diagnosi di Asperger a vent'anni

Salve, volevo chiedere un parere riguardo i disturbi dello spettro autistico. Conosco la sua posizione, so che tende a riconoscere come autistici solo i casi molto gravi, so che lei non è in linea con la moda secondo cui si può essere nello spettro autistico anche presentando tratti molto lievi e senza nessun deficit fuorchè quello sociale.
Premesso ciò, io ora ho quasi 22 anni e ho ricevuto qualche mese fa una diagnosi di disturbo dello spettro autistico lieve (asperger, ormai mi sa accantonato) in uno di quei centri dove c'è la tendenza a fare diagnosi facili... Usavano il test RAADS-R, probabilmente uno di quei test che a lei non piace.
Sono pienamente consapevole di non avere nulla a che fare con gli autistici veri e propri, quindi possiamo pure risparmiarci la diffidenza verso questa diagnosi e venire al dunque.. :)

Allora... quando avevo 11 anni mi portarono da una psicologa per una serie di problemi/stranezze legate alla mia socialità. Non avevo mai avuto amici, non riuscivo ad entrare in sintonia coi coetanei, ero pieno di anomalie comportamentali ecc... insomma, la solita questione...
Lì mi fecero fare dei test e alla fine mi venne fatta una diagnosi blanda di timidezza... a cui seguirono 2 anni di psicoterapia. Alla fine ho imparato a sapermi comportare coi coetanei, ora a 21 anni riesco a socializzare con quelli che hanno interessi simili ai miei, pur non avendo mai raggiunto una vita sociale nella norma...

Ecco il succo del discorso: avrei preferito che a 11 anni mi venisse diagnosticata la sindrome di Asperger... Non perchè credo di essere pienamente autistico... anzi.... bensì perchè effettivamente la nuova diagnosi mi descrive meglio punto per punto. Mi descrive bene nell'aspetto sociale, in particolare emerge come la mia non era semplice introversione, ma c'erano proprio difficoltà ad intuire i bisogni delle altre persone e ciò mi impediva di essere socialmente interessante. E mi descrive bene pure negli aspetti meno significativi, come ad esempio il fastidio che provo quando indosso abiti rigidi/stretti come i jeans.. o al fatto che dondolo e mi sfrego le mani quando sono agitato.

So bene che per lei questi sintomi sono ben lungi dall'autismo, e neanch'io mi dichiarerei autistico, anche per una questione di rispetto verso quelli che dietro quell'etichetta portano problemoni giganti....
... però.... qual è il punto... la diagnosi di asperger con la successiva comprensione delle peculiarità mi ha portato a comprendere bene tutti i miei singoli problemi e le mie difficoltà. Mi ha portato ad indagare nel profondo sulle cause dei miei comportamenti ritenuti strani.. e a trovarle... (e sia chiaro, per causa non intendo giustificare tutto con l'asperger stesso in modo tautologico... intendo proprio che ho indagato sulle cause concrete :) )...
Purtroppo nè la timidezza, nè la psicologa che mi ha assistito in quei 2 anni, son riuscite a farmi capire il mio carattere... l'asperger invece mi ha portato a sviluppare una buona introspezione... pur preferendo io stesso descrivere i singoli problemi anzichè etichettare in una sola parola tutta la sintomatica.

Quindi non capisco perchè lei debba sminuire i problemi in tutti i consulti dove emergono tratti autistici lievi.. probabilmente se io fossi andato da uno specialista come lei avrei solo tardato il mio percorso di comprensione interiore.

Probabilmente per uno molto lontano dall'appartenenza allo spettro autistico non è facile comprendere come sia possibile che l'asperger descriva bene la mia psiche pur non avendo mai avuto gravi problemi connessi con l'autismo... quindi non mi aspetto che lei mi comprenda, probabilmente penserà che mi sono solo illuso di essermi capito... che mi sono costruito una scappatoia facile... :D ma le assicuro che non è così. Spero abbia la pazienza di leggere ed esprimere il suo giudizio.

