farmaci

Buongiorno Dott. Benedetti,
è parecchio che non le scrivo. Sta per finire il primo anno di scuola media di mio figlio L. che ricorderà come "non accetta regole". Quest'anno è stato un disastro, poiché mentre le facoltà cognitive di mio figlio restano intatte, quelle comportamentali peggiorano. E' sempre meno capace di controllarsi, soprattutto a scuola. Nonostante la presenza dell'insegnante di sostegno e dell'AEC spesso non si riesce a farlo stare tranquillo: non sta in classe quasi mai; la didattica viene condotta al di fuori dell'aula e quando sta con gli altri spesso disturba in mille modi diversi: urla, dice parolacce, lancia oggetti, mostra i genitali, tocca adulti e coetanei. Quando era più piccolo riuscivano a condurlo ovunque, ma ora che è grande e grosso spesso non riescono, nemmeno con la forza, a spostarlo da dove si trova. La terapeuta che aveva l'anno scorso si è dichiarata impossibilitata ad andare avanti, visto che L. passava l'intera ora di terapia ad urlare o fare ginnastica. Quindi mi sono rivolta all'AIDAI, dove è stato preso in carico da una terapeuta che dopo averlo visto per 3 volte ha dichiarato che la terapia a studio non è adatta a lui. Ha stilato un progetto che prevedeva un'osservazione scolastica e sessioni di "formazione" per i docenti. La scuola, ovviamente, nonostante chiedesse consigli alla dottoressa durante i glh, si è molto "offesa" e, solo dopo molte resistenze, ha accettato solo la parte dell'osservazione in classe, che però inizierà l'anno prossimo. Giorni fa mio figlio ha fatto male ad una professoressa lanciando uno zaino contro le sue gambe. Qualche giorno prima aveva preso a calci e graffi l'insegnante di sostegno. Alla luce di quanto esposto sono arrivata alla conclusione che forse hanno ragione tutti (compresa la dott.ssa dell'AIDAI): qui ci vogliono i farmaci. Io, però, benché preoccupata e spaventata, sono perplessa per un'unica ragione: so che a quest'età il lobo prefrontale dei bambini non è ancora completamente formato; non c'è il rischio che il farmaco si metta a fare un lavoro che dovrebbe imparare a fare il cervello? Cosa può dirmi in merito? La prego non mi consigli di nuovo di far legare mio figlio al banco: sarebbe completamente inutile, non solo perché si innervosirebbe ancora di più, ma perché il problema maggiore è la voce! Oltre a legarlo bisognerebbe recidere le corde vocali.
La ringrazio per l'attenzione

Forse potrebbe bastare un

Forse potrebbe bastare un bavaglio...
A parte la battuta -che La prego di scusarmi ma è indicativa del vedere le soluzioni più drastiche e non quelle più leggere-mi fa piacere avere vostre notizie anche se mi spiace che le cose continuino ad essere molto complicate. Le vorrei chiedere come va al di fuori delle ore di scuola, con Lei, con il padre, con altri. Evidentemente non si è adattato alle richieste comportamentali scolastiche ( e sociali in genere?). L'apprendimento come va? Il rapporto con i coetanei? Occupazioni extrascolastiche?
In effetti descrive le noie che dà agli altri, ma non capisco bene come sia suo figlio, 'dentro di sè'. Qualsiasi regola o limite gli fa scattare reazioni incontrollate?
Ho visto altri ragazzi 'oppositivo-provocatori' (se è questa la 'diagnosi') trovare un loto assetto più aderguato verso la fine della scuola media, se la scuola è riuscita a resistere e a trovare i modi più utili per trattare con lui, per cui la proposta della nuova terapeuta forse è condivisibile. Le scuole raramente però si accontentano e spesso lo scontro è anche fra scuola e altri adulti. Tutti gli insegnanti a scuola sono 'contro' di lui?

