metodologia ora dominante,l'ABA, che è stata ora quasi imposta per legge dallo scorso parlamento, con un'azione lobbistica pressante), e questi ovviamente hanno bisogno di clienti.

Tornando a voi, la cosa che mi ha più rassicurato con la bimba è quando, sul lettino a toccare le tende, le è rimasto in mano il 'tappino' e non sapeva come fare. Cercava di rimetterlo, e poi ha guardato attentamente come lo rimettevo io. E' rimasta tranquilla e poi dopo un po' è venuta a giocare con la mia barba. Credo sia stata rassicurata che non era successo nulla, che non era stata 'cattiva', non aveva rotto niente, le cose si possono rimettere a posto e riparare, e non ha avuto più paura di me, venendomi invece molto vicino. Tutta la scena mostra che la bimba è attenta, pensa, si rende conto delle cose, cerca di riparare, accetta l'intervento di altri ed ha un ottimo esame di realtà: quando ha realizzato che non c'erano 'pericoli' si è mossa più liberamente esplorando sia l'ambiente che me.

Sicuramente le sue osservazioni sono vere, ma cominciano ad essere 'troppe'. Le consiglierei vivamente di stare meno ad osservarla, salvo per la sicurezza, ovviamente, ma di limitarsi a non 'perderla di vista' e ad essere recettiva alle sue comunicazioni e richieste ( si può dire anche dei 'no' ovviamente, con semplici spiegazioni). La lascerei muovere da sola spontaneamente, limitandomi a non metterle troppi ostacoli. Non tanto a scuola, ma a casa: forse fate troppo (come ho detto anche a suo marito all'inizio). Cercate di fare di meno e invece siate più naturali e spontanei anche voi, senza stimolarla nè lodarla e tranquillamente, senza enfasi. Cercate di essere disponibili alle sue richieste, ma senza stimolarla, lasciando a lei l'iniziativa. Penso che non sia un grosso problema (per lei) la situazione a scuola, specialmente con i bambini, e che valga la pena concentrarsi sulle interazioni e comunicazioni a casa.

La mia contrarietà ad interventi educativi-didattici diretti è che la bimba forse impararebbe di più, ma col rischio di farlo in modo esteriore, ripetitivo, quasi 'ammaestrata', come ho visto molti. Poco utile per il proseguimento. Finchè possibile penso sia meglio che impari da sè, secondo i suoi interessi, liberamente, con minimi interventi. L'esempio del suo disegnare un cuore e del tentativo della bimba di imitarlo è positivo. Meglio però limitare al massimo gli esempi, solo per quanto servono a dare un iniziale input, altrimenti la bimba confronterà il disegno della mamma con il suo e rinuncerà a disegnare, c'è il rischio...

Per sentirvi più sicuri vi proporrei per un periodo di incontrarci un po' più spesso per tenere le cose in osservazione, tipo una volta al mese. E' una cosa che facevo regolarmente nell'ASL.

tiroide

Dottore, mi viene in mente che forse non le ho mai detto che nella mia famiglia ci sono diversi problemi di natura autoimmunitaria, più o meno gravi (io per prima ne ho uno).
Non so se rileva o meno. Nel dubbio preferisco farlo presente.
Grazie, a presto.

No, non credo che abbia

No, non credo che abbia rilevanza nella situazione attuale. Non mi sembra ci siano sintomi ipotiroidei.
Ne parli eventualmente con il pediatra, per un esame dei valori tiroidei nel sangue, e delle immunoglobuline ed emocromo nonchè altri titoli infiammatori (VES, PCR, ecc), per sapere se la bimba abbia anche lei alterazioni autoimmuni.
drGBenedetti

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