ADOLESCENTE BORDERLINE E TERAPIA

Buongiorno,
le ho già scritto altre volte e torno ad approfittare della sua disponibilità e competenza.
A mia figlia di quasi 15 anni è stato diagnosticato un disturbo di personalità bordeline.
Dal punto di vista della terapia farmacologica per tenere a bada la depressione, l'ansia e comportamenti impulsivi autolesivi attualmente assume una complessa al giorno di seroquel da 300 mg a rilascio prolungato, dopo aver provato nell'ultimo anno e mezzo risperdal, zoloft,abilify tavor e xanax al bisogno....
NEgli ultimi mesi il suo umore è molto migliorato ed è decisamente più stabile e non si è più fatta male in alcun modo, mentre in passato spesso si faceva tagli sulle braccia.
Adesso siccome è molto stanca in vista della ripresa della scuola a settembre (quest'anno non è riuscita a frequentare la scuola) durante l'estate la psichiatra che la segue ha pensto di provare a passare dai 300 mg a 150 per vedere se la stanchezza si riduce un po', per tornare subito ai 300 mg. se mia figlia avesse qualche contraccolpo negativo. Mi chiedo questo: ma dopo quasi un anno di seroquel, dimezzando all'improvviso il dosaggio non può essere normale avere quaclhe "contraccolpo"? Se sì, quali effetti sono da considerarsi normali e in quanto tempo dovrebbero scomparire e quali no? Il mio pensiero, da profana ovviamente, è che non sarà mai possibile eliminare questi farmaci se ci aspettiamo che non abbia effetti negativi alla sospensione, o sbaglio?
Grazie ancora
Una mamma molto preoccupata

Non so che dirle. Non

Non so che dirle. Non condivido la scelta di usare psicofarmaci in età così giovane, per la quantità di effetti negativi che possono esserci a breve e a lungo termine, anche se si può ottenere una sedazione degli aspetti più disturbanti. Fra l'altro la diffusione di queste diagnosi e di queste difficoltà nella nostra epoca indica che si tratta di un problema di organizzazione sociale e culturale: rimediarlo con delle sostanze chimiche è anche questo un aspetto della nostra epoca, in cui i problemi umani si vuole risolverli con delle sostanze chimiche.
Una volta che si entra nel tunnel dei farmaci poi la storia è sempre la stessa: cambi di farmaci, di dosaggi, effetti collaterali, ecc, l'attenzione finisce per andare più al rapporto fra il corpo e la sostanza chimica, che alla persona e al suo rapporto con gli altri.
Comunque poi la scelta sul da farsi spetta agli interessati e ai loro genitori (finchè sono minorenni): i medici possono consigliare e convincere, ma non obbligare, salvo che in casi limitati previsti dalla legge. Non è facile e bisogna cercare di salvare il buon senso, che spesso va perduto nel prevalere delle indicazioni 'tecniche'.
Cordialmente

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