a scuola e fuori

Non si preoccupi per le battute, ho sempre apprezzato il suo spirito e inoltre avrà capito che non mi scandalizzo di fronte a proposte "drastiche", purché risolutive. Come sempre il problema, al di fuori della scuola, si dimezza (altrimenti dovrei prenderli io i farmaci). Certo è fastidioso, soprattutto con il fratello più piccolo che spesso tormenta; oppone resistenza alle richieste, ma poi cede e alla fine fa più o meno tutto quello che gli viene chiesto, soprattutto nelle nostre case (quella mia e quella del padre). A nuoto non si distingue da un bambino "normale". Fuori scuola, in sostanza, è oppositivo e provocatorio, ma in una forma assai più lieve e sopportabile. La relazionalità è molto bizzarra: è come se fosse allergico ai sentimenti positivi (amore, amicizia, gratitudine, ecc.); se qualcuno lo saluta, ad esempio, risponde:-Ma questo che vuole?!- Oppure -Vaffanculo-. Riesce ad essere affettuoso solo con noi genitori. A me richiede spesso conferma del fatto che gli voglio bene e mi dichiara spesso il suo affetto (-Ti adoro!-). Per il resto che dire? Sembra che non abbia una teoria della mente, cioè non è empatico con nessuno; non valuta le conseguenze di quello che fa e non considera minimanete gli effetti che le sue azioni o le sue parole avranno sugli altri. Il suo eloquio è noioso, poiché parla solo delle poche cose che lo interessano (le sue invenzioni tecnologiche, sostanzialmente). I coetanei si mostrano con lui a volte divertiti, a volte compassionevoli, mai, mi pare, spaventati (al suo compleanno sono venuti tutti), ma non ha nessun vero amico. Continua ad avere le sue "fissazioni", anche se in maniera meno pervasiva. Gioca molto con i videogiochi. Gli insegnanti, almeno a parole, non mi sembrano "contro" di lui, ma, in generale "contro" qualsiasi forma di rottura di palle e visto che il suo comportamento è molto fastidioso a volte mi chiamano e chiedono che io lo vada a prendere prima. Ovviamente non lo faccio poiché, l'ho spiegato molte volte (e anche la terapeuta durante i glh), sarebbe per lui un rinforzo; interpreterebbe il proprio dare fastidio come una buona strategia per uscire prima dalla scuola che lui, di fatto, odia. Il rendimento scolastico, considerata la situazione, è accettabile, ma la scuola, sempre nell'ottica della riduzione del danno, lo fa stare quasi sempre fuori dall'aula e lo fa lavorare da solo con l'insegnante di sostegno; L'AEC non vuole fargli fare didattica e siccome per legge può rifiutarsi, L. di fatto fa solo 18 ore di lezione a settimana su 30. Secondo la terapeuta i farmaci lo aiuterebbero a stare tranquillo e quindi ad accettare le regole e, forse, a riprendere la terapia a studio, attualmente ingestibile in quanto lui si oppone urlando, ruttando, ecc.
Mi piacerebbe che lo conoscesse. A luglio lavorerà? Forse potrei venire con lui a Firenze. Magari non servirebbe a nulla, ma a volte un occhio esterno e competente può aiutare....

Mi spiace che non si sia

Mi spiace che non si sia accorta che a Gennaio ho fatto due giorni di visite a Milano. Può darsi che ci torni. Nessuna difficoltà a vedervi a Luglio, a Firenze o più probabilmente a Grosseto, se doveste fare qualche giorno di vacanza in Maremma.
Di solito comunque - almeno nella mia esperienza - nei casi in cui il comportamento è disturbato solo o quasi a scuola, con la maturazione diminuiscono i comportamenti disturbanti e si adattano meglio. Per cui vale la pena cercare di restare al passo con l'apprendimento e 'resistere' sia ai suoi comportamenti che alle reazioni della scuola cercando di minimizzarle. E' utile se c'è qualche insegnante 'dalla sua parte', con cui cioè - per caratteristiche dell'insegnante - i problemi sono minori.
Non ho idea se i sedativi possano aiutarlo, - ovviamente i farmacologi dicono di sì, "per tutta la vita" ovviamente - temo che il rimedio sia una toppa peggiore del buco, sommando tutti gli aspetti. Forse è bene pensare che la scuola è uno strumento per, non lo scopo della vita, per cui se le cose fuori sono sopportabili, resisterei ancora.
Da quanto intuisco sicuramente un lavoro terapeutico individuale con lui deve essere altamente frustrante e faticoso per un terapeuta, anche se probabilmente non inutile. Ovviamente anche la terapeuta dovrebbe limitarsi a 'resistere' senza attendersi molto altro, a lungo. Forse per un po' ancora varrebbe la pena di resistere,a ritmi leggeri, tipo una volta a settimana, aggiungendo una regolare consulenza alla famiglia, in incontri periodici con i genitori anche se separati e il ragazzo ( e fratello/sorella, non mi ricordo...), fatti da professionisti diversi.

Siamo di Roma, dottore,

Siamo di Roma, dottore, senz'altro cercherò di raggiungerla a Firenze o Grosseto. Nel frattempo è proprio la scuola a non resistere. Ieri, per fare un esempio, mi hanno chiamato perché all'ultima ora non c'era l'AEC e la cooperativa non aveva mandato sostituti, quindi volevano che io andassi a prendere L. Io, ovviamente, mi sono rifiutata perché così facendo darei a L. un messaggio sbagliato. In altri momenti anche loro sembravano d'accordo, invece ieri me ne hanno dette di tutti i colori: sono un genitore irresponsabile che delega tutto alla scuola mettendo a repentaglio l'incolumità di tutti; hanno già consultato l'avvocatura del Miur, vogliono chiamare un'ambulanza per fargli un TSO e, infine, io non faccio abbastanza per mio figlio. Fortunatamente dopo tanti anni mi sono un po' "abituata" alle minacce! Non mi sembrano proprio inclini a resistere. Sto tentando di ottenere un appuntamento con il Bambin Gesù, ma non è facile. Riguardo ai farmaci leggevo che ce n'è uno per l'ADHD il cui effetto dura solo 5 ore; forse, alle brutte, potrei dargli quello la mattina prima di andare a scuola e basta... Màh, le farò sapere, intanto la ringrazio.
Per l'appuntamento devo prenotare ora o la contatto a fine giugno?

