troppo agitato all'asilo

Buongiorno dottore sono la mamma di un bambino di 3 anni compiuti a novembre.
A settembre ha iniziato ad andare a scuola dell’infanzia.
Il bambino è sempre stato molto vivace; ma da quando è iniziata la scuola la maestra mi segnala un comportamento un pò troppo agitato.
Non le obbedisce, fa molti dispetti ai compagni quando la maestra gli dice di stare seduto si alza e il fatto di essere sempre agitato fa si che non riesca ad applicarsi nei lavori di scuola, come per esempio colorare dei disegni.
Alcuni disegni li colora bene, poi altri inizia a scarabocchiarli perché si è stufato.
Quando vanno in palestra fa quello che dice la maestra per un po’ e poi inizia a fare gli esercizi che dice lui senza seguire gli altri.
In un colloquio con lei io le ho chiesto se riesce a fare anche cose costruttive lei mi ha detto di si, ed in effetti non so se sia importante ma ha imparato molte poesie … e sa ripetere ciò che la maestra gli spiega.
A casa è un bambino vivace, ma comunque secondo me gestibile però la scuola è altra cosa. E io vorrei capire come gestire ciò che la maestra mi dice.
Dice che a casa dobbiamo aiutarla, ma in che modo? Io cerco sempre di dirgli di obbedire alla maestra ma poi io in classe non ci sono.
Un’altra cosa è che ogni volta che la nonna lo va a riprendere fa mille capricci per tornare a casa… inizia a correre a scappare mia madre si trova persa…. Poi arrivano a casa e piano piano si calma.
 
Vorrei un consiglio da lei sul da farsi … per me lui è il primo figlio, e sinceramente non so come gestire la situazione.
HO pensato che non si trovi bene a scuola, perché anche i compagni ormai lo hanno additato come il “cattivo” però non so se è giusto spostare il problema sulla scuola.

La tolleranza alla 'vivacità'

La tolleranza alla 'vivacità' è ovviamente variabile, però il contesto di gruppo può renderla un problema difficile da gestire.
Può darsi che il bimbo non riconosca che 'comandano gli adulti', in casa i genitori ( è così o no?) fuori le maestre la nonna, gli altri adulti. Invece magari vuole “comandare lui” e allora, se invece che essere una fase transitoria questa si prolunga e non si abitua che non è così, rischiate di andare incontro a dei guai, crescendo...
“Comandare”, o meglio occupare il posto di comando, non vuol dire essere despoti e tiranni, come invece rischia di diventare lui, ma assumersi la responsabilità di mettere regole e limiti e di 'guidare la barca'. Non occorre la forza, e tanto meno la violenza, basta la convinzione che deve essere così.
Ma i primi a dover essere convinti, di solito, sono i genitori, che invece spesso temono di 'fare violenza al bambino', a imporsi, e cercano invece di 'convincerlo' a parole, con spiegazioni defatiganti e inutili. Dura a capirla, spesso, ma non valgono spiegazioni e convinzioni, è in gioco il 'posto di comando'... E nessuno salirebbe su una nave dove il comandante è un bambino, per ovvi motivi.
La stessa cosa vale a scuola per le maestre, che debbono 'domare' la piccola tigre, e non possono farlo fare ( a scuola) dai genitori.
Resistenza, pazienza e determinazione sono gli ingredienti necessari a 'domare' anche le fiere più recalcitranti.
Cordialmente
drGBenedetti

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