Psicoterapia e dubbi

Dal sito del Corriere della Sera una domanda e risposta che mi stimolano ad aggiungere la mia.

"Gentile Dottoressa,
mi piacerebbe avere un Suo parere su un mio dubbio.
Ho 33 anni e una vita non facile alle spalle: problemi familiari che mi hanno fatto soffrire molto e in qualche modo "cambiato il corso" della mia vita in alcuni momenti.
Ho avuto solo me stessa, mi sono fatta forza da sola, anche aiutandomi con buoni libri, interessi culturali, la meditazione.
Per anni, ho pensato che mi sarebbe piaciuto fare psicoterapia, che mi avrebbe aiutato a capire più cose di me stessa.
Non l'ho fatta per motivi economici e solo recentemente ho iniziato degli incontri con uno psicologo.
In realtà, la mia sensazione, ora che li vivo concretamente, è che siano "fuori tempo". Per anni, ho coltivato l'idea di voler "parlare con qualcuno" di alcune cose, ma oggi mi rendo conto che facendo affidamento su me stessa ce l'ho fatta comunque, e che quello di cui parlo oggi sono solo ricordi sepolti non più attuali.
Oggi, se ho qualche problema, in realtà è di tipo pratico.
E' normale ciò che sento? In realtà, mi sembra di aver guardato dentro me stessa (da sola) già abbastanza... Grazie per la sua risposta. "

RISPOSTA della psicologa G.S.: Giovedì, 14 Gennaio 2010
C'è un diffuso pregiudizio sulla psicoterapia ed è quello di pensare che consista nel guardarsi dentro e di fare "scoperte" più o meno sorprendenti su se stessi. In realtà il percorso psicoterapeutico è fatto proprio per liberarsi da certi schemi - siano essi mentali o emotivi - che fanno da schermo alla propria essenza profonda. Tutto ciò che lei ha fatto da sola è stato certamente utile alla sua crescita, la terapia non consiste in uno scavo "storico" ma in un bisogno di cambiamento o se preferisce nella necessità di mettere in equilibrio le istanze psicologiche note e quelle ignote. auguri

La risposta della psicologa

La risposta della psicologa del Corriere, G.S., è in parte condivisibile ma non esaurisce la domanda posta, che dà spunti per altre considerazioni.

La scrivente ha coltivato in anni difficili il desiderio di un'esperienza di psicoterapia ("parlare con qualcuno") ma oggi è trattenuta dalle considerazioni di avercela fatta da sola, dal senso che i problemi rimasti siano solo pratici e quelli passati siano ormai "fuori del tempo": "ricordi sepolti non più attuali".
Hmm, "fuori del tempo" e "sepolti" sembrano delineare uno spazio, un luogo in cui sono state riposte molte cose verso cui forse la scrivente ha sentimenti mescolati. 'Fuori del tempo' dà l'idea di una vita sospesa che potrebbe essere richiamata nel tempo, cioè in vita; invece 'sepolto' fa pensare a qualcosa che non è più vivo, non si può richiamare in vita. Forse è questo il dubbio reale della scrivente: c'è ancora qualcosa che deve essere liberato da uno stato di vita sospesa? (e questa è una speranza, che si sia ancora in tempo) oppure si possono 'scoprire', cioè togliere la copertura, solo cose non più riportabili in vita? ( e questa è una paura che trattiene e spinge ad evitare la ricerca). E' però come portarsi dietro un armadio -più o meno pesante- che non si ha il coraggio di aprire ma neanche di abbandonare. E forse dà un senso di 'vita sospesa' a una vita che ha solo 'problemi pratici'.
E' condivisibile solo in parte l'affermazione di G.S. che la psicoterapia non sia uno scavo "storico", perchè invece avviene nell'oggi, e va ad esplorare appunto quell'armadio che oggi ci portiamo dietro dentro di noi e che oggi può condizionare il nostro stato e le nostre azioni, attraverso appunto gli "schemi ... che fanno da schermo" a noi stessi. Togliere questi schemi/schermi è appunto la cosa difficile. Storia (o storiografia) e attualità sono compresenti e si influenzano reciprocamente, come sanno anche gli storici...
E io dico invece che si possono fare talvolta "scoperte sorprendenti".

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