borderline

Salve, non so da dove cominciare. Vorrei capire se soffro di disturbo borderline. Ho letto molto al riguardo e nei tratti, quasi tutti, mi ci rispecchio ma i dubbi del contrario nascono per due motivi: credo sia sbagliato e abbastanza comune leggere di qualche malattia e dire si ce l'ho io (siamo tutti un po ipocondriaci su) e perche ho la consapevolezza di averlo (che paradosso), uno dei tratti è proprio l'incapacità nell'ammetterlo. Ora non so, cercherò di fare un riassunto breve della mia vita e delle mie emozioni. Sono una ragazza di 26 anni. Infanzia turbolenta caratterizzata da separazione genitori, mancanza di privacy poiche abitavamo in tanti in una piccola casa, continui traslochi nell'invano tentativo di mia madre di costruirsi una vita io lei e il partner (sono stati due), ho iniziato a lavorare dai 14 anni ma solo stagionalmente (d'inverno andavo a scuola), mi sono iscritta all'università ma l'ho lasciata, ho avuto poche storie ma lunghe (mai stata per piu di un mese single) di cui una con una donna, ho sempre tradito (lo faccio di continuo, lo ammetto e non ho sensi di colpa), sono sposata da un anno e mezzo ma sto pensando di separarmi. Ora la mia visione: odio ma allo stesso tempo amo mia madre, non le perdono molte cose che non starò ad elencare. Amo mio padre ma lo conosco da qualche anno (quando ero piccola aveva problemi di droga ed era violento con se stesso e con mia madre). Credo di essermi sposata solo per avere una casa e qualcuno che si occupi di me, non lo so perche a tratti siamo felici (periodi si e periodi no caratterizzano tutta la mia vita, nei quali sono io a decidere tutto, come si dice faccio/sfaccio e gli altri sono solo succubi e in attesa delle mia scelte, poichè ho sempre prediletto partner che in qualche maniera mi amano a tal punto da sopportare cose inimaginabili come appunto continui tradimenti). Sono sempre stata molto aggressiva e violenta ma ci ho lavorato su ed ora riesco a vivere l'ira senza alzare le mani, tranne qualche rara crisi. Da bambina, credo per attirare attenzioni, mi autolesionavo ma l'intento non era farmi male o tentare davvero il suicidio ma poter dire guarda cosa mi hai fatto fare. Vivo per le relazioni umane ma ho rapporti profondi dove ora amo ora odio. Non sopporto che le cose non vadano come avevo programmato, vorrei poter gestire tutto ed essere preparata a qualche eventuale delusione ma ovvio che non va sempre cosi. Da sempre analizzo me e il mondo che mi circonda. Durante il periodo adolescenziale ho fatto uso di droghe, ora bevo. Cerco di mantenermi, so che è sbagliato ma cedo agli eccessi. Esteticamente sono una persona non proprio omologata, mi piace sentirmi diversa e odio se qualcuno cerca di "copiarmi". Solo una volta parlai con una neurologa (tra l'altro restando insoddisfatta per il poco tempo dedicatomi ma credo fosse perche gratis) a causa di un mal di testa che ho da anni ma solo a tratti, disse che ero nervosa, ipersensibile agli stimoli esterni ed estremamente emotiva. Ultimamente c'è stato un episodio che mi ha scatenato una forte crisi e dalla settimana prossima inizierò una terapia con uno psicologo (cosa da me sempre desiderata ma per motivi economici mai fatta). Con questo, credo di aver fatto un riassunto abbastanza esauriente, alcune cose le ho omesse ovvio. Vorrei sapere cosa ne pensa e se, durante la terapia che inizierò mi consiglia o meno di dire che ho questo dubbio sull'avere o no tale disturbo. Grazie per la disponibilità.

E' assurdo dire di "soffrire

E' assurdo dire di "soffrire di disturbo borderline". Ma oggi usa molto esprimersi così. E' come se uno che zoppica per traumi vari subiti dicesse di soffrire di zoppia, o disturbo zoppicante, o simili.
Lei 'zoppica' a livello psicologico, apparentemente, dalle caratteristiche che ha descritto del suo modo di essere, per motivi cui concorrono probabilmente le esperienze che ha fatto. 'Traumatiche', forsee, ma la vita dipende dall'entità dei traumi e dalla possibilità di rimediarli: zoppicare può essere più o meno invalidante, se non ci sono lesioni troppo gravi si può recuperare, se magari non si prendono posture 'viziate' e abitudini che mantengono aperte le ferite...
Anche il cercare una 'vita spericolata' può essere una conseguenza delle esperienze passate, quasi uno avesse preso l'abitudine e volesse verificare di esistere dai rischi e dalle sofferenze che infligge a sé e agli altri. 'Soffro (faccio soffrire) ergo sum'... Meglio se uno può tornare al più consono 'cogito, ergo sum' e a usare di più la mente che le azioni.
Siamo tutti sul confine di qualche cosa (questo vuol dire 'borderline': linea di confine...) e tutti 'migranti' attraverso tanti confini. Todo cambia, come dice la canzone... La questione è di togliersi vecchi paraocchi per vedere bene l'ambiente in cui siamo ora e come adattarcisi (la mente in fondo serve a questo) lasciando perdere vecchie abitudini non più utili e che 'disturbano'.
Spero che lo psicologo cui si è rivolta possa 'guidarla' e accompagnarla per un po' su questa strada.

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