amico immaginario

Gentilissimo Dottore,
probabilmente ha visto l'e-mail sul suo indirizzo personale con cui le chiediamo la data del nuovo appuntamento.
Nel frattempo eccomi di nuovo qui. Note positive: la bimba è più obbediente, almeno a casa. Sembra che stia capendo che ci sono delle regole e si stia rassegnando al fatto che non è più piccolissima...dico rassegnando perché mi sembra un po' persa...ma questa è una caratteristica che da tempo le appartiene. Ci cerca, ci chiama. Abbiamo invitato nuovamente un'amichetta...ho sofferto tanto, però, perché questa bimba diceva chiaramente di non voler giocare con la mia, la scacciava e la sensazione è che a scuola questa sia un po' la regola...le maestre definiscono questa bimba che (magari nel tempo cambierà, non giudico una bimba di quattro anni e mezzo)è prepotente, viziata, spadroneggia e tratta male (almeno la mia bimba)come una "leader", il tutto in un'accezione positiva....senza voler trovare un capro espiatorio, consapevole che le situazioni sono frutto in genere di tanti fattori, sono sempre più convinta che né le maestre né, probabilmente, alcune delle bimbe, facciano bene alla mia. Strana quanto si vuole, è piuttosto "candida", priva di malizia. Continuava a chiedere all'amichetta di giocare con lei, fra il triste e l'incredulo.
Suppongo che non ci siano stati progressi a scuola: a casa disegna delle figure colorate solitamente tonde...non si ritiene in grado di fare bei disegni e si blocca. Dice"Proprio non mi riesce". In questi giorni è triste. Qualche sera fa mentre la mettevo a nanna, mi ha raccontato: "la maestra mi ha sculacciata" e da lì abbiamo avuto un breve dialogo. ha raccontato...comincia a raccontare e questo mi sembra positivo. Lo ha fatto spontaneamente, mentre la coccolavo. Ovvio che non credo sia stata sculacciata. Forse la maestra è stata un po' più rigida. Parlando, infatti, qualche giorno fa è venuto fuori che la bimba, l'unica che si alza durante il programma didattico, veniva lasciata libera perché piangeva e, ovviamnete, ho ribadito che non è questo che chiedo, che la bimba avrà magari una carezza di consolazione e poi verrà riaccompagnata al suo posto dove starà lo stesso tempo degli altri, che segua o no il programma.... Ho ribadito che chiedo loro di insistere sul rispetto delle regole fondamentali, che è, come da lei detto più volte, la cosa principale che deve imparare.
Venendo al titolo: a scuola come a casa la bimba dialoga con le bambole, ma non solo: ha proprio qualcuno con cui dialoga, quello, credo, che in genere viene definito "amico immaginario". Il punto è che lei dialoga moltissimo con questo amico. Se lo fa a casa chissà quanto lo fa a scuola, dove, per un motivo o per l'altro, è isolata e mi pare di capire che non viene fatto uno sforzo "reale", con un po' di cuore, per aiutarla. Mio marito è convinto che sia proprio la scuola il problema....io non lo so, ma forse con la mia tendenza all'assunzione di responsabilità, ne ho sottovalutato il ruolo.
Ho letto dappertutto che l'amico immaginario non deve spaventare...ci sono alcuni aspetti, però, che mi preoccpano: la bimba dialoga, cioè parla sia per se stessa che per l'amico, che in realtà è una femmina (in passato era il bimbo che le piaceva)...l'amico le dice "X che colori hai usato", chiamandola per nome.....tutto questo, forse per le paure che non riesco a togliermi, mi spaventa. E' PREOCCUPANTE?? Come dobbiamo comportarci? Assecondarla? Chiederle qualcosa? Non dice niente su questa "bimba".