Grazie per il suo contributo

Grazie per il suo contributo di esperienza.
Risponderei sulla questione 'diagnosi' che anche in ambito cosiddetto 'scientifico' sta venendo messa in discussione la teoria e la pratica di questi ultimi anni basate sul concetto di 'spettro autistico'. Veda questa pagina per un riferimento abbastanza recente.
Aggiungerei che in quanto medico, neuropsichiatra, psicoterapeuta, tendo a pensare che il campo di interesse della medicina e della neuropsichiatria riguardi le situazioni di malattia, di impedimento a una vita (e qui viene la complicazione...) 'normale'.
'Diagnosi' è un termine che inizialmente era principalmente medico, e tendeva a denominare una condizione di alterazione del funzionamento di un organo o apparato con caratteristiche riconoscibili (sintomi e segni), cause via via identificabili e spesso possibili rimedi e terapie. Non tutte le caratteristiche e le diversità delle persone venivano considerate da 'diagnosticare' come malattie, come invece stiamo vedendo di questi tempi, dove sempre più caratteristiche prima considerate normali vengono ora considerate malattie. Tipico esempio il lutto, la reazione dolorosa ad una grave perdita, che ora sta sempre più venendo cosiderato un 'disturbo'. Stessa cosa vale per le caratteristiche di facilità o meno nei contatti sociali, che da qualche tempo si tende a considerare nell'ambito delle malattie, o meglio 'disturbi', parolina che evita alcuni problemi che sorgerebbero. Ma anche in molti altri campi comportamentali, di apprendimento, ecc... dove si sono coniati nomi od acronimi per situazioni come l'iperattività, le difficoltà nel leggere, scrivere ecc, (ADHD, dislessia, disgrafia, ecc) che trasformano in 'malattie' (senza alcuna base dimostrata) certe difficoltà e problemi.
Il successo di questi termini, come anche quello di Asperger, la facilità con cui si impongono, forse è dovuto a vari fattori: uno sicuramente l'interesse degi specialisti ad allargare il loro campo di intervento aumentando il numero delle malattie, un altro forse l'idea che un nome abbia una corrispondenza con una cosa reale, conosciuta, mentre il nome spesso si limita a tradurre ( in greco,per lo più) il 'sintomo', senza aggiungere nulla di più, o a dare il nome di un medico in altri casi. Cioè dare un nome, una diagnosi, a qualcosa, può convincere che quella cosa è conosciuta, e quindi fa evitare di confrontarsi con qualcosa di sconosciuto, che è in fondo quello che più turba la nostra vita e il nostro bisogno di sicurezza. Come dire 'soffro di insonnia', che per molti è più tranquillizzante che dire ' non riesco a dormire' e magari pensare a quali pensieri e preoccupazioni forse ci impediscono il sonno.
Morale del discorso, non sempre i 'problemi della vita' sono 'malattie'.

.... la ringrazio per la

.... la ringrazio per la risposta, ma imbattendomi nuovamente su quella pagina mi sono sorti altri dubbi.

Ci sono effettivamente tante persone che cercano la diagnosi al minimo disagio. Si tratta di persone quasi normali che si son sempre sentite diverse a causa di complessi di inferiorità... o che, in qualche modo, non sanno ammettere a se stessi di avere una scarsa intelligenza interpersonale. Quindi per sentirsi giustificati ricorrono allo spettro autistico: "Non più incapace, ma solo diverso". E con questo motto cercano di farsi perdonare ogni comportamento inadeguato. "Eh, io funziono diversamente, queste cose non le posso capire".... Bene, io non sono così! :) Anche a me danno fastidio quelle persone!

Però... se oltre alla semplice inadeguatezza sociale si aggiungono altri 'sintomi' quali:
- rigidità posturale e vocale (senso generale di roboticità)
- stereotipie di tipo motorio che proseguono fino all'età adulta: dondolare, ondeggiare, avere impulsi automatici a scaricare energia (in modo abbastanza involontario)

... è ancora del parere che una diagnosi sia eccessiva? Sono tutti aspetti che caratterizzano fortemente una persona, arrivandone a creare un vero e proprio personaggio. Io, benché perfettamente in grado di scrivere questa mail, appaio buffo già a prima vista. Non sto messo bene come quelli che ho descritto sopra. :)

Per altro ho visto che lei ha contestato l'esistenza di altri disturbi quali l'ADHD, e questa posizione mi sembra forse ancora più estrema. Esistono tanti studi su tale disturbo e mi sembra che la ricerca prosegua verso quella direzione. Temo che a metterne in dubbio l'esistenza sia solo qualche specialista privato, e non i ricercatori.

Non contesto l'esistenza di

Non contesto l'esistenza di persone iperattive e con deficit di attenzione, tutti ne conosciamo, probabilmente: dico solo che finora non si è trovato alcuna prova che abbiano delle lesioni cerebrali, nè disfunzioni cellulari o biochimiche, alla base del loro comportamento. Stessa cosa per persone che hanno comportamenti come quelli che Lei descrive e altri.
Il termine 'disturbo' è ora usato in psichiatria come sinonimo di malattia, per aggirare l'ostacolo che non ci sono prove che questa malattia esista, ma con lo stesso significato: tant'è vero che vengono prescritti dei farmaci, appunto come in molte malattie. Per questo preferisco usare termini come difficoltà, o simili, perchè non inducono immediatamente l'idea di una causa da curare farmacologicamente, ma permettono di indagare a più ampio raggio sulle condizioni in cui si verificano per trovare possibili fattori in gioco eventualmente modificabili.
Se poi, come avvenne per la penicillina, si scoprirà un farmaco risolutivo, non ci saranno certo difficoltà alla sua diffusione ovunque, come è avvenuto appunto per gli antibiotici.
Già in altri farmaci e malattie però ci possono essere dubbi che la loro grande diffusione sia dovuta ad interessi diversi da quelli della salute delle persone.
La questione riguarda forse la ricerca della verità (con la v minuscola, senza presunzione) delle cose o l'accettare delle spiegazioni non dimostrate ma magari tranquillizzanti. Questo non solo in campo medico o psicologico, ma in ogni campo umano.
Cordialmente

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