Molte scuole fanno così e non

Molte scuole fanno così e non è facile per i genitori resistere - il padre che dice?...
Mi sa che fra un po' riproporranno scuole o classi speciali, come qualche decennio fa e come tuttora succede in quasi tutti gli altri paesi.
Quanto ai farmaci il rischio è che si diano ai bambini per soddisfare gli adulti, ma effetti collaterali ecc se li devon subire i bambini...
Fra Roma e Milano avevo confuso, in effetti ero venuto lì in Novembre. Non c'è necessità di prenotare in anticipo.

Il padre riferisce che a casa

Il padre riferisce che a casa sua, come a casa mia, il disturbo è gestibile. Anzi dice che con lui L. è più ubbidiente che con me. Partecipa a glh, comunicazioni con gli insegnanti e colloqui con i terapeuti in misura minore rispetto a me, ma si interessa. Di base sono io a prendere le iniziative circa gli interventi terapeutici poiché, lui dice, non è esperto in questo settore in quanto lavora in banca. Si mostra più preoccupato di me circa il sovrappeso di Ludovico, dovuto un po’ alla sua difficoltà di autoregolarsi anche in questo, un po’ al fatto che i compagni di scuola gli regalano molte merende (il cibo è un grande veicolo relazionale), pertanto, nonostante a casa lo teniamo sotto controllo il più possibile (anche chiudendo a chiave la cucina), a scuola nessuno si prende la briga di contenerlo, nonostante le nostre sollecitazioni. Il 26 andremo da un altro neuropsichiatra infantile, indicatoci dalla terapeuta. Non so cosa aspettarmi, anche perché davanti ai medici L. offre il peggio di sé, comunque le farò sapere.

Aggiornamento annuale

Salve Dottore,
ormai ho preso l'abitudine di darle nostre notizie almeno una volta all'anno, quindi rieccomi. Ricorderà che sono la madre di un ragazzo "oppositivo-provocatorio" con problemi soprattutto nell'ambiente scolastico. A seguito dell'ultimo contatto (11 maggio 2015) siamo stati da un neuropsichiatra del "Bambin Gesù", che gli ha prescritto un farmaco adatto all'ADHD. Abbiamo quindi condotto una sperimentazione estiva, ma non è andata bene: lo rendeva ancor più agitato e non lo aiutava affatto a concentrarsi, come avrebbe dovuto. Quindi abbiamo cambiato farmaco: il Risperdal, in sostanza un antipsicotico che dovrebbe assolvere una funzione sedativa sui comportamenti più impulsivi. Devo ammettere che questo ha funzionato e la somministrazione sta continuando senza effetti collaterali. L. stesso ammette di sentirsi "meno preoccupato". Visto il successo, constatato anche a scuola, sul controllo degli impulsi aggressivi, la terapeuta ha accettato di riprenderlo a studio, ove si reca una volta a settimana. Mi pare di intravedere qualche miglioramento nel senso dell'integrazione di sentimenti positivi, ai quali prima era allergico. Oltretutto adesso aspetto una bambina, che nascerà a giugno, e lui appare molto intenerito da questo evento. A scuola, comunque, le cose non vanno affatto bene poiché ormai i professori lo temono e gli fanno fare quello che vuole: cioè quasi nulla. Non hanno accettato il progetto di formazione proposto dalla terapeuta e continuano, a mio avviso, a brancolare nel buio. Sono molto preoccupata per l'istruzione che non procede e per la condanna, ormai palese, ad una vita lavorativa di serie "B" da povero handicappato. Anche nella sfera relazionale L. non è certo al passo con un normale tredicenne: continua a non avere amici, sebbene riscuota la simpatia generica di tutti i coetanei, e si vergogna moltissimo di interessarsi alle ragazze; per cui, di fatto, sta sempre solo. Io continuo imperterrita a mandarlo in psicoterapia nella speranza che le cose possano ulteriormente migliorare e, tra momenti di depressione e momenti di speranza, faccio la madre come posso.
Grazie per l'attenzione.

La ringrazio per

La ringrazio per l'aggiornamento. Lieto per il nuovo evento, che porti fortuna!
Purtroppo i farmaci non sono selettivi quanto si dice, e i sedativi (o antipsicotici, o neurolettici, ecc) hanno un effetto appunto di sedazione globale, sia per gli aspetti negativi ma anche per tutta l'attività mentale ( e danno spesso la sindrome metabolica, con aumento di peso, sballo insulinico ecc). In caso di necessità e in mancanza di meglio si usano, ma ritengo che non siano la terapia di scelta e bisogna pensare anche alle conseguenze nel lungo periodo, tanto più in età evolutiva. Uno di quelle più rischiose è quella di diventare consumatori di farmaci a vita. Come sa io ritengo che sia utile, se possibile, un lavoro contutta la famiglia, anche se divisa. Comunque quello di resistere e non gettare la spugna è sicuramente l'indicazione fondamentale, anche se spesso può essere molto faticoso, ed è positivo che sia la mamma che la terapeuta resistano e non demordano.
Con i migliori auguri,
cordialmente

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