Le piace tanto giocare con questa "bimba" e le bambole, più che stare nella realtà con noi..per lei è tutto gioco, tutto fantasia (non sempre, ma molto) e di certo a scuola ancora molto di più...mi sembra proprio che si sia creata questa difesa. Vedo, però, delle aperture. Ripeto, quando c'è un bimbo vero, lei è contenta e ci gioca....ma sentisse che dialoghi elaborati con la "bimba" immaginaria.
A parte la preoccupazione, mi rattrista pensare che anche adesso mia figlia è in un posto in cui è sola e forse anche presa in giro per le sua stranezze....lavora tanto di fantasia, mentre la realtà è fatta di bambini concreti che sembrano piccoli adulti, che non seguono i suoi giochi fantasiosi e di cui forse lei non segue i giochi più concreti...

Si pone anche il problema del prossimo anno scolastico, di cui vorrei parlarle: la scelta della scuola....è evidente che la situazione attuale, che a questo punto dura da due anni, non va bene.
In attesa del prossimo incontro, La ringrazio di tutto e la saluto.

E' probabile che la bimba

E' probabile che la bimba ricorra a un amico immaginario con cui chiacchierare, visto che non ne trova uno vero. Dall'esempio che porta, penso che forse è bene selezionare meglio gli amici da invitare: anche fra i bambini ci sono quelli più disponibili e quelli meno. L'amicizia non si può imporre, e neanche si può insegnare come si fa a fare amicizia. Capisco le sue preoccupazioni, che però ora mi sembrano un po' cambiate rispetto a qualche tempo fa. E questo è un aspetto positivo. Vedremo come reagirà la bimba ai nostri prossimi incontri.
Cordialmente
drGBenedetti

ha ripreso a pensare a voce alta

Gentilissimo Dottore,
prima o poi dovrò pensare davvero di farmi aiutare anch'io. A volte, come oggi, mi sembra di non farcela più. La bimba (a parte gli amici immaginari)aveva quasi smesso di "pensare a voce alta". Ora invece ci risiamo. Non so se ciò dipenda dal fatto che sta sempre sola a scuola. In effetti, è meno evidente nei fine settimana. E' come un "flusso di coscienza"...a voce alta...non so perché lo faccia. A volte è difficile farla smettere. E poi ci risiamo: a me sembra che "s'inceppi". Dice qualcosa di sensato, poi lo ripete mille volte....Mio marito è convinto che a volte lo faccia apposta....Io non so più che pensare, sono distrutta.

Per il resto, molto meglio l'intestino (non le abbiamo più detto niente né aiutata con niente)...a tratti sembra meno trattenuta.

A tratti sembra tutto "normale"...poi ci sono giornate in cui torno da lavoro e la vedo "isolarsi", raccontare, inventare, parlare a voce alta come se nessuno fosse lì...mi chiedo se passerà.Ogni volta che trovo qualche personaggio singolare che parla da solo in autobus (da cui tutti si allontanano, anzi..."ci allontaniamo")mi viene voglia di piangere.
A presto.

Beh, oggi, con i telefonini

Beh, oggi, con i telefonini invisibili, quasi tutti 'parlano da soli'...
Mi scusi lo scherzo, ma penso che sia bene sdrammatizzare un po'. Vale anche per lei la risposta che ho appena dato. Lo sviluppo e la vita sono fatti ad alti e bassi, e l'importante è resistere a andare avanti e tenere la rotta. Oltretutto è il modo migliore di aiutare i figli, che devono imparare a stare nel mondo, con le loro caratteristiche.
Forse parlare fra sè è anche un modo di stare più tranquilla, se parlare con altri, anche in casa, è fonte di ansie...
Ci vediamo fra pochi giorni, se non sbaglio...
Cerchi di resistere e non farsi spaventare, altrimenti fra l'altro non si possono affrontare le difficoltà quotidiane. Ogni giorno ha il suo affanno...

Lei chiama questa bimba

Lei chiama questa bimba immaginaria "bambina piccina", la accudisce, le dice in tono dolce cosa fare o non fare...sembra che imiti me....faccio psicologia spicciola se lo interpreto come un modo per supplire alle mie carenze o almeno a quelle che lei percepisce come tali? Lavoro, fratellino che ormai scappa da tutte le parti e va sorvegliato a vista, cena da preparare...

