cambio comportamento - bambino 5 anni - separazione in atto

Buongiorno,
vi scrivo per chiedere aiuto riguardo la situazione che attualmente vivo con mio figlio. Un anno e mezzo fa ho lasciato mia moglie, con la quale ho un bambino di 4 anni e mezzo. Premetto che, essendo tutta la settimana lontano da casa per lavoro, mio figlio e mia moglie hanno sempre vissuto a casa della sua famiglia mentre nel fine settimana ci univamo presso la nostra abitazione. All’atto della separazione ( non ancora legale ), mio figlio e mia moglie sono rimasti a vivere nella casa dei genitori di lei. Tra alti e bassi, tralasciando le scenate ed i litigi in sua presenza e le imposizioni che ho dovuto subire da parte di mia moglie in attesa del pronunciamento del giudice, mi è stato permesso di vedere mio figlio con buona continuità ( mai un intero fine settimana però! ).
Vengo ora al punto: dopo una iniziale ( qualche mese ) ritrosia da parte di mio figlio nel vedermi e condividere con me il suo tempo da soli, sembrava avesse accettato la “nuova” dolorosa situazione: uscivamo, facevamo tante cose assieme, giocavamo, disegnavamo, trascorrevamo assieme intere giornate, ecc….. e lo vedevo più sereno. Da qualche tempo a questa parte, diciamo quasi 2 mesi, la situazione è precipitata poiché il bambino si oppone nettamente a trascorrere del tempo da solo con me fuori casa, anche semplicemente per una passeggiata, un gelato, giocare al parco, a fare qualsiasi cosa insomma. Ho provato in tanti modi diversi a convincerlo a non stare sempre rintanato in casa ma è stato tutto vano. Viceversa, con la mamma o con la nonna è + propenso ad accettare le proposte di fare qualcosa di diverso dallo stare solo in casa a colorare, disegnare ecc…
Mi chiedo: perché assume questo atteggiamento oppositorio? È legato soltanto alla situazione o anche all’età? Come comportarmi? devo continuare ad assecondarlo in queste sue scelte, come fatto fino ad ora, oppure devo un minimo impormi e costringerlo a fare “altro”? può essere in qualche modo condizionato?
Ho provato a parlargli + volte ma un paio di volte mi ha detto “tanto se non vieni non mi fa niente” ma i suoi atteggiamenti, il suo coinvolgermi in ciò che fa dimostra il contrario.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta.

Se capisco bene la casa in

Se capisco bene la casa in cui vede suo figlio, e da cui ora lui non vuole uscire con Lei, è quella della famiglia materna, mentre Lei è rimasto nella casa coniugale.
Lei continua ad essere assente durante la settimana e vederlo solo il fine-settimana?
E' probabile che suo figlio viva come casa sua quella in cui è vissuto di più: si tratta forse di costruire un posto nella casa e nella vita del padre che possa vivere ugualmente come suo...
E' comunque importante arrivare al più presto ad accordi ben definiti per stabilire l'affidamento e la suddivisione degli spazi e dei tempi fra i genitori.
drGBenedetti

La ringrazio per la

La ringrazio per la risposta.
In realtà il bambino continua a vivere nella casa della famiglia materna che individua come la casa in cui è nato e cresciuto mentre io, durante il fine settimana, sono tornato a vivere dai miei genitori.
Sì, durante la settimana sono lontano mentre ogni fine settimana torno nella città in cui lui vive per vederlo.
La difficoltà è proprio nell’attuare ciò che Lei consiglia poiché il bambino si ostina a non voler uscire. Mia moglie ovviamente si spende pochissimo/nulla nel convincerlo a vedermi fuori casa….. a questo aggiungo che lo influenza, in modo + o – inconscio, ad essere negativo nei miei confronti.
Mi sto attivando nel definire tempi e modi di affidamento, spazi e tempi ma nel mentre cosa faccio?
Potrei continuare ad “elemosinare” visite presso la casa di mia moglie e sopportare una situazione quantomeno pesante psicologicamente, poco proficua per la creazione di un rapporto con lui e per me pericolosa “legalmente”?
Posso non farmi vivo per qualche giorno/settimana e vedere come reagisce?
Posso costringerlo ad uscire?
Io non so + cosa fare.

E' inevitabile che il bimbo

E' inevitabile che il bimbo venga influenzato dall'ambiente in cui sta, che gli appare ovviamente l'ambiente più importante per lui, e del genitore più forte, cui gli conviene essere attaccato. Si può creare in questi casi una situazione difficile e complessa, che può complicare molto il suo futuro. Bisognerebbe che entrambi i genitori ne fossero consapevoli in modo da cercare di favorire l'uscita da questa fase. E' importante quindi che si chiariscano quanto prima e quanto più possibile i rapporti fra i genitori, con accordi chiari sulle visite al padre.
Il bimbo non vuole più vedere quindi nemmeno i nonni paterni.
Spero sia possibile convincere la madre che tagliar via dall'esperienza del bambino tutto il mondo del padre è molto contrindicato perla salute psichica stessa del bimbo, oltre che contro qualsiasi legge: il bambino ha due genitori e, a meno che non ci siano provvedimenti del Tribunale di limitazione della patria potestà, il bambino ha diritto ad avere ampio rapporto con entrambi i mondi dei due genitori.
Nella fase attuale, dopo un chiarimento con la sua ex moglie, potrebbe chiedere che fosse lei a portarlo a casa dei nonni paterni. Se lei non collabora la situazione si fa molto più difficile.

Confermo: fino a qualche mese

Confermo: fino a qualche mese fa trascorreva con me e coi miei familiari l’intero sabato e a volte parte della domenica mattina. Ora ci rifiuta: la cosa strana è che quando i miei genitori, in particolare mia madre, si recano da lui in visita, è contento, rende loro partecipi della sua vita, delle sue esperienze, dei suoi giochi ecc…..
Essendosi ora asserragliato in casa, mi è impossibile anche solo incontrarlo fuori dalla casa in cui vive.
Come correttamente dice lei, la mia ex moglie dovrebbe essere collaborativa. Ma se continuasse ad essere un ostacolo? Che strade ci sono?
Cosa potrei fare per “stimolarlo” e distoglierlo da questa reclusione in cui si trova?

Forse la cosa migliore è

Forse la cosa migliore è avere pazienza col bambino e non pretendere cose che evidentemente lui in questo momento non è in grado di fare, e invece cercare la collaborazione di sua moglie, evitando di alzare i livelli di scontro, anzi cercando di diminuirli, senza adire le vie legali, salvo che per regolarizzare la situazione e fissare gli accordi, come normalmente avviene nelle separazioni.

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