Sì, le mie preoccupazioni sono un po' diverse da prima perché, anche sevedo che la mia bimba è in difficoltà, non credo proprio che sia autistica (tranne quando mi assale il panico)e mi danno per il terrore che per tanto tempo ho avuto dentro e che riaffiora a tratti...ieri abbiamo giocato insieme con le bambole, voleva che le vestissi con lei. A letto mi chiede le coccole, tra l'altro conosce tutte le parti del corpo...sembra che quello che le dico lì per lì non le interessi, poi però ritira fuori tutto: "ma dammi un bacino sul palmo della mano...dell'altra, ma mordimi la pianta del piede..."Conosce perfettamente i numeri (a due anni contava gli scalini fino a tredici, poi ha smesso)...almeno fino a dieci, SOLO CHE NON LE INTERESSA. E' dolce, osservatrice e anela il contatto fisico, anziché rifiutarlo. Ha una buona proprietà di linguaggio che però ha difficoltà ad utilizzare per rapportarsi agli altri, soprattutto ai bimbi. Con gli adulti, almeno a casa, le richieste ci sono. Risponde anche un po' di più alle domande.

Preoccupazioni un po' diverse, sì, ma pur sempre preoccupazioni....la scuola, soprattutto. E la sensazione che la piccola non sia felice, si senta sola...
Attendiamo di sapere la data del prossimo incontro ela ringrazio anch'io per la sua disponibilità, come sempre, anche in questo.

aggiornamenti

Gentilissimo Dottore,
rieccomi con dubbi ed “altalene” di umore. Due giorni fa Le avrei scritto illustrandole progressi evidenti della bimba: molto più presente (anche se sempre restia al “dialogo”, poco loquace, tendenzialmente chiusa). La vedevo molto presente con lo sguardo, intendo dire che la vedevo guardarmi negli occhi, in modo “prolungato” e non un attimo, di sfuggita. Era entusiasta, piuttosto serena (anche perché è stata a casa, un po’ con i nonni, un po’ con me). Ci chiamava per giocare (a quel che voleva lei), ma coinvolgendoci, curiosa di tutto. Sempre scarsa l’attenzione. Si stancava presto, come al solito, della maggior parte dei giochi, ma non sempre…addirittura mi ha chiesto: “mamma, mi fai la lettera M?”…Poi non prova nemmeno a rifarla ed è talmente incerta ancora graficamente che non so se potrebbe riuscirci. Ovviamente le ho fatto la M senza chiederle di rifarla. Ero, comunque, piuttosto serena e fiduciosa. Tra l’altro, a parte l’intestino che finalmente non è più un problema perché “se la cava da sola” in serenità, ha iniziato a sfogarsi di più e a me pare positivo. Sembra una specie di sfogo in ritardo di mesi: piange disperata, gridandomi: “Mamma ti voglio….coccolami…mamma vieni”. Tra l’altro, quando gioca da sola o “parlotta” (cioè, sempre) parla benissimo, struttura bene le frasi, ha un vocabolario ricco ed è sicura nell’utilizzarlo.
...Per me è davvero dura gestire i bimbi: entrambi gelosissimi, si “aizzano” a vicenda nel piangere e farmi i dispetti e le assicuro che da sola non è facilissimo. .... Dalle cuginette: la chiamano per giocare con il didò (pasta da modellare) e lei risponde a gran voce: “Sì, io voglio giocare”. Dopo di che si mette al tavolino con loro e fa strani pupazzetti (sembrano più strisce) che comincia a far “dialogare” in modo più o meno ripetitivo (la ripetitività di mia figlia cambia di giorno in giorno, quindi magari un giorno dice mille volte che c’è un incendio e ci vogliono i pompieri, poi il giorno dopo o anche lo stesso giorno cambia repertorio). La cuginetta le chiede : “mi dai il coltello?” e lei zitta, pare che non senta. La richiesta viene fatta altre volte, alla fine quasi urlando. E lei niente. Alla fine intervengo e le dico: ”Guarda che ti ha chiesto il coltello, glielo dai?” Risposta: “Sì, glielo do” E glielo dà. Secondo mio marito questa (è solo un esempio di ciò che accade spesso e probabilmente è così anche a scuola) è timidezza, tanta timidezza. Poi però la stessa cuginetta va a chiamarla dicendole: “Vieni, c’è il gelato” e dopo un nanosecondo ha già risposto: “Sì, vengo” ed è già seduta a tavola, dove reclama il suo gelato, ma poi le dico di aspettare il suo turno e lo fa. Una volta che l’ha finito, ne chiede ancora.
A casa dei nonni, io e lei facciamo una torta. Le dico che ci vogliono otto cucchiai di farina e di contarli: non lo fa, è incerta, finisce i numeri che inizio io: u…no, du…e. Dopo il sette ridice “due”. A due anni contava fino a tredici….com’ è possibile? A me sembra solo tanto tanto tanto distratta, ma tanto (perché???? E come aiutarla?). Tutto questo mi spaventa. Appena tornati a casa dopo aver pranzato dalla zia, la tata che per fortuna è venuta a darmi una mano le chiede: “Dove sei stata a pranzo?” e lei non risponde. Alla fine risponde che è stata a pranzo dalla nonna. E non è vero…le dico “ma come? Siamo appena tornate…dove siamo state?” e Stavolta s’inventa qualcun altro. Ho perso la pazienza (forse ho fatto male…), le ho detto che si risponde quando qualcuno fa una domanda…l’occasione è stata buona per mettersi a piangere e gridare “Mamma”, una scena come se l’avessi abbandonata. Invece di accorrere l’ho lasciata un po’ sfogare (di solito accorro subito)…si fermava e poi ricominciava per farmi accorrere…alla fine è tornata con la coda fra le gambe e ha detto: “Ho mangiato….dalla nonna” (invece eravamo dalla zia)….possibile? Lo fa apposta? Io spero di sì, ma a questo punto non lo so più.
Come pensa dovrei comportarmi?
Continuo a chiedermi: starò agendo bene? Dovrei “aiutarla” in qualche modo? La sto lasciando libera (difficilmente le vengono poste delle domande come ieri), ma mi chiedo se sto facendo abbastanza per lei.
Cosa devo pensare?
Grazie e, spero, a presto

Gentile signora. Una volta si

Gentile signora.
Una volta si sarebbe parlato forse di uno ' strano carattere'. Mi sembra che negli esempi riferiti sua figlia 'non voglia' fare come Lei si attenderebbe. Per qualche motivo forse 'si rifiuta' di essere 'come tu mi vuoi'.
Io penso che sia meglio accettarla com'è, limitandosi a mettere limiti là dove è strettamente necessario per motivi reali, non formali. Forzare a certi comportamenti secondo me ottiene che uno impari a comportarsi in modo 'finto', non sincero, non spontaneo. Che credo sia la cosa peggiore per la formazione della propria personalità. Non si può insegnare a fare amicizia, a trovarsi con gli altri, a giocare, è una cosa che si scopre da sè, se ci sono le condizioni favorevoli e non ci sono troppi ostacoli. Gli 'insegnamenti' degli adulti a volte sono di ostacolo, perchè spesso sono più formali che sostanziali, e derivano da esigenze loro e non dei bambini.
A mio parere gli adulti dovrebbero limitarsi a sorvegliare i bambini per la loro sicurezza, ma lasciare che scoprano e imparino dalle loro esperienza, fornendo loro occasioni di esperienze utili, se possibile. E ovviamente essere disponibili per i loro bisogni, ma spesso è difficile distinguere i bisogni dei bambini da quelli degli adulti. Non è facile, ma nessuno è perfetto e fa parte dellaa vita anche adattarsi a situazioni non perfette, ma reali.
Cordiali saluti
drGBenedetti

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